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Autore: whitemushroom    29/05/2015    8 recensioni
Una raccolta di one-shot dedicata ai mitici Cavalieri d'Oro di tutte le serie, coloro che ci hanno sempre fatti sognare estendendo il loro Cosmo fino ai nostri cuori.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti coloro che avranno il coraggio di aprire questa fanfic. Piccola presentazione: sono whitemushroom e, a parte un crossover, questa è la mia prima fanfiction a tema Saint Seiya per quanto l'argomento mi sia sempre stato a cuore. "Saint Seiya - The Golden Age" è un progetto che ho in comune con l'utente Lisaralin e che prevede una serie di one-shot sui TUTTI i Gold Saint dell'universo di Saint Seiya (equamente distribuiti tra noi due).
Sono stati esclusi dalla lista soltanto i Gold Saint di Next Dimension, in quanto li aggiungeremo alla fine quando l'opera del maestro Kurumada sarà completa ed avremo un panorama migliore di tutti i personaggi.
Il rating può variare così come il genere e l'ambientazione. Bene, Lisaralin ha iniziato in bellezza e seguo il percorso.


 

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Personaggio: Pisces Albafica
Serie: Saint Seiya - The Lost Canvas, comprensivo di Gaiden
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-Fic, Missing Moments
Rating: giallo
Avvertimenti: la canzone del testo è questa, la bellissima "Everytime you kissed me" di Yuki Kaijura


Roses die, the secret is inside the pain

Every time you kissed me
I trembled like a child
Gathering the roses
We sang for the hope
Your very voice is in my heartbeat
Sweeter than my dream
We were there, in everlasting bloom


Continuano ad esercitarsi, non si stancano mai. Il maestro e l’allievo scivolano uno contro l’altro, provano i pugni e li evitano, si fermano e caricano il loro Cosmo fino a far risuonare l’uno insieme all’altro fino alle stelle. Li osserva ogni giorno, imprime nella mente i loro movimenti dal tramonto all’alba; sono due forme splendenti oltre il suo roseto e la scalinata. Dovrebbe dedicarsi alla meditazione o agli allenamenti, ma non riesce ad ignorare quelle voci gentili che risuonano oltre la sua Casa. Ha già sentito quelle risate in un altro tempo.
Un altro maestro. Un altro apprendista.

Roses die,
The secret is inside the pain
Winds are high up on the hill
I cannot hear you
Come and hold me close
I'm shivering cold in the heart of rain
Darkness falls, I'm calling for the dawn


“Cambio di programma, Albafica!”
Quella mattina il maestro Lugonis non lo aspettava in piedi in mezzo al roseto, con la faccia accigliata di chi crede che il resto del mondo sia in ritardo. Era seduto su una pietra, intento a lucidare l’elmo della sua armatura d’oro. “Il nobile Ilias oggi mostrerà a tutti i giovani aspiranti Cavalieri d’Oro alcune delle sue tecniche migliori. Vai pure alla Casa del Leone, sono sicuro che vedrai qualcosa di molto istruttivo”.
“Ma voi dite sempre che non devo uscire dal giardino …”
“Il tuo sangue non è ancora così tossico” rispose lui, alzandosi in piedi. Le rose si mossero ad un suo comando ed aprirono un sentiero che conduceva alla Casa dell’Acquario. “Un giorno in compagnia degli altri apprendisti non ti farà male”.
La verità era che gli altri aspiranti cavalieri non gli interessavano affatto. Non aveva alcuna voglia di incontrare quell’italiano rumoroso che faceva a pugni con il primo che passava, men che mai quel ragazzo violento che aveva il cuore malato. Nemmeno il famoso Ilias lo attirava: era certo che il maestro Lugonis lo avrebbe sconfitto in un baleno, quindi non era necessario andare a vedere una sua esibizione. “Maestro, voi non venite?”
“Sai bene perché non posso …”
“Allora non vado nemmeno io”
Incrociò le braccia, non capendo perché l’uomo davanti a lui avesse assunto un’espressione divertita. “Dovrete portarmi di peso!”
Non si accorse in tempo di qualcuno che lo sollevò per i fianchi senza fare alcuno sforzo. Provò a tirare un calcio, ma l’unica cosa che ottenne fu una fitta al piede quando quello colpì l’armatura del maestro Krjest con al seguito il suo noioso apprendista. Il suo maestro gli mandò un sorriso, poi il roseto sbocciò una seconda volta e lo coprì alla sua vista.

Silver dishes for the memories,
For the days gone by
Singing for the promises
Tomorrow may bring
I harbor all the old affection
Roses are the past
Darkness falls, and summer will be gone


Non aveva idea del perché quella sera bruciasse così tanto. Era più di un anno che il maestro lo aveva iniziato al Legame Cremisi, ed il dolore pulsante che aveva infiammato i primi giorni si era trasformato in una lieve fitta. Ma forse si era distratto, forse il Cosmo dei Pesci aveva vacillato per un istante e quella sera si era sentito il corpo in fiamme, il veleno anche nel cervello; aveva rigettato tutto, probabilmente anche l’anima, ma il maestro Lugonis non aveva mai lasciato il suo fianco. Aveva intrecciato le proprie dita nelle sue fino a farle diventare livide, si era agitato fino a distruggere con un calcio il suo letto, eppure quella mano non aveva mai smesso di affondargli nei capelli, né i suoi occhi di riempirsi di lacrime. Quando anche la vista si era tinta di scarlatto era pronto a giurare di aver sentito delle labbra contro la sua fronte, furiose come se volessero strappargli di dosso tutto il dolore. In quel momento avrebbe preferito morire, perché credeva che la sua debolezza fosse la causa del dolore del suo maestro.

