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Autore: Mala Mela    06/01/2009    13 recensioni
{MinatoKushina}
« Kushina? ».
« Vuoi che ti insegni la Tecnica Suprema della Scimmia Urlatrice? » domandò la ragazza, cercando di darsi un po’ di contegno.
Lui scosse la testa.
« Magari un’altra volta… e anche la Manicure no Jutsu. Ho sempre sognato di impararla ».
« Ci mancherebbe altro! ».
« Sì… comunque… » Minato tentennò. « Sei venuta solo per assicurarti che fossi ancora vivo? » domandò.
Kushina fece vagare lo sguardo nella stanza, temporeggiando.
« Veramente no... » mormorò, cercando di non guardarlo in faccia. « Sono venuta a salutarti, tra poco ripartiamo ».
« Capisco » rispose lui, inespressivo. « Beh, sareste dovuti partire prima o poi, no? ».
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yondaime
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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…And so I’ll be waiting for you

 

 

 

 

…And so I’ll be waiting for you

 

 

 

 

La porta dell’appartamento numero quindici (interno due, scala tre) si stagliava di fronte a lei, imponente come nemmeno le enormi mura di Konoha le erano mai sembrate. Kushina scrollò le spalle, ripentendosi che, dopotutto, quello non era che un banalissimo pezzo di legno; non serviva essere nella squadra ANBU per compiere la straordinaria impresa di bussare e farsi aprire.

Un tremito le scosse il corpo, percorrendole tutta la spina dorsale come un brivido gelido. La ragazza strinse i denti, dandosi mentalmente della codarda: era arrivata fin lì, si disse, andarsene proprio ora sarebbe stato stupido.

Combattuta osservò la targa in legno, palesemente scritta a mano, che recava il nome del padrone di casa; una grafia piuttosto infantile recitava: Minato Namikaze. Insomma, non c’erano dubbi, quella era casa sua. Non le restava che bussare ed attendere che “qualcuno” le aprisse. 

Alzò una mano tremante, pronta a colpire la porta con due o tre colpi secchi. Prese in profondo respiro, si preparò psicologicamente e…

« Entra, è aperto! ».

Il pugno di Kushina rimase sospeso a mezz’aria; strinse convulsamente le dita, piantando le unghie nella carne.

Come diavolo faceva a sapere che si trovava lì fuori?

Cercando di mettere a tacere la fastidiosa vocina che ronzava nella sua testa, si fece forza ed abbassò la maniglia, muovendo i primi passi all’interno dell’appartamento.

Grosse scatole di cartone chiuse con del nastro adesivo giacevano qua e là, intralciando ogni movimento, mentre oggetti di prima necessità come spazzolino e dentifricio facevano bella mostra sull’unico mobile dell’ingresso; anche se, in teoria, avrebbero dovuto trovarsi in bagno.

« Namikaze? » chiamò incerta. « Ci sei? ».

Nessuno le rispose: udì solamente un rumore metallico provenire dalla cucina.

« Minato? » domandò nuovamente e a voce più alta, leggermente allarmata.

Il clangore si ripeté ancora e ancora. Kushina tese ulteriormente le orecchie e, tenendosi sul chi vive, scavalcò le scatole, muovendosi piuttosto goffamente verso la sorgente del rumore.

Col cuore in gola giunse di fronte all’uscio della cucina e lo aprì con una leggera spinta, sperando di non far cigolare i cardini.

Appena la porta si aprì rivelando l’ambiente, la prima cosa che notò fu Minato, steso a terra. Senza pensarci due volte –e dare ascolto alla sua natura ninja- irruppe in un urlo spacca timpani.

« Aaaaaaaaaaaaaaah! ».

…troppo tardi per notare il ragazzo che, sì, era sdraiato a terra, ma alle prese con i tubi del lavandino. Quando se ne accorse si tappò la bocca con una mano, cominciando a cambiare lentamente colore, virando verso una curiosa sfumatura del ciclamino.

« Sapevo di non essere esattamente bellissimo » mormorò lui, senza muoversi dal pavimento. « Ma non ho mai fatto quest’effetto. Credimi, è davvero poco lusinghiero! ».

Kushina boccheggiò un paio di volte, senza emettere un suono.

« Io… tu… il rumore… pensavo… » balbettò sconnessamente.

« Si? ».

La ragazza si fermò un attimo per riordinare le idee.

