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Autore: StewyT    29/05/2015    1 recensioni
“Fiorellino? Fare la doccia da soli non ha più senso. Vieni qui, avanti”
“Un attimo, Magnus. Sto cercando quel maledetto aggeggio”
“Cosa?” urlò Magnus dal bagno.
“Il mio maledetto cellulare”
“Prendi il mio. È nel primo cassetto del mio comodino. Fa presto, su!”.
Provò a cercare il suo nel primo cassetto del comodino.
Com'è che si dice? Quando meno te lo aspetti il destino colpisce.
Alec trovò il cellulare nel cassetto, ma anche una lettere indirizzata proprio ad 'Alexander Gideon Lightwood'.
Prese la busta avorio con le mani che gli tremavano; la scrittura era quella di Magnus indubbiamente, quindi non poteva essere niente di male.
“Hai fatto?” urlò il ragazzo dal bagno.
“Un minuto e arrivo”
Era giusto o meno impicciarsi dei fatti di Magnus? Non lo era, lo aveva capito da tempo ma quella busta aveva sopra il suo nome quindi era suo diritto e dovere leggere il suo contenuto!
Si sedette sul letto -che si sarebbe ovviamente macchiato d'oro e blu – e aprì la bustina con le mani che gli remavano come non mai.
"Caro Alexander..."
Missing Moment Città del fuoco Celeste-Destino. Ultimo capitolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Perchè forte come la morte è l'amore.
 

Con occhi diversi.
Missing moment Città di ossa: La festa di Magnus.


 


