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Autore: Shainareth    24/05/2015    5 recensioni
*** Attenzione! Spoiler per chi non ha giocato l'episodio 24! ***
Quella ci scoccò un’occhiataccia e, puntellandosi le mani sui fianchi, borbottò: «Adesso te la fai con questo branco di idioti?»
«Sono miei amici, Ambra», la redarguì fin troppo amabilmente Nathaniel, visto il sorriso che aleggiava sulle sue labbra. «Ti prego di essere gentile, con loro.»
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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POMERIGGIO FRA AMICI




«Avevi ragione, Armin: è proprio un bel film», cominciò Nathaniel, che da un po’ di tempo aveva iniziato ad ampliare il giro delle proprie conoscenze e a farsi degli amici. Passato il primo periodo di indipendenza, adesso sembrava aver ritrovato un proprio equilibrio interiore ed io riuscivo anche a capirlo meglio. Questo nuovo Nathaniel, che sulle prime mi aveva spiazzata, ora mi piaceva molto; persino più di quello di cui avevo creduto di essere innamorata.
   Armin sfoggiò un sorriso a mezza bocca. «Io ho sempre ragione», puntualizzò, gettando il contenitore vuoto dei popcorn che aveva sgranocchiato durante lo spettacolo in uno dei cestini che incrociammo lungo il corridoio del multisala.
   Non troppo tempo prima, parlando della gattina di Nathaniel, Armin aveva avuto l’idea di soprannominarla Regina Bianca, come Emma Frost, uno dei personaggi degli X-Men. Sfortunatamente, Nathaniel non conosceva il mondo dei comics, perciò era stata doverosa un’istruzione in merito; col risultato che, cogliendo al volo l’opportunità di partecipare ad una rassegna cinematografica sul tema, avevamo finito col trascinarcelo dietro.
   «Anche se», riprese Armin lanciandomi uno sguardo quasi seccato, «ce lo saremmo potuti godere meglio, questo benedetto film, se una certa persona non avesse sospirato ad ogni inquadratura dei pettorali di Hugh Jackman.»
   Arrestai il passo, seriamente stizzita. «Guarda che non ho fiatato.»
   «Bugiarda.»
   «A dire il vero è stata zitta per tutto il tempo», mi difese Nathaniel, che, proprio come Kentin, si era strategicamente seduto accanto a me durante lo spettacolo.
   «In compenso mi ha piantato le unghie nel braccio nelle scene in cui i suoi ormoni hanno avuto un’impennata pazzesca», mi prese in giro Kentin, mostrando i lievi solchi che, effettivamente, avevo lasciato sul suo povero avambraccio, reo di essersi trovato a portata di tiro della mia mano destra.
   Nathaniel inarcò le sopracciglia con aria divertita. «Ah, sì?» Mi avvalsi della facoltà di non rispondere e ripresi a camminare insieme a loro, rossa in volto per l’imbarazzo.
   «E allora chi diavolo era a sospirare in modo osceno?» domandò Armin, che evidentemente doveva essersi infastidito per quei versi inopportuni durante la visione del film.
   Kentin ruotò le iridi chiare verso colui che, in sala, gli si era seduto vicino quasi di prepotenza. «Beh?» volle sapere Alexy, incrociando le braccia al petto. «Adesso è vietato esprimere il proprio apprezzamento su una montagna di muscoli?»
   «No», lo rassicurò l’altro. «Ma, per colpa tua, probabilmente stanotte avrò gli incubi, proprio come li ho avuti dopo aver visto Man of Steel.» Questa volta a sospirare fummo in due. «Appunto», borbottò con fastidio Kentin, mentre uscivamo dal multisala e iniziavamo a dirigerci verso un bar non lontano da lì.
   «Il prossimo che daranno alla rassegna è The Avengers, vero?» s’informò Nathaniel, cercando nella tasca dei pantaloni il dépliant ripiegabile sull’evento. «Anche qui dovremo temere sospiri e graffi dai nostri amici su di giri?»
   Armin fece una smorfia. «Sì, beh… c’è Chris Hemsworth.»
   «Oh, il possente Thor», commentò Alexy, facendo sbuffare sia lui che Kentin.
   Io risi e mi beccai uno sguardo accusatorio da parte degli altri. «Stavolta non potete incolparmi di niente», cominciai a dire, mettendo le mani avanti. «Lo sapete che preferisco Iron Man.»
   «Certo che, fra Iron Man e Wolverine…» rifletté a mezza voce Armin, fissandomi con curiosità. «Viene spontaneo credere che ti piacciano gli spacconi.»
   Corrucciai lo sguardo. «Ma no», borbottai, confusa per quell’osservazione.
   «Come Castiel!» scherzò Alexy, finendo per beccarsi un ceffone sul braccio da parte mia.
   «Ti facevo più tipo da bacchettoni», rincarò la dose Armin, sorvolando l’affermazione di suo fratello e lanciando un’occhiata generale in direzione di Kentin e Nathaniel. «Come Capitan America, per esempio.»
   Strinsi le labbra, ponderandoci seriamente su. «Di sicuro è un bel personaggio, molto malinconico», ammisi con sincerità. «Il punto, però, è che non mi piacciono i bio…» Mi fermai appena in tempo, ricordandomi di collegare il cervello alla lingua. Finsi di schiarirmi la voce. «I biosoldati», buttai lì, sperando che Nathaniel non avesse colto la verità dietro la mia menzogna.
   «Supersoldati!» mi corresse Armin, troppo offeso per la mia imprecisione per accorgersi della mia vera gaffe.
