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Autore: Leo Magnus Weasley    31/05/2015    0 recensioni
Nico capiva Percy Jackson. Il suo dolore lo comprendeva meglio di chiunque altro. E per questo lo poteva aiutare a risollevarsi dall'oblio.
Storia Pernico/Percico. Dopo la battaglia contro Gea.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 16
 
Percy s’irrigidì. Davanti a lui Kimberly si tramutò in un essere metà donna e metà animale. Le sue gambe si ricoprirono di scaglie verdastre che arrivarono fino al petto. Man mano che si trasformava, Lamia s’incurvava sempre di più fino a che non si appoggiò con le mani, o meglio, con le zampe al suolo. Degli artigli giallastri le crebbero al posto delle unghie e i piedi si tramutarono in zoccoli. I capelli neri continuavano ad incorniciarle il viso, trasfigurato da un sorriso maniacale che lasciava intravedere due canini più lunghi e affilati del normale.
Il semidio avrebbe voluto distogliere lo sguardo ma non ne era in grado: ogni fibra del suo corpo lo attirava a lei, era quasi come quando il mostro era ancora Kimberly, la ragazza bellissima e seducente con cui si era scontrato. Anche in quel caso si era sentito attratto da lei, aveva anche litigato con Nico dopo averla conosciuta. Nico. Percy si riscosse e le disse in tono canzonatorio –Mi piacevi più prima sai?-
-Matricola hai ancora il coraggio di scherzare?- gracchiò lei passandosi la lingua biforcuta sulle labbra.
-Tu hai ancora il coraggio di stare al mondo, non so chi dei due dovrebbe vergognarsi di più.- rispose beffardo.
-Non riderai ancora per molto, Jackson. I tuoi amici sono vicini e so molto bene come accoglierli.-
La luce si spense e Percy, immerso nel buio, sentì Lamia andarsene per il Labirinto, mentre le corde che lo legavano si facevano sempre più strette.
 
 
-Jason quanta manca?- sbuffò per l’ennesima volta Leo. Stavano camminando da più di un’ora ed erano tornati indietro più volte a causa di alcuni bivi in cui avevano girato dalla parte sbagliata.
-Valdez zitto e cammina.- Frank lo spinse un po’ per farlo accelerare.
-Zitti voi due!- Jason si bloccò ad un angolo –Sento dei passi…- Tutti e sei si preparano all’attacco. Si acquattarono verso le pareti in attesa, il respiro corto, il cuore che batteva veloce.
-Aiuto! Aiutatemi!- delle grida provenivano dal corridoio sulla loro destra. Piper si mosse e andò a controllare. Mentre si sporgeva per guardare venne quasi travolta da una ragazza spaventatissima che singhiozzava. Aveva il vestito stracciato, i capelli scompigliati e il trucco leggermente sbavato a causa delle lacrime che le rigavano il volto.
-Per tutti gli dei! Ti senti bene? Cosa ti è successo?- il figlio di Giove si avvicinò preoccupato.
-No…aiutatemi…un mostro mi ha trascinata qui e…non so dove io sia…-
-Tranquilla ora ci siamo noi qui con te- Jason le sorrise –Ti porteremo fuori da qui.- poi, rivolgendosi ai suoi amici disse serio –Hazel, Leo, Nico accompagnatela al Campo mentre noi continuiamo a cercare.-
-Io non torno indietro!-
-Nico devi farlo…- Jason venne interrotto dall’amico –No non devo! Solo perché me lo ordini tu? Io devo andare da Percy!-
-Cerca di ragionare: lo so cosa senti ma è necessario che tu vada…sai viaggiare nelle tenebre e sai come riportarla a casa…-
Il figlio di Ade si zittì, arrabbiato e malinconico fece alzare la ragazza e s’incamminò nella direzione dalla quale erano venuti, seguito a ruota da Hazel e Leo.
-Andiamo, credo che ci manchi poco ormai.- il figlio di Giove girò a destra più attento di qualche minuto prima.
Non passò molto tempo che giunsero in un corridoio più buio degli altri. Le tenebre si condensavano tra loro creando un muro attraverso cui era impossibile vedere alcunché.
Piper si fece avanti e cercò di usare la Lingua Ammaliatrice per far spostare il buio, che sembrava avesse volontà propria. Pian piano questo si diradò e i tre semidei incontrarono lo sguardo sorpreso e felice di Percy, legato stretto ad una roccia.
-Jackson!- Jason andò da lui per slegarlo.
-Grazie a Zeus siete qui! Lamia se n’è appena andata, avevo paura che v’incontrasse.- si alzò massaggiandosi i polsi.
-No tranquillo siamo tutti vivi.- Piper sorrise e lo abbracciò –Tu come stai? Abbiamo visto che l’altra ragazza è riuscita a scappare e avevamo paura che tu invece fossi…-
-Io sto bene…- s’interruppe guardandoli –Che altra ragazza?-
-Quella che Lamia aveva catturato…l’abbiamo incontrata mentre stava scappando da lei. Era messa male e così abbiamo mandato Hazel, Leo e Nico con lei per accompagnarla al Campo e…-
Percy perse un battito. Nico…-Avete lasciato Nico con lei!?-
-Si ma…- Frank non capiva.
-Quella ragazza era Kimberly…cioè lei è Lamia.-
 
