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Autore: Ya_mi    29/05/2015    1 recensioni
Dal capitolo 1:
-[...] Il fatto di non avere nessuno, di non avere radici mi rende diversa dagli altri. E questo è uno di quei posti dove la diversità viene odiata sopra ogni cosa.-
L’espressione in quegli occhi azzurri era forte, a dispetto della timidezza che aveva ostentato prima.
Lavi l’aveva ascoltata con attenzione e aveva sentito qualcosa scattare dentro di lui.
Quella ragazza non aveva origine, non sapeva da dove veniva. Era un’emarginata, era... diversa.
Come lui.
Dal capitolo 15:
Non avrebbero dovuto fargli effetto le piaghe sparse sul corpo di quella ragazza, né l’espressione triste sul suo viso. [...] Si stava dimostrando debole, aveva abbassato le sue difese e ora stava accadendo l’inevitabile.
Lui, che era il solo tra i più soli, lui che aveva fatto voto di una vita dedita alla pura conoscenza e all’assenza di ogni tipo di legame, proprio lui... stava facendo andare in malora tutto quanto per una ragazzina.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rabi/Lavi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Yami: ...
Angelica: allora, miss Yami? Non crede che sarebbe il caso di dire qualcosa?
Yami: ...
Angelica: dovrei forse dirlo io, così facciamo prima?
Yami: ...
Angelica: e va bene, allora lo dico io! Innanzitutto bentornati a tutti! E scusateci, scusateci davvero per averci messo così tanto! *si inchina*
Yami: io non volevo ritardare... sul serio... ma avevo le lezioni... e gli esami...
Angelica: beh, ormai è fatta quindi non c'è molto che si possa fare, giusto?
Yami: giusto...
Angelica: la cosa importante è che siamo riusciti ad aggiornare anche questa volta. Partiamo subito aprendo questo nuovo libro con il tema che l'autrice ha scelto: "Age of Dragons" degli Audiomachine.
Yami: sono mesi che penso che questa musica sia PERFETTA e non vedevo l'ora di arrivare a questo punto per poterla associare a questa parte della storia... in effetti ho in mente da così tanto tempo anche questo pezzo di storia che mi fa stranissimo esserci arrivata per davvero!
Angelica: se vi state chiedendo perché ci siamo solo io e miss Yami... ecco...
Yami: come avrete modo di vedere leggendo il capitolo in questo momento siamo un filino a corto di personale... per dirla in breve non ce n'è rimasto uno sano!
Angelica: buuuuh! *piange*
Yami: *dà fazzoletto* dai Angelica, non fare così, le cose si sistemeranno.
Angelica: davvero?
Yami: ... cosa ne dite di leggere il capitolo e ne riparliamo dopo? Eh?
Angelica: buuuuuuuuuuh!
 
Libro terzo: Nothing’s ever going to happen again
 
“[...] but if you have been [as miserable] – if you’ve been up all night and cried till you have no more tears left in you – you will know that there comes in the end a sort of quietness. You feel as if nothing is ever going to happen again.”
(“[...] ma se siete stati [così infelici] – se siete rimasti svegli tutta la notte a piangere fino a non avere più lacrime – saprete che ad un certo momento si arriva ad una specie di tranquilla malinconia. Ci si sente come se non dovesse succedere più nulla.”)
Clive Staples Lewis, “Chronicles of Narnia – The Lion, the Witch and the Wardrobe”

 
CAPITOLO 24 – Senza nessun aiuto

-FEBBRAIO-
Quel giorno aveva iniziato a nevicare. L’Ordine Oscuro appena sveglio era stato salutato dai primi fiocchi candidi che avevano iniziato a cadere dal cielo e per tutta la giornata la neve aveva imperversato silenziosa e pacifica fino a ricoprire tutto di una patina bianca e uniforme.
Anche quando scese la sera non aveva smesso di nevicare nemmeno un secondo e adesso la notte era permeata dall’atmosfera magica dei fiocchi che si appoggiavano a terra senza alcun rumore.
Era notte fonda, potevano essere le due o le tre, e nonostante questo Angelica era in piedi.
Spogliatasi della camicia da notte aveva scelto di indossare un vestito di stoffa spessa, si era infilata gli stivaletti ed era uscita dalla sua stanza. Imboccando il corridoio in punta di piedi arrivò fino alle scale e scese a pian terreno, guardandosi intorno senza sosta per assicurarsi che nessuno potesse vederla.
Arrivata al portone principale afferrò la maniglia e lo aprì lentamente quel tanto che bastava perché potesse uscire, trasalendo quando i cardini cigolarono e fecero riecheggiare il suono forse per tutto il piano.
Si infilò fuori e richiuse subito la porta, nascondendosi poi dietro una colonna in modo da non farsi vedere in caso qualcuno fosse uscito a controllare. Ma nessuno giunse a cercarla e la ragazza si avventurò lungo i sentieri bui del parco dell’Ordine, incurante della neve che le cadeva addosso. Aveva volontariamente scelto di non indossare un soprabito o una mantella e la stoffa del vestito, seppur pesante, non riusciva a fornirle abbastanza calore.
Ma a lei non importava.
Aveva scoperto di amare il freddo. La faceva sentire sveglia, cosciente, la aiutava a pensare.
In quel periodo aveva davvero tanto bisogno di pensare. Si sentiva sola come non le accadeva ormai da mesi e allo stesso tempo i momenti di solitudine erano gli unici in cui riusciva a trovare un minimo di reale conforto.
Erano tutti in pensiero per lei. Lo sapeva. Le loro facce preoccupate glielo dicevano ogni giorno. Si sentiva costantemente giudicata, dovunque andasse aveva gli occhi di qualcuno puntati addosso e quella sensazione le faceva mancare l’aria.
Erano ormai due settimane che andava avanti così. Due settimane.
Era stata paziente e aveva lasciato passare un po’ di tempo. Sapeva che l’ultima missione era stata dura per tutti, dovevano aver bisogno di tempo per riprendersi. E lei aveva aspettato.
Aveva aspettato per due settimane.
Strinse l’Innocence in una mano e con l’altra fece roteare lentamente qualche fiocco di neve intorno a sé, osservando i movimenti a spirale che compivano. Chiuse gli occhi, concentrandosi solo sulla sensazione della neve che le cadeva sul viso. Quando le lacrime iniziarono a scivolarle lungo le guance le parvero bollenti in contrasto con la sua pelle intirizzita dall’aria gelida della notte.
Solo quando era da sola poteva prendersi la libertà di piangere. Non poteva farlo davanti agli altri e soprattutto non poteva farlo davanti a Lenalee. In quelle due settimane erano state la confidente l’una dell’altra e si erano sostenute a vicenda. Ma Angelica sapeva che quando l’amica la confortava, quando le ripeteva che tutto sarebbe andato per il meglio e che le persone a loro care sarebbero tornate tutte sane e salve, non faceva altro che cercare di confortare se stessa.
Per questo sapeva anche che probabilmente non avrebbe sopportato il vederla piangere. L’avrebbe consolata e le sarebbe stata vicina, certo, ma non lo avrebbe sopportato.
Così Angelica aveva deciso che sarebbe dovuta essere forte per entrambe. Ma era così difficile quando tutti intorno a lei sembravano così indifferenti.
Lui era sparito da due settimane e nessuno aveva ancora mostrato la minima intenzione di fare qualcosa a riguardo.
La giovane riaprì gli occhi e sospirò, osservando il suo fiato che si raggruppava in una fitta nuvoletta di condensa davanti al suo viso.
Si sentiva così sola.
 

