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Autore: moni_cst    25/05/2015    7 recensioni
“C’era stato un omicidio nella 25th Avenue proprio al confine tra l’11° e il 12° distretto. L’omicidio era di competenza dell’11° ma la Gates chiese a Beckett di mettersi in contatto con la detective Martinez della Omicidi dell’11° in quello stesso pomeriggio.”
Tutto ebbe iniziò così….
e mentre risolvono il caso, Castle e Beckett discutono sulle particolarità del dottor Morgan (fantasia vs. razionalità) mentre una chiacchierata, inaspettatamente intima, tra le due detective crea il presupposto per un atteso confronto tra Henry Morgan e Jo Martinez.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Capitolo 9
 
L’appartamento di Washington Heigths alle 2:30 della notte era terribilmente freddo. Il riscaldamento era rimasto spento tutto il giorno e con temperature così rigide l’ambiente si raffreddava velocemente. Da quando era rimasta sola, Jo aveva dovuto contenere le spese perché le entrate di Sean erano di gran lunga superiori allo stipendio di una detective della omicidi della polizia di New York. I mesi successivi alla prematura vedovanza, la giovane donna si era dovuta anche barcamenare con conti che non tornavano e nei momenti più bui di disperazione aveva persino preso in considerazione di lasciare quell’appartamento per prenderne uno più economico fuori Manhattan. Ma i ricordi di quella casa, i mobili, i quadri appesi alle pareti e ogni piccola decorazione era stata scelta insieme al marito e non voleva staccarsi da quell’unico filo conduttore che ancora lo legava a lui. I primi tempi non era neanche riuscita a dormire nel letto matrimoniale che aveva condiviso per anni con Sean e per tre settimane aveva passato le notti su quel divano, dove adesso era abbracciata ad un altro uomo, seppur in una situazione completamente diversa.
Henry aveva finalmente smesso di tremare come una foglia e la temperatura dei loro corpi si era lentamente uniformata  tra loro.
Morgan non aveva più detto niente da quando era entrato in casa quasi semiassiderato e in quel momento si era assopito, forse ormai stremato dai contrattempi delle ultime ore. Jo invece non aveva assolutamente sonno, era esausta mentalmente per gli ultimi avvenimenti ed in realtà era anche molto turbata: era abbracciata ad un uomo, stretta a lui il più possibile, con l’intento di non farlo morire per ipotermia.
Solo per quel motivo.
Eppure non riusciva ad ignorare, e Dio solo sa quanto ci stesse provando, quella sensazione di calore che aveva iniziato a propagarsi all’interno del suo petto. Conosceva molto bene quel tipo di emozione e non le capitava da tantissimo tempo.
Protezione.
Da quanto tempo non risposava abbracciata tra le braccia di un uomo?
Dalla notte prima che Sean partisse.
Da allora aveva avuto un paio di squallidi incontri sessuali, che l’avevano lasciata vuota e con un senso si solitudine ancora più grande, oltre ad una profonda impressione di mancanza di rispetto verso se stessa. Ma erano stati momenti di pura debolezza.
La situazione ora invece era completamente diversa.
Non c’era nessuna connotazione erotica in quell’abbraccio che le stava regalando quelle emozioni. Spostò la testa e si scostò un ciuffo di capelli che le coprivano un occhio impedendole di vedere bene il viso di Henry.
Riposava.
La sua espressione era più serena adesso. Per un  momento ripensò alle parole che le aveva detto Beckett all’OldHaunt solo qualche ora prima, anche se le sembrava fossero passati giorni interi da quella chiacchierata.  Fissò a lungo Henry e si chiese se Kate non avesse ragione. Quello che stava provando in quel momento, quel benessere che le aveva invaso il corpo da quando il gelo aveva smesso di fare da barriera tra loro, era la dimostrazione che la sua collega avesse ragione? Con una mano accarezzò il viso di Henry, soffermandosi a lungo per prolungare il contatto con la sua pelle. Si raccontò immediatamente che lo stava facendo per vedere se per caso gli fosse venuta la febbre. All’improvviso lo sentiva bollente. Era lui o erano i suoi pensieri a darle questa sensazione di calore?
