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Autore: Beta Chan    25/05/2015    1 recensioni
[Scritta a quattro mani con Ale_chan_23 per il compleanno della nostra amata sorellona, SonounaCattivaStella, una brava personcella a cui vogliamo un mondo di bene, auguroni! :3]
[MinaKura]
Notte fonda.
Più o meno era mezzanotte e un quarto, ma a quel gruppo di giovanotti vicino al fiume, non importava minimamente.
I quartieri ormai erano deserti, solo qualche macchina si intravedeva nell'asfalto in lontanza. Le mamme avevano già messo a nanna i propri bambini cantandogli una dolce ninna nanna da un pezzo, e nelle strade della città si respirava un'aria frizzante, di mistero ed energia mescolata, come se la notte si fosse presa gioco del giorno.
C'erano solo quei nove ragazzi ancora svegli, reduci da una festa di compleanno appena giunta al termine. Tutti sembravano felici, ma un ragazzo in particolare non sembrava in vena di molti festeggiamenti o sorrisi. Il soggetto in questione era Kurama Norhito.
Genere: Avventura, Mistero, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kurama Norihito, Minamisawa Atsushi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sabato
Jovanotti -
 
 
E adesso a letto bambini spegnete la tv
Troviamo un posto dove stare solo io solo tu
Sincronizziamo i cuori sullo stesso pdm
 
Notte fonda.
Più o meno era mezzanotte e un quarto, ma a quel gruppo di giovanotti vicino al fiume, non importava minimamente.
I quartieri ormai erano deserti, solo qualche macchina si intravedeva nell'asfalto in lontanza. Le mamme avevano già messo a nanna i propri bambini cantandogli una dolce ninna nanna da un pezzo, e nelle strade della città si respirava un'aria frizzante, di mistero ed energia mescolata, come se la notte si fosse presa gioco del giorno.
C'erano solo quei nove ragazzi ancora svegli, reduci da una festa di compleanno appena giunta al termine. Tutti sembravano felici, ma un ragazzo in particolare non sembrava in vena di molti festeggiamenti o sorrisi. Il soggetto in questione era Kurama Norhito.
Nonostante fosse il suo compleanno, se ne stava in disparte con i piedi a mollo nel fiume di Inazuma-Cho, a pensare a chissà cosa ed a strappare con le dita delle mani i fili d'erba del folto prato in cui stava seduto.
«Kurama, dai vieni qua!» Quella era la voce di Tenma, impossibile non riconoscerla. Il ragazzo dai capelli castani raggiunse l'altro dalla carnagione color cioccolato, e con dei trucchi che solo lui sapeva, cercò di invogliarlo a sorridere, a mostrare un pò d'energia difronte a quella festa in suo onore. Oggi era il compleanno di quel ciuffo azzurro di Norhito... sembrava che se ne fossero accorti tutti... beh, tutti tranne lui.
«Tenma, sei un gran rompiscatole, lasciamelo dire!» l'attaccante della Raimon si mise sulle difensive, respingendo il compagno e tornando a riflettere sulle sue idee, le quali, restavano ancora segrete a tutti gli altri amici.
Ma Kurama era così orgoglioso, testardo, che non era sicuro di non avere il coraggio necessario a dirle.
Quelle parole, quei gesti... ciò che era successo dopo scuola con quei bulli, doveva rimanere un segreto, un peso da portarsi dentro. Stupidi difetti.
Il ragazzo non faceva altro che sbuffare e guardare i suoi amici divertirsi. Sembrava proprio che Matsukaze, Hamano, Kageyama, e Tsurugi si stessero divertendo fin troppo a giocare a pallone nel parco, stessa cosa si poteva dire per Shindou e Kariya, ma forse non per il ragazzo dai codini rosa, il quale non faceva altro che urlare e brontolare il turchese per i suoi soliti dispetti e scherzi nei suoi confronti.
Kurama quasi voleva ridere difronte a quella scena, ma qualcosa glielo impediva. Forse i suoi pensieri. Alla fine però, qualcuno che non era dei sopracitati, si accorse finalmente delle sue emozioni e lo scrutò attento.
«Kurama...» il suo tono di voce era come al solito calmo e mellifluo, quasi a voler prendere in giro gli altri.
«Minamisawa.» mormorò in tutta risposta l'azzurro, alzando lo sguardo e incrociando quelle iridi magnetiche che, da qualche tempo, tanto lo attraevano. «C-che vuoi?» continuò infine, arrossendo lievemente.
Il viola ridacchiò divertito, e pose avanti una mano all'altro.
«...Ti va di fare due passi? Conosco un posto che sarebbe perfetto per parlare...» Kurama non sapeva cosa rispondere, ma le sue iridi color pece si illuminarono di colpo difronte a quella richiesta, e il ragazzo sembrò quasi volersi fidare di Atsushi.
«Sentiamo, dove sarebbe questo posto?»
Minamisawa indicò con l'indice una grande ruota panoramica in lontananza, dove ai suoi piedi e tutt'intorno si ergeva un fantastico, ed a quanto pare nuovo Lunapark venuto in città.
«Wow...» Norhito si lasciò scappare un commento d'apprezzamento, e ciò fece felice il violetto, il quale prontamente, gli spiegò il motivo di quella grande attrazione ai limiti della cittadina.
«E' iniziata l'estate, e... beh, questo è il primo Lunapark che Inazuma-Cho ospita. E' una nuova iniziativa, e credo che sia un'ottima idea, farà guadagnare molti soldi alla nostra città.»
L'azzurro non sembrò sicuro al cento per cento di voler visitare quel posto, soprattutto adesso che era notte fonda e dovevano entrambi tornare a casa, ma qualcosa, forse la curiosità, l'adrenalina, o forse la follia, spinse Kurama ad accettare quell'invito.
«Okay, mi hai convinto. Andiamo prugna secca.» E detto ciò, i due ragazzi si incamminarono verso quel posto, non attirando minimamente l'attenzione degli altri e correndo come pazzi fra i palazzi della città.
 