 
-MARZO-
Aveva interrotto qualcosa di importante. Forse avrebbe dovuto scusarsi ma l’espressione che vide comparire sul volto di Leverrier non appena l’uomo si accorse della sua presenza fu sufficiente a farle passare la voglia di farlo.
Komui la osservava a disagio mentre si faceva sempre più vicina alla sua scrivania, in attesa di conoscere il motivo della sua visita. Angelica non lo fece attendere.
 
-Komui, dobbiamo parlare.-
Lui rispose con fare esitante.
-Angelica, adesso sarei in riunione...-
-No, Supervisore, fatela parlare. Di certo avrà qualcosa di molto importante da dirvi se è entrata nel vostro ufficio senza bussare e senza curarsi del fatto che potevate avere degli impegni...-
disse Leverrier mentre un sorrisetto beffardo gli storpiava il viso. La giovane evitò di guardare nella sua direzione e strinse forte i pugni.
-Allora... dimmi, di cos’hai bisogno?-
chiese cautamente Komui. Lei fece un profondo respiro prima di iniziare a parlare.
-Komui... voglio delle spiegazioni. Credo di avere aspettato a sufficienza, adesso devo saperlo: qualcuno sta facendo qualcosa per trovare Lavi e Bookman?-
Seguì un silenzio carico di tensione.
-Angelica, io...-
-È quello che pensavo...-
sospirò lei.
-La situazione è complicata... aspettiamo di avere dei dati certi prima di agire in qualunque...-
-Dei dati certi... perfetto, e qualcuno li sta già cercando questi... dati, giusto?-
Il suo tono stava diventando supponente, se ne rendeva conto, ma allo stesso tempo non le riusciva di esprimersi in modo diverso.
-Angelica...-
-Dati riguardanti cosa, poi? Cos’è che dovete accertare?-
-Che gli esorcisti dispersi siano ancora in vita.-
La risposta di Leverrier le arrivò con la violenza di uno schiaffo in pieno viso e Angelica si voltò a guardarlo con gli occhi spalancati.
-Cosa?-
-Non abbiamo alcuna prova che siano sopravvissuti. Finché non ne saremo sicuri l’Ordine non mobiliterà nessuna squadra di ricerca.-
La ragazza tornò a guardare il Supervisore.
-Komui...-
-È così, Angelica. Per quanto ne sappiamo potrebbero essere già morti...-
Lei abbassò lo sguardo per nascondere che le stavano venendo le lacrime agli occhi.
-Quindi... non ci volete nemmeno provare.-
Komui sussultò. Leverrier invece non batté ciglio.
-Miss Knight, capisco il profondo affetto che la legava ai suoi compagni... ma dovrà portare pazienza e attendere che chi di dovere svolga il suo compito.-
-Portare pazienza?!-
Tutta la calma che Angelica aveva cercato di ostentare fino a quel momento svanì come una bolla di sapone e non si fece più alcuno scrupolo ad urlare in faccia al Sovrintendente. Poco importava se ci sarebbero state delle conseguenze, portava dentro di sé più di un mese di rabbia e frustrazione represse e tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento era sfogarsi.
-Io ho portato pazienza! Ho aspettato e per cosa? Che “chi di dovere svolga il suo compito”? Ma non prendiamoci in giro... qui nessuno ha intenzione di fare nulla quindi perché dovrei starmene seduta buona ad aspettare?-
Komui cercò di calmarla.
-Angelica, ti prego...-
-No, Komui! Mi dispiace ma non resterò zitta! Sono stata in silenzio anche troppo, per quanto mi riguarda. Non dite sempre che noi esorcisti siamo preziosi? Che siamo pochi e che quei pochi che ci sono dovrebbero essere protetti? Allora perché non dovrei dire niente quando voi avete abbandonato uno dei vostri preziosi esorcisti e lo avete dichiarato morto senza un cadavere come prova?!-
 
Due esorcisti, Angelica... dannazione, sono due esorcisti, non uno!’
La giovane strizzò le palpebre e strinse i pugni. Non riuscì ad evitare il flusso di lacrime che le uscì dagli occhi serrati e prima che Leverrier potesse dirle altro girò sui tacchi e scappò via.
Non sapeva quanto aveva corso ma ad un certo punto si ritrovò appoggiata ad una colonna per riprendere fiato. Lentamente scivolò verso il basso finché non fu seduta per terra e coprendosi il viso con le mani singhiozzò finché ne ebbe la forza.
Adesso ne aveva la prova, nessuno a parte lei sembrava davvero intenzionato a fare davvero qualcosa per ritrovare Lavi e se anche lo voleva c'era qualcosa (o qualcuno) pronto a metterlo in difficoltà.
 
-Io ti troverò, Lavi... non avrò pace finché non ti avrò trovato...-
mormorò tra i singhiozzi, lasciando cadere la testa all’indietro contro la colonna.
-Non mi importa se nessuno mi aiuta... non mi importa se nessuno mi crede... io so che tu sei ancora vivo... per questo... per questo io ti troverò.-
 

 
-APRILE-
Forse andare in missione era stato un errore. Era da quasi tre mesi che ad Angelica non veniva assegnato un incarico ed era sinceramente stanca di starsene tutto il giorno chiusa nel castello. Quelle mura di pietra iniziavano a toglierle l’aria.
Aveva insistito lei per uscire in missione, sicura di stare ormai abbastanza bene da sostenere un combattimento. Dopo poco era diventato chiaro che forse aveva fatto un errore di valutazione.
Già solo recarsi sul luogo le aveva provocato dei dolori lancinanti alla gamba non del tutto guarita, quando poi apparvero davvero gli akuma da combattere si accorse che anche solo stare in piedi per un tempo prolungato le richiedeva un enorme sforzo, figurarsi correre e saltare.
Per fortuna i suoi compagni fecero il possibile per aiutarla, Marie la coprì in diverse occasioni e lottò da solo mentre lei riposava nel Time Out di Miranda. Sapeva che loro non gliene volevano per la sua debolezza, ma lei si sentiva terribilmente colpevole e inutile.
 
-Mi dispiace, Miranda...-
mormorò ad un certo punto durante una delle sue pause.
-Credevo di riuscire a far bene e invece sto solo mettendo in pericolo te e Marie. Mi dispiace tanto, se vi succederà qualcosa di male sarà solo colpa mia...-
-Non dirlo nemmeno per scherzo, Angelica!-
Miranda le sorrise.
-Tu sei una nostra compagna e sappiamo che stai facendo del tuo meglio. Quando ho saputo che eri stata tu a voler uscire in missione ero davvero felice, avevo paura che dopo la scomparsa di Lavi non avresti più voluto combattere.-
-Miranda...-
La ragazza la abbracciò, commossa.
-Non mi ero mai resa conto di quanto voi teniate a me... grazie.-
 
Angelica impugnò le spade, pronta a tornare fuori per combattere al fianco di Marie.
Appena fu uscita dall’area protetta dell’Innocence della sua compagna dovette fare uno scatto di lato per evitare l’attacco di un Livello 3 e quell’azione le provocò una fitta lancinante alla gamba, che non le resse e la fece cadere a terra. Evitò l’attacco successivo con una goffa capriola e sfruttando la spinta si rimise in piedi e, convinta che l’akuma non avrebbe perso tempo ad attaccarla, si rimise subito in guardia.
Per questo rimase molto sorpresa quando lo vide indugiare per osservarla con attenzione e si sorprese anche di più quando questi iniziò a parlarle.
 
