Salve ragazze! Eccomi
ritornata con una nuova storia, che io
personalmente amo e la considero un po’ come la
mia “bambina”, perché è
da agosto che ci stavo pensando ed è da tre mesi che la sto
scrivendo; sto
dando anima e corpo per questa storia (infatti il mio rendimento
scolastico ne
ha risentito parecchio…)
Ah, volevo dire un’altra
cosa: ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale
e bla bla bla…insomma, avete capito no? xD
Ah sì…ultimissima cosa, lo
giuro…lasciate perdere il titolo…non è
un granché ma la storia è nata con quel
titolo e quindi non me la sono sentita di cambiarlo.
Detto questo…buona lettura e
spero che questa storia vi piaccia!
Un abbraccio Giulls
< Ciao! > mi disse lui
con il suo inglese perfetto, come lui.
< Ciao… > risposi io
timidamente.
“Oh mio Dio! Ho Robert Pattinson
davanti a me! QUEL Robert Pattinson! L’Edward
Cullen di Twilight! Sto sognando, non
è possibile! Non posso credere
che Teo, mio fratello Teo, sia suo amico…eppure me
l’ha appena
presentato…aspetta…mi stanno guardando
stranamente…“
< Come? >
< Ho detto che non ci
speravo più a conoscerti…Teo ha sempre parlato di
te, solo che né io né gli
altri abbiamo mai visto una tua foto…credevamo fossi frutto
della sua immaginazione
> mi disse sfoderando il sorriso più bello che avessi
mai visto in tutta la
mia vita.
< Ehm…invece eccomi qui!
> risposi imbarazzatissima come non mai.
< Teo ti prego! Voglio
dormire ancora un pochino! Non ritarderò! Mi
vestirò in un lampo, promesso!
> risposi insonnolita recuperando le coperte
e rannicchiandomici maggiormente.
< Forza, muoviti! La mia
patria ci aspetta! > mi disse con un sorriso smagliante e iniziò ad aprire tutte le
finestre facendo entrare tanta
luce da accecarmi.
Guardai molto male mio
fratello, o meglio il mio fratellastro. Mia mamma e il suo compagno
Mirco
avevano deciso di adottarlo quando lui aveva quasi 17 anni. La madre di
Matteo era di origini italiane mentre il padre era inglese;
infatti nacque a Londra il
30 Gennaio. Purtroppo, all’età di tre anni fu
affidato ad un orfanotrofio dopo
la morte dei suoi genitori a causa di un incidente stradale e, prima
che lo
adottassimo, era stato in molte famiglie. Così facendo
crebbe con un
atteggiamento menefreghista verso tutti. Dopo averlo adottato venne a
vivere da
noi in Italia ed era terribilmente freddo con tutti noi, specialmente
con me e
sia mia madre che Mirco, dopo vari tentativi, avevano rinunciato ad
avere un
rapporto con lui. Oltretutto si era messo a frequentare una compagnia
con una
brutta fama: tutti stupidi teppisti piromani.
Una sera infatti, prima di
uscire, mamma e Mirco ricevettero una chiamata dalla polizia, che li
avvisava
che Matteo si trovava alla centrale perché era stato
sorpreso rubare in un
negozio; erano entrambi furiosi con lui, tanto da non rivolgergli la
parola per
giorni interi. Il 30 luglio, il compleanno di Teo, mamma e Mirco
uscirono per
andare a trovare una loro vecchia amica e restarono fuori anche per
cena.
Quella sera cucinai un piatto veloce per me e Teo. Finito di mangiare
andò a
rintanarsi in camera, come al solito e, sinceramente, era quello che
speravo perché
avevo deciso di fargli una sorpresa per il suo compleanno. Sistemai
velocemente
gli addobbi che avevo comprato poche ore prima e tirai fuori la torta
dal
freezer. Con una scusa lo chiamai di sotto e spensi la luce della
cucina. Entrò
sbuffando e, quando vide la sorpresa che gli avevo fatto, rimase
piacevolmente
colpito, anche se non lo diede a dimostrare. Gli feci spegnere le
candeline e,
dopo aver aspettato trenta minuti buoni perché la torta si
scongelasse, la
mangiammo e poi ci sedemmo in sala a vedere un film su Sky. Parlammo
tutta la
sera e poi ci addormentammo e da quel giorno diventammo inseparabili.
Inoltre
cambiò notevolmente il suo modo di fare: divenne
più gentile e simpatico;
abbandonò quella vecchia compagnia e si fece nuovi amici:
tutti bravi ragazzi.
Ora Teo ha 19 anni, mentre
io ne ho quasi 17. Quest’anno, dato che non era possibile per
mia madre e Mirco
trascorrere un’intera estate a Londra, dal momento che era
nata da qualche mese
Emma, mia sorella, Teo mi propose, ovviamente dopo aver chiesto il loro
consenso e quello di mio padre, di andare a trascorrere
l’estate a Londra con
lui. Accettai al volo l’offerta.
< Che pizza che sei!
Ecco, mi sono alzata…contento? > risposi aprendo le
braccia con un gesto teatrale e lui si avviò alla porta.
< Non vedi che sorriso
smagliante che faccio? > gli lanciai una seconda occhiataccia e
guardai
l’ora nella mia radiosveglia. Erano quasi le sette e mezza di
mattina del 15 maggio. La mia scuola, a causa di un terremoto, era
stata praticamente
distrutta e, non avendo né abbastanza succursali,
né abbastanza soldi da
spendere subito per riparare i danni, il dirigente scolastico fu
costretto a
chiudere la scuola un mese prima della solita chiusura.