Era tardi, fin troppo: le due di notte, e Jace non era ancora tornato, non c'era neanche l'ombra dei suoi capelli biondi.
Alec sbuffò. Non lo avrebbe mai fatto prima, non si sarebbe mai cacciato in una strana situazione senza di lui.
Continuava a camminare, ormai da più di un'ora, avanti e dietro a grosse falcate per la sua piccola camera, alla fine si sedette sotto la finestra, le ginocchia tirate al petto, una brutta espressione sul viso candido e fine.
Non poteva continuare così. Non si può amare per sempre qualcuno che non ti ricambia. Doveva capire che quello che provava per il suo Parabatai non era che amore fraterno; non sarebbe mai riuscito a vederlo in quel modo...
Portò le mani agli occhi e sospirò ancora.
Così come il biondino anche il suo sonno non voleva proprio farsi vedere per portarlo in un mondo migliore. Avrebbe risolto il problema in un altro modo.
Si alzò velocemente da terra e si recò in bagno; si guardò. Aveva il viso contratto in una strana espressione mista tra rabbia e tristezza; non gli faceva per niente bene, anzi, rendeva la sua pelle ancora più chiara.
Guardò l'unico residuo della festa a cui aveva partecipato poche ore prima: la sua maglia nera attillata. Non ce la faceva a concentrarsi sulla propria figura, riusciva solo a guardare quel tessuto nero e vedere oltre: la sua runa Parabatai pulsava come il proprio cuore.
Si bagnò il viso, strizzò gli occhi e li vide: Jace che camminava stretto alla mondana dai capelli rossi; il mondano che li seguiva faticando a non sbavare per la gonna di Isabelle sempre più corta. Lui non c'era. Si vide dopo: era dietro a tutto il gruppetto, così in caso di emergenza sarebbe riuscito a salvarli; avrebbe preferito morire piuttosto che vedere Jace o Iz andare in contro a quella sorte.
Prima di aprire gli occhi vide un'altra figura ma non riuscì a distinguerla: era maschile, di sicuro, alta, elegante, bella.
Sbuffò asciugandosi il viso; si recò al suo armadio, prese una felpa tanto per cambiare nera, infilò il cappuccio, mise due pugnali in tasca – non si sa mai chi si può incontrare per le strade di NY alle due di notte – e si chiuse la porta alle spalle. Si avvicinò silenziosamente all'ascensore, che iniziò a salire cigolando. Quanto lo odiava! Prese a borbottare insulti verso quell'orribile macchina che rischiava di svegliare tutti. Quando però fu alla porta sospirò di gioia: nessuno lo aveva scoperto.
Uscì, e un soffio di aria fresca subito lo colpì.
In quei giorni faceva particolarmente caldo, e quel leggero soffio dava un bel po' di sollievo.
Alec prese a passeggiare per le strade desolate di NY.
Era così bella quella città. Niente di paragonabile a quello che ricordava di Alicante, certo, ma quei grattacieli tutti illuminati, le strade brulicanti di persone, il caldo di giorno e la freschezza di notte, il cielo scuro, illuminato dalle tante luci della città.
Una città luminosa e viva, ecco come avrebbe definito quel posto.
Aveva i suoi lati negativi però, ad esempio.. era strapiena di demoni, non che la cosa gli dispiacesse; anche se di solito lui non uccideva quasi mai demoni, per guardare le spalle ai fratelli, gli piaceva andare a caccia.
Si ritrovò a camminare sempre più svelto, come se avesse avuto un appuntamento al quale rischiava di ritardare.
Passò Taki, ancora aperto, dal momento che i vampiri vi andavano per lo più a quell'ora, avanti a decine di bar mondani chiusi, e poi a discoteche mondane aperte, prima di ritrovarsi fuori il Pandemonium.
Quel posto era elettrizzante. Pieno di presenze oscure, di persone inconsapevoli.
Si avvicinò all'entrata, ma nell'esatto momento in cui il tizio grosso all'entrata gli chiese cosa volesse, il suo cervello gridò, e Alec si ritrovò a camminare di nuovo velocemente verso un luogo indefinito.
Si perse tra i suoi pensieri. Cercava di capire dove potesse essere finito Jace, come stesse. Provò a concentrarsi sulla sua runa Parabatai per capire se fosse in pericolo, ma niente, la runa non dava indizi.
Sbuffò, e guardò meravigliato il luogo in cui era finito: Brooklyn.
Si trovava avanti all'entrata del fabbricato da cui era uscito poche ore prima: la casa di Marcus, o qualcosa di simile.
Si avvicinò all'entrata stranito. Perché era arrivato fin lì?
Guardò il campanello per accertarsi di essere dove pensava e rise di sé stesso quando notò di ricordare male il nome. Lo stregone che lo aveva guardato e imbarazzato per tutta la notte si chiamava Magnus. Magnus Bane. Non lo conosceva e non sapeva se quel nome gli si addicesse davvero, ma gli sembrava che a primo impatto il nome 'Magnus' gli fosse cucito addosso alla perfezione.
Restava solo un dubbio: perché si trovava lì?
Ripesò a quello che aveva detto Iz poche ore prima.
Ho pensato che magari Magnus ti piaceva. È carino no?
