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Autore: milla4    31/05/2015    1 recensioni
E se Hansel e Gretel non fossero i due bambini spauriti, persi nel bosco che tutti conosciamo? E se invece fossero due ragazzi soli, ma uniti dalla tragedia per sopravvivere ad un mondo pieno di squali?
Storia partecipante al contest "Di immagini e trame" indetto da gnarly sul forum di Efp
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Strana abitazione quella che si ritrovarono davanti, una perfetta villa di campagna dentro un fitto bosco!
Deva fece sedere il fratello lì vicino poi, con cautela, si avvicinò: un dolce profumo di dolci le sconvolse i sensi, sembravano secoli che non consumava un pasto. Mille e più dolci erano disposti in piattini dall’aria invitante, ricoprivano l’intera balconata. Presa dalla fame, non resistette dall’agguantare una crostata messa raffreddare sul davanzale. Crostata di more, la sua preferita... tutto il suo corpo era  in estasi, non poteva far altro che mangiare e mangiare e… - Oh cielo! Tutto bene?- Un’ anziana signora uscì dalla porta d’ingresso, il suo viso reso ruvido dagli anni aveva un ‘espressioni preoccupata.
Deva era impietrita: cosa aveva fatto? L’avrebbe sicuramente riconsegnata al collegio…
 stava per parlare con la bocca ancora piena di quella deliziosa marmellata quando – Mi scusi signora, eravamo in campeggio con degli amici e ci siamo persi, è da due giorni che non mangiamo e...- Adam il salvatore! Era cosi presa dall’abbuffarsi che non sia accorta che il fratello l’aveva raggiunta per poi salvarla in extremis.
-Oh no, no entrate! Cosa fate ancora li fuori? Avanti!- i due su guardarono, non sapevano nulla di quella donna ma non riuscivamo a non darle fiducia.
Li fece accomodare nel salotto, su un divano ancora coperto dallo strato di plastica che l’avvolgeva al momento della consegna.
La casa era come la proprietaria: dolce e accogliente, il colore rosa predominava su tutto, dalle pareti nei cuscini, persino sulle porte.
 Non doveva avere molti visitatori, sembrava molto sola.
- Bene bene, voi aspettatemi qui, vi porto subito un the bello caldo- I due sorrisero, non sapevano come comportarsi di fronte a tanta gentilezza.
 
Rimasero soli in quella piccola casa color del tramonto, ricca di pupazzi e di… dolci - Strana cosa – pensò Deva. In ogni angolo del salotto c’erano torte, bignè, biscotti e ogni genere di bontà che si possa desiderare.
- Ecco qui ragazzi!  Vi ho portato un bel piatto di biscotti, voi giovanotti dovete crescere!- Adam non se lo fece ripetere due volte, afferrò i dolci e cominciò a divorarli: in fondo lui era l’unico a non aver ancora toccato cibo. Deva, prese anche lei un biscotto, ma qualcosa la distrasse; la donna stava fissando con eccessiva attenzione la mano che portava il cibo nella bocca di Adam, quasi ne fosse ipnotizzata.
Subito ricaccio il pensiero: vedeva stranezze ovunque, anche in una solitaria vecchietta che li aveva fatti entrare in casa, senza nemmeno sapere chi fossero.
Qualcos’altro  catturò, però, la sua attenzione: dalla finestra di fronte a lei, dove  poco prima aveva rubato la crostata, vide che un forte vento si era alzato il quale,  facendo muovere gli enormi rami degli alberi, li faceva sbattere contro la finestra ma… non producevano rumore, come se  dentro quella casa fossero isolati.
- Oh che caro ragazzo, ti potrei chiedere un favore? Di là, in cucina, ho un barattolo che proprio non riesco a ad aprire… mi potresti aiutare?- - Certo, signora- Adam posò i biscotti che ancora non aveva avuto il tempo di mangiare e la seguì nella camera a fianco.
 
Passarono i minuti e Deva non lo vide rientrare, cosa sarà successo mai?
Un urlo: era lui. Subito si alzò, facendo rovesciare il tavolinetto con il servizio da the, si precipitò nella cucina quando… il buio.
 
Non ricordava nulla di quei momenti, solo un qualcosa che le tratteneva la gamba. – Ben svegliata signorinella- Un ghignò fu la prima cosa che vide, era comparso al posto del sorriso affabile prima presente sul volto dell’anziana donna.
I candidi e vaporosi capelli lasciarono il posto a dei piccoli ricci color della notte, ma quello che la sorprese di più furono gli occhi: due fessure nere. Senz’anima.
- Mi aveva detto che saresti accorsa se avesse urlato, ma credevo esagerasse- si portò una manso sul petto- io sono Meala, una strega mangiabambini, e tuo fratello sarà il mio prossimo prasto-  Rise, rise di gusto.
-Beh, siete un po’ cresciutelli, ma di questi tempi bisogna accontentarsi-  Rise ancora poi uscì dalla stanza.
Tum…tum… tum.. il cuore batteva sempre più piano, la testa le pulsava, le viscere le si erano attorcigliate: l’aveva tradita.  Adam, suo fratello, sua unica ragione di vita, l’aveva tradita!
Rigettò improvvisamente quella crostata: le sembrò un veleno, pronto ad ucciderla.
 
