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Autore: Adeia Di Elferas    27/05/2015    3 recensioni
[ao haru ride]
Dopo la gita scolastica, Murao decide di andare alla cerimonia funebre per la nonnina, l'anziana negoziante che ha badato a Kominato fin da quando lui era piccolo. Lungo il tragitto, Shuko si interroga sul perché della sua decisione di andare da sola alla cerimonia, ma solo all'arrivo darà una risposta sincera alla sua domanda.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The scent of air after the rain...'
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 Non sapeva dire perchè alla fine avesse deciso di andare davvero. In fondo cosa c'entrava lei? Si trattava di una cosa privata, per Kominato, una cosa in cui lei non doveva intromettersi.

In fin dei conti, lui non ne aveva chiesto a nessuno di andare, neppure ad un amico stretto come Ko.

E allora perchè lei si era sentita in dovere di cercare un vestito ordinato, controllare l'ora della cerimonia e presentarsi?

E soprattutto, perchè lei, Shuko, non l'aveva detto a nessuno?

Avrebbe potuto portare con sé Futaba, o qualcun altro, chiunque, tanto per non presentarsi da sola. Avrebbe potuto fingere di aver creato una specie di piccolo gruppo di sostegno, un drappello di amici per dimostrare a Kominato che gli stavano vicini.

Invece no, aveva fatto tutto da sola e tutto senza farne parola a nessuno, come se avesse paura di far venire in mente a qualcuno di accompagnarla.

Guardò distrattamente l'ora sul cellulare, col pretesto di controllare eventuali mail o chiamate perse. Era in anticipo.

Cominciò a camminare con più calma, mentre cominciava ad agitarsi. Non era da lei, lasciarsi prendere da quel senso di ansia e di inadeguatezza.

Mentre metteva lentamente un piede davanti all'altro sul marciapiede, si mise a ripensare a tutto quello che era successo nell'ultimo anno. Erano stati mesi pieni, che l'avevano profondamente cambiata, anche se spesso non voleva darlo a vedere.

E Kominato... Aveva cominciato ad essere anche lui una presenza importante, e il fatto che Shuko stesse andando alla cerimonia funebre della nonnina ne era la prova.

Aveva la gola secca, preda di nuovo del dubbio che l'aveva accompagnata fin dal risveglio. Stava facendo la cosa giusta? Cos'avrebbe pensato Kominato? Si sarebbe montato la testa oppure avrebbe preso quel gesto per quello che era, ovvero solo una dimostrazione di affetto ed amicizia?

Malgrado non lo volesse ammettere, le aveva fatto un certo piacere sapere che Kominato si era infatuato di lei, all'inizio. Poi, però, quando aveva capito che era qualcosa di più forte di un'infatuazione infantile e immatura, aveva cominciato ad averne paura. Nella sua mente, lei, Shuko Murao, era nata per coronare il suo sogno con il professor Tanaka. Non c'era posto per un ragazzino come Kominato.

Certo, ultimamente aveva dovuto accontentare il professore e promettere di vivere la propria vita, ma il suo progetto restava, c'era ancora, lì, sotto un cumulo di cenere, il fuoco ardeva sempre e prima o poi avrebbe ripreso vita e avrebbe incendiato ogni cosa. Sì, sarebbe andata così, il professor Tanaka poteva dir quel che voleva, sarebbe andata così e basta.

Passando davanti ad una vetrina, Shuko si vide riflessa e si fermò un istante ad osservarsi. Aveva un'espressione impenetrabile e seria, difficile da interpretare. Si chiese se il suo volte fosse così, il più delle volte, o se fosse anche in grado di lasciar tasparire di più.

Provò a sorridere, ma il risultato non le piacque poi molto. Si rifece seria, fissando il riflesso dei propri occhi.

Poi notò che nel negozio c'era una donna di una certa età che la squadrava incuriosita e allo stesso tempo un po' perplessa. Così, facendo finta di nulla, si rimise a camminare per sottrarsi a quello sguardo inquisitore.

Vedere quella donna dalla vetrina le fece tornare in mente il suo incontro con la nonnina e il modo dolce e amorevole con cui le aveva parlato di Kominato da piccolo. Doveva essere un bambino adorabile, anche se un po' pesante.

Shuko non sopportava i bambini piagnucoloni. Era contenta che Kominato fosse cambiato, con gli anni.

Ecco, era praticamente arrivata. Rallentò ulteriormente il passo, come se improvvisamente avesse cambiato idea.

Si diede della stupida e si sforzò di colmare quell'ultima distanza.

Affiancò la scritta 'cerimonia funebre' appesa alla parete e vide molti uomini e donne vestite a lutto che entravano meste dalla porta principale.

Questo la rincuorò abbastanza, perchè significava che la nonnina era stata ben voluta e che in molti la volevano ricordare. Di certo a Kominato avrebbe fatto piacere, vedere tutta quella gente.

Entrò in silenzio, passando accanto a un uomo contrito che non la guardò nemmeno, forse immerso nei ricordi o nelle preghiere.

E poi lo vide.

Kominato era di spalle, aveva la testa un po' china, camminava piano, come se fosse riluttante all'idea di salutare per l'ultima volta una donna che aveva avuto un grande ruolo nella sua vita. Una sconosciuta che era diventata come una parente stretta, un'amica sincera...

Senza riuscire a resistere, Shuko disse, a voce bassa: “Kominato...”

Finalmente, Kominato si voltò, alzò gli occhi e vide Shuko.

Ecco, era per quello. Era per quello che alla fine aveva deciso di andare, adesso se ne rendeva conto.

Più che per dimostrare affetto e amicizia, più che per dare sostegno morale... Shuko aveva deciso di presentarsi, e da sola, nella speranza di vedere quello sguardo, quegli occhi che, nel vederla, si illuminavano e dicevano mille cose in una frazione di secondo.

“Murao?” fece lui, sorpresa e sollevato nello stesso momento.

Shuko avrebbe voluto dire molte cose, di cui di certo si sarebbe pentita. Così decise di stare zitta, per il momento, e per trattenersi ancora meglio, andò a rendere omaggio, sicura che Kominato la stesse seguendo con i suoi grandi occhi da bambino.

 

   
 
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