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Autore: Maiko_chan    01/06/2015    10 recensioni
[Estratto - Prologo]
Derbyshire, 1868
Le grida cessarono per un attimo e Sakura si arrischiò ad alzarsi per poter sbirciare da dietro i vetri appannati, sollevandosi in punta di piedi. Vide una piccola testolina rosea avvolta in dei teli bianchi, la genitrice ansante e suo padre che entrava con preoccupazione.
La giovane che teneva il bambino scosse la testa e allora Sakura scorse qualcosa che non seppe spiegarsi: avvolsero completamente il piccolo nelle lenzuola, coprendo anche la testa, senza che scalciasse o compiesse qualunque gesto ad indicare che fosse
vivo.
{NaruHina + KakaSaku} Primo esperimento storico!
Dedicata ad Amens Ophelia ♥ Auguri alla nostra Hinata-chan
Storia SOSPESA a tempo indeterminato
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Hinata/Naruto, Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Love and Loyalty


 





 

 

Capitolo Primo 

 


 

Derbyshire, 1885



 

 

La pallida luce del sole di fine Settembre rischiarò i verdi prati che circondavano la villa, illuminando ogni cosa al suo passaggio. Pian piano l'erba colma di rugiada iniziò a brillare e nella possente abitazione i domestici iniziarono ad occuparsi delle varie mansioni a loro designate. Nel chiarore dell'alba la facciata rustica della casa appariva meno dimessa di quanto non fosse, mentre i raggi entravano lesti dalle finestre, irradiando le stanze del podere.

Uno di essi colpì il viso di una giovane fanciulla, ancora addormentata e ben nascosta sotto le coperte, gli inusuali capelli rosa intrecciati in una lunga treccia. Mugolò, contrariata, spingendo con sonnolenza il viso sul soffice cuscino. Infine, quando anche il cinguettio degli uccelli si destò, lei si era decisa ad aprire un occhio. Assottigliò la palpebra, lasciando la verde iride a osservare lo smunto astro, abituata ormai a tale visione da quando ne aveva ricordo. Si stiracchiò, sbadigliando e con un sorriso tastò la parte di letto occupata dalla sorella che – ne era quasi certa – stavolta non aveva lasciato il loro giaciglio.

«Hinata...» la chiamò, ancora voltata verso la finestra «Svegliati, sorellina.»

Si girò, pronta a balzare addosso all'inconsapevole ragazzina, ma i suoi piani andarono in fumo appena capì che il rigonfiamento delle lenzuola non era la sorella; sbuffò, tirando fuori il cuscino e riponendolo accanto al proprio. Scese dal grande letto, un po' indispettita, sedendosi davanti al piccolo comò, dove torreggiava un ampio specchio decorato da fiori che ne incorniciavano i contorni. Incominciò a sciogliere la treccia e, agguantando la spazzola lì accanto, pettinò con calma i lunghi capelli rosati di cui andava tanto fiera – non v'e n'erano di così belli neanche a Londra, l'aveva vezzeggiati la madre un giorno, di ritorno dalla capitale.

Sakura canticchiò, allegra, ma in realtà era ben consapevole che, se i suoi erano così setosi, non poteva certo paragonarli a quelli vellutati della sorella. Ricordò con un sorriso la risposta che aveva dato alla genitrice, tirando fuori il suo bel caratteraccio, come lo definiva sempre il padre; ormai avrebbe dovuto impararlo, si disse – quando denigrava Hinata, lei le rispondeva sempre con sarcasmo, scatenando le ire della donna e l'imbarazzo della sorellina.

«Figlia ingrata!» la scimmiottò, assumendo l'espressione scandalizzata della madre.

Si alzò e si diresse verso l'armadio, tirando fuori uno dei suoi abiti preferiti. Continuò a canticchiare, spogliandosi e indossando il vestito; poi andò nuovamente a sedersi, raccogliendo i capelli in una semplice crocchia.

