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Autore: Ourloveisatornado    28/05/2015    0 recensioni
"Mi sono innamorata..di un criminale" La sua voce si incrinò, spezzata. I suoi occhi lasciarono spazio alle lacrime di sgorgare e bagnare il suo viso candido. "Non dire così.." Soffiò lui.
"E' quello che sei veramente"
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Si tappò le orecchie, non ce la faceva più, tutto quel frastuono, quelle voci, quello scricchiolio, la stavano facendo diventare matta. Si portò le mani alle orecchie, sperando che tutto ciò cessasse. Si rannicchiò nell'angolino più buio della stanza, portando le ginocchia al petto e cominciando a dondolare, guardando un punto ben definito, qualcosa che sembrava alquanto mostruosa e macabra.
La sua figura nello specchio.
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Quell'uomo le aveva tolto tutto, la sicurezza, la determinazione, la forza, ma soprattutto.. la sua innocenza. Era troppo piccola per poter capire, sapeva solo che soffriva ogni volta che lui le metteva le mani addosso e la usava. Quell'uomo l'aveva traumatizzata, facendo si che lei perdesse i contatti con l'esterno.
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Era il 24 dicembre 1997 e lui doveva compiere sei anni. La zia Margot lo aveva lasciato a casa, dicendogli che sarebbe andata a portargli il suo regalo di compleanno. Ma non tornò più. Ed era solamente colpa sua.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- E così, questa doveva essere un'innocente sigaretta di una bionda altrettanto ingenua?- chiese stupito Tomnlinson.

- Avresti dovuto capire dall'inizio che era ben altro.- rispose acida Ariel Candice Grant.
- Ora che lo so, lo terrò a mente.- sbuffò l’altro, aspirando profondamente dallo spinello che poco prima gli aveva dato la biondina.
Stavano seduti su un marciapiede sul retro della scuola, rivolti verso una distesa di campi e l'inizio della zona periferica e industriale della città.
Non saprei stabilire chi fra i due era più bevuto o drogato, ma sono altrettanto certa che erano sul punto di addormentarsi lì, l'uno accanto all'altra.
- Ci conosciamo da poco e siamo già qui, distrutti, come due vecchi che si conoscono da una vita e riflettono sui loro problemi. - esclamò Louis, sorridendo poi ebete.
Era il momento in cui la droga provocava eccitazione e felicità, così entrambi si ritrovarono a ridere per battute squallide e discorsi sconci.
- Dai oh, Louis, và a prendere dalla zia un'altra pò di maria! Per Dio, ti ho detto di muoverti, e vacci, su!- lo incitò ridendo Ariel e vedendo che lui non si schiodava da lì, lo spinse leggermente.
Il volto del ragazzo si scurì improvvisamente e divenne cupo e scuro in volto.
(E questo invece, era il momento in cui la droga provocava depressione e pianti.)
- Ti diverti a prendermi per il culo? Lo sai vero che era la persona più importante della mia vita? Dio santissimo, era il mio compleanno e stava venendo a casa mia!- urlò in mezzo alla strada Louis. Ariel si alzò, spegnendo con un piede l'ultima canna, e tirando l'inglese verso la sua direzione, per spostarlo dal ciglio; sebbene non passassero molte macchine in quei paraggi, il rischio c'era sempre.
- Dai, ma che cazzo fai? Tieniti quel briciolo di lucidità che hai e smettila, và dalla zia!- con un tono misto all'arrabbiato e al divertito, vicina alla coscienza e all'incoscienza, Ariel schernì ancora Tomnlinson.
- Sai cosa sei? Sei solo una brutta puttana, e sai perchè? Ha-ha, te lo dico io! Mia zia è morta in un incidente e stava venendo a casa mia a portarmi il regalo che da tanto aspettavo. Ho i sensi di colpa dai tempi delle medie e tu non fai altro che ritornare su quell'argomento. Taci e non dire una parola in più, sciagurata. Faresti bene ad andartene da qui! - barcollò su sè stesso, massaggiandosi le tempie e appoggiando la schiena addosso al muro del liceo.
- Puttana ci sarà tua mamma, razza di demente! Non hai nemmeno i soldi per comprarti una canna, ma fammi il favore. Vai tu da un'altra parte, frequento questa scuola da anni, tu sei appena arrivato e sei l'ultima ruota del carro, tra i due saresti tu quello a doversene andare! Non credi?- Ariel gli si avvicinò.
- Non mi rispondi, eh?- continuò imperterrita, prendendogli il mento tra le dita gelate.
- Ma vaffanculo, sottospecie di rifiuto umano della società!- sbraitò a squarciagola il ragazzo, lanciandole uno schiaffo potente sulla guancia destra.
- E brava, vai in mezzo alla strada, che è quello che sai fare meglio! E se davvero non ho i soldi, eccoli, ti servono? Ah no, scusa li guadagni già sulle tangenziali Boston-New York! - e dicendo questo, se ne andò stracciando un pezzo da 500 dollari che lento cadde a terra, portato via dal vento.
Il ragazzo salì sul tetto dell'edificio, correndo su per la rampa delle scale d'emergenza.
La marijuana e l'ashish stavano facendo effetto e tutto attorno pareva cupo, triste e abbagliato, quasi sfocato. Era così in alto, e il marciapiede era così basso, sarebbe sicuramente morto. Magari addosso ad Ariel, che li sottò piangeva con la testa fra le mani, arruffandosi caoticamente la lunga e folta chioma.
Alzò lo sguardo verso l'alto, per osservare il cielo stellato, ripromettendosi di non aver mai più fatto uso di altre droghe, se questo era il risultato.
Quando vide Louis William Tomlinson, sporto verso il vuoto, con gli occhi vuoti e pieni di lacrime.
- Louis, non farlo, idiota!- urlò Ariel con tutta la sua voce.
Il cuore le batteva all'impazzata, forse troppo.  Cosa doveva fare? Non lo sapeva. Era preoccupata? Parecchio.  Si alzò e corse speditamente, noncurante del dolore che man mano si stava procurando alle gambe, verso una meta che in quel caso poteva solamente essere chiamata "salvezza ". Magari era troppo tardi. Ci vuole un secondo fare un passo e farla finita, e Ariel in quel momento si stava sentendo praticamente inutile, una sciagurata o peggio ancora..un rifiuto umano.