-Sei tu Angelica Knight?-
Questo era... molto strano.
-Cosa?-
chiese lei, nonostante avesse capito la domanda ma troppo sorpresa per essere davvero sicura di aver sentito bene.
-Ho detto... sei tu Angelica Knight?-
Già che un akuma non stesse cercando di ucciderla ma volesse parlare con lei era bizzarro, il fatto che sapesse anche il suo nome rendeva quella situazione davvero improbabile.
-Chi la cerca?-
chiese lei, sospettosa.
-I signori Noah hanno un messaggio per lei.-
La giovane si irrigidì.
-Un messaggio... dai Noah?-
All’improvviso l’akuma fece uno scatto in avanti e fu solo perché Angelica ebbe la prontezza di alzare le spade per parare che evitò un colpo che altrimenti le avrebbe aperto il cranio in due.
-Allora... sei tu Angelica Knight?-
Lei lo spinse via e si spostò, tenendo la posizione di guardia.
-Che cosa vogliono i Noah da me?-
Il Livello 3 ghignò.
-Te l’ho detto, ho un messaggio da parte dei signori Noah. Pensano di avere in custodia qualcosa... o qualcuno di tuo interesse...-
La ragazza spalancò gli occhi.
-Qualcuno... di mio interesse...?-
-La signorina Road vuole proporti un gioco. Una sfida, se preferisci vederla così.-
-E perché dovrei accettare?-
Nonostante stesse cercando di mostrarsi indifferente doveva ammettere che la cosa la interessava molto.
-Perché se vincerai potrai trovare quella cosa...-
-E chi mi garantisce che non sia tutto un trucco? Non c'è da fidarsi dei Noah.-
-Per la signorina Road i giochi sono una cosa molto seria...-
-Oh, lo so molto bene...-
commentò amaramente lei.
-Quindi pensi di accettare?-
La incalzò l’akuma.
-Di che tipo di gioco si tratta?-
domandò, cercando di guadagnare tempo per pensare. Il Livello 3 estrasse dal nulla un foglio arrotolato.
-È una sfida di intelligenza. Dovrai risolvere l’enigma che i signori Noah hanno preparato per te e la soluzione ti porterà a...-
 
Un groviglio di fili trasparenti e sottili come capelli si avvolsero intorno al corpo dell’akuma, non permettendogli di concludere la spiegazione. Le corde di Marie stritolarono il loro nemico finché quello non svanì in un’esplosione che fece volare lontano la pergamena che stava sventolando in una mano fino a poco prima.
Angelica imprecò e istintivamente corse nella direzione verso cui aveva visto cadere il foglio. Per fortuna lo trovò miracolosamente integro, rovinato solo da qualche piccola bruciatura.
Lo raccolse con le mani che tremavano e ruppe il sigillo che lo teneva chiuso mentre i passi dei suoi compagni si facevano sempre più vicini.
 
-Che cos'è?-
chiese Miranda, osservando con curiosità il pezzo di carta che la ragazza stava spiegando.
-Io...-
Angelica avrebbe voluto rispondere ma il contenuto di quel messaggio la lasciò senza parole.
-Non lo so.-
La pagina era coperta di lettere e numeri in serie che si ripetevano apparentemente all’infinito e che parevano non avere alcun significato.
-“Gen 6, 8, 22. Gios 9, 3, 3. Abac 2, 1, 12.” Ma cosa...?-
La giovane non riusciva a smettere di fissare la pergamena e quelle cifre senza senso.
-Che cosa significa questo?-
Marie e Miranda si avvicinarono.
-Angelica, cosa succede? Dove hai preso questo foglio?-
-Me lo ha dato quell’akuma, ha detto che me lo mandano i Noah.-
-I Noah? E perché dovrebbero mandarti una lettera piena di numeri?-
-Ha detto che è un gioco, una sfida che mi ha proposto Road. Ha detto che se risolvo l’enigma... potrò trovare Lavi!-
Le loro espressioni furono sufficienti a farle capire che non le credevano.
-Ti ha detto proprio così?-
Lei esitò.
-Beh, no... in realtà non ha fatto in tempo a finire di spiegare, ma... ma deve essere così! Perché dovrebbero fare una cosa del genere, altrimenti?-
Una consapevolezza improvvisa le attraversò la mente come un fulmine.
-Questo... questo vuol dire che Lavi è vivo! È vivo! Capite? Lavi è vivo e se risolvo questo codice potremo salvarlo!-
 
Quando Angelica vide come la stavano guardando il sorriso che le era apparso sul viso morì all’istante.
Piegò il foglio e se lo infilò in tasca, dando poi le spalle ai suoi compagni e allontanandosi per conto suo.
Che stupida era stata a pensare che sarebbe bastato così poco per convincere qualcuno ad aiutarla. Nessuno l’aveva voluta ascoltare fino ad ora, che cosa poteva cambiare una pagina di numeri e lettere in apparenza senza senso?
Ormai avrebbe dovuto capirlo. In questa missione era completamente sola.
 

 
-MAGGIO-
Quando Angelica vide Lenalee entrare in biblioteca di corsa alzò gli occhi al cielo e tornò a prestare attenzione a quel che stava facendo. Ultimamente quando la sua migliore amica la cercava non faceva altro che lamentarsi perché la ragazza passava ogni suo secondo libero a ragionare su quello stupido codice che l’akuma le aveva dato qualche settimana prima.
Oggi non era proprio giornata e non aveva nessuna voglia di sentire l’ennesima ramanzina.
Ad ogni modo sembrava che le intenzioni di Lenalee non fossero quelle che Angelica credeva.
 
-Angi, presto, devi venire subito!-
La giovane alzò di malavoglia lo sguardo dal suo lavoro.
-Cosa? Perché? Che succede?-
L’euforia della ragazza cinese sembrava completamente fuori luogo vista l’atmosfera pesante degli ultimi tempi.
-È successa una cosa meravigliosa! Kanda è tornato!-
Angelica rimase a bocca aperta e lasciò cadere la penna dalla mano.
-Che cosa? Ma... ma non era...-
-No! Noi pensavamo che fosse morto e invece non lo è! È tornato, Angi, vieni a vedere!-
 
Finalmente invogliata a muoversi la ragazza scattò in piedi e seguì l’amica fino ad arrivare alla Sezione Scientifica. Appena fuori dal Gate dell’Arca, circondato da un piccolo capannello di scienziati, stava effettivamente Kanda.
Sembrava che non gli importasse dell’attenzione che gli veniva riservata ma allo stesso tempo non lo infastidiva nemmeno al punto da allontanare chiunque gli stesse intorno.
Angelica si avvicinò al gruppetto e chiamò l’esorcista.
 
-Kanda!-
Lui si accorse finalmente della sua presenza ma non mostrò alcuna reazione. La ragazza si fece strada tra le altre persone fino ad arrivare di fronte al giovane.
-È... è incredibile riaverti qui...-
Se fosse stata un’altra persona probabilmente lo avrebbe abbracciato... ma l’idea di abbracciare Kanda le appariva talmente improbabile che preferì lasciar perdere.
-Tsk, non ti libererai così facilmente di me.-
commentò lui senza scomporsi. Lei rise.
-Immagino di no.-
 
Passò qualche imbarazzante secondo in cui non seppero cosa dirsi, poi il ragazzo prese l’iniziativa, oltrepassandola e uscendo dalla Sezione Scientifica.
Angelica rimase a fissare per un po’ il punto oltre il quale era sparito, riflettendo tra sé.
Lenalee le aveva accennato molto vagamente qualcosa riguardo ciò che era successo prima della sua scomparsa. Non le aveva detto granché ma quel poco che pensava di sapere le faceva sorgere dei dubbi sul ritorno del giovane esorcista.
Scosse la testa cercando di liberarsi da quei pensieri e decise di tornare in biblioteca per continuare a ragionare su quel codice che da giorni non le dava tregua.
 