 
Hazel sentiva che c’era qualcosa che non andava. Troppa puzza di magia e la Foschia non rispondeva ai suoi comandi: ogni volta che guardava quella ragazza aveva per un attimo la vista sfocata e si sentiva a disagio.
-Come hai fatto a scappare?- chiese.
-Non so…sono stata solo fortunata penso, appena il mostro si è distratto ho colto l’occasione per correre via…- si appoggiò ancora di più a Nico.
-Come ti chiami?- Leo continuava a guardarla. Aveva notato lo sguardo di Hazel che si spegneva per un attimo ogni volta che la guardava. Non si sentiva per niente tranquillo.
-Kimberly…-
Nico si fermò. Allora era lei quella Kimberly.
-Nico cos’hai?- Hazel si avvicinò preoccupata.
-Nulla solo che…- il ragazzo guardava Kimberly con sospetto. Era troppo strano che una mortale venisse catturata per sbaglio da un mostro, e che quella mortale fosse proprio un’amica di Percy che (chissà come) era stato proprio catturato dal suddetto mostro.
Fu una decisione spontanea: con una spinta la fece cadere a terra e poi estrasse la sua spada dello Stige –Lei è Lamia!-
I due semidei, dapprima confusi, reagirono velocemente alle sue parole, preparandosi ad attaccare.
Kimberly sorrise –Ecco perché Percy Jackson è così innamorato di te, Nico Di Angelo. Sei un ragazzo estremamente intelligente, non avrei mai pensato che ci saresti arrivato così in fretta.- si alzò lentamente –Purtroppo per te morirai prima di rivederlo.- si trasformò in Lamia e si cavò gli occhi. Dalle orbite si sprigionò il buio che circondò tutti e tre i semidei, costringendoli ad indietreggiare per cercare la parete come punto di riferimento.
-Divertente come io possa orientarmi meravigliosamente al buio e come voi invece non possiate.- Lamia rise.
-Divertente come tu sia così idiota da non sapere che qui davanti a te hai un figlio di Efesto che sa evocare il fuoco, una figlia di Plutone capace di usare la magia e quindi in grado di utilizzare le Torce magiche di Ecate e un figlio di Ade in grado di viaggiare nelle Tenebre.- disse Leo sarcastico, le mani che si accesero di fuoco. Hazel, al suo fianco, si concentrò e poco dopo apparvero le Torce che illuminarono il corridoio. Lamia, però, era stata più veloce: con un balzo attaccò la figlia di Plutone, aprendole con gli artigli uno squarcio nel petto. La ragazza, sorpresa, non ebbe nemmeno il tempo di reagire e si accasciò al suolo, le Torce che si spegnevano.
-HAZEL!- Nico urlò e si avvicinò alla sorella mentre Leo si posizionava tra loro e Lamia, in attesa.
-Brutta figlia di…!- lanciò una palla infuocata che il mostro schivò facilmente.
-Tutto qui?- lo canzonò con voce roca e gracchiante.
Leo, infuriato, iniziò ad attaccare sempre più velocemente cercando di trovare il suo punto debole. Lamia era scattante e veloce, rispondeva ad ogni attacco del ragazzo a volte anche con il doppio della forza, sembrava non si stancasse mai. Alla fine, con un salto, fu sopra al semidio che si difese con una cascata di fuoco sul suo petto, provocandole una ferita abbastanza profonda. Il mostro con un urlo lacerante lo sollevò e lo scagliò contro il muro a fianco di Nico e Hazel. Leo cadde goffamente a terra, con una gamba ruotata in una strana posizione, il respiro, fortunatamente, ancora regolare. Il figlio di Ade guardò per un attimo la scena: i suoi amici erano feriti e impotenti, era ancora una volta da solo. Si alzò piano, gli occhi accesi di una rabbia glaciale. Non sarebbe finita così, in un Labirinto, da solo, avvolto come sempre dalle tenebre. Strinse forte l’elsa della spada e si girò verso Lamia, che appoggiava tutto il suo peso sulle zampe sinistre a causa della ferita che Leo le aveva inferto.
-Non ti rimane molto tempo.-
-Quella a cui non rimane molto tempo sei tu.- Nico le si avvicinò –Perché hai fatto tutto questo?-
Lamia rise –Cerchi di temporeggiare in attesa che i tuoi amici e il tuo Percy giungano qui per salvarti? Sei solo un piccolo sciocco, figlio di Ade.-
-Rispondimi.-
-Se ci tieni così tanto…- il mostro si passò la lingua tra le labbra –Era mi ha tolto tutto quello che avevo, ogni cosa. Solo perché ero innamorata di Zeus ho dovuto patire più di qualunque altra donna sulla faccia della Terra. Ho passato centinaia di anni a cercare un modo per vendicarmi di lei, che mi ha rubato la mia vita perfetta, e di suo marito, che mi ha abbandonata e dimenticata. Poi un giorno ho iniziato a frequentare di nuovo il Liceo: era il luogo giusto dove cercare cibo e dove potermi divertire. Così ho notato quanti semidei frequentassero le scuole, quanti satiri li trovassero per portarli in un luogo segreto e protetto. Ho iniziato ad escogitare un piano. Se io avessi ucciso tutti i semidei nessuno sulla Terra si sarebbe più ricordato di quegli dei saccenti, nessuno avrebbe più ricordato Era o Zeus. Decisi quindi di farmi amico un semidio, e qui entra in gioco Percy: grazie al mio fascino gli ho fatto spifferare un paio di cosette sul Campo e sul Labirinto. Ovviamente lui non ricorda nulla di tutto ciò, sono stata attenta.- sospirò –Ora che sai tutto, è giunto il momento di ucciderti.-
 