   «Davvero?» cominciò invece Alexy, con un sorrisetto che era tutto un programma. «Ero convinto che invece ti piacessero, i militari.»
   In realtà no, per nulla. Stava però di fatto che mi ero innamorata giusto di un ragazzo che, visto l’addestramento ricevuto, poteva tranquillamente passare per tale. Sob.
   Ad ogni modo, sia Nathaniel che Kentin ebbero la bontà di non commentare quell’osservazione. Quanto a me, feci finta di non averla udita – benché il rossore diffuso sulle mie guance dimostrasse il contrario. Grazie al cielo, fummo ben presto distratti da Armin, che partì in quarta con tutta una filippica riguardo alle divergenze fra i comics e le trasposizioni cinematografiche, e di come nella realtà Wolverine fosse molto diverso da Hugh Jackman – spezzando così il cuore sia a me che a suo fratello.
   Eravamo talmente presi dal discorso che, arrivati ormai davanti al bar, non ci accorgemmo di qualcuno che conoscevamo bene. Fu Nathaniel a notarla per primo e, non appena i loro sguardi si incrociarono, subito lei gli si fece incontro. «Nath!» esordì, attirando infine anche la nostra attenzione.
   «Ambra, che ci fai, qui?» chiese lui, stupito quanto lei.
   «Avevo appuntamento con Li», prese a spiegare sua sorella, mettendo su un broncio da bambina dell’asilo, «ma poco fa mi ha dato buca per sms.»
   «Si vede che è rinsavita», commentò laconicamente Armin, rischiando di far scoppiare a ridere me, Kentin e Alexy, che invece ci stavamo sforzando di non curarci della presenza di quell’oca.
   Quella ci scoccò un’occhiataccia e, puntellandosi le mani sui fianchi, borbottò: «Adesso te la fai con questo branco di idioti?»
   «Sono miei amici, Ambra», la redarguì fin troppo amabilmente Nathaniel, visto il sorriso che aleggiava sulle sue labbra. «Ti prego di essere gentile, con loro.»
   Lei non dovette essere molto d’accordo, perché lo ignorò a bella posta e chiese: «Visto che siamo entrambi qui, perché non ne approfittiamo per passare un po’ di tempo insieme?»
   Era in momenti come questi che mi si stringeva il cuore ed io abbassavo ogni difesa contro Ambra. Lo so, era un’imprudenza, ma come potevo ignorare il suo desiderio di restare più vicina a Nathaniel, ora che la loro famiglia era stata divisa? Anche se sapevo di aver agito per il meglio, chiamando i servizi sociali, una piccola parte di me sapeva di essere responsabile per quanto accaduto. Per di più, non escludevo affatto che, oltre che per una mera attrazione fisica già manifestata in passato, Ambra avesse proposto a Kentin di mettersi con lei soltanto per un contorto bisogno di affetto – ed era anche per questa ragione che non ero riuscita a provare quella gelosia che, in un altro contesto, mi avrebbe sicuramente divorato le viscere.
   «Volentieri», rispose Nathaniel, cogliendoci tutti alla sprovvista. «Non vi dispiace se Ambra si unisce a noi, vero?»
   Calò il gelo.
   Purtroppo, lui lo interpretò come un silenzio assenso, perciò sorrise e si avviò verso l’entrata del bar. «Forza, andiamo a prendere posto.»
   «Aspetta!» esclamò Ambra, che per prima non si era aspettata che la situazione prendesse quella piega. Suo fratello, tuttavia, si era già rivolto ad uno dei camerieri per farsi guidare ad un tavolo per sei persone, e a noi non rimase che ingoiare la pillola e assecondarlo, almeno per questa volta.
   Ci stringemmo ai lati di un tavolo rettangolare, con me ed Ambra addossate quasi alla parete, sedute l’una di fronte all’altra. Accanto a lei, Nathaniel, l’unico capace di sopportarne la vicinanza; alla sinistra di lui, sedeva Armin che aveva iniziato a grattarsi come se avesse avuto le pulci. Alla mia destra, invece, c’era Kentin; di fianco, Alexy. E così, gli uni di fronte agli altri, rimanemmo in silenzio fino a che Nathaniel non decise di rompere il ghiaccio. «Sai che Blanche ha dormito di nuovo con me, stanotte?»
   Sua sorella smise per un attimo l’aria imbronciata per guardarlo con quello stesso entusiasmo genuino che le avevo visto soltanto quando eravamo andate insieme al negozio di animali. «Davvero? Non sai quanto mi piacerebbe essere al tuo posto!»
   «Ti va di venire da me, più tardi?» le propose Nathaniel. «Così potrai rivederla.»
   Ambra esitò. Ci lanciò uno sguardo sospettoso e domandò: «Solo noi due, stavolta?»
   «Beh…» prese a balbettare lui, non aspettandosi quella reazione. «Se gli altri vogliono venire…»
   «Devo tornare a casa», stabilì subito Kentin. «Non posso lasciare sempre mia madre ad occuparsi di Cookie.»
   Ambra corrucciò la fronte. «Di chi?»
   «Il suo cane», risposi io, guardando svogliatamente il menù.
   «Ma nulla a che vedere con il mio Rocket», precisò Armin, orgoglioso come solo un genitore potrebbe esserlo con il proprio figlioletto.
   Mi venne da ridere e lo guardai con aria divertita. Fu Kentin, però, ad anticipare il mio commento: «Se è un figlio di buona donna come il procione da cui prende il nome…»
   «Che procione?» volle sapere Nathaniel, cadendo dalle nuvole proprio come gli era capitato riguardo ad Emma Frost.