Silenzia il cellulare che non ti serve a niente
A meno che tu non voglia fare una fotografia
Di noi che ci abbracciamo forte e percorriamo via


 
I due corsero il più possibile per giungere al Lunapark di Inazuma-cho e, appena entrati, Kurama poggiò i palmi sulle ginocchia leggermente piegate cercando di riprendere fiato mentre il cuore batteva ancora battiti accelerati martellando nel petto dell'azzurro.
Quando quest'ultimo sollevò gli occhi curi come il cielo notturno non potè fare a meno di rimanere senza fiato alla vista dell'enorme ruota panoramica che stava al centro di tutto il Lunapark, illuminando, con fantastici giochi di colori, il cielo stellato della città.
Proprio in quel momento il cellulare di Kurama vibrò emettendo un sonoro << Din dong >> in segno dell'arrivo di un nuovo messaggio.
<< Tsk, Tenma è sempre il solito! >> mormorò l'azzurro a denti stretti.
Il ragazzo dalla pelle olivastra non fece nemmeno in tempo ad aprire il messaggio per venire a conoscenza del messaggio da parte del castano che già Minamisawa gli aveva tolto di mano il telefono con un abile gesto, mentre con il polpastrello della dita affusolate premette il pulsante per spegnere il telefono dell'azzurro.
<< Stupida prugna secca! Cosa diamine fai? >> protestò subito Kurama guardando storto il "rapitore" del suo amato telefono.
<< Questo non ti servirà a molto... >> fece il viola con tono calmo fissando tranquillamente con le sue iridi bordeaux l'azzurro mentre le labbra nivee si increspavano in un sorriso tra il sadico e il divertito. Il comportamento di Atsushi non fece altro che far arrabbiare ulteriormente Kurama che, invano, cercò di saltare diverse volte per superare quei cinquantatré dannatissimi centimetri di differenza che lo separavano dal suo amato cellulare finito per qualche arcano motivo nelle mani di Minamisawa che non voleva saperne di fargli usare il cellulare.
<< A meno che non voglia immortalare la mia bellezza, ovvio >> continuò Atsushi dopo aver fissato per diversi minuti la divertente scena dove Norhito saltellava cercando di raggiungere il telefono. Dopodicè si infilò nella tasca dei pantaloni il telefono dell'altro iniziando ad incamminarsi, con le mani in tasca, alla ricerca di qualche giostra che attirasse la sua attenzione.

 

A bordo di un'astronave senza pilota
Che punta verso galassie a cercare vita
Come nei Sabato sera in provinica
Che sembra tutto finito poi ricomincia


