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Autore: milla4    28/05/2015    1 recensioni
E se Hansel e Gretel non fossero i due bambini spauriti, persi nel bosco che tutti conosciamo? E se invece fossero due ragazzi soli, ma uniti dalla tragedia per sopravvivere ad un mondo pieno di squali?
Storia partecipante al contest "Di immagini e trame" indetto da gnarly sul forum di Efp
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Adelfa ridammelo, ora! – con le mani cercava ripetutamente di afferrare il cappello tenuto in ostaggio dalla giovane ragazza seduta sul tappeto, accanto a lui la quale teneva saldamente in mano il bottino, con nessuna intenzione di restituirlo al legittimo proprietario. A un certo punto, si fermò - Come mi hai chiamata?-  era furiosa, Adam la conosceva ormai troppo bene per non capirlo, così, con aria colpevole, si mise in ginocchio giungendo le mani - Perdono, Deva, non la farò più-  Ecco le parole magiche!  Subito la ragazza si calmò e, con uno scatto fulmineo, si alzò in piedi – Ah… ah - scosse la testa - Stavolta non basta. Il mio perdono costa caro, mio piccolo Addy-  Deva sapeva fin troppo bene che lui non sopportava quel soprannome quanto lei odiava il suo nome.  Sorrise – Ti sfido a una gara di ciambelle - poi, lasciato cadere a terra il cappello, corse fuori dalla camera.
Adam sospirò e pigramente  si rialzò anche lui dal pavimento, con l’aria allegra di un condannato a morte scese le scale che conducevano alla cucina;  ogni volta che entrava in quella stanza provava sempre una sensazione di stordimento: quella cucina,  completa di strani elettrometrici all’ultima moda, mai usati, non era la sua cucina.
Toccò con le dita il ripiano in marmo e le fece strisciare fino al punto in cui trovò Deva intenta a tirare fuori  ogni genere di schifezza da un grande cassetto nascosto vicino al lavandino,  unica concessione fatta da Margaret ai due ragazzi.  - Marshmallow… orsetti gommosi, cioccolata… - cominciò a poggiare tutto sul tavolinetto alla sua destra finché, soddisfatta, aprì il frigorifero prendendo la panna e le pesche sciroppate.
- Ehi tu, vieni ad aiutarmi- si girò verso Adam fissandolo con uno sguardo interrogativo  - Eccomi, eccomi- Adam si mosse senza convinzione in direzione di Deva, ormai carica di quasi tutto il mangiare; sul tavolo era rimasto solo il contenitore delle pesche e qualche barretta così le prese e seguì la sorella fuori dalla cucina.
 
- Ce la fai?- chiese lui preoccupato, la scala della soffitta era molto ripida e Deva aveva preso talmente tanto cibo da non reggersi quasi in piedi – Si si Addy sono quasi in cima- Adam sbuffò, odiava quel ridicolo soprannome da orsetto giocattolo, gli ricordava il suo essere considerato da tutti dolce e mansueto, cosa che purtroppo era.
 
 
- Arrivata- Deva urlò e piano piano posò a terra tutte le leccornie infine, prese da un baule dei cuscini per lei e per Adam e vi si adagiò sopra, il fratello fece lo stesso così si ritrovarono entrambi per terra a fissare il soffitto.
Le loro teste si sfioravano e così i corti capelli color nocciola di lei si incontrarono ai riccioli di crema di lui, completandosi, mischiandosi come due palline  in una coppetta gelato. Nessuno che li conosca davvero potrebbe mai dubitare del loro essere fratelli eppure, a prima vista, erano gli opposti:  lei non molto alta, mora, con forse qualche chilo di troppo e lui alto, slanciato ma dal corpo ben poco virile per l’età che aveva, diciassette anni.
Quel luogo era ancora così magico, pieno di ricordi ognuno dei quali toccava delle corde del cuore, diverse per ognuno, se per Deva erano sentimenti di nostalgia, per Adam tutto gli ricordava il nuovo inizio avvenuto ormai molti anni prima, quando dopo quel tragico incidente, conobbe quella da quel giorno in poi divenne la sua famiglia.
Una lacrima gli rigò il viso, troppo dolore in una sola stanza ma per fortuna c’era lei,  Deva, il suo unico sostegno nella  grande casa vuota;   lei gli prese la mano, la strinse nella sua e insieme scrutarono lo spazio sopra di loro o meglio, la perfetta riproduzione che il signor Albert fece per loro un dì di nove anni prima, quando Adam, non riuscendo ad ambientarsi, si rifugiava ogni notte su, in soffitta dove spesso incontrava una piccola bambina di pochi mesi più grande di lui, la quale  scappava anche lei da un mondo ormai estraneo.
 Deva si ricordava quell’incontro, quando per la prima volta aveva conosciuto qualcuno che avesse le sue stesse paure.
 