   «A I Guardiani della Galassia ci arriveremo poi», gli assicurò Armin, che, tra una grattata e l’altra, doveva aver preso seriamente il proprio ruolo di insegnante di cazzeggio.
   «Siete andati al cinema, quindi?» s’incuriosì Ambra. Più che interesse per i nostri affari, credo che volesse semplicemente capire come se la stesse passando suo fratello.
   Questi gli sorrise, affabile come suo solito. «Sì, è stato divertente.»
   Lei tornò a scoccarmi un’occhiataccia. «Ce la spassiamo, in compagnia di tanti bei giovanotti, vedo», ebbe il fegato di dirmi.
   Inarcai le sopracciglia, guardandola da sopra al menù e piegando verso l’alto un angolo della bocca. «C’è chi può e chi non può», mi venne spontaneo risponderle, benché in vita mia non sia mai stata presuntuosa fino a questo punto. Non credevo neanche a ciò che avevo appena detto, ma Ambra era sempre capace di tirare fuori il peggio di me.
   «E non ti vergogni?» rimbeccò lei, acida. «Stamattina ti ho persino vista con Castiel!»
   «Siamo solo dovuti andare a fare una commissione per Faraize», le ricordai, dal momento che, come il resto della classe, era stata presente quando il professore ce lo aveva domandato.
   «E Faraize vi aveva anche chiesto di ridere insieme?»
   Lo avrei fatto volentieri anche in quell’istante e, difatti, non trattenni l’accenno di uno sghignazzamento. «Castiel se n’è uscito con una battuta delle sue, non potevo certo ignorarlo.»
   «Da quando lo trovi divertente?» s’interessò di sapere Kentin, battendo ritmicamente le dita sul ripiano del tavolo con fare impaziente.
   Uhm. Bella domanda. Per quanto io e Castiel non riuscissimo ad avere quasi mai conversazioni civili perché vedevamo spesso il mondo da due punti di vista diametralmente opposti, toccava riconoscere che nell’ultimo periodo le cose sembravano essere migliorate. Certo continuavamo a pensarla in modo molto diverso, tuttavia era accaduto che, stanca di cercare di essere gentile con lui nel vano tentativo di instaurare una relazione quanto meno tranquilla, una volta mi era scappata una battuta che nelle mie intenzioni avrebbe dovuto risultare cattivella; manco a dirlo, lui l’aveva invece trovata divertente e da lì avevamo cominciato a rapportarci a suon di botta e risposta di questo tipo, riuscendo finanche a ridere insieme proprio come aveva detto Ambra. E, peggio, ad iniziare a trovarci simpatici – roba che manco la fantascienza dei comics di Armin avrebbe mai potuto prevedere.
   Mi strinsi nelle spalle, incapace di mentire. «Ogni tanto sa esserlo», fui costretta ad ammettere, sperando che Kentin non si infastidisse troppo per la faccenda. L’espressione che mi rivolse non fu delle più entusiaste e, di sottecchi, mi resi conto che anche Nathaniel mi stava fissando con aria contrariata.
   Qualunque commento avessero voluto farmi, fu troncato sul nascere dall’arrivo del cameriere, che ci chiese se eravamo pronti per ordinare. Mi beccai un calcio sotto al tavolo e mi girai di scatto verso Ambra, i cui occhi chiari sembravano voler lanciare saette. «Gira al largo da Castiel!» mi sussurrò con voce minacciosa, approfittando del fatto che gli altri erano distratti.
   Stavolta non potei fare a meno di scoppiare a riderle in faccia: non avevo accettato la sua richiesta di togliergli la parola quando io e lui eravamo in pessimi rapporti, figurarsi se lo avrei fatto ora che la situazione stava migliorando. Non che mi importasse di Castiel in quel senso, ma era una questione di principio: chi era Ambra per decidere con chi dovessi o non dovessi passare il mio tempo? Un’imposizione simile non l’avrei accettata neanche da Kentin.
   «Che succede?» s’interessò di sapere Alexy, allungando il collo per guardarmi con aria stupita quando il cameriere andò via.
   Nathaniel sorrise speranzoso. «State facendo amicizia?» Sia io che sua sorella arricciammo la bocca con aria disgustata. «Beh…» mormorò lui, un po’ deluso. «Al negozio di animali mi pareva di sì…»
   Sentendo ciò, Kentin saltò su. «Ci siete andati con Ambra?» Tornai a stringermi nelle spalle, benché avessi sulla punta della lingua la parola purtroppo. Se l’avessi pronunciata, però, probabilmente sarebbe stata fraintesa. «Quindi non ci sei andata da sola con Nathaniel…» concluse lui, proprio come avevo immaginato.
   Sembrò rilassarsi sulla propria seduta e sorrise soddisfatto, mentre l’altro non poté fare a meno di corrucciare appena la fronte, nonostante un vago sorriso sulle labbra. «Sarebbe stato un problema, altrimenti?»
   Kentin gli scoccò un’occhiata torva ed io iniziai ad andare nel panico. Almeno fino a che Alexy non tornò a chiedermi: «Ma perché ridevi, prima?»
   Ringraziandolo mentalmente per aver distolto l’attenzione di quei due, risposi subito: «Ambra teme che io abbia i suoi stessi gusti in fatto di ragazzi», la presi in giro, tanto per vendicarmi un po’.
   Lei arrossì e serrò le mascelle con rabbia, ma non osò ribattere. «Quali ragazzi?» s’incuriosì Armin, che evidentemente voleva darmi man forte nello scherzo.