 
Il Lunapark era immenso. Sembrava non finire mai.
A quell'ora non c'era praticamente nessuno in giro, e ciò dava modo ai due ragazzi di osservare meglio quel posto che odorava di mistero.
Davanti a loro si stavagliava una grande ruota panoramica, e nonostante fosse notte, brillava comunque di un acceso rosso fuoco mescolato a dei particolari argentei.
A sinistra della visuale di Norhito, vi erano delle montagne russe di una brillante tinta azzurra come l'oceano, fatte sicuramente per i non deboli di cuore. Si leggeva una scritta in cima ad esse: "The Sprankle Russar". Kurama intuì che era quello il nome di quella trappola mortale. Osservò i binari che si alzavano quasi in modo surreale da terra, per poi piombare in una violenta discesa e gli venne un groppo in gola. Mai e poi mai avrebbe fatto quell'attrazione, ne era più che convinto.
Cercando di distrarsi dalle montagne russe killer, posò lo sguardo a destra, dove fra varie giostre minori, tiro a segno, e diavolerie varie, si ergeva maestosa una grande casa nera. All'inizio sembrava innocua, ma l'azzurro cambiò subito idea in mezzo secondo.
Le pareti scure parevano fatte di ossidiana, e tutt'intorno c'era un'atmosfera sinistra, la quale Norhito avrebbe facilmente evitato.
Quel posto brulicava di paura, e Kurama l'aveva intuito dagli scheletri, gli zombie e gli spettri demoniaci che erano attaccati qua e la nella facciata principale dell'edificio. Per di più c'erano delle strane luci verdastre intorno alla casa che parevano spettri.
Quella doveva essere la casa dell'orrore. Ne aveva visitate molte nei Lunapark in cui era stato, ma mai nessuna di quelle era riuscita a spaventarlo a morte. Eppure quella... aveva un qualcosa di terrificante. Kurama non lo avrebbe mai ammesso, ma aveva una fifa allucinante ad entrarvi dentro. Pregò con tutto se stesso che al viola non venisse la suicida idea di mettervi piede.
«Io direi che possiamo iniziare il tour dalle montagne russe, che dici?» gli domandò Minamisawa.
Il ragazzo fu scosso da un brivido per tutto il corpo. Quelle cavolo di montagne russe erano l'attrazione che più temeva di quel posto, esclusa la casa nera. Per di più il ragazzo soffriva di vertigini, e beh... fare un viaggio fra impicchiate e salite nel vuoto non era il massimo.
Atsushi lo osservò, e notò il suo improvviso cambiamento.
«Che c'è?» lo punzecchiò divertito. «Hai paura, amico?»
«N-no, ma che... andiamo, forza!» gli rispose l'altro, avviandosi sicuro verso l'attrazione scelta.
Kurama stava sudando freddo, ed aveva la faccia pallida e le mani tremolanti mentre camminava a testa alta. Aveva deciso di non mostrare i suoi punti deboli a nessuno, neanche a quel damerino irritante, e queste ne erano le conseguenze. Non molto piacevoli...
«Eccoci arrivati!» Minamisawa si fermò di colpo, per poi raggiungere i cancelli bloccati da un lucchetto. Click! Le porte metalliche cigolarono e si aprirono di colpo, facendo passare il viola.
«M-ma come...» Kurama era sbigottito. Quel Lunapark era abbastanza inquietante, okay. Non era normale che i lucchetti si togliessero da soli, no?
«Come ho fatto? Non lo so. Però, rilassati, okay? Pensa solo a divertirti!» gli rispose Atsushi, prendendo posto nel vagoncino numero 11 alla sua destra.
Norhito lo seguì inquieto, e si sedette accanto a lui.
Fece per rialzarsi, ma le cinture di sicurezza si avvolsero da sole al suo corpo, impedendogli ogni via di fuga.
Come diamine era possibile? Che quel posto fosse spiritato?
Un brivido di panico fece tremare la schiena di Kurama, e prima che potesse dire o aggiungere altro, quella sorte di diavoleria elettronica partì alla massima velocità possibile, mandando il suo cervello in pappa.
"Moriremo." pensò terrorizzato.
Il vagoncino andava sempre più veloce, facendo spirali e cerchi per aria mentre Kurama tratteneva a stento i conati di vomito. Guardò con la coda dell'occhio Minamisawa, ma il ragazzo sembrava stare apposto. Sembrava addirittura a suo agio, sballottolato da una parte all'altra.
Fecero il giro della morte tre o quattro volte consecutive, imbucando in stretti tunnel e curve immense. Sembravano una navicella aliena impazzita che andava in fiamme.
Norhito fece il terribile errore di chiudere gli occhi per qualche secondo, e quando li riaprì, per poco non svenne: la loro navicella si era fermata in una sorte di piattaforma, ma invece di essere felice, Kurama deglutì terrorizzato.
Sotto di loro c'era una discesa chilometrica, quasi perpendicolare al terreno.
Il furgoncino cigolò e si fermò un attimo. Un piccione si mise addirittura appostato sul bordo della loro macchinina. Cosa fin troppo strana.
"Moriremo insieme ad un piccione, okay!" pensò fra se e se, mentre un forte attacco di adrenalina si impossessava dei suoi muscoli.
"Ci siamo!" si disse, e un attimo dopo, sfrecciarono nel vuoto della discesa.

 
 
Sabato, Sabato, è sempre Sabato
Anche di Lunedì sera, è sempre Sabato sera
Quando non si lavora è sempre Sabato
Vorrei che ritornasse presto un altro Lunedì


 
L’azzurro non sentì nulla di solido sotto i piedi, per un attimo il suo cuore smise di battere mentre quella sottospecie di navicella percorreva tutta la discesa.
Un brivido, misto all’adrenalina percorse la schiena di Kurama mentre il vento fischiava nelle orecchie di quest’ultimo arrivandogli persino in faccia facendo muovere all’indietro i capelli azzurri.
Nohrito chiuse ancora di più gli occhi, tutto ciò che vedeva era il buio più totale, il nulla.
Strinse la cintura che l'avvolgeva il più possibile facendo diventare le nocche pallide a causa della forza usata.
Tutto quello che sembrò durare minuti, o addirittura ore durò invece pochi secondi.
Ma in pochi secondi tutto può accadere.
Una mano. Un battito. Un sorriso.
Improvvisamente l'azzurro sentì una strana sensazione di calore sul ginocchio destro, il che fece aprire per un istante gli occhi del ragazzo che incontrarono quelli magnetici e misteriosi di Atsushi che, invece di sfotterlo per bene, gli fece un sorriso dolce cercando di farlo rilassare << Va tutto bene Nohrito, non ti preoccupare >>
L'azzurro continuò a guardare il viso dell'altro che era pacato ed estremamente rilassato.
Non ci pensò neanche, i suoi pochi neuroni che erano sopravvissuti non avevano neanche avuto il tempo di collegarsi che la sua mano era già sopra quella della prugna secca.
Cercava di stringerla più forte che mai, come se potesse scappare da lui e volare via, lontano.
"Oddio, quando finirà questa serata? Io voglio scendere da qui!"
Kurama cercò di trattenere un altro conato di vomito e dopo altre due o tre capriole nel vuoto a brodo di quella navicella impazzita la tortura del povero ragazzo ebbe termine.
Ma quel sabato sera, a differenza del giro sulle montagne russe assassine, non era terminato e sicuramente Atsushi lo avrebbe fatto finire in qualche altro orribile posto di quel Lunapark spiritato.
<< Ora dove andiamo? >> chiese il viola squadrando Nohrito che tremava ancora per la disavventura sulle montagne russe.
Proprio in quel momento lo sguardo del ragazzo dai capelli color malva cadde sulla strana casa nera che emetteva curiose luci verdi.
"Oh no, tutto ma quello no...!" pensò tra sé e sé l'azzurro sperando che quel deficiente di Minamisawa non stesse pensando di mettere piede in quella casa degli orrori che gli incuteva fin troppo timore.