* * *
 
Angelica percorse in fretta e senza esitazioni la distanza che la separava dalla meta che si era preposta ma quando la raggiunse si bloccò e rimase a fissare il muro per qualche secondo.
Non pensava che sarebbe mai andata a bussare a quella porta, ma c'era qualcosa che sentiva di dover sapere. Quindi, dopo diverse ore passate a rimuginarci e dopo aver cambiato idea innumerevoli volte, finalmente aveva deciso di andare a cercarlo.
Aveva chiesto praticamente a mezzo Ordine Oscuro se lo avessero visto da qualche parte, ma niente, come era riapparso Kanda sembrava sparito di nuovo.
Così era finita davanti alla sua stanza, l'ultimo posto che le rimaneva in cui cercare.
Con un sospiro appoggiò timorosamente le nocche al legno e batté per due volte. Con sua grande sorpresa la porta, che probabilmente non era stata chiusa bene, si socchiuse cigolando da sola sotto i deboli colpi della sua mano. Un'occhiata furtiva all'interno della stanza fu sufficiente per constatare che il ragazzo non era neanche lì.
Angelica stava già per richiudere lo sportello e andarsene, ma si bloccò con la mano appoggiata alla maniglia. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione.
Nella scarna essenzialità della camera, il cui arredamento era composto semplicemente da un letto e un tavolo posti agli estremi opposti della stanzetta spoglia, non era difficile notare un oggetto tanto particolare. Placidamente appoggiata alla superficie altrimenti vuota del tavolo stava la clessidra più strana che la ragazza avesse mai visto: la struttura esterna era composta da due colonnine dorate e ospitava un corpo centrale di vetro talmente trasparente che si faceva fatica a distinguerne i contorni. Sembrava pieno d’acqua, ma ad uno sguardo più attento si poteva capire che quel liquido era troppo denso per essere semplice acqua.
Ma la cosa più sbalorditiva di quel dispositivo misterioso era ciò che ospitava nella parte superiore: un grosso fiore di loto bianco e rosa galleggiava pacifico nel fluido trasparente, circondato da un alone biancastro che faceva quasi pensare che il fiore emettesse luce propria.
Sul fondo della clessidra giacevano inermi cinque petali caduti.
Angelica si avvicinò e osservò più da vicino la corolla del fiore, che a vedersi pareva sano e in piena fioritura. Trovò davvero strano che potesse aver perso così tanti petali in quelle condizioni.
Quasi inconsciamente alzò una mano per sfiorare il vetro della clessidra, quando...
 
-Cosa ci fai qui?!-
 
La voce imperiosa di Kanda tuonò alla sinistra di Angelica, che fece un salto per la sorpresa e si voltò di scatto per vedere che il ragazzo la stava osservando dall’ingresso della sua stanza.
E a giudicare dalla sua espressione era furioso.
Quando lo vide varcare la soglia la giovane iniziò ad indietreggiare intimorita.
 
-Kanda, mi dispiace...-
Lo vide buttare sul letto un fagotto di stoffa nera e rossa (l’uniforme nuova che probabilmente era appena andato a ritirare da Johnny) e muoversi verso di lei a grandi passi.
-Cosa stavi facendo?-
Glielo urlò praticamente in faccia mentre le afferrava le braccia e la sbatteva contro il muro, tenendola ferma con la sua presa possente.
-Io... ti prego, mi dispiace... non volevo ficcanasare, te lo giuro, stavo solo...-
-Chi ti ha dato il permesso di entrare?-
Accompagnò la domanda scuotendole forte le spalle, cosa che le fece spalancare gli occhi per la paura.
-E’... è stato un incidente. Ho bussato e... la porta si è aperta da sola. Poi ho visto il fiore e...-
-E cosa? Hai pensato bene di farti un po’ i cazzi miei?-
-No, io... non lo so. Ma ti giuro che mi dispiace, non volevo entrare senza permesso, davvero!-
 
Lui le piantò addosso i suoi penetranti occhi scuri e Angelica si sentì quasi trapassata dal suo sguardo.
Aveva sempre provato un po’ di soggezione per Kanda, ma mai era arrivata ad averne paura come in quel momento. Sembrava davvero deciso a farle del male solo per essere sgattaiolata nella sua stanza.
Ma alla fine quella sua impressione risultò errata, perché il giovane le lasciò le braccia e si voltò dall’altro lato, dandole le spalle e iniziando a trafficare con la sua uniforme.
 
-Allora, cosa vuoi?-
Lei rimase interdetta per un secondo.
-Come?-
-Se sei venuta qui è perché evidentemente mi cercavi. Dimmi cosa vuoi e vattene.-
-Oh...-
La ragazza fece un timido passo avanti e disse, con la voce che tremava:
-Io... volevo chiederti una cosa...-
-Allora muoviti.-
-Volevo chiederti... perché hai deciso di tornare all’Ordine Oscuro.-
Esitò un istante prima di proseguire.
-Non so con esattezza quel che ti è successo, non voglio nemmeno che tu me ne parli. Però... so che l’Ordine ti ha fatto delle cose orribili e quindi credo che avresti avuto tutte le ragioni per non tornare...-
-E’ vero, le avrei avute...-
la interruppe lui, con un sorrisetto amaro.
-Allora perché? Che cosa ti ha spinto a riprendere questa vita di sofferenza e... e ingiustizia?-
Kanda non rispose, non smise di fare ciò che stava facendo e Angelica temette che non avrebbe avuto risposta.
-Perché lo vuoi sapere?-
Già, questa era una bella domanda: perché lo voleva sapere?
-Io... non lo so. Credo... credo di essere contenta che tu sia tornato, però... da una parte avrei preferito che tu non lo facessi. L'Ordine non merita qualcuno come te...-
-No, hai ragione. L'Ordine non mi merita.-
Finalmente si girò a guardarla, la sua espressione non lasciava trasparire nessun sentimento.
-Infatti non sono tornato per l'Ordine. Io... sento di avere una specie di debito con la mammoletta e sono tornato per pareggiare i conti.-
-In debito? Con Allen?-
La ragazza non riusciva a capire.
-Fin da quando sono cominciati i segnali della sua trasformazione in Noah io ho fatto finta di niente. Penso che in parte sia colpa mia se quello lì si è risvegliato...-
-Ma tu non potevi sapere cosa sarebbe successo, nessuno poteva...!-
-In ogni caso per me è così e voglio provare a mettere le cose a posto.-
-Come?-
sussurrò Angelica. Il giovane fece spallucce.
-Andrò a cercarlo.-
-Stai dicendo che partirai con Johnny?-
-Sì, andrò con lui.-
Un sorriso spontaneo si disegnò sul volto della ragazza, prendendo Kanda un po' alla sprovvista.
-Cosa? Adesso perché sorridi?-
-Sono felice che tu vada con Johnny, sarà più al sicuro se ci sei anche tu.-
-Tsk, non sto andando a fargli da balia!-
Lei scoppiò a ridere.
-No, ma se ce ne sarà bisogno guarderai le spalle anche a lui.-
-E chi lo dice?-
-Lo dico io. Ormai ti conosco, so che anche se dici il contrario in realtà ti importa dei tuoi compagni.-
Improvvisamente distolse lo sguardo, rompendo quella strana atmosfera rilassata che si era venuta a creare.
-Approposito di questo... non ho mai avuto occasione di ringraziarti per avermi salvata quella volta, qualche mese fa...-
-Tch, perché mi ringrazi? Stavo facendo il mio lavoro.-
-Comunque se non fossi arrivato tu adesso probabilmente non sarei qui.-
Lui non mostrò alcuna emozione e continuò a mantenere la sua aria distaccata.
-Umpf, mi sembra ancora di sentire quell'idiota di un coniglio. Non ho fatto in tempo a mettere piede alla Sede Asia che me lo sono ritrovato dietro a rompere e a far domande.-
Angelica si rabbuiò quando venne indirettamente nominato Lavi, cosa che non sfuggì a Kanda.
-Non lo hai abbandonato, vero?-
Lei guardò altrove, stringendosi nelle spalle.
-Io... io vorrei cercarlo. Credo di aver trovato qualcosa, una specie di indizio che dovrebbe portarmi da lui...-
-Un indizio?-
La giovane estrasse dalla tasca il foglio con quella strana sequenza di numeri e lettere, da cui non si separava mai, lo spiegò e lo mostrò al ragazzo.
-Me lo ha fatto avere un akuma. Lui... ha detto che me lo mandavano i Noah. Penso che possa essere importante, anche se ancora non sono riuscita a capirne il significato. Però nessuno vuole credermi e nessun altro a parte me sembra intenzionato a fare nulla. Si comportano come... come se non ci fosse più niente da fare.-
La voce le si ruppe su quell'ultima parte della frase e la fanciulla si coprì il viso con le mani.
-Io credo che sia ancora vivo.-
Angelica lo guardò sorpresa. A modo suo la stava davvero confortando?
-Cosa?-
-Lui e quel vecchio non gli servono a niente da morti. Ha più senso che li tengano da qualche parte perché vogliono farli parlare.-
Lei lo fissava con gli occhi spalancati.
-E' quello che penso anch'io...!-
-Allora non lasciar perdere. Lui non te lo perdonerebbe. E nemmeno tu te lo perdoneresti.-
Alla ragazza sfuggì un sorrisetto.
-Ah sì?-
-Anch'io ormai ti conosco bene, hai il senso di colpa facile.-
Le restituì il foglio, mentre lei si faceva una mezza risata.
-Non capisco cosa possa voler dire questa roba. Ma tu oltre ad essere una maledetta piattola sei anche intelligente, qualcosa ne tirerai fuori.-
-Grazie per avermi dato della piattola!-
Il giovane a quel punto si voltò di nuovo di spalle e mosse qualche passo verso la finestra.
-Ti ho detto quello che volevi sapere. Adesso sparisci.-
 