   In realtà ebbi la sensazione di essermi appena tirata la zappa sui piedi perché, se pure era vero che non ero interessata a Castiel perché ero innamorata di Kentin, altrettanto vero era che anche Ambra trovava interessante Kentin, nonostante fosse innamorata di Castiel. Contorta, come cosa, vero?
   Agitai una mano a mezz’aria, come se volessi scacciare via un moscerino molesto. «Lascia perdere», risposi con noncuranza, sperando che tanto bastasse a far cadere l’argomento. «Non mi va di assecondare le sue fantasie.»
   «Ehi, tu», intervenne Ambra, seccata per il mio modo di fare. «Come ti permetti di trattarmi come una mentecatta?»
   Intrecciai le braccia al petto. «Mi adeguo al tuo comportamento, cara.»
   «Non dire idiozie!» rimbeccò lei, battendo una mano sul tavolo. «Con gli altri puoi anche fingere di fare la santarellina, ma so perfettamente che in realtà sei scaltra e maligna!»
   Stavolta fu Kentin a prorompere in una sonora risata che ci indusse a voltarci verso di lui. «Scusate… è solo che…» Riprese fiato e si rivolse direttamente ad Ambra. «A parte che, pur mettendocela tutta, lei non sarebbe neanche in grado di pensare a fare del male a qualcuno…» Su questo non ero proprio d’accordo con lui, perché se solo Ambra avesse osato tornare a respirare nella sua direzione con intenti maliziosi, probabilmente le avrei cavato gli occhi dalle orbite. «Seriamente, Ambra», continuò Kentin, cercando di contenere le risate, «conosci il detto Il bue che dice all’asino “Cornuto”
   «Oh, taci, tu!» sbottò quella, stizzendosi più di prima. Le bruciava ancora l’essere stata respinta per ben due volte da lui?
   «Guarda che ha ragione», lo difese prontamente Alexy, accigliato per il modo in cui Ambra si era rivolta a Kentin. «L’unica maligna, qui, sei tu.»
   «Peggio della malerba», concordò Armin, continuando a grattarsi. «Per colpa tua mi sta pure venendo l’orticaria.»
   Lei strinse le labbra con forza, fino a farle diventare pallide; ma prima ancora che potesse dire qualcosa, ci pensò Nathaniel a rispondere ai gemelli. «Non vi pare di essere ingiusti?» Sua sorella tornò a sorridere e noialtri quattro lo fissammo con aria contrariata. «È vero che ogni tanto Ambra esagera, però non mi pare il caso di processarla in questo modo. Di recente non è successo nulla di grave, no?»
   «Tu non credi che, se qualcuno passasse un’ora a pulire l’aula di scienze accollandosi una colpa che non ha, sia abbastanza grave?» domandò con fare retorico Alexy, che quell’episodio se l’era legato al dito. «Senza contare la magra figura fatta davanti a tutta la classe.»
   Nathaniel cadde dalle nuvole. «Di che parli?»
   L’altro si sporse di nuovo nella mia direzione. «Ma come? Non glielo hai detto?»
   Abbozzai un sorriso incerto e, per la terza volta, mi strinsi nelle spalle. «A che sarebbe servito?» Nathaniel non era mai stato troppo obiettivo quando si trattava di sua sorella, figurarsi ora che non vivevano più sotto lo stesso tetto.
   «Stai dicendo che quest’idiota c’entra qualcosa col tuo compito di storia?» scattò subito Kentin, incurante di insultare Ambra davanti a tutti.
   «Come mi hai chiamata?!»
   «Perché mi hai detto che lo avevi perso?» domandò, ignorando la protesta di lei.
   Sbuffai infastidita. A Nathaniel non avevo voluto raccontare della faccenda perché aveva appena passato un pessimo periodo, perciò non mi andava di dargli altre noie. «Ormai è andata», dissi soltanto, fingendo disinteresse per la questione.
   «Ambra!» La voce di Nathaniel si levò su quelle di tutti noi. «Che hai da dire, al riguardo?»
   Lei fece la gnorri. «Non so davvero di cosa stiano parlando.»
   «Che bugiarda…» commentò Alexy, con una smorfia.
   «Ehi! È la mia parola contro la sua!»
   «E guarda caso non è lei, quella famosa per le sue bugie», le ricordò Kentin, con sguardo bieco.
   «Dovresti smetterla di infastidirla», rincarò la dose Nathaniel, seriamente irritato con lei.
   Ambra s’indignò più che mai. «Preferisci credere ad un’estranea piuttosto che a tua sorella?!»
   «Non è un’estranea. E non sarebbe la prima volta che fai qualcosa per metterla nei guai», ribatté lui con decisione. «Senza contare che non è stata lei a parlarmene direttamente, quindi qualcosa vorrà pur dire, no?»
   «Ma non capisci?! Lo ha fatto apposta a raccontare questa balla ai suoi amici, così poi loro ora possono farla passare per santa! Era tutto calcolato!»
   Armin la fissò stralunato. «A chi mai verrebbe in mente di elaborare un piano così contorto?»
   «Soltanto a lei, suppongo», lo appoggiò Kentin, immusonito.
   Mi sentivo a disagio. Certo mi faceva piacere che tutti stessero prendendo le mie difese, però non volevo che si finisse per litigare. «Lasciamo perdere, va bene?» azzardai, sperando che questo bastasse a calmare Nathaniel. «Non roviniamoci il pomeriggio per questa sciocchezza, per favore…»
   «Tanto più che Ambra ha già pagato per ciò che ha fatto», non si trattenne dal dire Alexy, in tono compiaciuto, mentre abbandonava il corpo contro lo schienale della panca ed incrociava le braccia al petto.