A dire il vero neanche ricordava esattamente come fosse, ma ricordava benissimo i suoi occhi particolari e il modo in cui lo avevano guardato. Era la prima volta in cui si era sentito così.
Pensavo che potesse succedere qualcosa. Che poteste fare amicizia. Hai bisogno di amici diversi.
Amici diversi...?
E lui sarebbe potuto essere quel tipo di amico?
Il cacciatore si morse forte il labbro inferiore. Che stava facendo? Guardò il suo braccio come se non fosse il proprio. Stava bussando alla porta di uno stregone alle due di notte! Pazzo. Rischiava di essere trasformato in qualsiasi tipo di cosa, esseri persino peggiori dei topi...
«Chi osa disturbare il Sommo e Magnifico stregone di Brooklyn alle... due del mattino? Sono le due del mattino, per Lilith!».
Lo sentì borbottare. Il sangue si gelò nelle vene del cacciatore, non che avesse paura di lui, solo che... che diamine aveva combinato?
Si guardò attorno, cercando un posto in cui nascondersi. I bambini facevano spesso quegli scherzetti idioti, no?
Non fece in tempo: Magnu Bane aprì la porta ed Alec diventò viola. Lo stregone indossava dei pantaloni di seta verdi smeraldo, l'unica cosa che provava – riuscendoci male – a coprire il suo petto era una vestaglia dello stesso colore dei pantaloni; era a piedi scalzi, aveva i capelli sparati in ogni direzione, ogni accenno di trucco o glitter era scomparso, non che sembrasse meno 'luminoso' e meraviglioso in quel modo; le labbra che prima assumevano una smorfia di disgusto, non appena i loro occhi si scontrarono, si tirarono su in un sorriso malizioso.
Ad Alec venne in mente un aggettivo per descriverlo; 'Carino' come lo aveva definito Iz era sbagliato, Magnus era decisamente 'sexy'.
«Quanti Nephilim bussano alla mia porta questa sera!» disse divertito, c'era un punta di nervosismo nella sua voce, Alec lo capiva. Avrebbe ucciso chiunque lo avesse svegliato a quell'ora.
«Come mai qui a quest'ora?».
Il cacciatore era ancora muto, guardava lo stregone a bocca aperta; sembrava un deficiente.
«Allora, cacciatore, hai intenzione di restare muto tutto il tempo?»
«N-no. Presumo di no» sussurrò l'altro arrossendo.
«Ti andrebbe di spiegarmi come mai mi stai disturbando a quest'ora?» chiese in un tono paziente, che non si addiceva alla sua espressione.
«Io-io- devo andare»
«Non puoi svegliare qualcuno a quest'ora e poi scappare subito via. Avanti, entra. È pericolosa camminare alle due di notte per New York»
«Ma sono un cacc-» non fece in tempo a dirlo; Magnus lo tirò indietro, stringendo il suo gomito, e chiuse la porta alle sue spalle. Si aspettava di trovare la casa in pessime condizioni, dopo tutto il casino della sera precedente, invece era pulitissima, quasi brillava; era un normalissimo loft, con un'enorme camera divisa dal mobilio. Vide Magnus andare verso dei divani e sedersi su uno bordeaux; lo guardava attentamente negli occhi.
«Come mai quest'espressione sbalordita, cacciatore?»
«Beh.. poche ore fa era tutto così confuso e adesso invece è tutto così ordinato.. come...?».
«Oh le mie mani sono capaci di compiere meravigliose magie» disse con sguardo malizioso; Alec ovviamente non colse il doppiosenso nelle parole dell'altro, quindi si limitò a darsi dello stupido ed arrossire. Stava parlando con uno Stregone, non un semplice mondano! Era ovvio che potesse fare quelle ed altre cose con la sua magia.
Restò in silenzio ad osservarlo. I suoi occhi faticavano a staccarsi dagli addominali lisci e perfetti e l'addome senza ombelico dell'altro e quella cosa lo faceva arrossire ancora di più. Doveva andare via.
«Se vuoi puoi sederti; non mordo e a differenza di quello che pensano quelli della tua razza noi 'nascosti' non trasmettiamo malattie».
Alec lo fissò ancora una volta a bocca aperta. «Non penso che voi nascosti trasmettiate malattie» sussurrò. Magnus alzò gli occhi al cielo e gli fece segno di sedersi, così, per non farselo ripetere ancora una volta, si avvicinò al divano blu di fronte a quello su cui era seduto l'altro. Si osservarono in silenzio per qualche minuto.
«Allora cosa ti ha portato qui da me? Non pensavo saresti venuto tanto in fretta»
«Io.. ehm..» rosso. Era rosso come un pomodoro. «Non so perché sono venuto»
«Sto per offendermi»
«Non farlo» disse Alec mettendo le mani in avanti come a fermare qualcosa.
«Scherzavo» aggiunse l'altro; Alec annuì serio.
«Vuoi qualcosa da bere?»
«In realtà dovrei andare via»
«Hai il coprifuoco, piccolo cacciatore?» chiese lo stregone tutto sorridente; il cacciatore scosse la testa. «No che non ce l'ho» guardò l'espressione sul viso dell'altro e si maledisse -soprattutto per essere andato da lui - «Scherzavi...»
«Diciamo di sì. Conosco qualche vostra regola e so che non avete il coprifuoco»
«Come fai a conoscere le nostre regole?»
«Ho avuto a che fare con molti cacciatori e molti Lightwood»
