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Autore: TonyCocchi    28/05/2015    3 recensioni
Preparatevi a tremare di paura! A causa di un tragico errore le nostre adorate nazioni si sono trasformate in un'orda di orrendi, mordaci e pericolosissimi zombi! Sono ben pochi gli scampati a questo disastro! Ci sarà speranza per loro di farsi largo in mezzo a questo incubo e riuscire a salvare i loro amici? Riuscirà un piccolo, disastrato gruppetto di sopravvissuti a trasformarsi negli eroi che salveranno il mondo e non in barcollanti mostri in via di decomposizione? Leggete e scoprite!
Genere: Avventura, Commedia, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, America/Alfred F. Jones, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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aph heta zombi

Ciao a tutti, cari lettori! ^__^
L'estate sta arrivando! Siete contenti? Un tempo per me la cosa significava tanto tempo libero e tanta scrittura. Oggi il tempo libero, nel periodo degli esami, posso pure scordarmelo... XD Quanto alla scrittura, ho trovato la giusta ispirazione, quindi prendiamo il via! XD
Il titolo e la descrizione dicono già molto, e, se siete qui, penso vi stiano facendo morire dalla curiosità... Occhio a non ingrossare le fila del numeroso esercito di morti viventi che infesterà in questa fanfic! XD

Non abbiate paura, armatevi di coraggio, e preparatevi a una spassosa commedia-horror! E occhio ai morsi... ^__°




PROLOGO


Esistono giornate che partono come tutte le altre e si trasformano in autentici incubi. Giornate in cui le nostre più terribili paure prendono forma, consistenza, realtà. Giornate in cui non credevi di doverti trovare da un momento all'altro a combattere per la tua sopravvivenza.

Un oscuro male imperversava tutto intorno: nessuno di loro poteva dirsi preparato, ma avrebbero fatto bene a diventarlo, e alla svelta!

Non sapevano, quelle sei nazioni tremanti, sedute a terra, schiacciate contro la parete del corridoio, quanto ancora quella piccola oasi di pace sarebbe durata.

Quando sarebbero tornati...

Li stavano cercando, le loro mandibole, in vena di morsi, bramavano le loro carni ancora troppo fresche per il nuovo tono dell'ambiente lì al Palazzo delle Nazioni: una discrepanza da correggere quanto prima! Ma la cosa più terribile, era pensare a quanto familiari erano stati, e sarebbero stati di lì in avanti, i volti di quei mostri che si erano ritrovati a combattere.

I sei, candidati eroi della giornata loro malgrado, ascoltavano in lontananza quei versacci lugubri che sembravano provenire da ovunque, percepivano lo strusciare dei loro passi zoppi e trascinati oltre il soffitto sopra le loro teste, e tenevano i nervi, se non saldi, almeno pronti.

Perché quando il mondo è in pericolo mai disperare, qualcuno ci sarà sempre: qualcuno a cui rivolgersi, qualcuno chiamato alla grande prova, il team da sogno in cui chiunque sognerebbe di trovarsi in corso di un'apocalisse di fetentissimi zombi, anche solo per usarne i membri come scudi umani per scamparla e al diavolo il resto del mondo in pericolo!

Percorrendo il muro, il primo di questo sceltissimo drappello in cui vi sareste imbattuti era America, l'eroe per antonomasia.

Nel suo fidato giubbotto da aviatore scaricava la tensione picchiettando sul pavimento la sua gagliarda e già macchiata di schizzi di sangue mazza di baseball.

“Roba da matti... Non posso credere che tutto questo stia accadendo davvero... Per tutta la vita ho sognato di vivere come in uno dei miei film preferiti... e ora che sta accadendo davvero il film vuole la mia pelle! La nostra pelle, ragazzi! So che avete una fifa da farvela sotto, ma niente panico, in quanto leader del gruppo, farò si che portiate tutti a casa la pellaccia!”

La cosa migliore di quella situazione erano tutte le frasi strafighe da cinema d'azione che poteva dire senza che risultassero fuori luogo! Ne aveva compilato una lista nella propria mente e si augurava sul serio di poterle usare tutte prima di festeggiare o schiattare!

A rispondergli fu il secondo membro del team, Inghilterra, la mente razionale del gruppo, perché come si sa dai film, con soli muscoli ed eroismo e niente cervello non si va lontano e spesso si fanno anche le fini più cretine e umilianti!

“Chiudi il becco, e piantala di prenderla come un gioco!” -gli sibilò contro furioso- “Questa faccenda è solo colpa tua, America, e non mi stancherò mai di ripeterlo!”

Il terzo allora, con la testa racchiusa tra mani e ginocchia si riscosse dai suoi mesti pensieri: Giappone, il cervello del super-gruppo, intelligente, solerte, e tormentato dai sensi di colpa.