   Sia io che lei ci facemmo tese di colpo. «Prego?» fece Ambra, ignara di ciò che stava accadendo. Non attese spiegazioni, però, perché subito tornò a guardarmi con fare accusatorio. «Che cosa hai architettato?!» In verità mi stavo chiedendo cosa stesse architettando Alexy, piuttosto, parlando così sfacciatamente della cosa…
   «Ma niente», giurai in tutta sincerità, dal momento che non c’entravo davvero nulla.
   «Oh, lei non c’entra per davvero», le assicurò Alexy, attirando la sua attenzione. Sfoggiò un sorriso a trentadue denti e fece svettare un dito verso l’alto. «Una sola parola: lettera.»
   Dapprima, Ambra batté le palpebre con aria perplessa, ma poi, dopo qualche istante di silenzio, la sua bocca si spalancò e lei se la coprì con entrambe le mani proprio mentre emetteva un verso scandalizzato. I suoi occhi saettarono in direzione di Kentin, che subito s’irrigidì. «L’hai detto a qualcuno?!» pretese di sapere da lui.
   «Ma cosa?» si sentì rispondere. Ambra tuttavia tacque e arrossì vistosamente. Fu a quel punto che l’altro capì e tornò a riderle in faccia proprio come aveva fatto quando l’aveva respinta per la seconda volta. «No, giuro di no», ebbe comunque cuore di risponderle.
   «Di che state parlando?» cercò di capirci qualcosa Nathaniel, guardando ora l’uno ora l’altra. Mi domandai come avrebbe reagito se avesse saputo che sua sorella era ben disposta a baciare un emerito sconosciuto di bell’aspetto pur di precedermi – come se io fossi avvezza a gesti del genere.
   Lei finse di non averlo sentito e tornò a rivolgersi a me. «Ammettilo che è stata opera tua! Avrei dovuto capirlo subito!»
   Sì, certo. E secondo lei sarei stata tanto cretina da mettermi i bastoni fra le ruote da sola, facendole credere che il ragazzo che mi piaceva aveva una cotta per la mia peggior nemica? Oddio, c’era da ammettere che probabilmente Ambra non sapeva della mia preferenza per Kentin… O sì? Ripensai a quando Capucine mi aveva sorpresa a parlare del mio pseudo-appuntamento con lui insieme a Rosalya e ad Alexy, ma non ero certa che lei, dopo aver informato Peggy della cosa, avesse diffuso la notizia in giro. Da un’amica di Ambra, però, c’era da aspettarsi qualunque cosa, per cui rimasi sul chi va là.
   «Senti, perché non la pianti una buona volta di darle fastidio?» La voce di Kentin era tornata a farsi più dura e decisa, dando dimostrazione di quanto disprezzasse i modi di fare di Ambra.
   Risentendosi ancora una volta, lei fece per alzarsi, ma stretta all’angolo com’era, fu costretta a sedersi di nuovo. «Fammi passare!» intimò a suo fratello, che però non si mosse da dov’era.
   «Non se ne parla nemmeno», le disse con aria serafica. «Sei stata tu a chiedermi di trascorrere del tempo insieme, perciò adesso rimani qui dove sei e continui a divertirti con noi.»
   «Hai una strana concezione del divertimento, tu», non poté fare a meno di notare Armin, grattandosi un braccio. Ambra mise il muso e, braccia conserte, rivolse il viso verso la finestra alla sua destra, come se fosse offesa con il mondo. «Almeno finalmente riesco a riposarmi le orecchie», commentò ancora Armin, osservando con aria soddisfatta l’arrivo delle nostre ordinazioni.
   Ringraziato il cameriere, iniziai a rigirare il ghiaccio nel mio bicchierone di tè con l’ausilio della cannuccia. «Piuttosto», ricominciò Nathaniel, dimostrandosi poco magnanimo nei confronti di tutti noi, «cos’è questa storia della lettera?»
   «Stupide fantasie di tua sorella.» Quello di Kentin sembrava quasi un insulto, ma nessuno avrebbe potuto contestare l’ambiguità di quella frase.
   Ambra grugnì e Alexy scrollò le spalle. «Oh, solo un piccolo segreto fra lei, Kentuccio e me.» In realtà lo sapeva anche Rosalya, vera autrice di quello scherzo insieme a lui. «Ah, e la nostra amica qui presente, anche», aggiunse quel disgraziato, col probabile intento di volersi divertire un po’. Oppure stava continuando ad indagare riguardo alle preferenze di Kentin?
   Sospirando, Armin prese dalla tasca dei pantaloni la propria consolle portatile e si mise gli auricolari nelle orecchie. «Avvisatemi, quando avete finito.»
   «Tu sai della lettera?» mi sentii chiedere da Kentin, in tono sorpreso.
   «Quale lettera?» cercò di intromettersi ancora una volta Nathaniel, sentendosi sgradevolmente tagliato fuori dal discorso.
   Invano, perché Ambra subito ci mise la lingua. «Certo che lo sa! L’ha scritta lei!»
   «Perché mai avrei dovuto fare una cosa del genere?» mi ritenni in diritto di domandare, seccata per quelle accuse infondate. «Non sei in cima alla lista dei miei pensieri, sai?»
   «Ne è a conoscenza solo perché quella volta ti abbiamo sentita parlare con Kentin», spiegò allora Alexy, sorseggiando con spensieratezza la propria bibita.
