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Autore: irispaper29    31/05/2015    0 recensioni
Un anno è passato dalla sconfitta di Gea. Hazel sta cercando di accettare la morte di Frank, e Leo cerca di esserle vicino come meglio può. Jason e Piper stanno bene insieme, sono felici, ma comunque distrutti per la guerra. Annabeth e Percy stanno cercando di dimenticare il Tartaro e di ricostruire le loro vite. Ma Nico è quello che sta peggio, sarà messo a dura prova. Cerca di isolarsi, non vuole tornare al Campo, perché deve assolutamente dimenticare quell'amore impossibile.
"Forse era iniziato tutto per questo. La solitudine e la mancanza della sorella l’aveva spinto ad odiare e poi ad attaccarsi alla prima persona disponibile, quella che gli ispirava più protezione. Era forse quello il motivo per cui soffriva tanto. Una punizione per aver causato la morte di Bianca? Era per questo, che sentiva un forte dolore al petto ogni volta che vedeva quei due insieme?
Perché ormai non poteva più negare a se stesso che lui si fosse innamorato perdutamente di Percy Jackson".
Reperibile anche in inglese su fanfiction. net
Attenzione: possibili spoiler di "la casa di ade".
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Annabeth Chase, Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Nico si sedette sul letto, sbuffando per la frustrazione. Era ansioso di sapere cosa gli avrebbe detto il figlio di Poseidone. Aveva usato un tono molto coinciso, e l'aveva guardato dritto negli occhi, per cui aveva tutto il diritto di sentirsi tanto curioso. Dopotutto, lui era Percy, e non era mai serio. Nico era sicuro di non aver mai visto l'altro ragazzo con un espressione simile prima d'ora. Non senza Titani pazzi che cercavano di conquistare l'Olimpo e distruggere il mondo.

Un orribile senso di terrore lo invase, un brivido percorse la sua schiena. E se Percy l'avesse scoperto? Se fosse venuto a conoscenza del suo segreto?

Eppure era sicuro di aver mantenuto un profilo basso. No, non poteva averlo capito dal suo comportamento. Non perché non fosse in grado di prendersi le proprie responsabilità, ma stavolta non era davvero colpa sua.

“E se qualcuno glielo avesse detto?” si chiese. Solo Jason, Hazel, Beckendorf e Silena sapevano della sua cotta per il figlio di Poseidone. Dubitava seriamente che Beckendorf e Silena avessero fatto la spia, dopotutto erano, beh...morti. E sicuramente sua sorella non lo avrebbe mai tradito.

Jason, lui era l'unico rimasto. Forse aveva rivelato a Percy il suo segreto per aiutarlo, o cose del genere...

“Basta!”si disse. Stava diventando paranoico. Oltretutto, non aveva alcuna prova della possibile soffiata di Jason. E, dopotutto, il biondo stava solo cercando di dargli una mano, non di pestargli i piedi. Inoltre, sapeva essere insensibile, ma persino quello aveva un limite

Non era neanche sicuro che fosse quello l'argomento della futura conversazione con Percy. Chissà, magari voleva parlare di qualcos'altro. Forse voleva chiedergli come mai avesse deciso di non farlo a fette all'ultimo secondo.

Già, e in quel caso sarebbe stato costretto ad ammettere i suoi sentimenti, perché erano l'unica ragione che l'avevano bloccato. Con quella mossa di disarmo avrebbe fatto del male a Percy, spezzandogli il polso.

O forse era curioso di sapere cosa aveva fatto durante tutto quel tempo passato lontano dal Campo.

Nulla di entusiasmante, comunque. Cercare di dirigere la lunga coda della Morte Facile era piuttosto noioso, per non parlare poi del verbale di ogni anima giudicata. Era successo solo un paio di volte, per fortuna. L'unica cosa che aveva trovato piacevole era giocare con Cerbero nel tempo libero. Certo, si era dovuto procurare un centinaio di casse piene di palle di gomma rosse, perché ne distruggeva una ogni tre lanci, ma Cerbero ne aveva bisogno, ogni tanto. Dopotutto, era pur sempre un cane, almeno in parte.