-Deva…- una voce familiare la chiamò, veniva da una gabbia che penzolava sopra la sua testa.
Non rispose, non avrebbe mai più voluto sentirla, per lei era morto.
- Mi dispiace, mi ha mostrato la mamma… lei…mi ha detto che poteva riportarla da me e..-
- Zitto e mangia-  Maela era ritornata portando con sé un piatto colmo di pasta, lo posò nella parte più bassa della gabbia. –Tu pulirai e preparerai il cibo per il tuo fratellino- indicò Deva – E bada bene, non cercare di scappare, la catena è magica, non si spezzerebbe neanche con un’ ascia. Solo allora la ragazza capì cos’era quella cosa che le stritolava la gamba, una catena che però lei non poteva vedere ma che sentì fin troppo bene.
 
Li lasciò soli, Adam mangiò il suo pasto, non poteva fare altrimenti mente Deva cucinava, lei che non aveva mai preparato neanche un uovo sodo improvvisamente si scoprì in grado di cucinare dei gustosi manicaretti.
Lo odiava, con tutta se stessa, non avrebbe mai dovuto farlo, non a lei. Era così sbagliato il tutto, quella megera, quella strega, quell’essere aveva spezzato una delle cose più belle che nella usa vita avesse mai avuto. E non poté perdonarla.
 
Passarono i giorni, Deva cucinava e lui mangiava, inghiottiva a forza quel cibo che ormai gli dava la nausea. Lo faceva per lei, sentiva che era un modo per espiare la sua colpa immane. Sapeva di averla ferita come mai nessun alto aveva fatto, nemmeno sua madre, nemmeno Margaret l’avevano tradita in quel modo così subdolo, giocando sui suoi sentimenti. Ma cosa poteva fare? Era stato un ingenuo, ma chiunque ci sarebbe cascato.
Adam mangiava…mangiava perché sapeva che l’aveva persa e vivere senza lei non era possibile.
Quando la strega tornava egli mostrava un osso di pollo striminzito, aveva cominciato non per sua volontà era stato il suo io più nascosto a farlo, voleva ritardare l’inevitabile.
Una volta che la strega se ne era andata, ritornava ai suoi pensieri, al suo osservare Deva che cucinava per lui, per vederlo morire.
 
 
- Su forza alzati- Un calcio nello stomaco la svegliò - Tuo fratello non è ancora abbastanza gustoso per i miei gusti, ma mi andrà bene lo stesso.  Vai a  sentire se il pasticcio nel forno è pronto- Ecco, è arrivata, l’occasione che assettava era finalmente giunta, doveva dolo giocarsela nel modo giusto- Malea… io non sono capace e…-
-Oh, la principessina non è capace- le fece eco la strega- Bene, guarda come si fa-
Maela si sporse nel forno, aveva con sé una forchetta per controllare l’impasto, quando qualcosa la spinse dentro, la porta del forno si chiuse e lei rimase intrappolata.
 
Urla di dolore si sentirono in quella vecchia cucina, ma né Deva né Adam ne rimasero impressionati, erano in una situazione di stallo. La catena era scomparsa insieme con le grida, segno che l’incantesimo era rotto.
 
L’avrebbe lasciato lì a marcire in quella gabbia? No, non poteva farlo, in fondo gli aveva voluto bene, era stato per troppo tempo il centro del suo mondo e ora sarebbe stata un’ipocrita a lasciarlo li.
Prese un coltello dal tavolo e riuscì, con difficoltà, ad aprire il lucchetto apposto sull’apertura, poi uscì dalla stanza.
Non voleva vederlo né parlarci, il suo dovere l’aveva fatto.
Adam si butto giù, dopo girni che non camminava il suo corpo si era notevolmente indebolito, con fatica si diresse anche lui fuori dal luogo della sua prigionia. Aveva la nausea, ma voleva uscire da lì, un ultimo sforzo e… pietre giganti gli si pararono davanti: zaffiri, diamanti, rubini; ogni dolce si era tramutato in un oggetto prezioso. Deva si era già riempita le tasche e lo stesso fece lui. Prendeva, arraffava le sue mani erano ingorde, non riusciva a fermarsi.
-Andiamo.- Deva era quasi oltre la porta d’ingresso, quella era la pria parola che rivolse da ormai una settimana, doveva esserle costato molto. Decise di andarsene, era talmente carico che a malapena riusciva a camminare.
 
Era quasi notte, l’aria fresca e umida era per dei prigionieri un regalo inestimabile.
Camminarono uno di fianco all’antro ma divisi, erano due estranei ormai.
Deva aveva la caviglia sanguinante per la l’incatenamento forzato, ma non ci faceva caso, il dolore quasi non lo sentiva.
Quando entrarono nel bosco era notte fonda, le stelle sopra le loro teste disegnavano un mosaico splendente.
 Deva si lasciò cadere a terra, Adam la raggiunse preoccupato- Per un’ultima volta- e lui capì, si sdraiò accanto a lei e insieme ammirarono il cielo stellato. Forse per l’ultima volta crema e nocciola si incontrarono, fondendosi l’una con l’altra. –Possiamo ricomprare tutto, abbiamo i soldi-  Adam si girò per guardarla – Margaret non può mantenere più né la casa né l’azienda, finirà per svendere tutto-
Adam cercò un contatto con il braccio che prontamente Deva evitò- Se vuoi potrai rimanere con noi, ma non aspettarti che ti consideri ancora mio fratello… non ora almeno, forse con il tempo…- .
Parole dure quelle di Deva, che lasciarono il ragazzo sconvolto, si sentiva annegare, gli mancava l’aria, l’unico salvagente era quel “forse” e in quel momento gli bastava.
   
 
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