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Autore: the spirit eater    25/05/2015    1 recensioni
E prima di servire Ciel Phantomhive Sebastian avesse servito una persona molto strana? E se avesse incontrato un Ciel ancora bambino?
Una storia dal sapore di Zenzero e Miele: la storia di Charles Clock e la storia di Sebastian.
Warnings: Basato sulla versione manga, possibile shonen-ai
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Undertaker, Vincent Phantomhive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Charles Clock era come un orologio: senza bisogno di alcuna sveglia apriva gli occhi ogni mattina esattamente alle 8:30, un orario adatto per un uomo dedito al lavoro.

Quando le palpebre del giovane si alzarono si trovarono d'innanzi una candida camicia bianca.

Charles alzò gli occhi confuso, davanti al suo viso, giusto a pochi centimetri, Sebastian lo guardava intensamente.

Il londinese arrosì violentemente buttando il proprio famiglio giù dal sontuoso letto matrimoniale a baldacchino: un turbinio di coperte si alzò in aria nella semi ombra della camera da letto.

“Eh?! Eh?! Ehhh?! C...Cosa stavi facendo Sebastian?!”

Lo sguardo del poveretto era sconvolto, le gote erano arrossate, i tanti capelli morbidi erano arruffati.

Il diavolo lo guardò candidamente stupito: “Ieri sera mi hai chiesto di cantati una ninna nanna non te lo ricordi?”

Charles annuì vigorosamente e poi si bloccò di colpo

“E questo che c'entra?! E poi non ricordarmelo! E' terribilmente imbarazzante!”

Sebastian si alzò in piedi dando precisi colpetti ai pantaloni per eliminare le pieghe.

“Beh ti sei addormentato e se mi fossi mosso avrei corso il rischio di svegliarti, trovo che fosse logico rimanere immobile...”

Clock lo fissò per un paio di minuti in silenzio, la stanza era pervasa da un lieve odore di gigli.

“Ehei, ma tu...Sei rimasto immobile per otto ore?”

“Certo”

Clock scoppiò a ridere

“O mio Dio! Che scemo! Non ci credo!”

Delle piccole lacrime avanzavano agli angoli degli occhi del ragazzo colpito da volenti spasmi di risa.

Sebastian dissimulò la propria irritazione andando ad aprire le tende. Quello fu il suo più grande errore: appena la luce invase la camera Clock vide qualcosa di del tutto nuovo. Sebastian aveva i capelli completamente disordinati, spiegazzati e arruffati. E lo guardava come al solito, con quella faccia da adulatore e gran seduttore che diceva “I'm a dandy”, ma coi capelli dell'uomo di neandertal.

“Oh, mio Dio!”

Charles riprese a ridere più forte di prima, non riusciva più a trattenere le lacrime, iniziò a rotolare sul letto, cadde.

Sebastian si rese immediatamente conto della situazione e si aggiustò.

“Charles, vado a fare le prime faccende, ci vediamo dopo”

“No...No...ah...ahahahahah...Aspet...Ahahahah...Asp...Aspetta”

Il famiglio chiuse la porta violentemente

“Oddio, c'è rimasto male...”

Riprese a ridere.

Qualche minuto dopo smise.

Fissava il soffitto.

“Oggi mi sono fatto proprio quattro risate, quasi come quando c'eri tu, sai? Mi manchi...”

Alzò la mano verso l'alto tentando come di afferrare qualcosa di invisibile.

Lo sguardo di Charles si intristì, subito dopo si alzò dal letto.

“La giornata di oggi è parecchio impegnativa, forza!”

 

Uscì dalla camera con una faccia ancora assonnata mentre si dirigeva al solito tavolo, apparecchiato come sempre.

Sebastian lo guardava, forse, nel profondo delle sue pupille, vi era una vena d'imbarazzo. No, doveva essere una sua suggestione.

Il demone era compostamente seduto, i capelli neri come quelli di un corvo erano lisci, quasi come quelli di un asiatico.

Osservava a tratti con un vago senso di disgusto la calda bevanda bianca che aveva davanti.

Charles si sedette.

Nel momento in cui il giovane avvicinava la tazza dalla ceramica tiepida alle sottili labbra un dolce calore iniziava a pervaderlo: una tempesta di ricordi lo avvolgeva mentre il latte gli riscaldava il cuore, il miele curava le profonde ferite del suo animo e lo zenzero riaccendeva i sentimenti in lui sopiti.

Preso il primo sorso posò delicatamente la tazza sul tavolo: quella mattina, vuoi per imbarazzo o chissaché i due si parlarono poco o nulla.

Il giovane si alzò, il suo “amico” lo seguì.

Attraversarono lentamente molti corridoi antichi con appesi alle pareti quadri dai volti anonimi, che nessuno ricordava.

Una volta nella stanza i vestiti di Clock iniziarono a cadere lentamente al suolo tolti dalle longilinee dita di Sebastian. Nella stanza regnava un'ipnotica penombra, la svestizione era lenta, avrebbe potuto parere una qualche danza rituale.

Delle fredde parole si mossero sinuose tra il silenzio.