Scosse la testa. Perché avrebbe mai dovuto chiedergli una cosa del genere? Soprattutto con quel tono. Percy non poteva essere tanto preoccupato per quelle sciocchezze.

Allora voleva parlargli di Bianca. Era l'unica cosa che avrebbe potuto davvero domandargli. Magari si voleva scusare ancora, così Nico avrebbe avuto la possibilità di dargli una botta in testa e di fuggire via di nuovo negl'Inferi.

Nico si lasciò sfuggire un altro sospiro. Doveva trovare un modo per evitare la conversazione con Percy. Ma come? Cosa avrebbe detto all'amico? Non poteva certo darsi malato. "Ehi, Percy, scusami, ma dovremo rimandare l'incontro. Ho un attacco di fifaggine acuta". Anche se era quello effettivamente il suo malanno.

-Già-disse Nico con un tono amaro. -Non sono altri che un codardo.

-Perché dovresti essere un codardo?-chiese Hazel. Nico era così assorto nei suoi pensieri e nelle sue cospirazioni che non si era reso conto della presenza della sorella.

-Nulla, Hazel-disse lui. -Ho solo un attacco di vigliaccheria. Passerà presto.

-Nico-disse la ragazza, sedendosi accanto a lui. -Sei un ragazzo davvero rancoroso, insicuro e testardo, ma di sicuro non sei un vigliacco.

-Ah, no?-chiese il ragazzo, ironico. -E allora cosa dovrei essere? Guardami! Sto cercando una scusa per non parlare con Percy.

-E' normale avere paura, Nico-disse la sorella, sorridendo. -E' uno degli effetti collaterali dell'amore. Non saresti umano se non la provassi.

Nico scosse la testa:-Devo assolutamente trovare una soluzione. So di non poter rimandare il confronto all'infinito ma...non ce la faccio. Al solo pensiero io...

-Lo so, Nico, non è affatto facile-Hazel gli posò una mano sulla spalla. -Ma la prima cotta è una di quelle esperienze necessarie per la propria crescita, che sia ricambiata o meno. Devi prenderla di petto e affrontarla. Nascondersi non rimedierà al problema, potrà solo posticiparlo e farlo diventare più grande di volta in volta.

Nico gemette, frustrato, e si lasciò cadere sul retto, straiandosi:-Che fatica. A saperlo, non mi innamoravo.

Hazel ridacchiò:-Oh, si, è una gran fatica. Anche io...-improvvisamente si rabbuiò. -Anche io...pensavo lo stesso dopo...dopo Frank.

Nico non ebbe il coraggio di parlare, provò vergogna. Era solo uno stupido egoista. Non faceva altro che lamentarsi del fatto che Percy fosse etero e fidanzato con Annabeth e piagnucolare come una ragazzina quando la sorella era ancora in lutto per la perdita del figlio di Marte.

-Hazel...io...-balbettò il moro. -Ecco io...scusami, non...

La figlia di Plutone si asciugò una lacrima con un la mano e cercò di sorridere di nuovo, ottenendo però solo una mera finzione.

-Non è colpa tua, Nico-disse allora la ragazza. -E' solo che...mi manca. E non posso fare a meno di rivederlo in qualunque cosa. Passerà.

-Hazel, se hai...se senti il bisogno di parlare, io sono qui-Nico le mise una mano sulla spalla. La sorella gli era sempre stata accanto, ora toccava a lui sostenerla.

-Ti ringrazio Nico, ma non devi preoccuparti-ribatté lei. -Non è che ci sia una soluzione al mio problema. Devo solo...posso solo aspettare. Migliorerò, devo solo darmi tempo.

Il figlio di Ade la guardò negl'occhi, e capì quanto la ragazza stesse soffrendo. Dopotutto, chi non impazzirebbe vedendo il proprio compagno semplicemente prendere fuoco insieme al suo pezzetto di legno brucacchiato?