Non era facile capirlo e comunque, anche se trovava Henry estremamente affascinante, c’erano due grossi punti di attenzione da prendere in considerazione. Uno riguardava proprio lei stessa: era pronta davvero a voltare pagina?
E sarebbe stata preparata per farlo con un uomo così misterioso e taciturno, così riservato da darle più volte l’impressione di mentire o comunque di omettere importanti informazioni che lo riguardavano?
In quel momento, abbracciata a lui stava quasi dimenticando la profonda frustrazione che aveva provato quando dopo la doccia le aveva detto l’ennesima bugia.
Questa volta aveva bisogno di una spiegazione e non si sarebbe accontentata di una mezza verità.
Un brivido la percorse per tutto il corpo come ad ammonirla che, se mai avesse ricevuto un chiarimento, la sua vita sarebbe stata segnata per sempre da qualcosa di grande. Ripensò anche ad Abe: quell’uomo voleva davvero bene ad Henry, un rapporto profondo di amicizia che meritava rispetto. Abraham lo conosceva sicuramente meglio di chiunque altro e quando aveva affermato che Henry stava bene… fisicamente almeno, chissà cosa voleva sottintendere.
Prese un grande respiro e chiuse gli occhi per pensare.
Quando li riaprì qualche istante dopo, vide Henry che la stava fissando con un’intensità che la mise quasi a disagio. Forse per quella intimità, in cui si erano ritrovati, così inusuale tra loro.
“Sono mortificato, Jo” disse il dottore.
La donna lo guardò. Non sapeva come comportarsi. Aveva lasciato scorrere i pensieri veloci e ora la situazione in cui si ritrovava le sembrava terribilmente imbarazzante.
“Ti sei addormentato”
“Ti prego di perdonarmi”
“Non ti devi scusare. L’importante è che tu abbia ripreso calore.“ disse allontanando la gamba che aveva appoggiata su di lui, poi, per giustificarsi di quella situazione, continuò “Non volevo svegliarti e sono rimasta immobile”.
Scostò leggermente anche il bacino e allentò la stretta delle braccia dopo aver scostato il viso riportandolo ad una distanza minima più  accettabile.
“Vuoi la famosa tisana? Riaccendo il bollitore” chiese nervosa.
“Jo, ti devo parlare” sussurrò Henry con evidente difficoltà “ e credimi non è facile”
“Mi hai raccontato l’ennesima balla stasera a casa tua. Non posso più lavorare con te. Non ce la faccio” si meravigliò lei stessa di quanto la sua voce risuonasse risoluta.
Ma aveva paura.
Ora che si era soffermata a lungo a pensare a loro due le sembrava impossibile tornare a ristabilire la situazione come prima.
Inaspettatamente Henry la attirò a sé e posò la sua fronte sull’incavo dell’attaccatura del suo naso. Non aveva il coraggio di guardarla negli occhi.
“Jo, voglio dirti la verità ma sii certa che non è agevole per me. La conosce solo Abe ed Abigail, prima di lui. Probabilmente non mi crederai e …” fece un sospiro “e voglio che tu sappia che non ti biasimerei se ciò succedesse.”
La donna gli prese il volto tra le mani e lo allontanò.
Voleva guardarlo negli occhi.
“Mi stai spaventando… Cosa puoi aver fatto di così terribile, Henry? Perché nascondi a tutti la tua vita?”