«Oh»
«Già. Tu non mi ricordi molto un Lightwood»
«Perchè?» chiese il giovane. Gli comparve tra le mani una tazza fumante di camomilla; rischiò di farla cadere per lo stupore, tanto che se ne versò mezza sui pantaloni; si maledì ancora.
«Ho pensato che una camomilla potesse aiutarti. Se sei qui di sicuro non riuscivi a dormire...»
«Grazie» sussurrò. Avvicinò il bicchiere bollente alle labbra e ne prese un sorso; si scottò lo lingua e sul suo volto si dipinse un'espressione di dolore che fece sorridere l'altro.
«Allora perché non ti ricordo un Lightwood?»
«Non hai negli occhi quell'espressione dura che di solito hanno loro»
«Oh» rispose ancora.
«Ti piace proprio questo 'oh', vero? Di solito, in determinate occasioni. piace anche a me..».
C'erano allusioni che il povero piccolo, ingenuo cacciatore proprio non riusciva a capire, e questa era tra quelle.
«Ti ho svegliato?»
«Sei stato fortunato. Di solito quando do queste feste resta sempre qualche invitato speciale da me, invece questa sera sono rimasto tutto solo, così ti ho concesso qualche minuto del mio prezioso tempo»
«Stavi dormendo?» chiese nuovamente. Magnus sorrise.
«No, non stavo dormendo. Stavo studiando»
«Studiando?»
«Matematica, geometria, arte, cose così, sai, servono a tutti.»
«Oh». Magnus sbuffò.
«Fammi un favore, piccolo cacciatore, non pronunciare più quell' 'oh'. Mi fa venire strani pensieri, d'accordo?»
«Strani pensieri?»
«Meglio che non te ne parli» aggiunse subito Magnus.
«Come mai hai dato la festa?» chiese. Ma perché era così curioso quella sera, il giovane cacciatore? Di solito era taciturno, e non se ne fregava molto degli affari altrui.
«Per festeggiare lui» sussurrò Magnus, guardò sorridendo la piccola palla di pelo ai suoi piedi che sembrò comparsa dal nulla. «Ti presento Presidente Miao. Ieri era il suo compleanno e lui ha pensato bene di svignarsela, vero?» sorrise prendendolo in braccio e coccolandolo.
Era così carino mentre lo faceva. Alec scosse la testa. Non era carino, neanche sexy, né niente, era un... uomo!
«E di solito inviti sempre tutto il popolo dei nascosti?»
«Tranne i licantropi» fece notare l'altro.
«Perchè?»
«Sei curioso stasera, cacciatore, vero?»
«Alec» aggiunse il ragazzo. «Mi chiamo Alec, non cacciatore».
Magnus annuì serio. «Preferisco i vampiri ai licantropi, troppi peli»disse con noncuranza, Alec annuì.
«Quanti anni ha il tuo.. gatto?».
Nell'esatto momento in cui gli uscì quella domanda dal cervello del giovane partirono una serie di insulti verso sé stesso. A casa! Sarebbe dovuto restare a casa a dormire. Magnus scoppiò a ridere; si stava proprio divertendo parecchio a guardare il povero Alec in imbarazzo.
«Si chiama Presidente Miao e... non si chiede mai l'età» scrollò le spalle e gli fece un occhiolino.
«Questo vuol dire che non mi dirai neanche la tua età?» Alec sgranò gli occhi quando si accorse dell'enorme figuraccia che aveva appena fatto – come se presentarsi senza un motivo alle due di notte e tempestare il suo ospite di domande stupide non lo fosse già abbastanza- e si tappò la bocca con le mani. Magnus finse un'espressione infastidita, ma era divertito da morire; stava adorando il modo in cui si comportava quel ragazzo.
Era di una timidezza e di una curiosità assurde; un po' senza filtri, quasi come lui; se fosse stato per qualche giorno con Magnus sarebbe diventato un mostro di sfacciataggine!
«Tu quanti anni mi dai piccolo cacciatore?». Alec si morse un labbro e lo osservò bene. I suoi occhi si concentrarono su quelli dell'altro, con le pupille verticali e meravigliosamente lucide, poi sul sorriso ammaliante, il collo liscio, e ancora gli addominali messi in ottima evidenza, il ventre senza ombelico, scese ancora leggermente con lo sguardo, poi scattò un allarme nel suo cervello e subito alzò gli occhi di nuovo verso il suo viso. L'altro lo stava fissando divertito e per niente imbarazzato. Sapeva di essere un gran bello spettacolo e pensava fosse giusto non negarsi a nessuno.
«Non lo so» ammise Alec. «Sei giovane ma i tuoi occhi non sembrano quelli ingenui ed inesperti di un ragazzino». Fissò nuovamente i suoi occhi, ed era vero; erano sì, scintillanti e bellissimi, ma nascondevano un mondo, ne era più che certo.
«Ho molto più anni di quanti tu possa immaginare. Ti basti sapere questo; sai molto più di altre persone»
«Oh».
Magnus alzò gli occhi al cielo e lui si morse un labbro arrossendo di nuovo. «Intendevo dire che.. che ehi non sono un piccolo cacciatore.»
«Ah no? E cosa sei?». Il ragazzo sgranò gli occhi. Cosa era? Che voleva dire?
«Un cacciatore. Sono un cacciatore»
«Oh lo vedo molto bene, mi sembri anche un ottimo cacciatore» le sopracciglia dello stregone si alzarono leggermente e un sorriso malizioso si dipinse sulle sue labbra; l'altro fu costretto a distogliere gli occhi dai suoi.