Angelica si girò a sua volta e mise una mano sulla sponda della porta.
L'occhio le cadde sulla strana clessidra e sul fiore di loto al suo interno e per un attimo si fermò ad osservarla.
 
-Kanda?-
Continuava a darle le spalle, ma fece un cenno con la testa come ad indicare che per lo meno l'aveva sentita.
-Che succede quando il fiore perde tutti i petali?-
Forse era una sua impressione ma era quasi sicura di averlo visto irrigidirsi.
-Non ha importanza.-
-Non ne ha?-
Finalmente lui si voltò e passarono interminabili secondi a fissarsi, tanto che Angelica cominciò a dubitare che le avrebbe risposto.
-Succede che il tempo a sua disposizione è scaduto, perciò sfiorisce. E muore.-
La ragazza annuì, distogliendo lo sguardo.
-Che destino triste...-
Anche lui distolse lo sguardo e si girò di nuovo a fronteggiare la finestra.
-È soltanto un fiore.-
-Davvero?-
Lui non rispose. La porta alle sue spalle si richiuse con un leggero scatto e Kanda capì che la fanciulla aveva tolto il disturbo.

 

 
-GIUGNO-
Lenalee entrò in biblioteca di buonora quella mattina, certa che vi avrebbe trovato Angelica, come del resto era successo negli ultimi due mesi. E infatti la ragazza era seduta a uno dei banchi da consultazione e scribacchiava qualcosa su un foglio di carta già coperto di quelli che sembravano calcoli e appunti.
La ragazza cinese si avvicinò all’amica e sospirò.
 
-Angi, non hai dormito nemmeno stanotte.-
 
L’altra staccò il pennino dal foglio e alzò lo sguardo verso di lei. Le numerose notti insonni si potevano chiaramente intuire dai cerchi scuri intorno ai suoi occhi azzurri e a giudicare dal pallore diffuso sul suo viso scarno si poteva dedurre che doveva aver saltato anche qualche pasto.
Ma la sua espressione era diversa dall’aria stanca e abbattuta che si era cucita addosso negli ultimi mesi: nonostante l’evidente carenza di nutrimento e riposo sembrava più carica e determinata che mai.
 
-Lena... credo di avercela fatta.-
La sua amica allargò le braccia, esasperata.
-A ridurti uno straccio svenandoti su quella sequenza senza capo né coda? Direi di sì, ce l’hai fatta!-
-No, tu non capisci... credo di essere riuscita a decifrare il codice.-
Lenalee si sedette al suo fianco.
-Hai decifrato il codice? Vuoi dire che sei riuscita a darci un senso?-
-In realtà più che un codice ho scoperto che si tratta di un breve testo cifrato. L’ho capito grazie alle lettere che aprivano ogni serie di cifre.-
Le mostrò i fogli su cui stava scribacchiando prima.
-Queste serie di lettere e numeri sono tutte uguali tra loro, sono troppo regolari per essere messe a caso. E i gruppi di lettere a volte si ripetono, per questo ho iniziato a pensare che potessero voler dire qualcosa. Anzi, a furia di guardarle e riguardarle ho cominciato ad avere la sensazione di averle già viste da qualche parte. Ho ipotizzato che potessero essere unità di misura, sigle, indicatori... finché non mi è venuto in mente.-
Indicò l’elenco di quelle paroline in apparenza senza significato che lei stessa aveva copiato sui suoi appunti.
-Gen, Gios, Abac, Bar, Est... queste non sono lettere messe a caso e nemmeno unità di misura o indicatori. Sono abbreviazioni.-
-Abbreviazioni? E di cosa?-
Angelica guardò distrattamente i suoi appunti prima di rispondere.
-Qualcosa che noi, che siamo membri del clero, dovremmo conoscere molto bene.-
Riprese in mano la penna e completò le abbreviazioni.
-Genesi, Giosuè, Abacùc, Baruc, Ester... queste sono le abbreviazioni dei libri della Bibbia.-
Lenalee ragionò sulle ipotesi dell’amica.
-La Bibbia? Ma perché?-
-Non lo so, credo che voglia essere una sorta di provocazione. La Bibbia è il nostro testo sacro, no?-
L’altra ragazza però continuava a non capire.
-Va bene, hai capito che questi gruppi di lettere indicano alcuni dei libri della Bibbia ma a cosa ti è servito per decifrare il codice?-
-Come ti ho detto prima questo non è un codice, anche se fino ad ora ho erroneamente pensato che lo fosse. In realtà ho capito che si tratta di un testo criptato e quelle abbreviazioni mi hanno aiutato a capire che la Bibbia ne è la chiave di lettura. Per leggerlo si prende una delle sequenze, per esempio questa...-
Indicò con la punta del pennino la prima serie.
-Gen 6, 8, 22. La sigla mostra quale libro scegliere, la prima cifra invece indica il capitolo, la seconda il versetto e la terza è il numero della lettera da cercare in quel versetto. Viene fuori che ogni sequenza rappresenta una lettera del testo, in questo caso è una C. Ripetendo lo stesso procedimento con ogni sequenza si possono trovare tutte le lettere decriptando così il testo e rendendolo finalmente leggibile.-
Lenalee ascoltava i ragionamenti di Angelica guardando sia lei che i suoi appunti con sguardo ammirato.
-Ma come hai fatto a capirlo?-
-L’ho soltanto intuito, non ho avuto la certezza di averci azzeccato finché non ho trovato la soluzione. E per trovarla ho dovuto faticare parecchio.-
La ragazza sbuffò.
-La Bibbia è il libro più tradotto al mondo, ne esistono centinaia di versioni diverse in praticamente tutte le lingue del mondo, compresi latino e greco antico, per non parlare di differenze ed errori tra le varie traduzioni.-
Lenalee spalancò gli occhi.
-E quindi come hai fatto?-
Angelica si strinse nelle spalle facendo un sorrisino.
-Sono andata per tentativi... parecchi tentativi. So che come metodo non è granché ma non sapevo da che parte iniziare. Per lo meno ho avuto buon intuito nell’individuare la lingua giusta altrimenti chissà quanto tempo ci avrei messo.-
Prese con entrambe le mani un librone posato vicino ad un angolo del banco da lettura e se lo portò più vicino, mostrandolo all’amica.
-Questa è la “Vulgata Clementina”, la più recente delle trasposizioni in lingua latina. Il latino è la lingua ufficiale della Chiesa e ho pensato che fosse un buon punto di partenza. A quanto pare avevo ragione, per fortuna!-
esclamò la giovane, dando un colpetto alla copertina.
-Quindi sei riuscita a decifrare il testo?-
Angelica le passò un foglietto su cui aveva annotato con grafia tremolante una specie di poesiola:
 