 
 
Sopra le stelle del cielo, e lascia sola i lè
Voglio ballare come Michael nel video di Bad
Stare leggeri come due farfalle
Appena venute fuori dal bozzolo sulla scena


 
Kurama temette quasi di farsela sotto quando raggiunse insieme a Minamisawa la casa dell'orrore.
Se da lontano incuteva paura, da vicino emanava terrore allo stato puro.
Aveva sentito molti racconti di case infestate di fantasmi, zombie mutanti e robe varie, ma non ci aveva mai creduto. Ma adesso... le luci fioche simili a spettri ed i lamenti che si udivano dall'interno dell'abitazione, non facevano altro che accapponare la pelle del ragazzo. Sembrava quasi un'entrata per gli inferi. Posto dal quale, non sarebbero più usciti.
Il ragazzo guardò Atsushi, ed un brivido gli attraversò il corpo. Il viola aveva un'aria di sfida, calma ma vigile. Non sembrava aver paura di quel posto, stranamente.
«Dai, entriamo...» gli disse Minamisawa, avviandosi verso l'entrata aperta e sparendo un secondo dopo nell'ombra.
A primo impatto Kurama sarebbe facilmente scappato da quel posto infernale, ma decise che era meglio continuare quell'avventura notturna insieme al viola.
Guardò le stelle dorate e inalò a pieni polmoni l'aria della notte: sapeva di mare, mistero e terrore. Raggiunse velocemente l'entrata e si dileguò a sua volta in quell'oscurità.
All'interno, la casa era completamente buia, ed emanava una strana atmosfera di morte miscelata a vita, come se le luci verdi del soffitto fossero veri e propri spettri. Ne guardò uno, e gli sembrò muoversi.
"Sciocchezze. Ti stai facendo influenzare." si disse fra se e se, cercando Atsushi in quella sala buia. Purtroppo però non lo vide, e decise allora di proseguire nella sua camminata, salendo un paio di vecchie scale. Ad ogni suo passo, le tegole si muovevano sconnesse, scricchiolando e minacciando di rompersi da un momento all'altro.
Sembrava proprio di essere in un film dell'orrore.
«Bu!» Una voce si levò alle sue spalle, e Nohrito urlò terrorizzato e fece un salto di almeno una decina di metri dal suolo.
Dietro di lui c'era un ragazzo che rideva divertito, con le mani attorno alla pancia per sorreggersi meglio.
«Minamisawa... sei un'idiota, lasciamelo dire.» mormorò Kurama ancora con il cuore in gola.
Ancora non poteva crederci di essere cascato così stupidamente nello scherzo del compagno. Si diede dell'ingenuo almeno un centinaio di volte, per poi continuare il tour al fianco del viola come se niente fosse.
I due attraversarono sale, labirinti, porte segrete... ma quel posto sembrava infinito, e la cosa non tranquillizzò minimamente il ragazzo. Per di più, ad ogni sala che superavano, ce n'era un'altra ancora pronta a farli morire d'infarto di nuovo.
Si ricordava ancora nitidamente i lineamenti putrefatti di quel mutante che gli era comparso a pochi centimetri dal viso. Aveva ancora impressi nella mente i suoi occhietti rossi incadescenti, la sua pelle gialla, e quei capelli neri come inchiostro. Sembrava Frankestein, solo che faceva molta più paura. E quell'alito poi... Kurama era certo che avesse bisogno di un pò di colluttorio per far sparire quella puzza insopportabile.
Ma lo zombie dall'alitosi eterna non era altro che uno dei tanti mostri in cui l'azzurro si imbatté.
In un'altra stanza infatti, i ragazzi incontrarono almeno un migliaio di scheletri con le orbite color argento e un tick sinistro alla mascella bianca, che si apriva e chiudeva producendo un realistico clock. Kurama tentò di restare con il suo solito atteggiamento strafottente, ma quando i cadaveri gli si avvicinarono e si misero a ballare una danza inquietante - forse "Thriller" di Michael Jackson- non resistette più all'impulso di evadere da quella sala. Ed infatti scappò, con in sottofondo la voce di Minamisawa che gli dava del codardo.
Per fortuna sua Atsushi smise ben presto di deriderlo, perchè nel vicolo cieco in cui si erano imbattuti, era appena comparso dal nulla un ragno gigante color inchiostro, con artigli aguzzi e occhietti verdi che ti gelavano il sangue al primo sguardo. Accanto a lui c'era uno strano bozzolo bianchiccio, come se quell'essere avesse tentato di trasformarsi in farfalla, ma avesse fallito nel suo intento. Dopotutto non era un bruco, pensò il ragazzo.
La cosa che sorprese più di tutti Kurama, era però Atsushi, il quale emise un urlo di puro terrore alla vista del mostro nero, e nonostante l'azzuro fosse impaurito come l'altro, non riuscì a non gongolare difronte alla sua espressione inorridita. Sembrava che gli occhi di Minamisawa dicessero: "Oh, guarda un ragno gigante! Non voglio diventare uno spuntino per aracnidi! Non ucciderci!"
A quanto pare il suo amico era aracnofobico, e chi poteva biasimarlo.
Quelle creature pelose non piacevano a nessuno. Tanto meno a Nohrito, che però riuscì a trascinare se stesso ed il viola fuori dalla portata del ragno, trovando un passaggio segreto nel muro.
Al centro della nuova sala c'era un divanetto. Kurama, da quanto era stanco ci si mise a sedere, senza badarvi più di tanto.
«Forse è una trappola!» esclamò Atsushi.
Ed infatti, un secondo dopo comparirono intorno ai due ragazzi una marea di spiriti che gemevano e borbottavano frasi incomprensibili fra di loro, come per maledire i ragazzi.
Quei cosi erano bianchi, verdi e neri, e brillavano di una strana luce, come se fossero qualcosa di più di semplici effetti speciali. A Norhito sembravano fantasmi di morti, ma decise di non credervi. Magari era la sua mente, che, terrorizzata, gli lanciava brutti scherzi.
Nonostante ciò che vedeva era tutta una finzione, Kurama non vedeva l'ora di uscire da quella casa infernale. Quanto mancava, ancora?
 

