Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |      
Autore: CamXene    01/06/2015    0 recensioni
Racconto autobiografico su un'altra me che ha preso strade diverse. Ovviamente il tutto è romanzato e anche se inizialmente non è possibile individuare il nodo dell'intreccio successivamente ogni cosa avrà il suo giusto posto
Genere: Erotico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Non-con
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lui mi desiderava; sentivo il suo respiro sul mio collo, girai la testa quel tanto che bastava per scorgere i suoi occhi che si nutrivano della mia pelle, del mio odore... Mi sussurrò all'orecchio "me lo fai un succhiotto?". Avvicinai le labbra al suo collo, sfiorai tremante la sua pelle: era così liscia, così morbida... Lo accarezzai con la lingua fino ad arrivare alle sue labbra: così carnose e soffici, come un latte. Mi morse le labbra con foga, quasi come se volesse divorarmi; intanto con una mano mi accarezzò il collo scendendo sul petto, lo schiocco delle sue labbra ed il suono del mio reggiseno che veniva palpato echeggiavano sordi nell'aria: quelle mura erano testimoni del nostro amore, i nostri respiri sempre più affannati si diffondevano nell'aria come un fruscio. Per un attimo mi balenò nella mente un ricordo: io e Raye a vedere “La città incantata” durante le feste di Natale, e poi quasi con prepotenza s’insinuò la vivida immagine del nostro primo bacio; a volte penso di essere davvero una persona insensibile, forse non posso provare amore, sono destinata a schiacciare i cuori di coloro che me lo donano. Quelle immagini così forti in un momento del genere, mentre ero nelle mani di un pervertito che mi schiacciava sempre di più contro il muro: erano vuote per me, quel bacio non dimostrava nulla, dovevo solo sopprimere gli altri ed in qualche modo restituire la violenza che avevo subito. Ripresi a fissarlo negli occhi ma lui li chiuse, si affidava solo al tatto e non gli importava nulla di me; ero in tutto e per tutto un oggetto, anche se ero stata io a volerlo. Raye era un ricordo lontano in quel momento, ero la sua compagna di “giochi”. “Non sai quanto avevo desiderato tastarti il seno, è ancora più morbido di come lo ricordavo” disse tra un grugnito di piacere e l’altro, era un piccolo polipo il cui unico scopo era quello di arrivare dovunque. “Quando questa foga sarà finita mi butterai via non è vero?” dissi io scostandolo da me: era sudato e nei suoi occhi c’era solo l’infuocata passione di chi non vuole smettere. Ricordai il giorno precedente, ero stata con Raye sul suo letto: passammo un tempo infinito a fissarci negli occhi; stavo forse dimenticando tutto quello? Poi sopraggiunse la rabbia mentre lui si sfilava i pantaloni –taciturno, non rispose alla domanda- strinsi i pugni, infondo cos’ero il per Raye? Aveva sempre nascosto dietro quegli occhi languidi la sua vera natura, io… cos’ero io per lui? Solo una distrazione, si era accontentato della prima che aveva trovato ma poi restava lo stesso: una persona che si fa sempre i cazzi suoi, egoista ed orgogliosa. Iniziò a spogliarmi affondando la testa nell’incavo tra collo e spalla, togliendo con violenza la maglietta turchese e slacciando il reggiseno. Avrei voluto urlare ma la rabbia che come fuoco divampava nella mia anima me l’impediva; affioravano nella mia testa le immagini di me che lo aspettavo, di tutte le volte che col sorriso sulle labbra sono scesa col solo pensiero di vederlo, quei giorni in cui ho fatto follie per poter stare in sua compagnia anche solo per qualche minuto: non credo che a lui importasse, ero sempre io a cercarlo, forse lo amavo troppo, forse non mi amava… Dopo quel pomeriggio ne uscii distrutta fisicamente e mentalmente, la sua foga aveva riportato in me ricordi dolorosi; quella sera mi spogliai per farmi una doccia: una volta davanti allo specchio vidi i lividi che la sua violenza aveva impresso sulla mia carne. Perché l’avevo fatto? Ero ancora innamorata di Raye? Certo che sì. I ricordi bruciavano come quei lividi quasi neri, non erano freschi ma dolevano ancora, ogni giorno con la stessa intensità. Accarezzando le ferite pensai a quanto lo amavo… Sono felice con lui… L’indomani andai a casa sua –di Raye- mi sorrise e mi baciò la mano. Ci stendemmo sul letto e mi spogliò: mi amava, mi completava- i lividi bruciavano… 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: CamXene