   «Oh, siete amici, voi due?» Nathaniel non era troppo perspicace, toccava riconoscerlo. «Non lo sapevo…» commentò all’indirizzo di Kentin, che gli regalò una smorfia capace di far capire in pieno quanto quell’idea lo ripugnasse.
   Ambra tornò ad arrossire fino alle orecchie. «V-Vi divertite a spiare la gente, adesso?!»
   «Sul serio hai ascoltato tutto?» tornò a chiedermi il mio migliore amico, un vago sorriso sulle labbra, come se si stesse sforzando di non ridere di nuovo per la faccenda.
   Avvertii addosso lo sguardo di fuoco di Ambra, perciò mugugnai qualcosa di poco intelligibile, sperando di chiudere lì la questione. Sinceramente? A me lo scherzo di Alexy e Rosalya non aveva affatto divertita, e per una volta la gelosia non c’entrava nulla. Il punto era che, nonostante tutti i suoi torti e i suoi difetti, le sue ingiustizie e i suoi soprusi, non riuscivo davvero più a detestare Ambra come un tempo. La verità era che, dopo tutto quello che le era capitato in famiglia, mi faceva pena. Era forse brutto, lo riconosco, ma era così che stavano le cose. Sarei persino stata disposta a mettere una pietra su tutto ciò che era accaduto in passato e provare a ricominciare da capo, con lei, se solo si fosse decisa a fare altrettanto.
   «Dovresti sceglierti degli amici migliori!» prese a starnazzare in quel momento, risoluta.
   Nathaniel sospirò. «Ambra, sono scelte mie, ti prego di rispettarle.»
   «Mi potrebbe anche vagamente andare bene che tu scelga di stare con lei», ribatté inaspettatamente quella pazza, facendomi andare di traverso il tè, «ciò non toglie che gli altri siano pessimi! Lei per prima, in realtà!»
   Tra un colpo di tosse e l’altro, vidi Nathaniel arrossire e Kentin battere un pugno sul tavolo. «Che significa?!» scattò subito, non sapendo bene se prendersela con Ambra per ciò che aveva insinuato riguardo a me e suo fratello, oppure con quest’ultimo, per aver tentato con me qualcosa di cui lui era all’oscuro.
   Non volli sentire il resto. Perciò, visto che dal posto in cui ero non potevo evadere, scelsi il piano di fuga alternativo: mi intrufolai sotto al tavolo e gattonai fra le loro gambe fino a che non riuscii a guadagnare la libertà. Uscendo da lì, diedi una testata contro il ginocchio di Armin, che trasecolò e mi fissò con occhi sbarrati. Gli feci un rapido cenno di scuse con una mano e, notando come gli animi si stessero ulteriormente scaldando fra Kentin, Nathaniel e Ambra, me la diedi alla chetichella. Beh, non troppo, perché Alexy, ridendo, mi seguì con la sua bibita e il mio tè, che in qualche modo era riuscito a recuperare.
   «Vieni qua», mi disse poi, approfittando del fatto che il bar fosse poco frequentato, a quell’ora, per appoggiarsi ad un altro tavolo, più piccolo del precedente. Mi lasciai convincere e mi accomodai di fronte a lui, mortificata per la piega che avevano preso gli eventi. «Non dovresti dartela a gambe, quando la situazione si fa difficile…» mi rimproverò affettuosamente.
   «È che non mi piace sentire la gente che discute», mi giustificai, tenendo gli occhi bassi sul bicchiere di tè che lui mi porse.
   Rimase in silenzio per qualche attimo, poi domandò: «Qual è il problema?»
   Strinsi le labbra, indecisa se confidarmi o meno. Lo feci. «Ambra. No, Kentin.» Sospirai, in seria difficoltà. «Non lo so.»
   «Anche a te brucia la faccenda del bacio?»
   Per quanto fosse buono e caro, a volte Alexy aveva la delicatezza di un elefante. Grugnii, pentendomi di avergli raccontato di quell’episodio. «Gradirei che non me lo ricordassi tanto spesso.»
   Lui fece una smorfia strana. «Kentin continua a dire che di lei non gliene importa nulla. Non so se credergli o meno.»
   «Sono certa che dica la verità», gli garantii, sapendo ciò che dicevo. Alexy mi guardò con cipiglio corrucciato ed io mi passai la punta della lingua sulle labbra, comprendendo di dover essere più chiara. «In realtà, la penso come te: trovo assurdo ciò che ha fatto, e tutte le volte che ci ripenso mi verrebbe voglia di prenderlo a randellate sulle rotule – ad esser buona», precisai tra i denti. «Ma so che non prova nulla per Ambra. Anzi, non la sopporta proprio come dice. Prima che tu e Armin arrivaste al liceo, prima che Kentin stesso partisse per la scuola militare, quell’oca gliene combinò di tutti i colori. Non c’è modo che lui possa cambiare idea riguardo al suo odio nei suoi confronti.»
   «E allora cos’è che ti rende così pensierosa?» fu la legittima domanda che mi sentii porre.
   A parte il fatto che Ambra mi faceva pena, che mal sopportavo la consapevolezza che Kentin non le facesse affatto schifo e che, nonostante tutto, nutrivo dei complessi di inferiorità nei confronti della sua avvenenza?
   «Non lo so», risposi infine, non del tutto certa che fossero realmente tutte quelle ragioni a mettermi di malumore, in quel momento.
   «Hai le tue cose?» Alzai lo sguardo di scatto, fissando Alexy a metà fra lo sbigottito e l’indignato. Lui rise. «Dài, sul serio, che hai?»