Sembrano tutti più contenti di noi
Ma per un giorno lo sai, possiamo essere eroi
A bordo di un'astronave senza pilota
Che punta verso galassie dove c'è vita
Come nei Sabato sera in provincia
Che sembra tutto finito, poi ricomincia


 
In quegli spiriti che emanavano luci azzurrine e verdi, Norhito vi potè notare qualcosa di strano. In quel posto che sapeva di morte gli unici che ridevano erano quegli spiriti che li guardavano sadici, sembrava quasi si divertissero a far spaventare i due ragazzi.
Sembravano tutti contenti in quella spaventosa stanza, tutti tranne loro.
Per l'azzurro non vi sembrava essere via di fuga, era intrappolato insieme ad Atsushi in quelle quattro anguste mura la cui colorata carta da parati si era man mano staccata dal muro stracciandosi, lasciando così degli spazi di intonaco di un color grigio fumo che, illuminato dalle luci verdi e azzurre che volteggiavano silenziose creando una certa atmosfera di terrore, assumeva anch'esso una colorazione verdognola.
Qua e là vi erano dei graffi sul muro e sull'intonaco, come se qualcuno, in un ultimo disperato tentativo di fuga da quell'orribile posto, avesse cercato di buttare giù il muro o per lo meno di incidervi sopra qualcosa nella speranza di salvarsi, Kurama non lo sapeva.
Negli angoli vi era qualunque specie di muschio e muffa che dava un aspetto ancora piàù decadente e spaventoso alla stanza.
Appesi alle quattro pareti vi erano alcuni ritratti -a volte anche appesi storti- di persone come conti, contesse e vari che sorridevano maligni, come se si stessero divertendo ad assistere alla scena.
Norhito si guardò intorno spaventato e poi fece un grande respiro "Coraggio, è solo finzione, nulla di questo esiste seriamente!" si disse lui mentre stringeva più forte che poteva le palpebre, però, quando le riaprì, Kurama non potè fare a meno di notare che gli spiriti maligni erano scomparsi e nella stanza tutto sembrava normale.
Non si vedeva nulla, se non una coltre di nebbia che impediva la vista del pavimento e che solleticava le caviglie dell'azzurro, nella stanza risuonava solo qualche risatina, tipico delle case degli orrori che alla fine non lo facevano mai spaventare, magari tutto era finito e forse lui era stato l'eroe della situazione agendo coraggiosamente.

Kurama tirò un sospiro di sollievo e volse uno sguardo ad Atsushi che lo guardava un po' titubante, ma di sicuro era più rilassato di prima, quando aveva visto quell'enorme ragno.
Ce l'aveva fatta! Kurama Norhito aveva appena sconfitto la sua grande paura che non era nientemeno che un'illusione!
Ma la calma regnò per poco.

Nel mentre i due stavano per alzarsi una leva accanto al divano su cui erano stati seduti scattò improvvisamente facendo rovesciare il divano che face cadere i due in una botola nascosta.
<< Prugna secca...? Secondo te dove siamo finiti? >>
<< N-non lo so, e spero di saperlo il più tardi possibile... >> sussurrò il viola a Kurama.
In quel luogo vi era il buio più totale. Poi, uno scatto face sobbalzare i due che si trovarono con addosso delle cinture salde come quelle delle montagne russe e una luce accecante s'illuminò per un istante lasciando poi spazio ad una luce blu che creava un'atmosfera piuttosto tetra mentre lucine rosse, verdi e azzurre si illuminavano tra le tenebre lampeggiando, comparendo e scomparendo in un batter d'occhio.
Ed ecco che i due amici si trovarono di nuovo su un'altra navicella del terrore ad attraversare un tunnel spiritato dove sonore e maligne risate risuonavano in quel tetro tunnel e scheletri e ragni comparivano all'improvviso.

