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Autore: Randa_Zero    30/05/2015    0 recensioni
" Il mio mondo cambiò quando lei mi parlò per la prima volta ... "
Lui, Francesco, un ragazzo impacciato, che non riesce a relazionarsi con le persone.
Lei, Luna, la ragazza più vivace e allegra della classe.
Cosa li accomuna? La lettura.
Estratto del primo capitolo:
"Mi piaceva perdermi in mondi diversi dal mio , e adoravo immedesimarsi in personaggi con caratteri diversi dal mio. I libri costituivano la mia fuga dalla realtà e solo quando aprivo un libero mi sentivo davvero libero.
"
"A quelle parole il volto di lei si infiammò e fu li, che per la prima volta , pensai fosse davvero bellissima.
"
Buona Lettura ♥
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Quella mattina ero seduto al mio solito posto, anche se in classe non c'erano mai stati dei posti fissi ( ognuno si sedeva dove voleva, molto anarchico direi ) quello era stato dall'inizio dell'anno il mio banco.

Era disposto più o meno in fondo alla classe, non troppo vicino alla cattedra per impedirmi di svagarmi con attività varie durante le lezioni, ma neanche troppo lontano da costituire una scusa per i prof e permettergli di spostarmi ai primi posti, inoltre il banco era di fianco a una finestra che , oltre a offrire una bellissima vista sul parco, quando faceva caldo mi bastava aprire per godermi un po' di fresco; insomma era una posizione "strategica".

Così ,circa 10 mesi prima, il primo giorno di scuola, mi ero seduto a quel banco con tutta l'intenzione di non permettere a nessuno di rubarmelo.
La classe era abbastanza stretta: due file di bachi doppi appoggiati alle pareti con un corridoio centrale. Ma, anche se il posto accanto al mio era sempre libero nessuno mai ci si sedeva. Bhe non potevo lamentarmi, insomma ero stato io il primo ad allontanare tutti.

Comunque quella mattina, ero arrivato prima del solito : abitavo a circa un ora di bici dalla scuola, “di bici perchè” i miei essendo entrambi degli chef lavoravano sempre e tornavano a casa raramente (non ci eravamo trasferiti perchè i miei erano affezionati alla casa ), così mi ero dovuto arrangiare e il mio mezzo di trasporto abituale era diventata la bici ( la fermata dell'autobus più vicina era a 20 minuti di distanza ); per evitare il traffico mattutino ,inoltre, partivo da casa presto e questo vuol dire verso le 6 del mattino.

A scuola arrivavo verso le 7, e ogni mattina mi facevo aprire il portone da Lina, una bidella della scuola, fu lei la prima a darmi il permesso : era uno dei primi giorni di scuola, pioveva un casino così mi fece entrare anche se le regole lo vietavano, e da allora lo aveva sempre fatto, con l'unico avvertimento di non fare danni.

Quella mattina però ero uscito di casa un quarto d'ora perchè avevo sentito che ci sarebbe stato più traffico del solito, alla fine ero arrivato alle sei meno dieci. Entrato nell'aula mi ero letteralmente buttato sulla mia sedia: era l'ultimo giorno di scuola e ormai ero esausto.
Dopo aver sistemato con la stessa gentilezza lo zaino sul banco, ne avevo tirato fuori il cellulare con le cuffie e un libro.

Messe le cuffie alle orecchie, fatta partire la prima canzone di una playlist a caso ( "something new" ) e aperto il libro alla parte a cui ero arrivato, ero pronto per trascorrere quell'ora.