« Si può sapere come ti è venuto in mente di farmi prendere uno spavento simile?! » esclamò poi, cercando di portare alla normalità la propria respirazione.

Minato posò la chiave inglese che teneva in mano, per sedersi a gambe incrociate di fronte a Kushina che, ancora in piedi, lo sovrastava in altezza.

« Stavo solo aggiustando dei tubi » si giustificò, senza cogliere il punto della conversazione.

« Ora lo vedo! » gli fece notare. « Ma prima pensavo… insomma, eri lì, sdraiato a terra… e poi il rumore! ».

Il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata, osservando Kushina che, sentendosi presa in giro, aveva incrociato le braccia e lo fissava seriamente.

« Hai pensato che mi avessero attaccato? ».

« Cos’altro avrei dovuto pensare? » borbottò lei, arrossendo ulteriormente. « Smettila di scherzare ».

« Scherzare? » le chiese Minato, grattandosi la testa. « Non era mia intenzione… anzi, trovo carino che tu ti sia preoccupata! Un po’ meno che abbia urlato come una scimmia ».

Kushina assunse un’espressione oltraggiata.

« Io non mi sono preoccupata! » scandì, col volto ormai in fiamme. « Da parte mia non è carino e, soprattutto, non ho urlato come una scimmia! ».

« Ah, no? ».

« No! » esclamò lei. « Era… era una brillante tattica per mettere in fuga un probabile assalitore ».

Lui la guardò divertito.

« Capisco ».

« Già » concluse lei, alzando il mento indispettita. « Evidentemente queste, ehm, nuove tecniche originarie di Uzu non sono ancora approdate a Konoha ».

« Che grave mancanza, vero? ».

« Esatto! ».

« Kushina? ».

« Vuoi che ti insegni la Tecnica Suprema della Scimmia Urlatrice? » domandò la ragazza, cercando di darsi un po’ di contegno. Lui scosse la testa.

« Magari un’altra volta… e anche la Manicure no Jutsu. Ho sempre sognato di impararla ».

« Ci mancherebbe altro! ».

« Sì… comunque… » Minato tentennò. « Sei venuta solo per assicurarti che fossi ancora vivo? » domandò.

Kushina fece vagare lo sguardo nella stanza, temporeggiando.

« Veramente no... » mormorò, cercando di non guardarlo in faccia. « Sono venuta a salutarti, tra poco ripartiamo ».

« Capisco » rispose lui, inespressivo. « Beh, sareste dovuti partire prima o poi, no? ».

Lei annuì con decisione.

« Le missioni non possono durare millenni ».

« Questo è un arrivederci, mi auguro ».

« Credo di sì ».

« Non… non c’è altro? » chiese nuovamente lui, speranzoso

Kushina arricciò il naso, rimanendo muta per un istante.

Dopo una breve ma profonda riflessione, si inginocchiò sul pavimento, all’altezza del ragazzo. Lo osservò con sguardo indecifrabile per una manciata di interminabili secondi, poi, sempre senza dire una parola, si sporse verso di lui, appoggiando le labbra sulle sue. Minato rimase spiazzato, sentendosi immensamente idiota in quella situazione quasi paradossale: seduto a terra, immobile come un blocco di pietra, mentre Kushina Uzumaki lo stava baciando.

Di sua spontanea iniziativa.

Con movimenti insolitamente goffi –dannata Kushina- le prese il volto tra le mani, facendole poi scorrere lungo i capelli. Poi, proprio mentre cominciava a prenderci gusto, la ragazza si staccò.

Si alzò e, sotto lo sguardo sbigottito di Minato, si sistemò i capelli come se nulla fosse.

« Va beh » aggiunse Kushina con leggerezza. « Ci vediamo tra un po’ ».

Lui sbattè le palpebre un paio di volte, cercando di metabolizzare gli avvenimenti di poco prima.

« Allora ti aspetto, Uzumaki » concluse sorridendo come un ebete, sempre seduto a gambe incrociate sulle fredde piastrelle gialle.

Kushina gli lanciò un’ultima occhiata di divertita, poi gli diede le spalle ed uscì dall’appartamento, mormorando tra sé e sé un minaccioso: « Ci mancherebbe altro! ».

 

 

 

 

 

 

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Ditelo che volete uccidermi, vi farà sentire più leggeri ù_ù

 

 

 

 

 

 

Mela

   
 
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