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Autore: ReVeNgE NiNeTAlEs    25/05/2015    3 recensioni
Un villaggio del periodo Edo, una foresta di cui nessuno conosce l’esistenza.
E’ questo lo scenario che si presenta ai nostri occhi.
Ma in quella foresta ci sarà qualcuno?
Una Zenko, un Nogitsune, una guerra e tante emozioni.
Buona lettura,
ReVenge
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Attenzione! La creatura che scrive questa long-fic è una Pokè Maniaca!
Image and video hosting by TinyPic Capitolo 1: La ragazza Zenko-Kitsune dei mille colori

Gli alberi fittissimi facevano a malapena filtrare la debole luce del sole invernale.
Non era facile la vita del bosco, sia per i normali animali che per le Zenko-Kitsune, in continua competizione con le astute e subdole Nogitsune.
La luce arrivava a malapena agli occhi delle creature che, nella loro forma umana, vagavano per il bosco sacro della Dea Inari alla ricerca di cibo, acqua e una nuova tana, dato che la dovevano cambiare ogni volta che si allagava la precedente.
E forse cercavano anche lei…

Le foglie, di un bel verde smeraldo, sfioravano, grazie al vento, il volto di una giovane Zenko dai lunhi capelli castani, gli occhi chiusi dal sonno.
Una folata troppo prepotente le investì in pieno il naso, impedendole la respirazione e costringendola così a svegliarsi.
-YAWN!- la sua gola rivelò un fortissimo sbadiglio, assonnato.
Anche lei aveva la sua forma umana, ma aveva mantenuto qualcosa di Volpino nel suo aspetto.
Infatti si intravedevano due code.
Zoppicando, riuscì a trascinarsi verso una vicina pozza d’acqua, per poi rimirarsi le occhiaie che le avevano impresso sul viso le precedenti sei notti d’insonnia.
I capelli sciolti cadevano sulle spalle, formando dei boccoli di oro bruno, strapazzati e appiccicosi.
Gli occhi, attorniati dalle occhiaie grigie e ampie appunto, avevano mantenuto quel scintillio tipico della ragazza volpe, di un colore imprecisato, tipo quello dell’oro ma molto più scuro, però da non potersi definire marrone.
I lineamenti di una Volpe qual era lei.
Akiko, quello era il suo nome, se lo ricordava.
Si ricordava che aveva duecento anni, sei code e non aveva più nessuno, né madre né padre.
Quel nome non era casuale, infatti alla ragazza Zenko piaceva scrivere e disegnare con tanti colori diversi, per questo il significato della nomeclatura era appunto “la bambina dei mille colori”.
Ora però non era più una bambina, era una ragazza bella che matura e aveva già rischiato di essere violentata più volte.
Purtroppo per i suoi accaniti assalitori, lei era veloce, molto veloce, e astuta.
Non l’avevano mai presa. Mai.
La notte precedente, appunto, oltre ai demoni che la inseguivano, ci si erano messi anche un gruppetto di tre o quattro umani con certe intenzioni nei suoi confronti.
Il suo kimono rosso coi pesci arancioni e bianchi era distrutto, strappato in più punti.
-Dannazione! Stupidi idioti, se mi rincorreranno un’altra volta giuro che non esiterò nemmeno un attimo ad usare la Penna del Sigillo!- esclamò, strappando quel che restava della manica destra e gettandola a terra con rabbia impetuosa.
Quella minaccia l’aveva usata più d’una volta, ma…
Poco male, avrebbe potuto riportare dei danni maggiori, come quelli di tre settimane prima, quando era finita in una rete degli esseri umani.
Estrasse da sotto la veste sbrindellata un piccolo librettino, di colore rosa cipria, con delle filigrane d’argento molto fini.
Aprendolo, si fermò un attimo a contemplare un vecchio “ritratto su Ukyio E” di famiglia.
C’erano lei da piccola, una Zenko maggiore dai lunhi capelli biondi e gli occhi ocrati e un’altra piccola volpe maschio dai capelli marroni rossicci e gli occhi furbi, di color onice, probabilmente suo fratello minore.
Il padre l’avevano ucciso gli umani poco tempo dopo la sua nascita, quando la donna che doveva essere sua madre era ancora incinta del piccolo Zenko-Kitsune.
Si strinse una mano attorno al collo, segnato.
Poco tempo prima, vi era legato un collare demoniaco, capace di inibire i poteri.
-Ma quanto ci metti, Moriko?- si chiese lei, a bassa voce.
Moriko, letteralmente “ragazza della notte”, era un’amica di Akiko, nonché un demone lupo.
La aveva sempre aiutata nei momenti difficili, anche rischiando molto.
Nell’attesa, si sistremò i capelli, dai quali sbucavano delle orecchie da volpe.
Sospirò. Fissò oltre la cortina verde smeraldo.
E udì, finalmente, un ululato levarsi maestoso nell’aria.
Dopo pochi minuti, apparve una ragazza dall’aspetto e dall’andatura eleganti, i capelli di un colore biondo cenere con delle sfumature ocra al limite e due occhi verdi come degli smeraldi, profondo mare boschivoro.
Portava sotto al braccio un kimono dai colri calmi e dalle decorazioni non troppo complicate, fiori di loto bianchi e lilla e le foglioline verde chiaro.
-Cosa hai combinato questa volta, Zenko-Kitsune?- le domandò la ragazza lupa, gettando addosso all’amica il vestito argenteo ed avvicinandosi alla pozza sulla quale era china.
Anche lei aveva indosso un kimono invernale, di colore viola-nerastro, ed un nastro tra i capelli, anch’esso di colore violaceo.
Si sedette accanto ad Akiko, aiutandola a mettersi il kimono nuovo e a gettar via quello rotto.
-Grazie Moriko, non so come farei senza te, Feniks, Miyako, Hisako e Takara!- la ringraziò la ragazza Volpe, muovendo bonariamente le orecchie a punta.
La ragazza lupa, per contro, l’abbracciò.
-Sì, non lo so nemmeno io! Ah ah ah!- e, detto ciò, fece un salto e si dileguò in fretta con uno sbrigativo “Ciao!”e via.
Akiko si guardò un po attorno, attonita, per poi tentare di alzarsi con fatica.
Mise una mano nella tasca nel vestito sbrindellato e ne tirò fuori una scatola dalla forma rettangolare, spostandola nella tasca della veste nuova, senza aprirla.