“Chi cerca trova, ma è molto più semplice se sai dove cercare.
Percorri con fiducia la strada verso lo templio obliato,
che acqua e nuove credenze dalla tradizione han separato.
Nell’Urbe che del più grande Principe è sede cammina senza paura,
che lo inganno nostro se tu lo trovi più non dura.”
 
Lenalee lesse per almeno tre volte quei versi prima di sollevare di nuovo gli occhi sul viso dell’altra ragazza.
-E che cosa dovrebbe significare?-
Per tutta risposta l’amica abbandonò la fronte contro il legno del banco e chiuse gli occhi con fare rassegnato.
-Non lo so. Credo che sia un indizio e che dovrebbe portarmi da qualche parte. Forse nel posto dove tengono Lavi o verso un altro indizio. Non lo so, dovrò studiarci sopra ancora. Per adesso... sono molto stanca...-
Angelica si alzò in piedi stiracchiandosi, imitata da Lenalee che la guardava scuotendo la testa.
-Lo credo bene! Quante notti sono che non dormi?-
-Ho fatto qualche sonnellino ogni tanto ma in effetti è davvero troppo tempo che non vedo il mio letto. Hai un’idea di quanto siano scomodi questi tavoli?-
-No, fortunatamente non ho mai dovuto dormirci sopra.-
 
Le due amiche uscirono dalla biblioteca ridendo tra loro e si avviarono in direzione della stanza di Angelica. Non erano arrivate nemmeno a metà del corridoio quando la ragazza bionda iniziò a sentire la testa che girava e le gambe molli.
Istintivamente afferrò il braccio dell’amica in cerca di un sostegno e si portò l’altra mano alla testa.
 
-Angi, cos’hai?-
-Lena... non mi sento per niente bene... non riesco a stare in piedi...-
Le ginocchia le cedettero e la ragazza si ritrovò seduta per terra.
-Angi!-
Lenalee le prese il viso tra le mani e la trovò pallidissima.
-Lo sapevo che a furia di non mangiare e non dormire saresti stata male! Coraggio, cerca di alzarti, ti porto in infermeria.-
La giovane cinese la prese per le braccia e tentò di sollevarla senza riuscirci.
-Scusami, Lena... non ce la faccio, non mi reggono le gambe...-
-Angi! Cosa posso fare? Che cosa faccio?-
-Cosa sta succedendo qui?-
Una terza voce giunse dal fondo del corridoio e quando le due ragazze alzarono lo sguardo per vedere a chi appartenesse non potevano credere ai loro occhi.
-Kanda?!-
Il giovane si avvicinò loro e le osservò entrambe.
-Che cosa hai combinato stavolta?-
chiese rivolto ad Angelica. Dato che non sembrava intenzionata a dire nulla, Lenalee rispose per lei.
-Sono giorni che non mangia e non dorme e adesso si è ridotta così! Pensa solo a quel codice, è il suo pensiero fisso.-
Il giovane si fece avanti e si abbassò, ignorando l’occhiataccia che Angelica aveva lanciato all’amica.
-Andiamo, ti porto a farti vedere da un medico. Tanto ormai sta diventando un’abitudine, no?-
Le mise un braccio intorno alle spalle e uno sotto le ginocchia, sollevandola e avviandosi verso l’infermeria seguito da Lenalee. Angelica si abbandonò tra le sue braccia come una bambola di pezza, lasciandosi trasportare senza proteste.
-Kanda... credevo che fossi partito...-
mormorò debolmente.
-Sono tornato.-
constatò lui con i suoi soliti modi inespressivi.
-Hai trovato Allen? È tornato con te?-
chiese Lenalee ansiosa.
-No, la mammoletta non è qui. Le cose si sono complicate, sono dovuto tornare indietro senza di lui.-
-Complicate? Perché? Cos’è successo?-
Kanda sbuffò.
-Quando sarà il momento vi spiegherò, d’accordo? Sappi solo che è successo un gran casino.-
 
Angelica li ascoltava senza più dire una parola.
Era così stanca di sentir parlare di situazioni complicate. Era così stanca.

 
 
-LUGLIO-
-Ti prego, Angelica! Non dirlo ad Emilia! Per favore!-
 
Angelica sospirò mentre osservava Timothy che la pregava di non svelare alla sua (severissima) insegnante personale ciò che aveva appena visto.
Quel giorno la ragazza si era chiusa come al solito in biblioteca per lavorare alla soluzione dell’indovinello che le avevano mandato i Noah e dopo un po’ le parve di udire, nel silenzio assoluto, un rumore molto lieve simile ad un leggero russare.
Seguendo il suono aveva trovato la fonte del rumore: nascosto in un angolino riparato da sguardi indiscreti stava un Timothy tutto raggomitolato e placidamente addormentato. In un’altra situazione si sarebbe limitata a fare spallucce e lo avrebbe lasciato in pace, ma visto il luogo e la situazione in cui si trovava qualcosa la fece pensare che forse il bambino non avrebbe dovuto trovarsi lì.
Si accovacciò vicino a lui e gli scosse dolcemente la spalla finché non fu sveglio. Appena si accorse che era stata lei a trovarlo saltò in piedi e iniziò a balbettare una serie di scuse e di giustificazioni per la sua presenza in quel luogo.
La ragazza lo aveva ascoltato senza dire nulla e tenendo le braccia conserte.
 