«Penso che potresti sviluppare grandi capacità, Alexander Lightwood» l'altro scosse la testa.
«Solo Alec. Non mi piace Alexander. Tutti mi chiamano Alec.»
«Io non sono tutti» sussurrò l'altro scrollando le spalle. «Dunque ti chiamerò come vorrò» gli sorrise e Alec si rabbuiò.
«Potrei sviluppare grandi... capacità? Che volevi dire?»
Magnus ridacchiò «Noto che non lasci passare niente, vero?». L'altro scosse la testa. Magnus non rispose; probabilmente quella risposta lo avrebbe fatto correre via a gambe levate. Grande possibilità in cosa? Oh, avanti! Con quegli addominali e quei bicipiti e quelle labbra...
Chiuse gli occhi per concentrarsi e riprendere un minimo di autocontrollo.
«Pensavo fossi molto meno loquace, Alexander» disse piano lo stregone.
«Anche io» ammise l'altro.
Restarono ad osservarsi per un tempo indefinito che a Magnus sembrò comunque troppo poco. Quel ragazzo era infinitamente bello.
«Grazie per la camomilla e per non avermi trasformato in qualche mostriciattolo» disse dopo un po' il più giovane. Tutta quella situazione era troppo imbarazzante.
«Vai già via?»
«Non voglio disturbarti ulteriormente». Magnus annuì.
Era passato molto da quando era entrato, e aveva parlato persino più di quanto si era aspettato; forse anche più di quanto avesse fatto in tutta la sua vita. Quello Stregone lo rendeva esagitato, eccitato, allegro, prolisso, curioso. Era così... strano.
Magnus lo guardò e si morse un labbro; neanche un'ora e già aveva acquistato una sua abitudine, però non aveva ricevuto altro che domande e sguardi freddi da quel giovane ragazzo; non sorrideva per niente, possibile? Che tristezza! Gli serviva un po' di colore.
Si alzò, e aspettò che anche il suo ospite si alzasse. Magnus guardò la figura di Alec. Era alto, slanciato ma muscoloso, la pelle chiara sporcata solo da qualche marchio qui e lì era così bella; le sue labbra rosa erano chiuse in una linea dura, gli occhi blu erano lucidi, ma per niente felici; erano gli occhi di qualcuno che non capiva quanto valeva. Quel ragazzo valeva tanto, lo stregone ne era certo.
«Grazie per avermi fatto entrare» sussurrò il cacciatore vicino alla porta.
«Già lo hai detto» disse Magnus «E ti prego di non rispondere con un 'oh'».
Per la prima volta sul viso di occhiblu comparve un timido sorriso che fece fare una capriola al cuore dell'altro. Era bellissimo, e quando sorrideva lo era ancora di più, se possibile.
«Okay. Niente oh, niente più domande.. ehm... addio...?» sorrise di nuovo.
Aveva sorriso due volte nel giro di un minuto. Miracolo!
Magnus ridacchiò.
«Addio? Come sei drastico piccolo cacciatore»
«Alec» lo corresse.
«Buonanotte Alexander» aggiunse l'altro. Lui alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
«Buonanotte» sussurrò poi; Magnus gli sorrise.
«Chiamami quando vuoi» disse, come aveva fatto prima, alla festa.
Lui annuì, e uscì dalla porta; iniziò a correre velocemente per la strada. Aveva un grosso accumulo di adrenalina nelle vene; non riusciva a stare fermo. Magnus gli faceva quell'effetto.
Si fermò solo un secondo; si girò verso la sua finestra.
«Ma io non ho il tuo numero» sussurrò a sé stesso. Non poteva di certo presentarsi di nuovo alla sua porta. Riprese a camminare velocemente verso casa sua; non avrebbe avuto bisogno di quel numero, non lo avrebbe richiamato, anche se gli piaceva parecchio.
Magnus lo guardò dalla finestra sorridendo. Era così bello e la cosa più strana era che non se ne rendeva conto.
No, non stava accadendo. No, non poteva guardare quel ragazzo con occhi diversi! Era un cacciatore; faceva parte di quel gruppo di persone che odiava i nascosti, gli stregoni. Aveva combattuto tante di quelle volte contro di loro. Aveva odiato il moccioso figlio di Maryse Lightwood. Non poteva guardarlo con occhi diversi.
Si maledì. Stava accadendo? No, non sarebbe accaduto.

 

Spazio autrice.
Saaaaaalve gente!
Questa è la mia prima raccolta di OS! In occasione della serie Tv ho iniziato a rileggere tutta la saga, e siccome era da un po' che non scrivevo qualcosa sui Malec mi è venuta la malsanissima idea di scrivere una raccolta di una decina di missing moments piena zeppa di cose che non sapremo mai se hanno fatto davvero!
Non sono brava in queste cose ed è la prima volta che lo faccio, dunque qualche episodio potrebbe sembrarvi strano, come questo qui sopra, e qualche altro mal conestualizzato, perdonatemi e non odiatemi, vi prego.

Stewyt~

Ps. Dimenticavo! Cosa ne pensate di Matt ed Harry ? Io amo da morire Matt, anche se ogni notte prego affinchè gli mettano delle lentine blu; su Harry non ne ero molto convinta ma dopo aver visto la foto di ieri dove stava tutto truccato e preparato.. me ne sono innamorata!






 
  
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