 
Percy stava correndo per i corridoi pensando solo a Nico. Il suo Nico stava per essere ucciso da Lamia, per colpa sua. Non poteva succedere, non di nuovo. Aveva già lasciato sola Annabeth, non poteva lasciare solo anche lui.
Con il fiato corto, la gola secca e le gambe in fiamme, continuò a correre, lasciando indietro Jason, Piper e Frank. Superò altri due lunghi corridoi prima di arrivare ad un bivio. Destra o sinistra. Se avesse sbagliato Nico sarebbe stato ucciso. Chiuse gli occhi e calmò il respiro. Sarebbe andato a sinistra, così gli diceva il suo istinto. Percorse quel corridoio a passo svelto facendo meno rumore possibile, ad un tratto sentì un urlo provenire da qualche metro più avanti. Deglutì spaventato e s’avvicinò estraendo Vortice.
-Lascia stare Nico.- si sentì dire, anche se non ricordava di aver aperto bocca.
Lamia si girò. Teneva stretto Nico per il bavero della maglia, i canini sporchi di sangue. La spada del semidio giaceva a pochi metri di distanza.
-Come vuoi tu, matricola, tanto ormai sta per raggiungere la sorella.- lasciò cadere il figlio di Ade accanto alla parete.
-Io ti ucciderò, Lamia.- Percy attaccò. Tirò un fendente al fianco già ustionato da Leo ma il mostro lo anticipò e schivò l’attacco graffiandogli la schiena. La maglia si colorò di rosso. Lamia sorrise e passò al contrattacco: con un salto gli fu sopra ma il ragazzo riuscì a liberarsi di lei cadendole sopra e tirandole una gomitata in piena ferita. Percy si alzò velocemente, per quanto la ferita alla schiena gli permettesse, e piantò Vortice nel ventre di Lamia. Il mostro urlò, subito fece cadere il semidio con uno sgambetto e, dopo essersi tolta la spada dal corpo, andò verso di lui ghignando –Bastardo.- tossì –Hai provato ad uccidermi? Hai fallito. E’ giunta la tua ora- Lo sollevò per le spalle e lo spinse contro il muro. Con un sorriso smagliante si avvicinò alla sua giugulare, i canini che si allungavano ancora di più. Percy chiuse gli occhi. Non poteva finire così, pensò, non poteva…
Sentì Lamia crollare su di lui. Aprì velocemente gli occhi e si ritrasse dal corpo morto di Kimberly. Spaesato alzò lo sguardo. Davanti a lui Nico, spada alla mano, che respirava a fatica. Il collo sporco di sangue, le gambe che gli tremavano, ma sorrideva mentre guardava Percy.
-Hei.- lo salutò prima di crollare a terra. Il figlio di Poseidone corse subito da lui e gli fece inghiottire un cubetto di Ambrosia.
-Nico…per tutti gli dei!- le lacrime gli bagnavano il volto.
-Non sono mica morto…- tossì il ragazzo, spostando il volto sulle sue ginocchia –Non ti libererai di me così facilmente.- sorrise.
-Lo spero proprio.- Percy non sapeva se ridere o piangere e optò per un bacio.
-Voi due avete molte cose da raccontarci.- biascicò Leo mentre cercava di mettersi a sedere, dall’altra parte del corridoio.
 