Un ragazzo, figlio di due Nogitsune abbastanza potenti, si stava accoccolando sulla terra che circondava il confine, sanguinolento.
Respirava a fatica, ferito su tutto il corpo.
Due creature lo avevano assalito durante la notte.
All’orizzonte si riusciva a scorgere la sagoma nerastra di una donna Nogitsune, che correva incontro al corpo del ragazzo Volpe.
-Figio mio! Figliolo, ti hanno attaccato? Sono state le Zenko, non è così?- domandò lei, in preda la panico, scuotendo il giovane.
-Sì, ma…madre… loro.- si affannò a dire lui, sputando un grumo di sangue.
La donna volpe lo prese in groppa, portandolo con sé lungo l’orizzonte.

Tra un albero, su un altro…
Il frusciare delle foglie segnalava il passaggio veloce della Zenko-Kitsune.
La stavano inseguendo. Di nuovo.
Ma questa volta, ad inseguirla erano le Zenko Maggiori.
-Dacci la Penna! Tu non ne sei degna!- dicevano quelle quattro volpi che stavano dietro a lei.
-Andate al diavolo!- le maledì, estraendo la penna ed il blocchetto.
-Vi farò vedere di cosa sono capace!-.
Cominciò a scrivere qualcosa, un disegnino e via! le Zenko che l’inseguivano erano sparite nel nulla.
Si fermò, scendendo dagli alberi.
Gli artigli penetrarono nella terra e le zanne nella lingua, senza pietà.
“Questo è il potere della Penna del Sigillo! Sono in grado di plasmare il destino di chi mi sta intorno semplicemente disegnando o scrivendo.” Si disse lei nella mente.
Come se avesse ancora bisogno di spiegazioni.
La Penna era di sua madre, ora è sua. Ha un potere straordinario.
Non le serviva sapere altro.
Gli occhi di Akiko si illuminarono nonappena udì il frusciare di foglie sotto due paia di piedi conosciuti.
Come non riconoscere il passo felpato delle sorelle Nekomata?
Takara e Myiako. Il Sole e la Luna. La bruna e la castana. Occhi identici, marroni, tonalità diverse, anche se leggermente.
Con loro c’era anche Hisako, l’amica demone serpente dagli occhi zaffirini e dai ricci biondi.
-Cos’è? Le Zenko Maggiori ti danno ancora la caccia?- le domandò Hisako appunto, avvicinandosi alla Volpe e sistemando un po il suo kimono blu notte con le decorazioni del tuono.
-Mh mh.- annuì la ragazza, estraendo una boccetta d’acqua e bevendone avidamente il contenuto trasparente.
-Sono stupide! Non hanno ancora capito che tu sei una Custode del Segreto?- chiese Takara, strofinandosi le mani sul naso, proprio come un gatto.
Beh, in fondo lo era, proprio come Myiako.
Silenzio.
-Devo andare! Ho sentito una presenza strana.- esclamò Akiko, spiccando un balzo, proprio come fece poche ore fa l’amica demone lupo Moriko, e le liquidò con un semplice gesto della mano.
Lei non era mai stata una Zenko di molte parole e di buona compagnia, e di sicuro le persone non cambiano.
E non cambiano neanche le intuizioni che le persone hanno dentro.
Akiko aveva un sesto senso per queste cose, sentiva la presenza di un essere estraneo.
Se c’era il rischio di essere violentata, tanto valeva stroncare il problema ancora prima di poterne sentire l’effetto.
Fece un balzo talmente alto da bucare la superficie smeraldina degli alberi e si appollaiò su un ramo abbastanza robusto, scrutando l’orizzonte.
-Eppure io sento odore di Nogitsune…- mormorò, a denti stretti. –una Nogitsune ferita, un maschio. Bene! Se è ferito non mi darà problemi!-.
E si disegnò un ghigno sul suo volto.
Akiko non era una Zenko completa, era mezza Nogitsune, e sapeva riconoscere l’odore di uno di loro quando si ferivano.
Ad un certo punto, si stiracchiò assonnata, di nuovo, per poi spiccare l’ultimo balzo.
Per atterrare dove?
Sulla ringhiera che divideva la loro parte di territorio da quella degli umani.
Un nuovo sogghigno si illuminò sul volto di lei, mantre con gli artigli disegnava un “infinito” nell’aria.
-Vediamo come reagiranno i miei cari amici del villaggio Oda!- sentenziò, scodinzolando e muovendo le orecchie da volpe all’estremità della testa.
Continua…

*** COMMENTI DELL’AUTRICE***
Ehi, sono Revenge Ninetales e questo è un tributo per il compleanno della mia Dianah!
In questa storia si affronteranno delle tematiche un POCHINO forti e delicate, perciò se non siete tanto da dark, è meglio che non leggiate.
Sul significato dei nomi, potete chiedere nelle recensioni, e comunque ogni mio personaggio ha la sua controparte nella mia long-fic Battle World New Revolution nella sezione PoKèMoN.
Ovviamente, sempre nelle recensioni.
Ma vi prego di recensire, sono stufa di deprimermi! ;)
Alla prossima,
ReVenge
   
 
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