 
Sabato, Sabato, è sempre Sabato
Anche di Lunedì sera, è sempre Sabato sera
Quando non si lavora è sempre Sabato
Vorrei che ritornasse presto un altro Lunedì


 
Una nuvola di fumo denso e grigio si stagliò sopra i ragazzi, e in un batter d'occhio, Kurama non riuscì a vedere più nulla. Cercò con lo sguardo la figura di Minamisawa, ma non lo vide da nessuna parte.
Provò allora a respirare, ma neanche quello gli fu possibile. I polmoni gli bruciavano come tizzoni ardenti.
Fu preso da un mezzo attacco di panico, ma per fortuna il vagoncino su cui erano seduti i due ragazzi si mise a cigolare, quasi volesse staccarsi, e un secondo dopo sfrecci a tutta birra nel tunnel, fra acrobazie e spericolate varie.
Kurama chiuse gli occhi, e si augurò che quell'attrazione fosse più tranquilla rispetto alle montagne russe, ma purtroppo non fu così.
Certo, a differenza della visita alle Sprankle Russar quelle giostre andavano molto più lente, ma di tanto in tanto la navicella si fermava e comparivano davanti a loro scheletri, mutanti, e mostri che l'azzurro aveva visto solo nei libri di mitologia greca. Era terrorizzato, ancora peggio del cuore della casa stregata.
Vide giganti, vampiri con capelli in fiamme e corpi nero inchiostro, e abbastanza mummie da fargli venire la pelle d'oca. Mancava solo che spuntassero fuori gli alieni, ed erano decisamente apposto.
Ad un certo punto una musica cominciò a udirsi nell'aria intorno. Era un breve motivetto con organi a canne, e le parole erano confuse, strascicate, come a voler confonderli di proposito.
"Non uscirete mai da qui! Morirete con noi!" disse una voce sopra di loro.  "Diventerete taco per lupi mannari!" ululò un'altra.
A Kurama si accapponò la pelle. Era tutto così realistico... e se non fosse sola finzione? Se quel posto fosse veramente spiritato e loro erano in trappola? L'azzurro scacciò le lacrime, alzò lo sguardo e sentì un lieve calore sulla propria mano. Notò che Minamisawa gliel'aveva  stretta, e adesso lo osservava con un'aria convincente, sicura, come per infondergli un pò di coraggio.
Nohrito fece un profondo respiro, e decise di portare entrambi fuori da quel postaccio. Iniziò a meditare con la forza del pensiero, ordinado all'attrazione di muoversi, e farli uscire da lì.
Magari stava impazzendo, ma non riusciva a trovare altre alternative migliori. Si mise a implorare e concentrarsi così tanto sul vagoncino fermo che questo, per qualche strano motivo, si rianimò e percorse velocemente i binari.
Kurama non aveva idea di come ci era riuscito, ma non potè non tirare fuori un grido di vittoria. Aveva sconfitto la paura, un'altra volta! E tutto questo sotto gli occhi di Minamisawa, cavolo se era felice!
«Dici che è la via d'uscita?» gli domandò Atsushi.
Nohrito guardò davanti a se, e notò una galleria che finiva con un'apertura al centro, dalla quale proveniva una brillante luce blu elettrica.
«Credo proprio di si...» gli rispose sorridendo.
In un batter d'occhio, i due furono investiti dall'aria fresca della notte, e finalmente piombarono fuori da quella casa. Il loro tour era finito, quella era la realtà.
«Niente più case dell'orrore, chiaro prugna secca?» esclamò l'azzurro.
Atsushi non potè fare a meno che sorridere, mettendo un braccio sulle spalle di Kurama e attirandolo a se.
«Sicuro...» disse. Adesso vieni, voglio mostrarti una cosa...
«Cosa?» domandò l'altro, arrossendo.
«E' una sorpresa!»
In tutta risposta, Nohrito emise un verso di disappunto.《Odio le sorprese...》
«C'è qualcosa che non odi, Kurama?» gli disse Minamisawa, prendendolo per un braccio e trascinandoselo dietro per almeno un centinaio di chilometri.
Si imbatterono in diverse attrazioni, la casa degli specchi, il tiro a segno, perfino in altre montagne russe sull'acqua, ma alla fine il viola si fermò nel centro del Lunapark.
Facciamo un ultimo giro su quella?» gli domandò infine.
Nohrito rimase letteralmente a bocca aperta dalla grandiosità di quella giostra.
Era la ruota panoramica che aveva visto appena arrivato al parco divertimenti.
Da vicino però, era tutta un'altra cosa.  Il colore rosso fuoco della struttura luccicava come un rubino nella notte. E le cabine erano color oro e argento, così luminose da far male agli occhi. Inoltre si affacciava sul lago e su tutta la cittadina di Inazuma-Cho, ed era uno spettacolo a dir poco mozzafiato.
《Wow...》 quella era la ruota panoramica più bella che Kurama avesse mai visto, non c'erano dubbi. Doveva assolutamente farci un giro. Magari con Atsushi.