I libri erano sempre stata la mia passione, leggevo e leggo un sacco di libri ( un'estate ero arrivato a circa 40 libri !! ). Mi piaceva perdermi in mondi diversi dal mio , e adoravo immedesimarsi in personaggi con caratteri diversi dal mio. I libri costituivano la mia fuga dalla realtà e solo quando aprivo un libero mi sentivo davvero libero.
Leggevo qualsiasi cosa, dai romanzi ai libri per ragazzi, ma il genere che prediligevo era il fantasy, mi è sempre piaciuta l'azione, ancora meglio se è mescolata a un che di fantastico. Potevo leggevo ovunque, bastava non ci fosse troppo rumore, ma il mio posto preferito era al parco: ho sempre adorato girovagare a caso per il parco, considerando, poi, il fatto che è gigantesco c'erano sempre dei nuovi posti da esplorare; l'estate prima mentre gironzolavo a caso in bici, avevo intravisto una stradina che non mi era mai capitato di percorrere, era mezza coperta dai rami degli alberi e da cespugli e forse era per quello che non l'avevo mai vista, così ero sceso dalla bici e portandola a mano mi ero incamminato per quel sentiero.
Mi ricordo che dopo 20 minuti di cammino stavo prendendo in considerazione l'idea di tornare indietro, ma quando stavo per voltarmi davanti a me comparve una specie di piccolo paradiso: era una piccola radura circondata da fitti alberi, oltre alla stradina dalla quale ero arrivato ce ne era solo un'altra dal lato opposto, ugualmente nascosta. Il terreno era coperto da una bassa erba che aveva tutta l'aria di essere morbidissima, ma la cosa che mi aveva più colpito era l'enorme albero al centro della radura, imponente di erigeva per 4/5 metri, lunghi rami arrivavano a sfiorare il terreno, la chioma costituiva quasi un tetto e copriva la maggior parte della radura, le foglie larghe facevano passare poca luce dando a quel luogo una strana atmosfera fantastica.

Senza pensarci avevo lasciato cadere a terra la bici, e mi ero seduto sotto quell'albero, appoggiando la schiena al tronco di questo, avevo aperto uno dei libri che mi ero portato dietro e avevo passato l'intera giornata a leggere.

Da quel giorno quello era stato il mio posto preferito, ci andavo quando mi serviva un attimo pausa, o quando volevo semplicemente leggere in pace, o ancora, quando mi serviva un posto dove sentirmi in pace.
Non mi trovavo bene con la classe, anzi non mi ero mai trovato bene con nessuno che non fossero i miei genitori. Oltre al mio carattere chiuso e distaccato ci si metteva anche il mio aspetto ad allontanare gli altri. Chiariamoci non ero brutto, semplicemente facevo paura.
Ero alto circa 1,80, ero slanciato e i miei 15 anni di nuoto mi avevano dato un certo fisico, i miei capelli erano di un nero scurissimo, li tenevo abbastanza lunghi così che mi coprissero le orecchie e parte degli occhi, ed era per questi che non volevo tagliarli. I miei occhi erano la parte di me che più faceva paura, erano neri come i miei capelli ,se non di più, con delle pagliuzze rosse intorno alla pupilla.
Da quando un bambino si era messo a piangere vedendoli, circa sei anni prima, avevo paura di guardare chiunque negli occhi, così la soluzione era venuta da se: "bastava non tagliarsi i capelli".

Con questo atteggiamento poi mi ero allontanato dalle persone, che già mi evitavano di loro, fino a trovarmi completamente solo.
A questo pensavo mentre sfogliavo le pagine del libro quella mattina.

Stavo rileggendo per la decima volta la stessa pagina quando sentii la porta della classe aprirsi.
Distrattamente, pensando fosse Lina che mi chiamava per avvertirmi che il bar era aperto, spostai lo sguardo sull'orologio.

Erano le 7.10 il bar non apriva prima delle 7.30.

