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Autore: eugeal    31/05/2015    1 recensioni
Questa è una raccolta di “missing moments” che appartengono all'universo della serie “From Ashes” e che possono collocarsi prima, dopo o durante le storie “A World That Will Not Turn to Ash” e “The Nightwatchman”. Per non rischiare spoiler e per capire meglio i racconti, vi consiglio di leggere prima le altre due storie.
I racconti non saranno in ordine cronologico.
In ogni caso all'inizio di ogni racconto segnalerò il momento in cui esso si colloca.
Se ci sono momenti che avreste voluto vedere approfonditi nelle altre storie, vi invito a dirmelo nei commenti. Non garantisco né prometto nulla, ma se uno o più di essi dovessero ispirarmi, potrebbero diventare racconti. :)
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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La pelle di Marian era calda contro la sua.
Guy si svegliò sorridendo nel sentire il calore del corpo della ragazza e aprì gli occhi per osservarla mentre dormiva rannicchiata tra le sue braccia.
Ancora non riusciva a credere del tutto che fosse tutto vero, che Marian fosse davvero sua.
Mia moglie.
Di certo non aveva meritato tanta felicità e ogni mattina si stupiva nel trovarla stretta a lui, come se la sua presenza fosse una specie di miracolo.
Le sfiorò le labbra con un bacio, poi continuò a seguire il contorno del suo viso con una serie di piccoli baci, leggeri come il tocco di una piuma.
Marian aprì gli occhi e gli sorrise, ma quando Guy appoggiò le labbra sulla cicatrice che aveva sullo zigomo, Marian si tirò indietro.
- No, non baciarmi lì. - Sussurrò.
Gisborne la guardò e un'ombra scura di preoccupazione attraversò l'azzurro dei suoi occhi.
- Ti fa ancora male?
Marian scosse la testa.
- No. Ma la odio. Ogni volta che mi guardo allo specchio mi sento così brutta...
Guy la fissò per qualche secondo, poi appoggiò le labbra sulla cicatrice e la baciò di nuovo.
- Odio chi te l'ha fatta. Odio pensare al dolore che hai sentito, ma sai cosa penso ogni volta che la vedo sul tuo viso?
Marian lo guardò.
- Cosa?
- Penso al tuo coraggio, alla tua forza, a come non ti sei mai arresa davanti a una situazione tremenda. Hai combattuto al mio fianco, mi hai difeso e hai lottato insieme a me per conquistare un futuro. Questo futuro. - Guy seguì con un dito la breve linea della cicatrice e le sorrise. - Questo segno è una dimostrazione di quanto tu sia speciale e per questo ti rende più bella.
Guy le prese una mano e se la portò al viso, facendole sfiorare con un dito la cicatrice che segnava anche il suo zigomo.
- E poi è uguale alla mia. - Aggiunse con un sorriso e Marian distolse lo sguardo, rattristata nel ripensare al pugno che gli aveva dato prima di lasciarlo all'altare la prima volta che Guy aveva tentato di sposarla.
- Questa invece è una prova del mio lato peggiore. Ti ho ferito così tanto...
- Vero. - Disse Guy e Marian lo guardò stupita, non aspettandosi che confermasse le sue parole così apertamente, poi Gisborne le sorrise, divertito. - Ma devo ammettere che io ho fatto del mio meglio per meritarmelo. Certo, se lo avessi immaginato avrei scelto un anello più piccolo, come questo. Vedi? Imparo dai miei errori.
Le prese la mano e baciò l'anello nuziale che Marian portava al dito.
La ragazza sorrise.
- Davvero non la trovi brutta? - Sussurrò, tornando a riferirsi alla cicatrice.
- Davvero. - Guy le fece scorrere una mano sul fianco e le sue dita si fermarono sulla cicatrice che la ragazza aveva sulla pancia. Distolse lo sguardo da lei e quando tornò a parlare la sua voce era piena di tristezza. - Questa invece vorrei che non ci fosse. Non sopporto l'idea di averti fatto del male.
Marian gli mise una mano sul viso e lo costrinse a guardarla.
- Non potevi sapere che ero io. E il discorso che hai fatto prima vale anche per me. Anche io ho fatto del mio meglio per guadagnarmela. Riconosco che cercare di derubare il mio futuro marito non fosse poi un'idea così brillante...
Guy si lasciò strappare un piccolo sorriso e le dita della ragazza seguirono la linea sottile della cicatrice che aveva sulla guancia. Gisborne la imitò, cercando con un dito il solco lasciato dalla freccia di Robin Hood che gli aveva salvato la vita.
- Questa invece la porterò sempre con orgoglio. Segna la fine di un incubo e un nuovo inizio.
Marian si strinse a lui e gli passò le mani sulla schiena, sfiorandolo appena. La pelle che sentiva sotto le sue dita era irregolare, rovinata per sempre dai segni delle frustate che lo avevano quasi ucciso.
Marian chiuse gli occhi e baciò la cicatrice lasciata dal pugnale di Barret pochi centimetri al di sopra del cuore di Guy.
- E questo è l'inizio dell'incubo... - Sussurrò, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. - Così tanto dolore...
Gisborne la tenne stretta senza dire nulla. A volte quel dolore lo tormentava ancora nei sogni e lui si svegliava terrorizzato, preso dal timore irrazionale che Roger di Barret potesse tornare a torturarlo.
- Ho dovuto superarlo per tornare da te. - Sussurrò dopo un po'. - E lo farei ancora, anche mille volte.
Marian cercò le sue labbra e lo baciò con tutto l'amore che provava per lui, desiderando di poter cancellare tutta la sofferenza che Guy doveva aver subito.
Più tardi, le sue dita sfiorarono un'altra cicatrice sul braccio di Guy, l'ustione provocata dall'acido che lo sceriffo aveva usato per cancellare il tatuaggio che provava il coinvolgimento del cavaliere nero nel tentativo di regicidio.
Gisborne sospirò, ma non allontanò la mano di Marian.
- Di questa non posso essere orgoglioso invece.
- Deve aver fatto male. - Commentò Marian, guardando la pelle segnata dall'acido.
- Molto. Ma la cosa che brucia di più è pensare a quello che ero e alle cose che ho fatto per lo sceriffo. Questo è il marchio della mia colpa.
La ragazza accarezzò la cicatrice, triste.
- Vorrei poterlo cancellare. - Disse, ma Guy scosse la testa.
- Io no.
- No?
- Non voglio dimenticare il male che ho fatto. Non sarebbe giusto. Questa cicatrice rappresenta i miei errori, tutte le volte che ho scelto la strada sbagliata e sarà sempre un monito che mi ricorderà di non commettere altri errori. Non sono più il cane dello sceriffo.
- No, non lo sei. - Confermò Marian, stringendosi a lui. Appoggiò il viso al torace di Guy e rimase ferma ad ascoltare il battito del suo cuore, mentre la mano di Gisborne le accarezzava il viso e i capelli con la tenerezza e la delicatezza che avrebbe potuto riservare a qualcosa di prezioso.
Le dita di Guy indugiarono di nuovo sulla cicatrice che Marian aveva sullo zigomo, ma stavolta la ragazza non si sottrasse al suo tocco.
I segni che entrambi avevano sulla pelle non erano altro che le tracce lasciate dalla lunga strada che avevano percorso per arrivare al punto in cui si trovavano ora.
Marian si rannicchiò ancora di più tra le braccia di Guy.
E quello, pensò, era esattamente il posto in cui voleva stare.
   
 
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