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Autore: Dmitrij Zajcev    24/05/2015    0 recensioni
La vera storia del gobbo di Notre Dame. Se invece di essere stati degli umani, i protagonisti fossero stati dei vampiri? Questa storia descriverà tutto.
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Claude Frollo, Clopin Trouillefou, La Esmeralda, Quasimodo
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo fu accolto da rumori di martello e non de campane suonate, mentre in lontananza si avvicinavan li rombi di tuono de un temporale.
Quattro eran li soldati che alzavan li pali pe lo rogo. Due pali, per due condamnati. Altri quattro accompagnavan lo monaco et la gitana, li quali tenevan lo capo chino.
Non molto tempo passò, prima che le genti de l'urbe accorsero a riempir la piazza. Tra li astanti era presente lo stesso Markov.
In colpa si sentiva, invero, e tale era il suo rimorso che ben volentieri avrebbe preso lo posto de li due cainiti sullo patibolo. Li suoi occhi dalle dorati iridi eran lucidi per il pianto, et un nero cappuccio ne copriva i lineamenti. Invano egli cercò di raggiunger le prime file, ma muri umani trovò a ostacolarne lo suo passo… sempre. Et costantemente.

Ma la sua gentilezza et la sua gratia venner meno, quando vide le fiaccole. Se prima chiedeva permesso, ora egli spintonava e calpestava pur di arrivar in prima fila.
Due guardie lo bloccaron, mentre lo Iudice Inquisitorio si ergeva davanti a li due condamnati, parlando cum alta et sonante voce.

«In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti… che Deus abbia pietas de le vostre anime depravate, o esseri demoniaci.»

Ciò detto, egli prese una fiaccola et accese per primo le pire che avvolgevan li pié de li due Cainiti. Un urlo de rabbia, dolore et paura si innalzarono nel medesimo momento, mentre le cupe nubi copriron lo pallido sole et lampi iniziaron a cadere. Il Caianita albin si slanciò, atterrando le due guardie che lo bloccaron, rompendo loro l'osso de lo collo, mentre li due vampiri lanciavan al ciel - che lampi et tuoni portava - uno ululato de dolor, chiedendo che li nembi non lasciassero solo lampi et tuoni, ma anco piova.
Ma muta rimase la loro preghiera. E solo quando lo soffio immortale de la loro vita si dileguò, iniziaron a cader le prime gocce de pioggia.

«FUGGI, O IUDICE FROLLO! FUGGI POICHÉ AVRÒ LA TUA VITAE! FUGGI FINCHE PUOI!»

Forse fu pel lo sguardo. Forse, fu pel la minaccia. Fatto fu che lo Iudice inquisitorio scappò, fino a iunger a le porte de la cattedrale. Come uno vendicativo spirito, lo vampiro albino lo inseguiva, con li neri guanti lordi de lo sangue de le guardie. Fulmini dipartivano dalle sue pupille, et un ringhiò di rabbia nasceva da le sue labbra.
Frollo chiuse le porte, sicuro che lo cainita non potesse entrar ne la cattedrale. Ah, flebile fu la sua speranza, et la sua sicurezza, quando lo porton fu sfondato da lo Vampiro.

«Scappa quanto vuoi, iudice domini canem. Ma la mea furia non si fermerà, finché tu non morirai.»

Tale fu lo spavento de lo iudice, che tria volte cadde, et tre volte egli si alzò, finché egli non fu vicino alla scalinata che portava sul tetto. Laddove lo nosferatu, una volta, suonava le campane. Fu lì che giunse lo Inquisitore, cacciato et pungolato dallo Cainita, che giunse su lo tetto, introdotto da un lampo.

«Tanto in alto sei giunto, ma lo tuo destino est tra li vermi et tra li cadaveri.»

Con un urlò di rabbia, si scagliò contro lo iudice et una spallata colpì lo Inquisitore, sbalzandolo per l'aere ed egli oltrepassò li parapetti. Con un urlo, più demoniaco che uman, egli cadde fin allo terreno. fu lo schianto de lo cadavere, morto de paura, che accompagnò la morta de Claude Frollo.

«Più nulla trattiene lo mio corpo et lo mio core immoto in questo loco.»

E dopo aver pronunciato siffatte parole, egli scese e salì in sella a lo destriero, ancor legato a lo pozzo. Sotto la piova, egli si fermò davanti a le ceneri, abbassando il capo, mentre Clopin li si appressò.

«Addio, Clopin. In futuro, forse tornerò, ma fino ad allora, a Parigi non tornerò, almeno per trecento et passa anni.»

Sotto lo temporale che copriva le lagrime de lo russo vampiro, egli si allontanò, sparendo a lo orrizonte.
 
Parigi, 1830. Casa di uno scrittore.

«È tutto qui?»


«Si amico mio. Sono felice che tu abia voluto ascoltare questa storia.»

«Non c'è problema, Dmitrij Markov. Mi hai dato una bella idea per un romanzo. I nomi dei protagonisti non cambieranno, ma non saranno vampiri. Quasimodo… sai che il suo nome significa "fatto a metà"?»

«lo so bene. Renderesti i nomi di Esmeralda e Quasimodo eterni. Te ne sarei grato.»

«ti ringrazio. Ora però, lasciami scrivere. Te ne manderò una copia a Irkutsk, quando il manoscritto sarà messo alla stampa.»

«Arrivederci, allora… Victor Hugo.»

Con un sorriso, il vampiro uscì dalla casa dello scrittore, mentre egli iniziò a scrivere il libro, dopo aver pensato al titolo: "Nôtre-Dame de Paris".
 
"Son oggi trecento quarant'otto anni sei mesi e diciannove giorni che i parigini furon destati dal suono di tutte le campane a stormo, nella triplice cinta della Cité, dell'Université, della Villé…"
  
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