Joys of the daylight
Shadows of the starlight
Everything was sweet by your side.
Ruby tears have come to me, for your last words
I'm here just singing my song of woe
Waiting for you.


Un giorno aveva detto. “Io sono molto fortunato!”
“Come mai, Albafica?”
“Beh …” era un po’ che desiderava dirglielo, ma non sapeva come iniziare il discorso. Ma quel pomeriggio avevano finito presto di allenarsi, ed il maestro Lugonis era sempre di umore migliore quando passavano del tempo leggendo, canticchiando o semplicemente parlando del più e del meno. “Il maestro Krjest è sempre severo con Dégel. Io li vedo, anche quando Dégel innalza il suo Cosmo al massimo il maestro non gli fa nemmeno un complimento. Non lo abbraccia mai come invece fate voi. E mi hanno detto che tutti gli altri Cavalieri d’Oro sono come lui. Voi al contrario …” sorrise, sentendo tutta la forza che emanava la sua figura. “… siete severo, ma siete anche molto buono!”
“Non fraintendere, Albafica. Non penso di essere il maestro più buono del mondo …”
Avrebbe voluto dirgli che si sbagliava. Che non era affatto vero, che nessuno era così dolce e gentile, così potente e grande da sbaragliare con un soffio centinaia di Specter ed allo stesso tempo così buono da volere al proprio fianco un essere debole come lui. Stava per parlare, ma il maestro raccolse una rosa e gliela mise in mano.
“La verità è che gli altri Cavalieri hanno qualcosa che io non possiedo”
“E cosa?”
All’epoca Albafica non riuscì a capire la risposta. E forse fu la cosa migliore, perché in caso contrario molti avvenimenti sarebbero cambiati.
“… tutto il tempo del mondo”

Now let my happiness sing inside my dream...

Il maestro e l’apprendista hanno smesso i loro esercizi. Il Gran Sacerdote non ha nemmeno bisogno di riprendere fiato. Lui ed il giovane si avvicinano all’estremità del cortile e fissano il cielo con una mappa delle stelle in mano. Parlano di Presepe, l’apprendista ha qualche difficoltà nel distinguere Acubens in quell’ammasso chiaro che sembra una lacrima di Athena nel cielo scuro.
Il vecchio maestro lo rimprovera e brontola, ma in quegli anni non gli ha mai sentito alzare la voce anche se ne avrebbe avuto motivo. Il vecchio ed il nuovo Saint del Cancro si accorgono del tempo passato ed iniziano a congedarsi scambiandosi quelle che sembrano battute divertenti sull’atteggiamento troppo composto del severo Aspros o sulla noia mortale dei discorsi di Dégel.
Nella costellazione del Cancro il passato ed il futuro camminano fianco a fianco, sognando il tempo che verrà.
Nel suo giardino è rimasto invece un dolore nel petto che non se ne vuole andare e che preme come migliaia di spine quando l’uomo anziano preme la mano sulla spalla del più giovane. “Manigoldo, io e te abbiamo ancora molta strada da percorrere”.

Every time you kissed me
My heart was in such pain
Gathering the roses
We sang of the grief
Your very voice is in my heart beat
Sweeter than despair
We were there, in everlasting bloom


“Osservare spesso può farci solo male”.
Manigoldo è appena andato via, ma gli occhi del Grande Sacerdote sono fissi su di lui e sul roseto che fino a quell’istante era stato il suo nascondiglio. Quegli occhi verdi gli scivolano dentro l’anima. Esce dalla nube di petali e si inginocchia al suo cospetto, forse più per celarsi a quello sguardo che non per semplice riverenza. “Qualche volta è la solitudine a schiacciarci …”
“È il mio sentiero. Un Cavaliere dei Pesci è destinato a rimanere solo”.
“Allora rispondimi …”
La sua voce è bella come il vento. “Sei sempre stato solo in questa Casa?”
È ovvio che non è sempre stato solo. Ha avuto per tutti quegli anni il miglior maestro ed il miglior padre che avrebbe mai potuto chiedere, supplicare, anche solo sperare. Ha guardato il cielo anche lui sotto gli occhi di un uomo straordinario, si è allenato a lanciare le rose solo e soltanto per sentire una parola di assenso da quella voce ferma e potente. Vorrebbe dire questo ed altro all’uomo dalla tunica scura, ma quello gli poggia una mano sulla testa. “Un Cavaliere dei Pesci non è mai destinato ad essere solo. È destinato a conoscere la solitudine, a viverla ed a temerla. Solo conoscendola fino in fondo potrà offrire tutto se stesso al proprio successore, perché nessuno più di lui potrà capire quale forza possa nascondersi nell’amore incondizionato verso una piccola forma di vita che ci tende la mano”.
C’è un Cosmo caldo in lui, caldo come quello del suo maestro. “Non si può offrire la vita per qualcuno che non si ama”.
Lo spinge a rialzarsi, lo conforta con la mano. È uno di quei maestri che ha tutto il tempo del mondo, ma solo osservandolo così da vicino si rende conto che forse non è vero, che il tempo di quell’uomo anziano e dalla pelle solcata dalle rughe è debole ed effimero, sta volando via oltre le stelle e non tornerà. “Ho un’idea, perché la sera non ti alleni con me e Manigoldo?”

Underneath the stars
Shaded by the flowers
Kiss me in the summer day gloom,
You are all my pleasure, my hope and my song
I will be here dreaming in the past
Until you come
Until we close our eyes





N.d.W: mamma mia, è davvero un polpettone!!!!
  
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