Dì alla tua madre di andarsene a letto tranquilla
Tu sei la bionda stasera, io sono il gorilla
Ti porto a vedere il mare in cima al grattacielo
Mentre i ciecchini ci sparano, noi prendiamo il volo


 
Il viola guardava con un sorriso, stranamente dolce, Norhito che stava ancora ammaliato ad ammirare quell'enorme ruota panoramica che ruotava maestosa al centro del Lunapark.
In quel momento Atsushi si avvicinò ai comandi della giostra, premette un bottone verde che se ne stava al centro dei comandi, tra leve e pulsanti vari, facendo così fermare l'enorme giostra.
Così prese l'azzurro per un polso e lo portò all'interno di una di quelle cabine oro e argento dalle quali si godeva di una vista mozzafiato.
I vetri, talmente cristallini, sembravano neppure esserci.
Tutto, da quell'incredibile altezza sembrava minuscolo, comprese tutte le attrazioni e giostre del lunapark.
Kurama potè vedere i cancelli che delimitavano la zona del lunapark e al di fuori di quei cancelli vi era il resto del mondo.
Le abitazioni, viste da lassù, erano paragonabili a piccole costruzioni o Lego, mentre, dall'altro lato della città, la pianura iniziava pian piano ad innalzarsi fino a formare colline verdeggianti che, pian piano, si trasformavano in montagne innevate che svettavano alte nel cielo blu.
Tutto era illuminato da qualsiasi forma di luce o insegna luminosa che potesse esistere e rendeva ancora tutto più particolare: alcune lampeggiavano, altre rimanevano fisse, altre cambiavano colore...
Proprio quando la cabina dei due arrivò alla sommità della "rotta" della ruota panoramica, quest'ultima si bloccò fermandosi in alto.
Lì il cielo stellato sembrava essere ancora più vicino.
Un mare d'inchiostro nero immacolato, senza traccia di nuvole che ne potessero rovinare la bellezza e poi, quelle piccole stelle che brillavano maestose in quel cielo oscuro danzando sulle note della melodia del vento che si muoveva repentino, emettendo fruscii di foglie e rami, tutto, all'infuori di quella cabina sembrava magnifico, perfetto... bellissimo.
Ma lui non si sentiva né magnifico, ne perfetto, ne magnifico, ne tantomeno bellissimo.
Atsushi sembrò quasi percepire quella negatività nell'azzurro e, dopo essersi avvicinato a quest'ultimo, che era stato incollato al vetro della cabina, posò il suo mento sulla spalla di Norhito dovendosi abbassare di molto.
<< Hei, Nohrito, tutto bene? Ti vedo giù di corda ultimamente... anche oggi, al campo, mi sembravi strano. Anche il giorno del tuo compleanno ti è capitato qualcosa di brutto? >>

A bordo di un'astronave senza pilota
Che punta verso galassie dove c'è vita
Come nei Sabato sera in provincia
Che sembra tutto finito, poi ricomincia
Come in un Sabato sera italiano,
Che sembra tutto perduto, poi ci rialziamo.


 
Kurama non sapeva che dire.
Doveva fidarsi di Atsushi o no? Forse, dopo tutto ciò che avevano passato in quel Lunapark infernale, era arrivato il momento di aprirsi al viola. Tentar non nuoce, giusto?
«Beh... dei bulli mi hanno insultato, preso in giro pesantemente per...» la voce dell'azzurro si incrinò, pensando a quei ricordi. Certo, non era la prima volta che qualcuno si faceva beffe di lui, ma il dolore provato era sempre lo stesso.
«Per...? Continua, dai» gli disse Minamisawa, mettendogli una mano sulla schiena per attirarlo più a se.
Nohrito trasalì. Era strano quel suo atteggiamento... Da quando era diventato così dolce e comprensivo? Che fine aveva fatto il ragazzo strafottente che conosceva?
«Mi hanno preso in giro perchè sono basso, okay? Hanno detto che assomiglio a un puffo, ad un nano brontolone... ed io ci sono rimasto male...» gli rispose con un fiato di voce l'altro.
«Beh, secondo me non sei un nano brontolone! E poi non è che puoi arrabbiarti più di tanto. Tu sei così... e devi accettarti. L'altezza, l'aspetto fisico non sono tutto. Contano anche le emozioni ed i sentimenti che hai dentro e che fai provare a chi ti sta vicino» gli disse Minamisawa. «Anche sul mio conto ne dicono tante. Ma la cosa giusta da fare è fregarsene, essere se stessi ed accettarsi. Perchè se non siamo noi a piacerci, non andremo mai d'accordo con nessuno, capisci?» gli domandò infine.
«In un certo senso si... Cioè, adesso ho capito che devo fare.» rispose l'altro.
«Non sarà facile all'inizio...» esclamò Atsushi.
«Lo so, comunque... g-grazie... » Kurama arrossì, e per non far vedere il rossore sul suo viso, abbracciò il viola, sprofondando nel suo petto.
Quella vicinanza lo calmava. L'odore fresco e intrigante del profumo di Minamisawa inebriava le sue narici, e l'azzurro voleva restare lì per sempre.
Magari era ridicolo a dire così, ma in quel momento non gli interessava più di tanto.
«E poi...» continuò il viola. «A me piaci così. Non sei niente male, Kurama...» e detto ciò, rispose all'abbraccio. E rimaserò lì, sospesi su quella ruota panoramica fra le stelle.