Ma non doveva insistere. Nico sapeva che in quel momento la sorella aveva solo bisogno di un po' di tempo, e di stare da sola per un po'. Doveva darle la possibilità di rimanere sola nel silenzio della loro cabina.

-Senti-disse, inventandosi tutto sul momento. -Io ora devo andare da Jason, ok? Starai bene?

La ragazza annuì, guardandolo negl'occhi in segno di graditudine.

-Ok allora-disse il ragazzo, alzandosi e dandole un bacio sulla guancia. -Ci vediamo a cena.

Si diresse verso la porta, la aprì e fece per uscire, la voce della sorella lo fermò.

-Nico?-lo chiamò Hazel.

-Si?-chiese il ragazzo, voltandosi.

-Ricordati che è quando le cose sembrano prendere il verso giusto che tutto comincia a crollare.

*****

Nico corse verso la foresta, sperando che nessuno lo notasse. Voleva stare da solo per un po', ma, a quanto pare, in quello stupido Campo era impossibile.

Ma che diavolo gli aveva detto il cervello quando aveva accettato? Lui non apparteneva a quel luogo, non vi era mai appartenuto. Quando Percy lo portò li per la prima volta non c'era nemmeno una cabina per suo padre, tanto più che si credeva che i figli di Ade portassero sfortuna. Come poteva chiamarla casa? Nessuno lo aveva mai accettato davvero. Gli erano rimasti Hazel e Jason, perché Bianca se n'era andata, lasciandolo solo.

Si sedette ai piedi di uno degli alberi che circondava il Campo, lontano dal solito luogo. Magari li non lo avrebbe trovato nessuno.

Illusioni, ovviamente. Le sue erano solo illusioni. Lo sapeva, e capì che il suo piano di isolamento era andato in fumo non appena sentì i passi di Jason dietro di lui

-Jason-disse solo, quando sentì l'erba frusciare verso la sua direzione. non lo aveva visto, ma sapeva che era lui. Chi altri poteva essere, altrimenti?

-Mi raccomando, non esagerare con l'entusiasmo!-esclamò il biondo, sedendosi accanto a lui. -Ma da quando hai gli occhi anche dietro la testa?

-Nessun occhio in più, ma se te ne servono, chiedi pure ad Argo-disse il ragazzo. -Insomma, Jason, chi altri potrebbe essere più seccante, inopportuno e impiccione di te?

-Esagerato. Posso capire impiccione e seccante, ma quando mai sarei stato inopportuno?

-Qualcosa tipo sempre, Jason-ribatté Nico con voce annoiata. -L'impicciarsi di roba altrui è di fatto inopportuno.

-Io sarò seccante e inopportuno, ma tu sai essere davvero offensivo.

-Ovvio, quelli non erano certo complimenti-sospirò il moro. -Che cosa vuoi stavolta?

-Solo sapere come stai-rispose l'altro. -Ti ho visto sgattaiolare qui con la testa bassa, così sono venuto a controllare.

-Già, grazie mille. Peccato che io non ho bisogno di una baby sitter.

-Non sono la tua baby sitter. Se lo fossi, a quest'ora staresti facendo i compiti invece di startene qui a ciondolare.

-Signorina Grace, non ho professori che possano assegnarmi compiti. E se andassi a scuola, le garantisco che sarei il primo della classe.

-Dopo Annabeth-lo corresse Jason.

-Già, dopo Annabeth. Sempre dopo di lei-sospirò il ragazzo.

-Sei geloso di lei, eh?-ridacchiò il maggiore. -Si vede un sacco. Ci manca solo che diventi verde per la gelosia.

-Non sono geloso!-esclamò il figlio di Ade, indignato.

Jason gli rivolse un'occhiata eloquente, come a dire "si, come no", inarcando il sopracciglio, così lo ammise. -Ok, forse un po' geloso lo sono. Ma non così tanto.