Morgan chiuse gli occhi non sopportando quello sguardo indagatore, non duro, ma realmente preoccupato. Ora che finalmente aveva scoperto la fine di Abigail e il suo sacrificio per proteggerlo, aveva ancora più timore di rivelarle la verità: era conscio che non poteva tornare indietro a meno di cambiare nuovamente vita. Ma Abe era ormai vecchio e stanco e aveva bisogno di stabilità e inoltre non voleva perderla. Non voleva lasciarsi sfuggire quella donna che gli era stata vicino in silenzio e con fiducia. Si rese conto che non voleva rischiare di rimanerne privo e, l’unico modo per farlo, era sfidare la sorte.
“Sappi che nel caso tu … ecco … dovessi rimanere sconvolta da quello che ti sto per rivelare, non dovrai preoccuparti: dammi poche ore e sparirò per sempre da New York e dalla tua vita e non dovrai più preoccuparti di me.”
Le prese una mano.
“Henry, mi stai davvero spaventando.” Jo iniziò a tremare scossa da brividi e il dottore la strinse di più a sé, assaporando quel momento e augurandosi in cuor suo che fosse il primo abbraccio di una lunga serie.
Si rese conto che stava andando troppo avanti con la fantasia. Si trovava tra le sue braccia solo perché l’aveva aspettata a diversi gradi sotto lo zero  fermo per quasi un’ora. E lei, da donna pratica qual era, aveva trovato il modo più veloce ed efficace per scaldarlo.
Erano colleghi.
Solo colleghi.
Forse amici.
“Va bene, Jo. Non ti spaventare. Voglio solo che mi prometti una cosa: qualunque cosa io ti dica, fammi concludere. Poi prenderai le tue decisioni. Ok?”
Jo, sempre più intimorita ma anche curiosa, fece un cenno col capo.
Henry trasse un profondo respiro, sorrise, e ne prese un altro per infondersi maggiore coraggio. Iniziò il suo racconto scandendo bene le parole per essere certo che la detective non potesse fraintendere nulla.
“Sono nato il 19 settembre 1779 e la prima volta che sono morto è stato più di duecento anni fa…” fece una pausa per osservare l’espressione di Jo poi riprese subito, per paura di essere interrotto, e principiò a raccontare tutta la sua storia.
 
Un leggero chiarore filtrava attraverso le tende scure alle finestre della camera da letto di Jo. A giudicare dalla luce dovevano essere all’incirca le sette e mezzo. Era contento che la sua nuova confidente non fosse fuggita subito a gambe levate. Ma attendeva con ansia il momento in cui si sarebbe svegliata e avrebbe riflettuto sugli eventi della notte. Dopo aver finito il suo racconto con la sua morte in ambulanza e la sua ennesima rinascita nell’Hudson, Jo gli era apparsa turbata.
Molto turbata.
Era rimasta in silenzio per diversi minuti senza dire nulla e poi molto semplicemente aveva affermato che se non lo avesse visto ferito mortalmente al Central Park, non gli avrebbe mai creduto. Aveva aggiunto che aveva una discreta esperienza in ferite da arma da fuoco e che si era resa conto subito che le sue condizioni erano disperate. Non aveva più detto nulla se non che aveva bisogno di riposare e dormirci su.
Era evidente che aveva la necessità di elaborare la portata di tutto ciò che le aveva raccontato. Si era alzata e gli aveva detto che aveva un mal di schiena terribile e che se ne andava a letto, poi, un po’ pensando all’unico piumone in suo possesso, un po’ riflettendo sul fatto che ormai il danno era fatto, lo invitò ad unirsi a lei per distendersi un po’. Si era addormentata quasi subito e Henry aveva considerato positivo il fatto che non avesse rifiutato il suo abbraccio e lo avesse fatto entrare nel suo letto, tenendo a precisare che era un enorme atto di fiducia in lui, visto che dopo Sean nessuno aveva varcato più la soglia di quella camera.
Tutto questo lo  faceva ben sperare.
Henry era rimasto quelle poche ore della notte a guardarla, troppo emozionato per essere riuscito a confidarsi con qualcuno. Si augurava davvero che Abe avesse ragione e che Jo fosse la persona giusta per farlo. Per questo era impaziente di parlarle al suo risveglio. Solo allora avrebbe saputo cosa ne sarebbe stato della sua vita.
