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Autore: peeksy    27/05/2015    0 recensioni
E fu investito da una valanga di emozioni.
Le aveva già sentite in poche occasioni, ma ogni volta che accadeva, era una buona cosa. Qualcosa stava per cambiare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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La pioggia batteva incessante sulla strada al pomeriggio. Gli pneumatici delle auto suonavano sull'asfalto bagnato un'armonia pacata. I ritmi frenetici della città sembravano inesistenti quando pioveva, sembravano quasi cullare chi li stava ad ascoltare, dopo una stancante giornata lavorativa oppure durante una semplice passeggiata.

 

Alla fermata di un autobus, un ragazzo stava aspettando da solo. Il suo nome è Assaf. Stava aspettando per tornare a casa. Nessuno di norma a quell'ora prende quell'autobus, specialmente in una brutta giornata come quella, ma lui si era ormai abituato alla solitudine di quel posto, o quasi. Insomma, l'autobus non passava frequentemente e nell'attesa non si sa mai come ammazzare il tempo. Gli sarebbe servito qualcuno, questo lo sapeva.

 

Quando l'autobus stette per arrivare, Assaf si alzò dalla panchina vicino alla fermata e richiuse l'ombrello. Finalmente, il momento era giunto anche quel giorno. L'autobus era in arrivo. I suoi solitari pensieri lasciarono spazio alla realtà. Dopo 30 minuti, l'attesa stava per finire. Avvicinandosi alla strada si bagnarono anche i suoi capelli biondi, prima tenuti al sicuro da un berretto: il ragazzo stava già pensando al caldo di casa. Tuttavia una voce sovrastò quella sensazione di agio.

 

- “No! Aspetta! Non devo arrivare troppo tardi!” sentì in lontananza.

 

Una voce stridula ma vivace gridava da dietro. Un ragazzo bruno, paffutello e impacciato, ma dall'aria simpatica stava perdendo l'autobus che Assaf stava, invece, per prendere.

 

In quell'istante Assaf si girò, osservò il ragazzo e fu colto dal senso di colpa: quello sfortunato stava per ricevere la stessa, brutta e noiosa sorte che lui stesso era solito a sperimentare ogni giorno. Non se la meriterebbe nessuno e inoltre quel ragazzo pareva così sciagurato e innocente. Assaf faceva fatica a ragionare,una strana sensazione lo faceva stare fermo, si sentì tirato in causa senza aver combinato nulla. No, non era una bella sensazione da provare.

 

L'autobus arrivò e si fermò. Quel ragazzo stava correndo e ansimando.

 

Assaf si trovò tra due situazioni opposte.

- “Cosa faccio? Salgo e vado a casa oppure sto in sua compagnia sotto la pioggia?”  
Fu costretto a decidere forse con troppa fretta, ma non riuscì a immaginare nulla oltre la sfortuna di quel paffutello là. Era sua caratteristica l'altruismo, quindi decise di non salire.

E l'autobus se ne andò.

 

Assaf osservò l'autobus allontanarsi mentre la pioggia batteva sulla sua testa bionda.

Quel ragazzo invece ansimava, la pioggia sembrò non fargli nulla. La rabbia per aver perso quell'autobus era incontenibile.

Voltandosi verso di lui, Assaf cercò di trovare le parole giuste per esprimersi correttamente, non avrebbe voluto infastidire una persona in quel momento già infastidita.

 

- “H-hey, mi dispiace che tu abbia perso l'autobus...m-ma se vuoi posso farti compagnia!”
Cercò di guardare il ragazzo dritto negli occhi, voleva mostrargli compassione ma mostrò solo timidezza.

 

- “Ti ringrazio, ma ormai è troppo tardi. Devo andare a casa ma non ce la faccio più ad arrivare in tempo ora. Meglio incamminarmi, sarebbe inutile aspettare qui.” affermò quel ragazzo con un accenno di sorriso.

 

“-Però perché tu non sei salito invece?” aggiunse curioso.

 

A quella domanda, Assaf impallidì e non poco. Non avrebbe saputo veramente dargli una risposta. Si era sentito in colpa e non avrebbe voluto che lui stesse solo sotto la pioggia, ma quella risposta lo avrebbe fatto sembrare inopportuno.