-Ripeto, si vede-disse di nuovo Jason, prima che tra loro piombasse un silenzio pesante e decisamente poco apprezzato dal primo, date le occhiataccie di velata minaccia che il moro gli riservava.

-E comunque, lo ribadisco, non sono una baby sitter-ribadì il biondo. -Sto solo cercando di aiutarti. Quindi...parla. Così ti psicanalizzo.

-Così mi psicanalizzi?-Nico alzò un sopracciglio. -Vuoi che mi sdrai come nello studio di uno strizzacervelli?

-Ecco, quello magari evitalo-Jason rise. -Dimmi solo quello che è successo.

-Nulla-rispose il figlio di Ade, abbassando lo sguardo verso le sue mani, che si tenevano occupate strappando i ciuffetti d'erba appassita. -Sono solo preoccupato. Percy vuole dirmi qualcosa, stasera, e non so cosa. E...ho fatto piangere Hazel.

-Te lo avevo detto, no? A volte sei scortese, amico. Forse avrai esagerato un po' stavolta-disse Jason.

-Non sarei mai scortese con mia sorella, idiota-sbottò il moro. -Solo che...le ho ricordato Frank. E...beh, sai, le manca.

Jason annuì-Frank è stata una grande perdita per tutti, ma Hazel...beh, era innamorata di lui. Però è una ragazza forte, si vede, e sta reagendo relativamente bene alla situazione. Io sarei già morto senza Piper.

-Sono stato egoista-sospirò allora Nico. -Non faccio altro che lamentarmi di Percy, della sua stupidità o della sua sessualità, del Campo, e dei miei problemi. Ma non penso mai a quelli degl'atri. sono solo uno stupido egoista.

-Non sei egoista, Nico-Jason gli mise una mano sulla spalla. -Sei solo in un brutto periodo, tutto quà. E' normale il fatto che tu ti stia concentrando sui tuoi. Per Hazel non puoi far nulla, a parte starle vicino, cosa che fai comunque.

-Suppongo di si-disse il ragazzo, sospirando una seconda volta.

-Senti, è ora di cena-fece Jason. -Ti va se andiamo a mangiare?

Nico fece per scuotere la testa. Voleva evitare Percy il più possibile, anche se questo lo costringeva a saltare i pasti. Non che avesse fame, comunque.

-Nico, devi mangiare, sei ancora un essere umano, sai?-gli dissere Jason. -E comunque saltare la cena non renderà più facili le cose con Percy. sarebbe inutile.

Nico allora annuì, e si alzò, dirgendosi verso il padiglione della mensa.


Note dell'autore: Ehilà! Vi prego, vi prego, non mangiatemi. E mettete via i forconi di bronzo celeste-bellissimi, tra l'altro, dove li avete presi? Da Rappresaglia % Co?
Comunque, lo so, sono un brutto mostro. Sono sparita così, ho fatto puff. Purtroppo in questi ultimi mesi sono stata strapresa dallo studio (inutilmente perchè irispaper29 verrà bocciata quest'anno ma è contenta perché non ce la fa più a rimanere in quella scuola del cappero). E...ci sono state alcune complicazioni.
Lasciamo stare le cose brutte. Mi scuso per il capitolo corto, ma, come ho detto, sto avendo alcuni problemi al momento. Chiedo perdono*si inchina.
Spero che vi piaccia comunque. Lo dedico ad Ainsel che e' SPARITA, si è cancellata (per motivi seri, ho dedotto dalla sua "spiegazione) e mi manca un sacco, perché ora che è arrivata la solangelo tutti si son dimenticati della pernico e io non riesco più a leggere storie pernico, e lei era la più brava. Mi mancano le tue storie <3.
E, ovviamente, lo dedico a voi, che leggete silenziosamente la storia, la inserite tra le preferite, la seguite, le recensite e ricordate. Un bacione, vi amo. 
Che possa la Pernico (e anche la fortuna se possibile) essere sempre a vostro favore!
 

   
 
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