Un raggio di sole si fece spazio tra le nuvole e oltrepassò anche la tenda andando ad illuminare il viso stanco di Jo che si mosse, spronata dall’improvviso tepore.
Aprì leggermente un occhio con un’espressione confusa.
Poi ricordò tutto.
“Buongiorno” le disse Henry.
“Buongiorno” rispose con un filo di voce portandosi entrambe le mani a coprirsi il viso.
“Sei riuscita un po’ a riposare.” constatò, felice che ci fosse riuscita.
“Il letto è decisamente più comodo del divano” provò a scherzare.
“Senza alcun dubbio”
Jorealizzò solo in quel momento che aveva dormito tra le sue braccia.
Lo guardò e improvvisamente si rese conto di avere di fronte a lei un uomo con più di duecento anni. Henry la stava fissando, forse cercando di capire cosa pensava di fare.
Non voleva tenerlo sulle spine.
Aveva deciso di credergli.
In fin dei conti l’aveva visto quasi morto la sera prima e poi aveva ripensato a tutte le volte che era stato pescato dagli agenti, nudo sulle rive dell’Hudson. Non si era mai riuscita a spiegare come un uomo integerrimo come lui, potesse non resistere a quella tentazione e farsi arrestare più volte. Le sembrava addirittura più strana come cosa che ritenerlo immortale. E poi quegli strani appunti che aveva trovato nel suo laboratorio. Ora sì che avevano un senso.
In fin dei conti tutto quadrava.
“Henry?”
Lui si girò e la fissò in attesa.
Sapeva che quello sarebbe stato il momento del suo verdetto.
“Ti credo.” dichiarò facendo un cenno col capo per sottolineare quanto aveva affermato.
Il dottor Morgan fece un grande sorriso e preso da un impulso irresistibile la baciò.
Jo fu presa di sorpresa e per qualche attimo rispose al bacio, assaporando le sue labbra. Un piacevole e quasi dimenticato calore la infiammò dentro e ne fu spaventata.
Si fece forza e lentamente si staccò da lui.
“Mi dispiace, Henry. Non posso. E’ troppo presto, sono ancora sottosopra per quel che mi hai detto…”
Lui le sorrise e la strinse a sé.
“Ti aspetterò anche tutta la vita.”
Risero insieme, per scaricare la tensione di quel momento, poi iniziarono a fare progetti per inventare insieme una storia plausibile da raccontare a mezzogiorno a Rick e Kate Castle.
Di certo non sarebbe stato facile ma,con Jo dalla sua parte, tutto il resto non contava più.
Henry Morgan si sentiva un uomo fortunato: la sua vita stava cambiando di nuovo e si sentiva che avrebbe di nuovo trascorso anni sereni e felici.

 
Angolo di Monica
E siamo giunti alla fine di quest’altra storia con un finale che volutamente lascia spazio alla fantasia di ognuno di voi.
Vi ringrazio per l’affetto che mi avete dimostrato in un periodo in cui EFP stenta davvero a riprendere lo smalto di un tempo.
Un ringraziamento particolare va a Debora per tutto il tempo che ha dedicato a questa storia e non solo, a Rebecca che mi ha "htmllato" l'ultimo capitolo e infine a Daniela, compagna di tante avventure che è diventata, inaspettatamente,  una mia nuova lettrice: ne sono onorata J
E poi a Virginia e a Diletta che mi hanno lasciato delle recensioni davvero davvero splendide e articolate, sappiate che avete riempito di gioia il mio cuore.
Un grazie a chi ha messo la mia storia tra le preferite o le ricordate, a chi ha recensito tutti o solo qualche capitolo e a chi comunque ha dedicato il proprio tempo a questa storia arrivando fin qui.
Grazie.
Un abbraccio
Monica
 

 
  
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