***
 
Era ormai passata una buona mezz'ora da quando Stephanie aveva "perso i contatti " con la bionda. Che le fosse successo qualcosa? Nah. Se la cavava sempre, in qualsiasi circostanza. Tra la folla notò il ragazzo riccioluto che aveva scoperto mentre faceva uso di droghe nei bagni della scuola. "Ignobile degenerato" pensò la mora, mentre le immagini di quella scena si presentavano nella sua mente. Aveva ricavato informazioni sue visto che condivideva insieme a lui il corso di letteratura e trigonomia, aveva scoperto che veniva da Londra e i suoi genitori si erano trasferiti a Boston, insieme alla famiglia del suo amico, per motivi di lavoro, si diceva che i Styles e i Tomlinson lavoravano insieme e grazie a quello i figli allacciarono un grande rapporto. Aveva sentito in giro che aveva un passato duro e scandaloso. Lo voleva scoprire, ma perchè? Questo ragazzo aveva qualcosa di affascinante che la colpiva, voleva leggerlo dentro come se fosse un libro aperto,ma il londinese aveva un'apparenza così tenebrosa e misteriosa davanti ai suoi occhi che alle volte aveva paura di rivolgergli la parola. Ciononostante non significava che lei lo avrebbe ignorato per il resto della sua vita.
Passò una buona mezz'ora a studiarlo, a scrutare i suoi movimenti, a osservare le espressioni che emetteva, a come lo spazio tra le sue sopracciglia si riempiva di alcune rughe quando corrucciava lo sguardo, a quando arricciava il naso quando era disgustato, a come si innumidiva le labbra quando qualcosa di interessante attirava la sua attenzione. Se non eistesse dovrebbero crearlo,ma nemmeno il pittore o lo scultore più grande sarebbe stato capace a raffigurarlo quanto bastasse per rappresentare la sua bellezza.
 "Più bello di Apollo, di qualsiasi dio greco" Pensò Steph. Era più di una manciata di minuti che stavano passando a guardarsi, sorridersi , lanciarsi occhiatine, a scrutare l'un altro. Sembrava un gioco, chi sarebbe riuscito a cedere allo sguardo dell'altro. Le iridi verde smeraldo o quelle azzurro cielo?
"Non ci credo,Stephanie Morgan tutta sola. Ho la febbre?" Rise James Stefan Morrison alle spalle della mora.
Quest'ultima sussultò dallo spavento, ma appena capì chi era il ragazzo, sorrise. James è sempre stato un'amico di famiglia, i Morrison hanno passato la maggior parte delle volte l'estate insieme ai Morgan per un bel po' di anni.
"Non ci credo,James Morrison tutto solo. Ho la febbre?" Lo canzonò Stephanie con un sorriso amichevole.
"Tutto solo non direi, credo di aver perso la mia ragazza.." Sorrise guardandosi spaesato, cercando tra la folla.
"Quale delle mille?" Lo incalzò la mora. Il ragazzo, noncurante della domanda che gli era stata fatta, le si avvicinò insicuro, lì dove le sue labbra potessero toccare l'orecchio.
"So che non ti piacerà questa cosa, ma  di certo so che non me ne pentirò" Sussurrò, senza lasciare Stephanie porsi di che cosa stesse parlando, visto considerato che si era tuffato tra le sue labbra in modo così veloce e spensierato. Lo desiderava da così tanto tempo.
La ragazza rimase spiazzata e sgranò gli occhi, non aveva mai pensato James in quel modo; era sempre stato un grande amico, credeva che i limiti arrivassero fino a lì. In diciasette anni di vita non aveva mai dato il suo primo bacio, e non per cattiveria, ma avrebbe voluto non darglielo a lui.  Il ragazzo si allontanò, lasciando intendere quel bacio a stampo innocente e casto.
"Perdonami, ma era da tempo che lo desideravo.." Ammise dispiaciuto, abbassando lo sguardo verso il basso. "Non ti preoccupare" Lo rassicurò Stephanie.
Sorrisero entrambi, tutto sembrava tornare normale e tranquillo, se non fosse stato per un ragazzo che alla sprovvista aveva sferrato un pugno allo zigomo di James intento a tirarne un' altro. 
Harry Edward Styles.
  
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