Dopo essermi preparata ed
aver salutato mia madre, Mirco, Emma e mio padre che era venuto ad
augurarmi
buon viaggio, mi diressi verso la macchina di Teo e ci avviamo verso
l’aeroporto, arrivando a Londra alle dieci e mezza. La casa
di Teo, dove lui
viveva con i suoi genitori e che gli lasciarono dopo la loro morte, non
era
molto distante dall’aeroporto: giusto quarantacinque minuti;
infatti alle undici
e venti eravamo già davanti a casa. Era ancora
più bella di come la ricordassi:
era enorme, a due piani con un lungo porticato in legno chiaro e
sorretto da
colonne con un dondolo e l’esterno tinto di bianco.
All’interno c’era la hall
e, a destra, una sala enorme con un pianoforte bianco, una TV al
plasma, un divano
a tre posti in pelle nero, una libreria e un camino. A fianco alla
libreria c’era
una porta finestra che conduceva al giardino dietro casa, che era molto
grande,
dove si potevano fare diverse grigliate ed organizzare feste. Poco
distante
dalla hall c’era il bagno: era più piccolo
rispetto a quello situato al piano
di sopra. A sinistra c’era una cucina che
faceva anche da sala da pranzo.
Al piano di sopra, invece, c’erano
tre camere da letto, due bagni e uno studio. C’era un bagno
con la vasca idromassaggio
ed uno con una doccia enorme. La mia camera era la più
grande rispetto alle
altre: aveva un letto matrimoniale enorme, con una vista favolosa del
giardino
sul retro e delle case vicine ed era vicino al bagno con la vasca
idromassaggio. Il mio armadio era enorme, poiché era formato
da una cabina
armadio e uno scomparto dove poter tenere tranquillamente tutti i
vestiti.
Davanti al letto c’era un mobile con la TV e vicino allo
specchio, tra la porta
e l’armadio, uno stereo.
< Vedo che hai già
trovato la tua stanza! >
< Oh sì! E pensa che
anche se non fosse stata mia l’avrei presa lo stesso! Cavolo,
l’adoro! È ancora
più bella di come la ricordavo…ci credi? Passare
quattro, dico…quattro mesi
qui! Mi sembra un sogno! Teo grazie per avermi invitata! Oddio ti adoro
tantissimo! Sei il miglior fratello del mondo! > e gli saltai
addosso
abbracciandolo.
< Ok, mi stai uccidendo
piccola! Che ne dici di scendere e di chiamare casa dicendo che stai
bene? >
< Buona idea…tu chiami e
io mi faccio un bel bagno con l’idromassaggio! >
esclamai.
L’idea
di
ficcarmi in quell’enorme vasca mi allettava parecchio.
< No signorina
non hai
capito niente…tu chiami casa mentre mio vado a fare la
spesa…il frigo è vuoto
>
“Uffa…addio
bollicine e acqua calda…dovrò aspettare. In
effetti però cosa avrei fatto da
sola a casa?” pensai.
< Vengo con te…
> proposi.
< No, stai a casa…poi
prometto di portarti in giro…adesso
sistemati…lì c’è il computer
con msn…tesoro
fai come se fossi a casa tua, lo sai…l’unica cosa
è: non rompere
niente…ricorda: occhio per occhio, dente per dente! >
< Ma non era chi rompe
paga? > domandai divertita.
< Sì, ma mi piace di più
l’altra espressione > rispose facendo una smorfia.
Lo adoravo da morire quando
faceva così.
< Ehm…ok…hai bisogno
della lista della spesa? >
< No, adesso prendo
qualcosa di veloce giusto per pranzare…poi più
tardi andiamo guardiamo cosa
manca e torniamo a fare la spesa. Adesso riposati. A dopo >
Rimasta sola in casa, chiamai
prima mia madre e poi mio padre per dire loro del viaggio. Tornai in
sala e,
anziché accendere il pc per chattare su msn, mi sedetti
davanti al pianoforte. Accertatami
che fosse funzionante mi sedetti sullo sgabello e iniziai a suonare
prima
Claire de Lune di Debussi e poi River Flows In You di Yiruma. River
Flows in
You è sempre stata la mia composizione preferita. Imparai a
suonarla nel giro
di qualche mese dopo aver cominciato le lezioni di piano. Oltre a
quella e a
Claire de Lune imparai a suonare la base di Twilight di Vanessa Cartlon
e la
base di Only Hope di Mandy Moore.
Quando Teo tornò a casa mi
sentì suonare River Flows In You. Mi ha sempre presa in giro
perché avevo
sempre sostenuto che fosse perfetta come Bella’s lullaby in
Twilight, ma no…il
migliore amico di mio fratello doveva comporre un’altra
melodia…ci rimasi male
quando lo scoprii…adoro Robert Pattinson e su questo non ci
piove, ma non
poteva restare zitto e lasciare che gli altri decidessero la ninnananna?
< Hey Twilighteriana! È
inutile, tanto Rob l’ha già composta
l’altra melodia… >
“Ecco, come al solito mi prende in
giro!“ mi voltai verso di lui e gli
feci una boccaccia.
< Vieni ad apparecchiare
per favore? Metto a bagno l’insalata e poi si
mangia… >
< Cosa hai comprato? >
< Pollo…è ok? >
< Sì, benissimo! >
mentii.
In realtà odiavo il pollo.