   Presi tempo, dando un lungo sorso al mio tè. «Mi secca avere gli stessi gusti di Ambra, in fatto di uomini», mi decisi a confessargli, manifestando tutto il mio fastidio al riguardo.
   Alexy inarcò un sopracciglio. «E non ti riferisci a Castiel, immagino.» Gli rivolsi un’occhiata eloquente. «Beh? Che ti importa?» riprese allora lui. «L’hai detto tu stessa che a Kentin non interessa. Oltretutto, se non ricordo male, è con te è uscito, l’altra volta, mica con lei. E ti ronza sempre intorno, preoccupandosi di continuo per te. A me pare che sia abbastanza chiaro, quale sia la sua preferita.»
   Benché ne fossi ben consapevole, non potei fare a meno di arrossire. «Questo lo so», bofonchiai.
   «E allora? Aspetti che si faccia avanti come si deve?»
   «Ehm… Lo ha già fatto», fui costretta a confessare in un pigolio, nascondendomi dietro al mio bicchiere. «Diverse volte, anche.»
   «Oh», commentò Alexy. Tacque. Poi disse: «Quindi il problema ce l’hai tu. In testa, intendo.»
   Mi venne da piangere. «Credo di sì», ammisi, affondando il viso fra le mani per qualche secondo.
   «Seriamente», mi incitò ancora il mio amico.
   Tentennai e infine azzardai: «Ho… paura?»
   «Di cosa?» fu la reazione spontanea che seguì.
   Mi mordicchiai il labbro inferiore, cercando di farmi un esame di coscienza. «Dei cambiamenti, credo», mormorai. Sbuffai. «Ed è stupido, lo so, ma ogni volta che le mie certezze vacillano, entro in confusione. È successo quando Kentin è tornato dalla scuola militare, ed è successo anche adesso che Nathaniel ha preso coraggio e ha abbandonato la propria famiglia. So perfettamente che non dovrei farmi condizionare da questo tipo di cose, ma…»
   «Allora domani verrò a scuola con i capelli tinti di rosa», mi interruppe Alexy con nonchalance. Sgranai gli occhi, cercando di trovare un nesso logico fra il mio sfogo e quell’idea balzana. «Sono serio», mi assicurò lui. «Anzi, cambierò colore ogni settimana, così dovrai abituarti per forza, ai cambiamenti.»
   Intenerita, iniziai a ridacchiare sommessamente. «Te l’ho mai detto che ti adoro?»
   «Te l’ho mai detto che anche noi due abbiamo gli stessi gusti in fatto di uomini?» ribatté l’altro, divertito. «Anzi, noi tre, a quanto pare», aggiunse un attimo dopo, scoccando un’occhiata ad Ambra. «Mi domando cosa ci troveremo mai, in quel ragazzino…» rifletté a mezza voce, facendomi sghignazzare.
   Me lo chiedevo anch’io, ma tant’è… Per la prima volta mi interrogai se non fosse stato tutto più semplice se invece mi fossi innamorata di Nathaniel. Tuttavia conoscevo bene la risposta: non soltanto sarebbe stato molto più complicato, vista la sua delicata situazione familiare, a cui però per amore avrei fatto fronte senza troppi crucci; ma per di più c’erano fra noi delle divergenze caratteriali forse troppo marcate perché un rapporto di tipo romantico potesse funzionare.
   Soprattutto, ero troppo innamorata di Kentin per pensare realmente di immaginarmi accanto a qualcun altro. Senza contare che non era affatto vero che non avessi idea di cos’avesse lui di tanto speciale: di motivi per cui mi trovavo in quella situazione ce n’erano a bizzeffe. Così tanti che non avrei saputo davvero da quale cominciare per elencarli tutti. Alcuni, oltretutto, non avrei neanche potuto spiegarli a parole, tanto forti erano le emozioni che lui riusciva a suscitare nel mio cuore con un suo solo sguardo, un solo sorriso, un solo gesto, una sola parola.
   Gli animi all’altro tavolo parvero finalmente iniziare a calmarsi. Non avevo idea di cosa si fossero detti quei tre – Armin aveva continuato per tutto il tempo a smanettare con la propria consolle – e sinceramente neanche volevo saperlo. Ad ogni modo, si stava facendo tardi ed era davvero ora di andare.
   Pagato il conto, Ambra si avvinghiò al braccio di suo fratello, strappandogli la promessa di fare la strada del ritorno insieme e di passare da casa di lui per giocare almeno per una mezz’ora con Blanche. A dispetto dello scenario apocalittico che mi ero immaginata, a quanto pare a torto, Nathaniel e Kentin si salutarono in termini amichevoli, e poco dopo anche i gemelli si accomiatarono. Dandoci appuntamento l’indomani a scuola, Alexy mi strizzò un occhio con fare complice, mentre Armin si stiracchiò con spirito rinnovato. «Finalmente m’è passata l’orticaria!» lo sentimmo esclamare mentre si allontanava con suo fratello. «Non la sopporto proprio, quella là…»
   «Vieni», esordì Kentin, quando rimanemmo da soli davanti al bar. «Ti riaccompagno a casa.»
   Accettai di buon grado, benché non ve ne fosse realmente bisogno. O forse sì, mi sorpresi a pensare. A differenza delle due coppie di gemelli che avevamo appena salutato, io e Kentin eravamo figli unici, e non era da escludere che l’attaccamento che provavamo l’uno per l’altra fosse dipeso anche da un vago senso di solitudine dovuto alla nostra condizione familiare. Potevamo considerarci un po’ fratello e sorella? Se da una parte quella riflessione mi rallegrò, dall’altra mi contorse le budella: i nostri reciproci sentimenti meno puri sarebbero stati alquanto immorali.