-Ti prego, se quella scopre che invece di fare i compiti mi sono nascosto per dormire mi uccide!-
-Sei fortunato che ti abbia trovato io prima che lo facesse lei, allora...-
commentò Angelica con un sorrisino. L’espressione di Timothy si rattristò.
-È che... da quando non c'è più Allen io mi annoio tanto... Emilia mi riempie di compiti ma io non voglio stare tutto il giorno seduto a studiare...-
La ragazza chiuse gli occhi per un secondo, combattendo contro le lacrime che minacciavano di uscire (cosa che per fortuna Timothy non notò perché aveva abbassato a sua volta la testa). Quando li riaprì forzò un sorriso e mise una mano sulla testa del bambino.
-Senti... non dirò niente né ad Emilia né a Cloud... tu però la prossima volta che vuoi farti un sonnellino cercati un altro posto, come hai visto questo non è un nascondiglio molto efficace.-
Lui sorrise e tornò allegro.
-Grazie, Angelica! Giuro che non me lo dimenticherò!-
-Sì sì, adesso però fila a fare i tuoi compiti, credo che tu abbia trasgredito abbastanza ai tuoi doveri.-
-Prometto che la prossima volta che mi verrà un’idea per farti uno scherzo non lo farò in onore della nostra amicizia!-
Lei rise e gli diede una leggera spinta.
-Sparisci, peste!-
Timothy corse via e lei lo seguì con lo sguardo finché non fu scomparso oltre la porta della biblioteca. Mentre tornava a sistemarsi al suo tavolo per rimettersi al lavoro sentì un lieve rumore di passi provenire dalla stessa porta da cui era appena uscito il bambino ma quando si voltò trovò una persona diversa.
-Ciao Kanda. Anzi... generale Kanda.-
Il giovane rispose al saluto con quello che somigliava ad un basso grugnito.
-Ti ho già detto che non c’è bisogno che mi chiami così.-
 La ragazza fece spallucce mentre lui le si avvicinava.
-Saresti davvero una pessima madre, tu.-
Lei lo guardò sorpresa.
-Cosa? E questa da dove l’hai tirata fuori?-
-Ti ho vista insieme a quel moccioso. Non hai polso, non sei nemmeno capace di sgridare un bambino come si deve.-
Lei ridacchiò amaramente.
-Allora è una fortuna che a quanto pare io non sia destinata a diventare madre, vero?-
-Cosa vuoi dire?-
Lei gli voltò le spalle e tornò verso la pila di libri che la aspettava sul tavolo.
-A quanto pare mi sono innamorata dell’unico uomo al mondo che non ha il permesso di avere figli. Le ultime esperienze mi hanno provato quali sarebbero le conseguenze in caso cercassimo di aggirare il divieto.-
La ragazza si portò una mano al ventre, chiudendo gli occhi e ripensando agli eventi avvenuti circa sei mesi prima. Sembravano passati secoli.
-Tsk, non è colpa mia se tra tutti quelli che potevi scegliere sei andata a metterti con quell’idiota di un coniglio.-
-Infatti è colpa mia e ho intenzione di fare in modo che le cose continuino ad andare così per molto tempo.-
Appoggiò le mani sul tavolo e osservò attentamente i testi che aveva davanti.
-Ci sto lavorando da quasi un mese e finalmente credo di essere quasi arrivata alla soluzione, mi manca solo un dettaglio da confermare...-
Fece scorrere velocemente lo sguardo su uno dei libri aperti mentre Kanda si sporgeva per sbirciare oltre la sua spalla. Ad un certo punto Angelica doveva aver trovato quello che cercava perché si illuminò.
-Sì... sì! Lo sapevo, è quello che cercavo!-
Si voltò verso il ragazzo e in preda alla gioia iniziò a scuoterlo per le spalle.
-Ci sono, Kanda! Ci sono riuscita!-
-Ma a fare cosa?!-
-A risolvere questo enigma! Adesso so dove devo andare.-
Lo lasciò andare e gli indicò il testo dell’indovinello.
-È tutto qui, è bastato fare qualche ricerca. Vedi qui? Parla di un tempio dimenticato e separato dalle antiche tradizioni da “acqua e nuove credenze”.-
-E quindi?-
Lei sospirò, scoraggiata dal suo scarso interesse. Comunque era talmente presa dal fatto che aveva qualcuno a cui spiegare cosa aveva scoperto che ignorò il fatto e andò avanti a parlare.
-L’autunno scorso io e Lavi siamo stati in missione a Firenze e mentre facevamo il giro della città la nostra guida mi ha raccontato una cosa interessante: il Battistero di San Giovanni è stato costruito circa otto secoli fa davanti alla cattedrale, esattamente nel punto dove prima sorgeva un antico tempio romano dedicato alla divinità pagana Marte.-
Si aspettava che a quel punto Kanda comprendesse dove voleva arrivare. Non ebbe questa soddisfazione.
-E allora?-
-Ma non capisci? È questo il tempio di cui parla l’enigma! Un tempio dimenticato e soppiantato a causa di una nuova religione! Le “nuove credenze” rappresentano la religione cristiana che dopo aver preso piede ha cancellato tutto ciò che c'era prima e l’”acqua” è quella del fonte battesimale, dato che stiamo parlando di un battistero, un luogo costruito per officiare il sacramento del battesimo.-
Fece una pausa per indicare la seconda strofa del testo.
-Qui si parla di un’”Urbe”, che in latino significa “città”, e il fatto che abbiano voluto usare un latinismo rafforza la mia idea che si tratti di una città italiana. L’unico dettaglio che mi lasciava perplessa era la scelta di parlare di un principe e non di un re, ma adesso ho finalmente capito.-
Sorridendo guardò verso l’ultimo libro che aveva consultato.
-Durante il Rinascimento l’autore italiano Niccolò Machiavelli scrisse un’opera intitolata “Il Principe” in cui spiegava la sua idea per arrivare ad un governo perfetto. Secondo quanto scritto da lui la cosa migliore era affidare la gestione dello stato ad un principe e sai a chi era dedicato il libro?-
Essendo una domanda retorica Kanda ovviamente non rispose.
-A Lorenzo de Medici, il signore di Firenze di quell’epoca... il Principe per il quale Machiavelli scrisse il famoso libro di cui sopra.-
La mancanza di reazione alla fine della sua spiegazione non bastò per smorzare il suo entusiasmo.
-Ce l’ho fatta, Kanda! Ho risolto l’enigma! Per trovare Lavi devo solo andare al Battistero di San Giovanni a Firenze.-
Finalmente il giovane si degnò di darle un’opinione.
-A me come ragionamento sembra un po’ campato in aria... ma non sono affari miei, non ero nemmeno venuto qui per sorbirmi te e le tue chiacchiere.-
Lei mandò giù la risposta piccata che le era salita alle labbra e si affaccendò a mettere in ordine i libri che aveva usato per rimetterli a posto.
-Ah, davvero? E perché sei venuto, allora?-
-Leverrier vuole vedere tutti gli esorcisti nell’ufficio di Komui. Pare che voglia dirci qualcosa.-
Angelica lasciò perdere quello che stava facendo.
-Oh. Bene, allora andiamo.-
I due giovani uscirono dalla biblioteca e si avviarono insieme lungo il corridoio.
-Per caso ha almeno accennato di cosa vuole parlarci?-
-No, non ha detto niente.-
 
Non si dissero più una parola per tutto il tragitto.
Quando raggiunsero l’ufficio di Komui trovarono che tutti gli altri esorcisti erano già arrivati e aspettavano solo loro.
Kanda si portò davanti insieme agli altri generali mentre Angelica si sistemò al fianco di Lenalee salutandola con un cenno della testa.
Komui sedeva dietro la sua scrivania osservando gli esorcisti uno ad uno. Angelica notò che sembrava a disagio.
Leverrier attese che tutti fossero al loro posto prima di iniziare a parlare.
 
-Cari esorcisti, vi ringrazio per essere venuti. Oggi mi faccio portavoce per riferire un messaggio del nostro amato Pontefice.-
Dal gruppo di esorcisti si sollevò un brusio sorpreso.
-E da quando il Papa si ricorda che esistiamo?-
commentò Sokaro, che di certo non si faceva problemi ad esprimere la sua opinione. Leverrier lo ignorò e proseguì.
-Il Santo Padre ha molto a cuore i suoi fedeli soldati che combattono in suo nome questa guerra santa...-
Angelica si trattenne dal ridere.
-Perché lui è ancora convinto che questa guerra la combattiamo in suo nome? Con tutto il rispetto ma il Santo Padre dovrebbe rivedere il livello di considerazione che abbiamo per lui.-
Lenalee le diede una gomitata e le lanciò uno sguardo incredulo.
-Angi, ma cosa dici?-
Stranamente l’occhiata di fuoco di Leverrier non fu sufficiente a metterla a disagio.
-Miss Knight, la pregherei di non interrompermi per fare osservazioni fuori luogo.-
-Si figuri, Sovrintendente, l’errore è stato mio. Avevo dimenticato che la censura imposta non permette a noi esorcisti di esprimere la nostra opinione.-
I due si osservarono con astio per diversi secondi finché Komui non intervenne.
-La prego, Sovrintendente, proceda.-
Leverrier si schiarì la voce e riprese.
-Visto e considerato che in cento anni di attività nessun Pontefice ha mostrato il desiderio di incontrare i suoi figli prediletti...-
-Il che la dice lunga su quanto siamo davvero i suoi “prediletti”...-
intervenne Angelica sottovoce. L’uomo finse di non sentirla e proseguì come se non fosse mai stato interrotto.
-... l’attuale signore della Santa Chiesa Cattolica e dell’Ordine Oscuro, Sua Santità Leone XIII, ha deciso di convocare i capi delle sedi di tutto il mondo e tutti gli esorcisti direttamente nello Stato del Vaticano.-
Di nuovo si udì il leggero brusio degli esorcisti che discutevano sottovoce. Komui si alzò in piedi e concluse:
-La partenza non sarà in tempi brevi, ci serve tempo per i preparativi per il viaggio. Abbiamo comunque ritenuto di dirvelo non appena ci è arrivata la convocazione. Vi terremo aggiornati.-
 