 
Erano passati alcuni giorni da quando Nico aveva ucciso Lamia nel labirinto. Jason, Piper e Frank erano giunti in poco tempo e avevano aiutato Leo ad alzarsi. Il figlio di Marte si era caricato Hazel sulle spalle e aveva condotto i suoi amici all’uscita. Fortunatamente nessuno aveva subito delle ferite mortali, entro un giorno, infatti, i sette semidei si erano ripresi completamente quasi tutti: la figlia di Plutone era quella messa peggio. Lamia le aveva inferto una profonda ferita ed aveva perso molto sangue, ma stava migliorando.
Nico non si era mai sentito più a disagio di quando Leo aveva raccontato cosa aveva visto una volta che si era svegliato nel Labirinto. Percy aveva dovuto spiegare loro molte cose ma alla fine a tutti scomparve quell’espressione sorpresa per lasciare il posto ad una sollevata e felice. Piper aveva saltellato per tutta la stanza per poi baciare Nico e Percy sulla guancia continuando a fare loro mille auguri.
In tutto quel trambusto non erano mai riusciti a stare un attimo da soli, fino a che, la sera dei festeggiamenti per la vittoria, non erano sgattaiolati via senza farsi vedere.
I due semidei erano seduti sulla scogliera, lo sguardo del più piccolo perso nell’orizzonte.
-Grazie.- sussurrò il figlio di Poseidone.
-Di cosa?- chiese l’altro, curioso.
-Di avermi salvato la vita. Sia l’altro giorno si alcuni mesi fa, quando Annabeth è morta. Non ti ho mai ringraziato abbastanza, sei stato l’unico a starmi realmente vicino ed io ho quasi buttato tutto all’aria spifferando informazioni a Lamia…-
-Sai Percy io l’ho fatto perché ti volevo bene, e te ne voglio ancora. Non voglio ringraziamenti, lo farei mille volte ancora. E poi- gli sorrise –E’ normale che tu sia un po’ stupido o non ti chiameresti Testa d’Alghe.-
-Ma guarda un po’ te!- il ragazzo lo afferrò per i fianchi facendogli il solletico –Io mi comporto bene e faccio tutto un discorso filosofico e lui riesce a dirmi “si be’ Testa d’Alghe da te ci si aspetta questo ed altro”-
-Cosa ti aspettavi?- disse tra le risate il più piccolo.
-Non lo so, forse un “tranquillo tutti sbagliano”?-
-Naah troppo scontato.-
Percy lo guardò –Ecco è per questo che sei il mio ragazzo.-
Nico lo fissò per poi prendergli il viso tra le mani e avvicinarlo al suo –E resterò il tuo ragazzo ancora per molto tempo, Testa d’Alghe.-
Percy sorrise prima di baciarlo.  


|| Angolo Autrice
Eccoci giunti all'ultimo capitolo. Dovrò cambiare lo stato da "in corso" a "completa" e non so se essere triste o felice. La storia mi mancherà molto ma sono contenta di essere riuscita a completare la mia prima fanfiction.
Spero vivamente che questa conclusione vi piaccia e che non vi abbia delusi
. So di averla pubblicata con molto ritardo ma la voglia di finire mi spaventava abbastanza. Ho rivisto questo capitolo in modo maniacale a dire il vero *si guarda in giro con vergogna* ma non sono sicura sia perfetto quanto avrei voluto.
Grazie a chi ha recensito, a chi l'ha messa tra i prefriti/seguiti/da ricordare.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensiate.
Ci vedremo al Campo Mezzosangue (magari!),
 °°Leo Magnus Weasley

 
   
 
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