Sabato, Sabato, è sempre Sabato
Anche di Lunedì sera, è sempre Sabato sera
Quando non si lavora è sempre Sabato
Vedrai che poi ritorna presto un altro Lunedì


 
I polmoni di Norhito iniziarono a bruciare insistentemente, mentre il cuore dell'azzurro martellava all'impazzata nel suo petto, batteva così forte che temeva che Atsushi lo potesse sentire. Ma ciò che veramente sorprese Kurama fu il fatto che, appoggiando l'orecchio al caldo petto di Atsushi, potesse sentirvi il suo cuore battere ad un ritmo più accelerato del solito.
Poi, la ruota panoramica si sbloccò riprendendo a girare mentre i due erano ancora lì, uno abbracciato all'altro e nessuno dei due aveva idea di porre fine a quell'abbraccio.
La ruota si fermò a fine giro e i due scesero dall'enorme struttura, ma nessuno proferì parola su quello che era accaduto in quella ruota panoramica.
Atsushi iniziò improvvisamente a correre invitando l'azzurro a seguirlo, fu così che i due si ritrovarono nell'ennesima corsa in quel strano e magico lunapark.
<< Prugna secca, dove stiamo andando? >>
Minamisawa non proferì parola e continuò a correre fino a quando non arrivò ad un enorme albero sul quale vi era una piccola scaletta in legno.
<< Forza, saliamo! >>
<< C-cosa dovremmo fare noi? Ma sei fuori? >>
<< Avanti, non è poi così difficile, Norhito >>
Sbuffando, l'azzurrò salì la lunga scalinata cercando di evitare di volgere lo sguardo al terreno che ormai non stava più sotto i suoi piedi.
Con le gambe tremanti, in un modo sconosciuto persino a lui, riuscì a giungere alla fine della scalinata dove vo trovò un ramo più spesso e robusto degli altri, come indicato da Atsushi, ci si sedette sopra e attese che l'altro, con abili scatti da felino, lo raggiungesse.
Da quel ramo si godeva di una vista fantastica e le stelle che illuminavano il cielo creavano ancora più atmosfera.
Proprio in quel momento gli occhi scuri di Norhito si illuminarono alla vista di una stella cadente.
<< L'hai vista anche tu quella stella cadente, Norhito? >> chiese il viola puntando le sue iridi magnetiche in quelle dell'amico.
<< Sì, l'ho vista >>
<< E l'hai espresso un desiderio? >>
<< Vorrei diventare più alto... >>
<< E io vorrei stare per sempre al tuo fianco >>
Detto questo Minamisawa stampò un lieve bacio a fior di labbra all'azzurro lasciandolo basito, mentre il cuore gli batteva all'impazzata.
<< Ti amo, Kurama Norhito. >>
Qualcosa, in lontananza, all'interno del lunapark si muoveva, una luce, sì.
Atsushi capì subito di cosa si trattava e con un balzo scese dall'albero invitando anche Kurama a fare lo stesso.
<< A quanto pare qualcuno non gradisce la nostra visita... >> disse sarcastico Atsushi stringendo saldamente la mano si Kurama e iniziando a correre il più veloce possibile verso l'uscita del lunapark prima che quella guardia li fermasse.
Mentre correvano fuori dal misterioso lunapark Norhito, toccandosi le labbra ancora calde, non potè fare a meno che pensare al fatto che Minamisawa Atsushi l'avesse baciato.
Un segreto che sarebbe rimasto solamente tra loro, le stelle e quel fatidico sabato.


Ma è troppo Sabato qui...
Un altro Lunedì...
E' troppo Sabato qui...

 
 
 
 
 
 
-Angolino delle feste di compleanno in ritardo! C:

M-Ma salve popolazione di Efp! Spero vi sia piaciuta questa song-fic! ^^
E salve pure a te caVa Stefania... Hai visto cos'abbiamo pubblicato per te, io e Chiaracchan?? C:
Pensavi davvero che ci fossimo scordate di te eh?! x3
Beh, sappi che non è affatto così! :'D
Io e la caVa Chiara sapevamo che il tuo compleanno era il 22 Maggio, ma... beh, abbiamo deciso (anzi, IO ho deciso, visto che l'idea è stata mia... x3) di fare le sadiche con te! Così ti abbiamo fatto aspettare un casino di tempo, non calcolandoti minimamente, per poi pubblicarti le due fict oggi, tre giorni più tardi quando meno te lo aspettavi! C:
Siamo simpatiche tanto, vero?! xD
Beh, poi che dire... credo che sia inutile che ti dica che ti considero come una sorella, una con cui puoi parlare di tutto e di più, essendo sempre me stessa e roba così, perchè credo che tu già lo sappia. Non mi era mai capitato di trovare persone con i miei stessi gusti che capissero bene ciò che penso o provo, ma come si dice... c'è sempre una prima volta a tutto, no? E bene eccoti qua, con un anno in più da portare sulle spalle! (Vecchiuzza caVa :33)
L'unica cosa che ti dico è che ti voglio bene... davvero, e non lo dico tanto per fare scena o che, ma perchè lo penso davvero. Ti voglio un mondo di bene, sorella! <3
E niente... perdonami per... emh, aver fatto la sadica insieme a Chiaracchan e averti fatto pensare che non eri cagata da nessuno lol! ^^"
Adesso è meglio che vada,
Un abbraccione a tutti e specialmente a te! <3


-Beta-Chan
   
 
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