   «Com’è che ti sei fatta più morbida, nei confronti di Ambra?»
   Come Alexy, Kentin era un altro campione delle domande più scomode. Decisi comunque di essere sincera. «È che, dopo tutto quello che è successo alla sua famiglia, non riesco più a prendermela come un tempo.»
   «Finirà col metterti i piedi in testa, così», fu il contrariato commento che ricevetti in risposta. «Anche con Nathaniel sarà la stessa cosa.» Sbirciai nella sua direzione e il suo sguardo accigliato mi lasciò capire che, dopotutto, continuava a non mandare giù il fatto che anche il nostro amico mi gironzolasse intorno. «Anzi, è già successo che si approfittasse dei tuoi sensi di colpa per ottenere ciò che voleva.»
   Ruotai gli occhi al cielo, costringendomi a portare pazienza. «Non sono così sprovveduta come sembra», gli garantii. «In ogni caso, è stato a lui che ho dato buca per uscire con te, quella volta.»
   Kentin si voltò a guardarmi con espressione sorpresa. «Sul serio?»
   «Tu me lo avevi chiesto per primo», risolsi di dirgli, evitando di ricamarci troppo su. Mi serviva davvero tutto quel tempo per mettere in chiaro le cose con lui? Alexy aveva ragione a dire che c’era qualcosa che non andava, in me. Mi imposi di prendere coraggio e parlai: «E poi… te l’ho sempre detto che preferisco te.»
   Di sottecchi, vidi le sue labbra stendersi in un sorriso incerto ma soddisfatto. «Beh», cominciò poi con voce che tradiva una certa emozione, «anche per me è la stessa cosa. Voglio dire… lo sai che ti preferisco ad Ambra.»
   Quella precisazione mi fece corrucciare la fronte. «Grazie per la concessione», borbottai, caustica.
   Resosi conto della gaffe, Kentin provò a rimediare. «No, quello che intendo è che… lei non mi piace. Per nulla.»
   «Non avevo bisogno della sfera di cristallo, per capirlo», gli assicurai, prendendolo in giro. Sul serio, che cavolo di precisazione era? Non avrei saputo dire chi, fra noi due, fosse più goffo nell’esporre i propri sentimenti. Di certo, lui era il più sfacciato, ma sarei stata una bugiarda ad affermare che la cosa mi desse realmente fastidio.
   «C’è un’altra ragazza che mi piace. Molto.» Appunto. Anche per questo non avrei avuto bisogno di avere il dono della chiaroveggenza, ma preferii tacere e assecondarlo.
   «E lei ricambia?»
   Fui cattiva, lo ammetto. Tant’è che Kentin iniziò a balbettare: «Non lo so… Cioè, credo… Forse?» si sbilanciò, occhieggiando nella mia direzione.
   Non mi trattenni dallo sghignazzare sommessamente e lui mi rivolse uno sguardo accigliato. «Quindi lo farai davvero?»
   «Cosa?»
   «Mi inviterai al tuo matrimonio, come dicesti quella volta che andammo con Nathaniel al negozio di abbigliamento?»
   Kentin si passò una mano sul viso con fare impacciato, probabilmente maledicendo la mia buona memoria. «Semmai era il contrario», precisò stizzito, nonostante il sangue che era salito ad imporporargli le guance in modo delizioso. «Avresti dovuto invitarmi tu, al tuo matrimonio.»
   «Oh, è vero», dovetti dargli ragione.
   Calò il silenzio.
   «Non sarai fra gli invitati del mio, comunque», aggiunse Kentin, quando eravamo ormai a pochi passi dal parco vicino casa mia.
   Tornai a ridere, ma solo per vincere l’imbarazzo. «Dovrò entrare in chiesa di straforo? Che razza di amico sei?»
   Lui tornò a tacere per un breve istante, poi arrestò il passo e, le mani nelle tasche dei pantaloni, dichiarò risoluto: «Prima o poi ti sculaccerò, sappilo.»












Se fosse stato Castiel, a pronunciare l'ultima battuta, sicuramente avrebbe aggiunto qualcosa come: «E ti piacerà, anche.»
Battute squallide a parte, non sono morta. Semplicemente, non riesco a trovare tempo per scrivere. ♥
Questa shot, per l'esattezza, ho iniziato a scriverla cinque giorni fa e sono riuscita a concluderla soltanto stamattina (senza poi avere il tempo per rileggerla prima di stasera). Ne ho un'altra, stavolta più romantica, iniziata il 17 e ancora in stand by. Purtroppo mi succede che, se non riesco a scrivere una shot tutta d'un colpo (e non è un gioco di parole), poi perdo l'entusiasmo e le idee si perdono per strada. ç_ç
Quella che avete appena letto, oltretutto, doveva essere soltanto una commedia, invece m'è venuta fuori un mezzo polpettone. Chiedo scusa. Non sono mai certa che mi riescano bene, questo tipo di storie. In più, odio quando vengono fuori così lunghe, perché ho sempre paura che siano pesanti e piene di errori, ripetizioni e refusi.
In settimana, spero di riuscire a tornare anche sulla raccolta che sto scrivendo con Greeicyel sotto il nick di Greeilinn, ma di sicuro metteremo online almeno un altro paio di shot, visto che abbiamo pronta già circa metà di quelle che avevamo in programma di scrivere.
E questo è quanto. Corro a rispondere ai messaggi e alle recensioni, perdonate il ritardo.
Buona serata a tutti,
Shainareth





  
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