“Non è vero, Inghilterra... La responsabilità è solo mia! Sigh! Sono stato io! È colpa mia se gli altri sono stati... sono stati...”

Alla voce rotta del povero Giappone corrispose la calda pacca sulla spalla offertagli dal quarto membro, Germania: perché in mezzo alla devastazione niente di meglio di qualcuno che sappia mantenere il sangue freddo in ogni eventualità, e se non ti fidi dei tedeschi in quel campo...

“Non tormentarti, Giappone. Le tue intenzioni erano buone. Non hai di che rimproverarti, te lo assicuro.” -lo consolò l'amico- “E poi in fondo è davvero un po' colpa di America...” -aggiunse poi a bassissima voce...

Accanto a lui, un ammasso gelatiniforme e gemente che rispondeva al nome di Italia. Tra le mani sudaticce stringeva la sua unica arma di sopravvivenza: la forchetta che si era portato dietro per il pranzo di metà riunione. Perché non c'è gruppo di sopravvissuti che si rispetti senza il pappamolla di turno!

“Veeee... Ho paura... Ho tantissima paura! Germania... che ci succederà se arrivano?”

“Li respingeremo come abbiamo fatto finora! Non ti preoccupare Italia, ti proteggerò io.”

Alla carezza del suo robusto amico, il piccolo Feliciano si sentì calmare, ma durò solo un breve istante, finito il quale tornò a stritolare la sua forchetta.

“P-p-potrebbero arrivare in qualunque momento... Potrebbero spuntare fuori da chissà dove... E se ci circondano? Spe-speriamo non arrivino!”

Una nuova carezza sulla testa gli venne allora dall'ultimo membro del gruppo, il colossale, sorridente Russia.

“Su, su, Italia, non dire così...” -disse, in apparenza per rincuorarlo, in realtà non avendone la minima intenzione- “Io spero che arrivino! Non vedo l'ora!”

Rigirò tra le dita il robusto tubo di metallo, dal cui rubinetto penzolava un piccolo brandello di carne...

“Sai, finora non potevo mai pestare tutti quelli che volevo quando lo volevo, sempre questioni tecniche a fermarmi, tipo trovare un motivo... Pensavo che alcuni non avrei mai avuto il piacere di vederli straziati per mano mia...” -lentamente, la sua ben temuta aura viola inizio a sprizzare- “Adesso invece posso liberamente spaccare la faccia di tutti quelli che voglio e vederli contorcersi a terra come ammassi di carne maciullata, e nessuno mi dice niente, anzi, sono uno dei buoni! È una meraviglia, un sogno che si avvera! KOLKOLKOLKOLKOLKOL!!!”

Feliciano, dimenticati gli zombi, si era nascosto sotto la giacca di Germania, troppo spaventato dal primo piano del gongolare sadico di Russia.

“Bloody hell...” -mormorò Inghilterra rabbrividendo- “Forse saremmo più sicuri senza di lui...”
“Non dire così, Inghilterra! Non sai quant'è rassicurante avere uno psicopatico omicida nel gruppo in casi come questo! Lo hai visto in azione, no? Credimi, abbiamo bisogno di lui più che mai!”

“Beh, l'esperto del genere sei tu...”

“Kolkol...” -spentasi la modalità sadico omicida, rivolse un altro sorriso gentile ad Italia e finalmente si decise a staccare quel brandello penzolante...

Mai avventurarsi in un edificio pieno di zombi senza una macchina da guerra vivente con problemi mentali!

“Veee... Secondo voi c'è qualcun altro oltre a noi... di normale?”
“Non saprei, Italia...” -abbassò gli occhi Inghilterra- “Sono dappertutto... Sembra siamo rimasti gli unici...”
“Sigh... Romano...”

“Un bel casino...” -annuì America- “Che facciamo?”
Tutti loro fino a quel momento erano stati impegnati a riprendere fiato per riflettere seriamente sul da farsi, ma la realtà era che quel pensiero era tanto angosciante che tutti cercavano di evitarlo, relegarlo in profondità sotto la stanchezza, la paura e l'istinto di sopravvivenza.

Non avevano un piano.

Non un'idea, non un obiettivo.

Altro che eroi... Non erano che un branco di sbandati in attesa di nulla di buono.

L'attesa finì preannunciata da un ringhio e da un gemito oltre l'angolo del corridoio più vicino ad America.

“Abbiamo compagnia!” -disse scattando in piedi, e togliendo così un'altra frase alla sua lista!