Di colpo chiusi il libro e alzai lo sguardo alla porta. 
Era Luna.
Luna era la ragazza più vivace della classe, parlava con tutti ed era la prima persona a cui gli altri si rivolgevano quando avevano qualche problema ( per questo poi era stata eletta come rappresentate ). Era abbastanza alta, 1.71 ( non sono uno stalker, glie l'avevo casualmente sentito dire in classe, e grazie ai libri ho una memoria assurda ), era magra, probabilmente faceva qualche sport come il nuoto o la pallavolo, aveva i capelli lunghi fino alle spalle e neri, non come i miei, un nero più cenere. La cosa più strabiliante erano gli occhi: blu intenso, che facevano contrasto con i capelli; se i miei allontanavano le persone i suoi le avvicinavano.
Aveva provato a parlare anche con me , più di una volta, ma non avevamo mai avuto una vera conversazione per di più io annuivo e mugugnavo, inoltre lei era sempre l'ultima che arrivava in classe, ed era per questo che non mi spiegavo la sua presenza a quell'ora.
Chiuse la porta alle sue spalle, si voltó nella mia direzione e mi sorrise.

Voi non potete capire la mia sorpresa, stavo per girarmi per vedere se ci fosse qualcun'altro.
Dopo avermi fatto un cenno di saluto, si diresse velocemente verso di me.
E quando poggió il suo zaino sul banco accanto al mio, il mio cuore perse un battito, non so se era per l'emozione o per la paura.

Senza dire una parola, poi, tirò fuori un quaderno e si mise a scarabocchiarci sopra. Non osai voltare lo sguardo per vedere cosa stesse facendo , così riaprii il libro e mi rimisi a leggere.
Leggere per così dire: l'ultima cosa che riuscivo a fare era concentrarmi su qualcosa che non fosse lei.
Sentivo la sua presenza accanto a me, la sentivo respirare anche se avevo le cuffie e musica sparata al massimo, scorgevo con la coda degli occhi i suoi capelli muoversi quando spostava il braccio, e quando per sbaglio mi colpì il braccio col gomito, non ce la feci più.

- “Scusami!”
Disse con una voce che non era solo delicata, ma vivace, allegra, piena di vita, in tra quelle parole però sentii anche un certo imbarazzo che prima di allora non le avevo mai sentito usare.
Chiusi il libro lentamente e mi tolsi le cuffie.

- “Perchè ti sei seduta qui?”

La voce mi uscì più profonda di quanto avessi voluto, ero nervoso.

Lei alle mie parole sembrò paralizzarsi. Ecco un'altra cosa che odiavo di me: crescendo la mia voce era diventata troppo profonda , e unendola al mio aspetto mi faceva sembrare davvero un mostro.

Passarono alcuni secondi di silenzio nei quali lei continuò a fissarmi, iniziai a sentire un leggero calore salirmi al volto.

- “Si può sapere cose guardi?”
Cristo, troppo brusco.
A quelle parole il volto di lei si infiammò e fu li, che per la prima volta , pensai fosse davvero bellissima.

- “Ah, oddio , s-scusa, cioè non volevo offenderti, e che ... Bhe sai... Voglio dire... La tua voce .. Come dire ...
”
Il cuore mi si fermò, e il sangue mi gelò nelle vene.

Non dirlo ti prego
- “È bellissima !
”
Ah
- “Davvero! È stra profonda , cioè , ti avevo già sentito parlare durante le interrogazioni, ma sentirti da così vicino e con questo silenzio ... Wow è stu-
... “
Aveva parlato per tutto il tempo con la testa abbassata, e quando l'aveva alzata per guardarmi si era interrotta improvvisamente: solo allora mi accorsi di avere la faccia in fiamme.

Non ero mai arrossito così tanto, ma ,capitemi, nessuno prima di allora mi aveva fatto un complimento.
Travolto dall'imbarazzo girai la testa verso la finestra.
Ci furono alcuni secondi di silenzio, un silenzio pesantissimo.

- “Allora non hai risposto alla mia domanda.”
Dissi piano, più che per curiosità per rompere quel silenzio. E dicendolo volsi lentamente la testa verso di lei.

Il rossore non era ancora sparito dal suo viso, ed ero sicuro che non lo fosse neanche dal mio; alle mie parole la sua espressione passò dall'imbarazzo , al sorpreso per poi aprirsi in un luminoso sorriso.

- “Volevo stare con te ! “     
   
 
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