Dorcas Dies

 

Voldemort killed her personally

 
 
Nagini girava intorno ai due, che si guardavano negli occhi con freddezza. Voldemort indossava un falso sorriso serpentino e viscido, che a molti avrebbe fatto venire la pelle d’oca, ma Dorcas, in pozione eretta e con il volto alto e fiero, non si era lasciata intimidire.
Non sapeva neanche lei cosa la mantenesse in piedi, tutti i suoi compagni per terra, morti, no di certo.
Ma forse il pensiero che c’era qualcuno al aspettarla a casa la rincuorava un po’, le riscaldava un po’ il cuore. Lei doveva combattere per ciò che amava, per i suoi ideali. Lei doveva combattere per le persone che l’amavano.
Sirius.
Cercò di non pensare a lui, lo fece ardentemente, cercò di mantenere il respiro calmo e il cuore più lento possibile, ma avere davanti a sé due occhi rossi non l’aiutava.
«Dorcas Meadowes, una strega purosangue. La tua casata è molto nobile.»
Cominciò a girarle intorno. La lunga veste produceva un fruscio lungo il terreno, ma Dorcas cercò di non smuovere il suo sguardo, continuava a guardare il nulla fisso davanti a sé, si immaginò Sirius davanti a sé che le diceva di stare calma, di non spaventarsi, che andava tutto bene, che Voldemort non avrebbe mai potuto farle male, che c’era lui a proteggerla. Si sentì in colpa con sé stessa, perché in quel momento pensava più a Sirius che alla sua vita, pensava che senza di lei Sirius, nonostante fosse uno dei maghi migliori che lei avesse mai conosciuto, sarebbe stato solo, e lei non avrebbe potuto guardargli più le spalle.
Si sentiva così stupida e vulnerabile, aveva lasciato che la sua vita andasse in secondo piano.
«Potrei anche risparmiarti.»
Ora i suoi occhi blu sapevano dove guardare, fissava gli occhi di Voldemort fissi davanti a sé, molto vicini.
«In cambio di cosa?» Sussurrò con spavalderia, senza un minimo di paura, fronteggiandolo con lo sguardo e con l’orgoglio.
«Sei un’ottima strega, un’ottima combattente. Potresti tornarmi utile, potresti unirti a me.»
Dorcas stampò sul suo viso un sorriso di scherno, orripilata solo al pensiero che lui avesse pensato che lei si sarebbe unita a lui.
«No. Uccidimi.»
Gli occhi rossi lampeggiarono, poi continuarono a voltarsi attorno a lei, mentre Dorcas aspettava il lampo verde e la morte. Aspettò alcuni secondi, stranita di essere ancora in posizione eretta.
«Non hai sentito? Mi hai tolto la bacchetta, non posso più difendermi. Uccidimi. Non ho intenzione di scendere a compromessi con te.»
Lui le prese il mento e lo strinse con forza, lei lo guardò stringendo gli occhi.
«Nel mio esercito servirebbe una guerriera fedele come te. Sono pochi quelli davvero fedeli.»
Lei mostrò un sorriso di scherno. «Perché non credono nei tuoi stessi ideali, hanno paura di te. IIo combatto per ciò che credo.»
Lui sorrise, un sorriso che metteva i brividi, allora Dorcas sorrise, mentre chiudeva gli occhi per non vedere la bacchetta alzarsi contro di lei.
«Avada kedavra.»
Il corpo cadde, attutito dal pavimento morbido per la pioggia di alcune ore prima.
«Peccato.»
 
«Dorcas! No, Dorcas, no!»
Sirius sentì la sua voce abbandonarlo mentre si avvicinava a lei, la prendeva tra le braccia con il fiatone, le toccava la gola, cercando di sentire un battito, qualcosa che dicesse che lei era viva, che lei era ancora con lui.
La baciò, la sentì fredda come marmo, cercò di riscaldarla come poteva mentre James accorreva. Rimase fermo per qualche secondo, prima di prendere per le spalle Sirius.
«Sirius, allontanati, vieni, è … »
«NON E’ MORTA! Io … io posso salvarla, so di poterlo fare, lei deve solo … »
«Sirius, allontanati, Sirius … »
Ma lui rimaneva abbracciato a lei, baciandole il collo, le palpebre e le labbra, le guance che sembravano aver perso la loro morbidezza, il corpo che sembrava aver perso la propria elasticità. Sirius notò l’accenno di un sorriso sul suo viso, e non sapeva se essere felice del fatto che lei fosse morta serena.
 
Caro Sirius,
probabilmente ora sono morta se stai leggendo questa lettera. È stato difficile convincere Lily che era importante farti recapitare questa lettera dopo la mia morte, non so se stai male, penso di sì, perché hai detto di amarmi. La prima volta che te l’ho sentito dire non volevi che io lo sapessi, pensavi che ti avrei sbeffeggiato davanti a tutti per il tuo sentimento, pensavi che ti avrebbe reso vulnerabile.
Ci saranno giorni terribili, in cui sentirai la mia assenza in modo così acuto da pensare di poter svenire per il dolore sulla bocca dello stomaco, altri che saranno migliori, probabilmente giorni impegnativi in cui le distrazioni ti terranno lontano dal pensiero di me morta. So cosa si prova, Sirius, mia madre è morta, so che cosa passerai, e mi sento crudele ad essere la causa del tuo dolore.
Ma io ti amo, Sirius, non vorrei mai infliggerti un dolore simile. E anche tu mi ami, te lo sento dire ogni sera, quando ci corichiamo sul letto, e io ti rispondo, sempre, perché sapere ogni giorno della mia vita che tu mi ami mi conforta il cuore. Morire, Sirius, non è scomparire del tutto, mi ritroverai sempre accanto a te, sentirai il mio respiro sul tuo collo, io veglierò su di te.
Ti amo, Sirius, ricordalo sempre. Ma tu non devi amarmi per sempre, non fare pazzie, non passare tutta la vita a pensare a me.
Tu devi essere felice, e devi farlo anche se io non ci sono più. Vederti felice renderà felice anche me.
A presto Sirius.
Ricorda, sono qui, dietro di te, mentre tu leggi. Senti il vento sulla nuca? Sono sempre qui con te, non ti lascerò mai. Neanche Voldemort, neanche la morte potrà separarci, niente potrà staccarmi da te.
Sii felice, non rendere la mia morte vana.
Dorcas