 

- “Ho visto una persona che odio su quel bus e dunque ho preferito non salire.” espresse così la prima scusa venutagli in mente, sollevandosi così da un carico di emozioni.

 

- “Comprendo quella sensazione.” disse il giovane dai capelli bruni ridendo. “Comunque puoi chiamarmi Gattuso, piacere di conoscerti!”

 

- “Piacere Gattuso, mi chiamo Assaf” rispose allegro il ragazzo biondino con il berretto.
Per la prima volta, si trovò con qualcuno in un posto abitualmente deserto. Forse, non salire su quell'autobus era stata veramente la cosa giusta.

 

- “Scusami tanto”, il ragazzo lasciò passare un tenero sorriso di gratitudine, “ma devo fare in fretta altrimenti mia madre si preoccupa.”
E con questa frase sistemò lo zaino e, ancora ansimando, fece un paio di passi allontanandosi e incamminandosi verso la lunga strada che portava al centro cittadino.

 

- “Non ti preoccupare, capisco. Purtroppo la strada che dovrei fare non è quella che farai tu.” rispose Assaf con un po' di dispiacere.
Aveva trovato qualcuno. Sì, ovviamente solo una persona appena incontrata, ma era comunque notevolmente meglio della classica solitudine. Oltre ad essere altruista, il giovane biondino si affezionava alle persone molto facilmente.

 

- “Un'ultima cosa e poi ti lascio andare!” disse Assaf alzando il tono di voce. Gattuso si voltò di scatto, già pensando alla lunga camminata che lo stava attendendo.

 

- “Domani...sarai di nuovo qui?” chiese Assaf, molto timidamente. Quel ragazzo gli pareva gentile, un po' sfortunato ma comunque con un sorriso tenero che lasciava il segno.

 

- “Certo” disse Gattuso sorridendo ancora. “Ora devo assolutamente andare però, ciao!”

E con quella frase, il bruno si congedò.

 

Assaf rimase molto colpito dal semplice fatto di aver trovato qualcuno in un'improbabile situazione, quale una giornata piovosa come quella che stava ancora andando avanti. Avrebbe voluto parlargli ancora, saperne di più. Non aveva mai visto quel ragazzo prima d'ora e non si sarebbe aspettato un primo incontro così casuale!

 

- “Ciao!” Assaf osservò quel ragazzo paffutello allontanarsi fino a girare dietro ad un corso.
A quel punto osservò la strada. Era tutto tornato al punto di partenza. Lui, la fermata, la pioggia, i rumori degli pneumatici sulla strada.

 

Ma dentro di lui, nel suo stato d'animo, era cambiato praticamente tutto. Un bagliore di curiosità mista a speranza si accese in lui. La curiosità di conoscere qualcuno di nuovo, quella classica estasi di sapere tutto di una persona, e a sua volta sentire un interessamento da parte degli altri. E poi quella speranza che sia la volta buona per conoscere una persona che cambierà la vita in positivo.

 

E fu investito da una valanga di emozioni.

 

Le aveva già sentite in poche occasioni, ma ogni volta che accadeva, era una buona cosa. Qualcosa stava per cambiare.

 

“Gattuso...” ripetette nel suo pensiero, quasi come se dentro la tua testa ci sia un archivio di memorie, di momenti significativi, di cose valorose. Ma l'ingresso di quel ragazzo nella sua memoria interiore, per Assaf non si trattava solo di un piacevole benvenuto in un nuovo mondo, si trattava di molto di più.

 

L'autobus arrivò dopo tre quarti d'ora. Tre quarti d'ora passati ragionando sul da farsi. Il biondino era contento, molto, ma allo stesso tempo sentiva il peso di una responsabilità. Stringere amicizia con quel ragazzo gli sembrava un'occasione da non sprecare, una nuova prova per la sua personalità leggermente introversa.

 

Passò 20 minuti di viaggio a pensare. Finalmente l'autobus arrivò alla destinazione voluta. Assaf scese fradicio dalla testa ai piedi. Il raffreddore era assicurato, ma poco gli importava. I suoi pensieri erano già rivolti al giorno successivo.

 

Era solo il primo incontro.

 

   
 
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