Italia, gemendo puntò la sua forchetta, Germania però, anche per tenerlo sott'occhio, lo fece rintanare dietro di sé. Ma quando l'orrore è alle porte, non ce la fai a distogliere lo sguardo: quanto più non vorresti guardare, tanto più ti alzi sulle punte e sbirci, anche con un solo occhio e l'altro chiuso, incapace di resistere al fascino mortale della pura paura!

Dapprima una mano aveva artigliato l'angolo, e poi era apparso.

Malfermo sulle ginocchia scarnificate, con i canini in bella mostra e gli occhi iniettati che lampeggiavano nel pallore che aveva assunto la sua pelle, il millenario Cina era irriconoscibile.

“Arrrrrruuuu...” -ringhiò loro contro.

Poi fu il turno del suo panda, con un orecchio morsicato e chiazze di pelo perso qui e là, di mostrare le zanne facendo capolino da dietro le sue spalle!

“Cina!” -ebbe un tuffo al cuore Giappone.

“Pure il panda!” -gemette Italia!

“Uh uh, spiacente Cina, sei un grande, ma io lo sono di più, e non ti permetterò di fare del male a...”

“Chiudi la bocca una buona volta e passa all'azione, imbecille!” -lo calciò nel sedere Inghilterra!

“Ma che diamine! Hai rovinato il mio momento clou!”
“Allora te la metto in termini a te comprensibili: se non ti sbrighi o lui ci morde, o Russia ti frega la scena!”

“Ehi! Non ci provare!” -si girò di scatto Alfred, raggiungendo Russia che ovviamente non aveva certo aspettato per farsi avanti a tubo alzato.

“Io mi prendo Cina, tu puoi avere il panda!”
“Col cavolo! Io sono l'eroe! Prendilo tu il panda!”

“Ragazzi, voi controllate non ne vengano altri alle nostre spalle!” -gridò agli altri Inghilterra, lasciando i bruti a occuparsi del pericolo.

Questo però non era affatto da sottovalutare!

“AI-YAAAAAAAA!” -anche se un po' floscio, lo zombi-Cina non aveva dimenticato certo le care vecchie arti marziali; scansò agilmente la mazzata di Russia e disarmò America colpendolo al polso con un calcio rotante.

“Cavolo! Uno zombi-kung fu! Che figata!”

“Smettila di complimentarti con gli zombi!” -lo rimproverò il sempre impeccabile Arthur!

Lo zombi-Cina però, forse attratto proprio dall'urlo dell'esasperato inglese, lanciò il suo famelico panda non-morto oltre i due combattenti, e questo piombò a un passo da Germania e Giappone.
“Attenti! Non fatevi mordere!” -urlò Germania, mentre Kiku, rimasto per terra, indietreggiava spaventato spingendosi coi piedi.

“S-sciò!” -reagì d'istinto Italia tirandogli la forchetta, ma mancandolo.

Il panda, tanto tenero e coccoloso da non scampare a fior di carezze ogni volta Cina lo portava alle riunioni nei bei tempi che furono, ora mordeva a ripetizione come un molosso infuriato, e a loro non restava che indietreggiare e saltellare per mettere in salvo le caviglie! L'animaletto inferocito puntò allora Giappone, più appetibile e indifeso lì per terra, ma Germania, fulmineo, ne approfittò, e con un forte calcione fece percorrere al botolo bianco, nero e necrotico tutto il corridoio fino a farlo schiantare sulla parete, a qualche centimetro dallo zombi-Cina, sistemato per le feste dal tag-team America-Russia.

“Bel calcio, Germania!” -si complimentò Inghilterra.

“Umpf! Ho solo immaginato di trovarmi in una partita di calcio... contro Italia...”

“Ve?”

Germania si rivolse a Giappone, impalato con la schiena al muro ad ansimare e guardarsi le gambe incredulo fossero ancora lì...
“Giappone, stai bene? Su, ti aiuto a rialzarti...”

Ma Giappone, teso come una corda, scacciò la sua mano.

Affranto, si scosse la testa tra le mani: “Com'è potuto accadere? Come?”

I suoi amici gli si strinsero solidali attorno.

“Non era questo che volevo! Non era questo!”

Quale terribile concatenazione di vicissitudini aveva potuto far sì che il Palazzo delle Nazioni diventasse quel giorno il set di un fin troppo realistico film horror...




Credo sia proprio ciò che voi lettori a questo punto vogliate sapere, dico bene?

Un prologo entusiasmante e pieno di domande, quel che ci vuole per dare il via a questa raccapricciante avventura! Un pugno di nazioni sono ancora sane e salve, ma la maggior parte sembra ormai essere stata infettata... Come è potuto accadere?
E soprattutto, che colpa ha stavolta America? XD

Nel prossimo capitolo sveleremo l'antefatto, non perdetelo!

Alla prossima! ^__^

  
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