Soddisfatta, lasciò entrare una domestica, premurandosi di augurarle il buongiorno. Poi scese le scale, sperando in cuor suo che Hinata fosse già seduta al tavolo del soggiorno.

 

* * *

 

Una brezza leggera s'innalzò all'improvviso, muovendo le foglie verdi degli alberi – ancora per poco avrebbero mantenuto quel pigmento, fra poche settimane avrebbero iniziato a tingersi di rosso scarlatto e di un'arancione luminoso, spruzzato di giallo. Hinata amava poter assistere a questo lento e inesorabile cambiamento; l'aria si faceva man mano più fresca, il canto degli uccellini si affievoliva e le acque del piccolo lago diventavano gelide. Anche il cielo azzurro che tanto amava sarebbe cambiato – Madre Natura l'avrebbe pitturato di grigio, lasciando in qua e là uno spruzzo di celeste.

Si strinse nelle sue leggere vesti, tenendosi ben stretta lo scialle con cui di copriva le esili spalle. Teneva un piccolo volume sulle gambe, la gonna viola lambiva i suoi arti fino alle caviglie ossute e i suoi piccoli piedi aggraziati erano lasciati liberi dalle scomode scarpe che adoperava da un paio di anni.

Hinata veniva spesso di mattina in quel luogo di tranquilla solitudine e si lasciava cullare dai sospiri lievi della foresta che si inoltrava poco più avanti, dove le sue letture non erano disturbate da chicchessia.

Vi era un sogno ricorrente però, che da qualche settimana turbava il suo sonno; si risvegliava con la fronte madida di sudore, ma non riusciva mai a ricordare ciò che nella notte le appariva. Una sensazione le rimaneva sulla sulla pelle, indelebile – il tocco ruvido di mani femminili che le accarezzavano l'epidermide.

Scosse piano la nuca, massaggiandosi con i polpastrelli gli occhi stanchi, solcati da profonde occhiaie. Poi li aprì piano, mostrando delle iridi bianche come il latte.

 

* * *

 

«Per l'amor del cielo! Dove si sarà cacciata quella sciagurata?»

Sakura sospirò, sollevando con calma la tazzina colma di tè e soffiando appena per attenuare il calore che proveniva dal liquido dorato. Lanciò un'occhiataccia alla madre, seduta accanto al suo paziente padre che ascoltava con scarso interesse le lamentele quotidiane della moglie. La donna, paonazza in viso, cercava di mantenere un contegno, ma gli scatti d'ira rivolti alla minore delle figlie – ancora non presente al tavolo – non le agevolavano l'arduo compito di mantenere un certo decoro.

«Mr. Haruno, voi non avete alcun rispetto per i miei poveri nervi! Come potete permettere che quella ragazza metta così in difficoltà vostra moglie?» lo redarguì Mrs. Haruno, ottenendo dal pover'uomo solo una fievole risposta che Sakura non riuscì a udire, ma poteva ben immaginare quale fosse il contenuto delle sue parole.

Le domestiche si affaccendavano intono a loro, portando le varie portate per la colazione che la ragazza guardò con languore. Un piatto di porridge venne adagiato in quel momento sul tavolo e lei se ne servì un'abbondante porzione.

Lasciò che gli strepiti acuti della madre le scivolassero addosso, riflettendo con dispiacere su quanto la genitrice fosse cambiata dopo l'arrivo della piccola Hinata in famiglia. Della donna buona e cara che ancora rivedeva nei suoi sogni, Mrs. Haruno era solo la sua pallida imitazione. L'unica preoccupazione della madre pareva essere diventata criticare tutto e tutti e, da un paio d'anni – dal debutto in società di Sakura –, trovare un buon partito per le figlie. La prossima primavera anche la minore sarebbe entrata in società, nonostante la sorella ancora non avesse trovato marito.