- Allora, io me ne faccio una con marshmellow, miele e canditi.. tu?-  Deva si alzò di scatto e, con lo stesso furore di prima, cominciò a guarnire delle povere ciambelle messe in una scatola azzurrina;  Adam, che conosceva fin troppo bene quel gioco, rimanendo sdraiato rispose  - Cacao, orsetti, miele e… - batté sulle gambe per creare la giusta suspense – Pesche sciroppate!- 
Aspettava una sua risposta, sapeva che lei odiava essere battuta e che sicuramente avrebbe rialzato la posta … - Ma cos?  Adam e Adelfa Florence cosa diavolo state combinando nel mio nuovo studio?-
Una voce stridula ma potente attraversò la stanza: Margaret era entrata.
Subito i due si misero seduti, sull’attenti, sapendo ciò che li aspettava. La donna non deluse le loro aspettative – Non so cosa fare con voi, siete i rampolli di una delle famiglia più rispettabili della città, avete degli obblighi e invece di venire con me al circolo state qui ancora a fissare quell’inutile… coso - indicò il soffitto – Riempendovi di schifezze immonde le quali, soprattutto a te mia cara Adelfa, non aiutano affatto il controllo della linea-
Sbuffò esasperata - Io… io non so davvero cosa fare voi, ma tanto tra poco non sarete più un mio problema.. oh già- un ghignò le si disegno su quella perfetta bocca creata da un abile chirurgo, era falsa sia nell’anima che nel corpo.
- Su, su allora? Fuori di qui e… lasciate qui quelle schifezze, Natalia verrà poi a ripulire-  I due ragazzi si alzarono, i loro corpi erano dei rigidi tronchi che camminavano per inerzia, Adam intrecciò le sue dita con quelle della sorella, sapeva che sarebbe scoppiata da un momento all’altro e non voleva che accadesse davanti alla donna che odiava più al mondo.
 
 
Erano circa le undici del mattino, un sole caldo e accogliente splendeva in quella vallata di ricche case borghesi, con le loro piscine giganti e i giardini fin troppo curati; Deva era furibonda, l’aveva sbattuta fuori come un ospite indesiderato quando l’ultima arrivata era lei  - No… no … basta! Si è presa  la cucina, la mia macchina e non ho fiatato, papà era già troppo ansioso per il lavoro, ma… questo no!- Camminava avanti e indietro disegnando un tragitto circolare, Adam, nel frattempo, seduto su una panchina,  la osservava aspettando che si calmasse e  non poté non notare i suoi jeans scuciti in più puntim la sua maglietta nera e soprattutto, i suoi capelli sparpagliati nel vento ancora troppo corti, una delle sue ultime provocazioni contro Margaret. Sorrise.
- Beh, che hai da guardare?- Deva si era fermata davanti a lui, con aria infastidita - Stavo pensando ai tuoi capelli… Ti ricordi lo sguardo da matta di Mag?- La sorella, con sguardo fiero esclamò- Non sarei stata una buona figliastra se, nel giorno dell’ennesimo ritratto di famiglia, non mi fossi presentata con i capelli quasi rasati a zero- il suo volto si riannuvolò - Comunque ancora non capisco cosa ci farà lei con uno studio… Fa solo compere su compere, nient’altro-
- Bambini, è ora del pranzo-  Natalia, la loro governante, si precipitò fuori dalla porta a vetri che da sul giardino. Aveva l’aria autoritaria, come la sua Signora – Natalia? Sono solo le undici-  Rispose Adam, alzando gli occhi al cielo: avevano entrambi diciassette anni ma per lei ne avrebbero avuti sempre sei - E un quarto, signorino e la Signora ha un appuntamento a mezzogiorno quindi ora entrerete e mangerete-
Poi, con tutta fretta si rigirò portandosi dietro il suo nauseante e familiare odore di broccoletti lessi.
 
- Addy non ho fame ora, ti andrebbe di salire su in camera?-  Adam sospirò, ancora quel soprannome… - Ok! Ci sto!-
Deva si diresse pian piano verso l’entrata sul retro, dove Ernesto, il loro giardiniere riponeva gli attrezzi del mestiere, era quasi arrivata alla porta quando..- Cosa?? Lei mi dirà subito che fine hanno fatto i soldi sul mio conto!...  Mio marito… società in fallimento… troppi acquisti azzardati… debiti… casa- Deva non riusciva a capire molto bene, la voce arrivava a tratti ma il significato non poteva sfuggirle: erano nei guai.
   
 
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