“Cosa dobbiamo fare oggi Sebastian?”

Il demone si avvicinò da dietro la schiena dell'altro sussurandogli alle orecchie

“Oggi dobbiamo andare a villa Phhantomhive. Non abbiamo preso altri impegni, è impossibile sapere se questo incontro ci farà sorgere nuove irrimandabili occupazioni”

Una flebile luce rossa, quasi d'eccitazione brillò per un istante

“Quanto tempo mi rimane Sebastian?”

“Quattro giorni, 17 ore e 59 minuti o 113 ore e 59 minuti o ancora 6836 minuti. Ovvero 410340 secondi.”

Charles questa volta parve celare alla perfezione i propri sentimenti.

Le tende della stanza vennero aperte di scatto

“Sebastian, ricordami qual è l'impegno più importante della giornata!”

“La solita cosa Charles: rubare un pugno di zenzero in polvere”

“Esattamente, Sebastian. Esattamente.”

 

Uscirono velocemente di casa ributtandosi tra le affollate strade di Londra. Gli uomini che riempivano quelle strade erano di tutti i tipi: odori nauseabondi si mescolavano ai profumi più raffinati, tutto era in movimento: colori, movimento, vita.

Ma lo sguardo di Charles, in quella piccola carrozza che si spostava lentamente saltellando ogni tanto quando le ruote incontravano qualche ostacolo, era perso nel vuoto.

Arrivati a destinazione vennero accolti in casa Phantomhive: in entrata un bizzarro vecchietto dalla capigliatura ormai quasi bianca e con un tondo monocolo fece strada agli ospiti.

Nel salone principale due cameriere stavano pulendo.

Vennero accompagnati velocemente allo studio.

Vincent era come due giorni prima dietro alla scrivania con un fare rilassato e quasi affascinante.

Per un attimo a Charles parve di vedere Sebastian.

Vincent era davvero molto simile nel portamento al suo famiglio.

“Oh, ben arrivati”

Alzando gli occhi dalle scartoffie il nobile aveva aveva scorto gli ospiti.

“Disturbiamo?”

Vincent soffocò una risata

“Se non erro siete apparsi dal nulla giusto l'altroieri, davvero vi preoccupa il disturbarmi oggi?”

Il volto di Charles si dipinse leggermente di rosso: quando doveva passare all'azione era freddo e imperativo, ma quando si rendeva conto delle sue azioni era solito avere reazioni esagerate.

Il ragazzo mise la mano tra i morbidi capelli biondi e accennò un segno di scusa.

“Parliamo di cose serie”

Vincent si alzò dalla massiccia sedia in legno posando i palmi sulla scura scrivania coperta da centinaia di fogli sulla quale capeggiava solo una cornice con una foto.

L'uomo si avvicinò ai due che non volevano scollarsi dalla porta d'entrata.

Percorse l'ampia stanza completamente arredata in mogano: parquet, mobili e sculture: era tutto così solenne ed “importante”

“Avete scoperto qualcosa?”

Il conte sorrise suadentemente, era similissimo a Sebastian.

“Io sono Il Conte Phantomhive! Ovviamente so già tutto di quella banda di bastardi”

Non si era scomposto, era rimasto elegante e gelido anche nel dire una frase così scurrile e sgraziata.

Charles lo guardava ardentemente: era entrato in modalità “cold”.

“Negli ultimi tempi si sono ampiamente rinforzati, come dicevi tu pare che abbiano acquisito un uomo dal potere molto particolare”

Lo sguardo del nobile cadde su Sebastian indagando il suo corpo scrupolosamente.

“Dove hai trovato un servitore del genere?”

“Servitore?”

Chareles era perplesso

“No, no, siamo solo amici!”

“A che giochetto perverso state giocando?”

Charles arrosì di nuovo

“Torniamo a parlare di cose serie: Sherwood non ha un nascondigli stabile, reclutano gentaglia dalle strade. Un tempo erano veri ladri gentiluomini, da qualche tempo hanno iniziato a reclutare gente a destra e manca: si muovono nei bassifondi. Sono molto dinamici, ma il capo è uno solo,”

“Quando?”

Charles aveva omesso ogni singolo passaggio, ogni fronzolo d'arte oratoria.

“Dopodomani proveranno un assalto a casa Hearts”

“In quanti saremo?”

“Tenterò di radunare i migliori uomini di cui dispongo, un gruppo di più di una dozzina sarebbe sospetto.”

“Ok”

Charles si voltò e fece per andarsene.

“Alle undici davanti al Big Ben”

“Che luogo pomposo per darsi un appuntamento”

Clock alzò il braccio destro simulando un saluto mentre Sebastian camminava alle sue spalle.

Scesero le scale venendo investiti da un odore di te verde: il maggiordomo che li aveva fatti entrare stava sorseggiando quella bevanda in una tazza di terracotta orientale.

“I signori devono già andare via?”

Poco prima che la frase finisse si sentì un'altra voce

“Signorino Ciel, la prego! Si fermi”

Un esserino minuto di poco più di tre anni corse verso i due.

“Celine, prima voglio salutarli!”