Il Supervisore concluse l’incontro e gli esorcisti furono lasciati liberi di andare.
Ma prima che Angelica potesse uscire Leverrier la intercettò e le impedì di farlo.
 
-La sua condotta sta veramente degenerando, miss Knight.-
-La mia condotta?-
-Il suo modo di rivolgersi ai superiori è a dir poco irrispettoso, per non parlare del fatto che lei sta conducendo ricerche non autorizzate senza dire nulla a chi di dovere.-
La ragazza si sforzò di mantenere la calma.
-Ricerche non autorizzate? Mi perdoni, Sovrintendente, ma non capisco di cosa stia parlando. Non mi sembra di aver fatto nulla che possa definirsi illecito.-
-Non finga di non sapere a cosa mi riferisco. Lei si è presa la libertà di fare delle indagini per conto suo allo scopo di ritrovare i due esorcisti smarriti.-
Lei cercò di controllarsi e non alzare la voce.
-Chiedo scusa, ma non vedo come questi possano essere affari suoi. Sto facendo delle ricerche, questo è vero, ma chi le dice che io lo stia facendo per trovare Lavi e Bookman?-
-Non credo di doverle spiegare che io ho i miei modi per sapere cosa succede qui.-
-Di certo non ho bisogno che lei mi spieghi che non vi fidate di noi esorcisti al punto da farci spiare e controllare. A questo punto credo che non abbiamo più niente da dirci, tanto ci penseranno le sue spie a farle sapere tutto ciò che le interessa. Buongiorno, Sovrintendente.-
Fece per andarsene ma Leverrier la prese per un braccio e la bloccò.
-La avverto, signorina, non complichi la sua condizione più di quanto stia già facendo. Porti rispetto verso i suoi superiori. E verso la Santa Istituzione per la quale opera.-
Angelica si accigliò ma riuscì comunque a trovare una risposta piccata da dare.
-Io sono inglese, ricorda? Non mi è mai piaciuta questa Chiesa, nonostante all’improvviso mi sia ritrovata a farne parte. Credo che sia un fattore genetico, non posso farci nulla, le pare?-
-Se fossi in lei abbasserei la cresta e rimarrei al mio posto. Lo dico nel suo interesse.-
-Mi sta minacciando, Sovrintendente? Sono davvero curiosa di sapere in che modo potreste prendere provvedimenti nei miei confronti in caso non obbedisca.-
Lui sogghignò e le lasciò il braccio.
-Lo faccia e basta, le conviene. Buongiorno, miss Knight.-
 
Detto questo se ne andò.
Appena fu sparito Angelica iniziò a tremare. Era riuscita a mascherare la tensione fino a quel momento ma non poteva più nascondere quanto quella conversazione l’avesse messa in agitazione.
Fece un salto quando Komui la raggiunse e le mise una mano su una spalla. Si era completamente dimenticata della sua presenza.
 
-Angelica, qualunque cosa tu stia facendo... non tirare troppo la corda. Io faccio del mio meglio per tutelare voi esorcisti quanto più possibile, ma ci sono situazioni in cui nemmeno io potrei fare nulla se tu ti mettessi nei guai.-
La giovane sospirò.
-Lo so, Komui. Lo so.-
 
Author corner:

angolino serio anche stavolta, visto che ci sono un paio di cose da chiarire è meglio che non mi perda via in scleri e cavolate varie... poi vedremo ma temo che per qualche capitolo gli angolini saranno tutti seri, adesso che ci penso ^^"
Comuuunque-- come sempre vi invito a farmi sapere cosa ne pensate della storia e colgo l'occasione per ringraziare Mitsuki no Kaze per aver recensito il capitolo precedente a questo.
Per quanto riguarda le cose da chiarire inizierei sottolineando il fatto che so di aver dato per scontate parecchie cose sia nello scorso capitolo che in questo, come per esempio ciò che è successo con Allen, tutta la parte su Yuu e Alma (pace all'anima sua çvç) eccetera. L'ho fatto coscientemente intanto perché non hanno molto a che vedere con la storia che sto raccontando io e in particolare con i personaggi che ho scelto come protagonisti, e poi perché penso che la maggior parte delle persone (se non tutte) che leggono questa storia conoscano gli avvenimenti del manga, quindi raccontare per l'ennesima volta le stesse cose sarebbe stato inutile e noioso. Almeno questo è quello che ho pensato io ^^"
Parliamo un momento dell'indovinello dei Noah: mi auguro che l'idea vi sia piaciuta, è stata una piccola concessione al mio amore per i codici e i giochi di intelligenza (Dan Brown sarebbe fiero di me... ok, forse no--). Sorvolando sul testo dell'enigma vorrei soffermarmi sull'interpretazione che ne ha dato Angelica: senza fare spoiler o anticipazioni vorrei solo chiedervi, se non la trovate convincente e me lo volete fare notare, di attendere il prossimo capitolo per farlo, perché credo che ci saranno dei dettagli che potrebbero farvi cambiare idea. Se volete comunque farmi delle osservazioni sarò molto lieta di prestarvi attenzione ^^
Infine, ma non meno importante (anzi!) vorrei spendere due parole su quanto viene detto nell'ultima parte del capitolo sulla Chiesa Cattolica e sul papato. Partiamo dal presupposto che io stessa sono una cristiana cattolica credente e praticante, tengo quindi molto in considerazione la Chiesa e non ho alcun motivo di insultarla o di offenderne i membri. Ciò che potrei raccontare qui e nei prossimi capitoli non vuole assolutamente essere una critica al cattolicesimo, nonostante le opinioni di Angelica possano far pensare diversamente. È importante ricordare che Angelica, nonostante sia di nazionalità sconosciuta, è naturalizzata inglese e quindi membro della Chiesa d'Inghilterra. La sua diffidenza nei confronti dei cattolici dipende quindi dalla sua originale appartenenza ad una comunità religiosa diversa, oltre che dai comportamenti tenuti dalle autorità dell'Ordine. Pertanto spero che nessuno si sia sentito offeso o attaccato perché l'intenzione non era quella :)
Concludo ringraziandovi per la vostra pazienza e per aver voluto continuare a seguirmi nonostante la mia lunga assenza. Siete meravigliosi, sul serio! çvç 
Spero che il mio prossimo aggiornamento non richieda ancora così tanto tempo (come avevo già accennato questo è stato un capitolo un po' sperimentale e ci ho messo tanto ad assemblarlo (?), con il prossimo dovrei avere meno problemi... spero...), per informazioni comunque tenete sotto controllo l'info point o contattatemi privatamente senza farvi problemi.
Alla prossima!
Yami =^.^=
   
 
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