Il bimbo si butto abbracciando Sebastian, gli arrivava malapena alle ginocchia. Un brivido gelato percosse la schiena del diavolo, ma cosa diavolo era? Di nuovo?!

“Signore il papà mi ha detto che lei mi ha salvato, volevo tanto ringraziarla!”

Charles si chinò per mettersi al livello del piccolo Ciel.

“Figurati!”

Gli mise una mano nei capelli e lii arruffò leggermente.

“Ora però potresti lasciar andare il mio amico? Siamo proprio di fretta!”

Il piccolo sgranò gli occhi e aprì le braccia talmente velocemente che per poco non cadde a terra

“mi scusi!”

“Di nulla, ci vediamo piccolo!”

I due uscirono dal portone.

Sebastian era bianco

“E così hai paura dei bambini!”

“Ma fammi il favore” Il diavolo era vagamente arrossito. Pareva che negli ultimi giorni Charles riuscisse addiritura ad avere la meglio su di lui.

“Sebastian...”

“Dimmi”

“Quanto in alto riesci a saltare portandomi in braccio?”

“Eh?”

Il giovane saltò tra le braccia del demone

 

Pochi minuti dopo i due osservavano Londra dalla cima del Big Ben.

“Come mai hai voluto venire fin quassù?”

Da così in alto la città pareva un oceano di piccole lucine. Charles era seduto sul tetto con una gamba stesa ed una piegata a 45 gradi

“Nulla, quel Vincent mi ha fatto venire in mente che non ero mai stato SOPRA al Big Ban e fintanto che ho te ho voluto approfittarne.”

Sebastian sorrise

“Ohi, ohi, mi stai sfruttando troppo in questo periodo!”

“Taci stupido demone!”

Sebastian guardava Charles: in quel momento aveva realizzato una cosa. Il suo padrone era proprio simile a quelle bestie, come le chiamavano gli umani? Ah, già gatti! Attirava sempre l'attenzione, e voleva sempre essere coccolato, era molto esigente, ma anche misterioso. Su quel tetto poi pareva proprio un felino.

“Sebastian...”

“Dim...” non riuscì a finire le parole, ciò che vide lo bloccò

“...E se non avessi abbastanza tempo?”

Charles guardava nel buio il suo compagno: sulla pelle ambrata del suo viso cadevano copiose larime.

“Lo sai Sebastian, anche se non te lo dico...”

Il futuro magiordomo aveva la mente ricolma di pensieri.

Non dirlo, non dirlo, il tuo mistero cadrebbe. Sei un gatto, non farlo!

“...io...”

E se lo facesse? Sarei di nuovo libero dal suo pensiero,,,Fallo, su forza!

“...ho tanto paura”

Nel buio, illuminato dalla flebile luce della luna quel ragazzo stava sorridendo. Stava sorridendo mentre le lacrime gli rigavano il volto. Stava sorridendo mentre stava dicendo di aver paura di morire. Il mistero di Charles Clock non era affatto svanito. Il demone nell'oscurità fissava il suo master come mai aveva fatto prima d'ora: con uno sguardo misto di odio, rabbia e...interesse.

Si asciugò le lacrime con la manica del soprabito

“Forza scendiamo oppure a casa si proccuperanno!”

Si alzò così velocemente in piedi che scivolò: iniziò una franosa caduta nel vuoto del cielo di Londra.

Il famiglio fu veloce, riacciuffò il suo padrone e fece finta di nulla.

“Yes. My master!”

Charles sorrise.

I due scesero dalla struttura in una caduta leggera e dolce, come l'ascesa di un angelo.

Appena toccarono il suolo da lontano si sentì il grido di una donna

“Al ladro!”

“Sebastian va e stermina il male!”
“Yes, my master!”

“Questo è solo un saggio di quanto accadrà tra due giorni”

Sebastian si voltò e sparì nel buio.

Alla fin fine il suo padrone, quell'uomo era dannatamente interessante!

 

Salve a tutti Sono Spirit Eater l'autore ritardatario che tutti avete maledetto!
No a parte gli scherzi sono un giovine studente in procinto di maturarsi e quindi ho avuto vari problemi scolastici a cui far fronte: per farvi capire la situazione per mezzo mese dovevo solo correggere mezzo capitolo e non ne trovavo le forze!
Causa esami di Stato temo che anche il prossimo capitolo potrebbe tardare, ma tranquilli che tutto il tempo perso sarà recuperato in estate!
Uno speciale ringraziamento va a jas peg che si è immolta regalandomi il bellissimo disegno che vedete in questo capitolo. Charles è un po' più reale, è uscito dalla mia mente ed è entrata in altre, questa cosa mi esalta non poco!
“Ginger and Honey, this is the magic. Put them into milk, and of your wish think"

P.S.
Dubbi o perplessità? lasciateli nei commenti e risponderò!
        
P.P.S.
Sono uno dei due membri del duo (forse trio tra un po') RedCircus: un account per più persone che vogliono scrivere fan fiction a 4 o più mani.
Se cercate nuovi autori con cui confrontarvi o con cui scrivere storie potete fare una richiesta al sottoscritto ^^
  
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