La porta adiacente al giardino si aprì, mostrando l'eterea figura della giovane Hinata entrare di soppiatto in casa, tenendo ben stretto il suo piccolo libriccino al petto, con fare protettivo. Sakura la seguì con lo sguardo mentre sgattaiolava di sopra, mormorando il buongiorno a una giovane domestica che le rispose con un sorriso. Dopo pochi minuti la vide tornare al pian terreno e, infine, entrò in sala da pranzo dove l'aspettavano le ire della madre. 

 

* * *

 

Il lento scorrere del tempo irritava Sakura più di ogni altra cosa. La madre le obbligava ogni giorno a ricamare per almeno un'ora e lei odiava questa mansione più delle altre; Hinata invece pareva non annoiarsi, anche se ogni tanto qualche sospiro fievole usciva anche dalle sue labbra.

Mrs. Haruno a quell'ora non era mai in casa, ma trascorreva il pomeriggio assieme a Mrs. Inuzuka e Mrs. Aburame, dove soleva intrattenersi nell'abitazione di quest'ultima con lunghe chiacchierate e prelibatezze offerte gentilmente dalla sua cara amica. Con rammarico di Sakura, che non aspettava altro che la genitrice uscisse per poter avere la libertà di fare ciò che più le piaceva, Mebuki Haruno non era certo una sciocca e conosceva fin troppo bene le sue prede; per questo motivo incaricava la vecchia e arcigna cuoca di tenere d'occhio le sue due figlie.

Vi era però un gioco, inventato dalle due giovani ragazze, che rendeva quell'ora un po' più sopportabile. Pochi anni prima, mentre giocavano per la casa, erano entrate nello studio del padre che – se la memoria non la ingannava – in quel periodo doveva trovarsi a Londra per affari e grazie a questa fortunata coincidenza e a un pizzico di fortuna, fra le carte del padre avevano trovato un foglio che in futuro sarebbe stato molto utile a entrambe. Così si divertivano a formulare delle frasi che, se all'apparenza potevano apparire innocue e frivole alle orecchie dell'anziana cuoca, per loro avevano ben altro significato. Quante risate premevano per uscire in quei frangenti!

Ringraziava Dio ogni giorno per l'arrivo di Hinata in quella casa. 

 

* * *

 

Kizashi Haruno era un'uomo di poche pretese: nella sua vita aveva desiderato poco e niente, ma il suo spirito gioviale e altruista gli aveva fatto guadagnare il rispetto e l'amicizia di molte persone, anche di uomini influenti. Amava le sue due figlie con tutto il suo cuore e aveva amato anche sua moglie prima che tutto degenerasse e perdesse la donna a cui aveva donato l'anima. Non gli piaceva rivangare il passato, anche se la sua mente stanca qualche volta lo prendeva alla sprovvista, mostrandogli scenari di tempi ormai passati.

Quando una delle domestiche gli aveva portato quella lettera non le aveva dato molta importanza, liquidandola con un sospiro stanco e riponendola sulla sua scrivania, insieme alle altre. Dopo cena aveva dato la buonanotte alla moglie e si era ritirato nel suo studio, giustificandosi con la sua solita scusa, ma mai avrebbe pensato che il contenuto di quella missiva lo avrebbe scosso tanto da dover rileggere più volte il contenuto della suddetta! Si asciugò con un fazzoletto il sudore sulla sua fronte, sfiorando con le dita l'autorevole sigillo che terminava la lettera, assieme alla firma del mittente. Iniziò immediatamente a stilare una risposta e deglutì, sperando che tutto si risolvesse per il meglio.

La luna illuminava il cielo e in quel piccolo studio il sigillo a forma di spirale spiccò in mezzo alle numerose carte depositate sul piano in legno, dove un'uomo ingobbito dalla preoccupazione scriveva con fervore. 

 

* * *

 

Hinata dormiva serena nel grande letto, la lunga treccia le arrivava fin sotto al seno e il suo petto si alzava e abbassava con regolarità, la palpebre tremavano piano. Nell'ombra, Sakura rimaneva appollaiata come un gatto sulla rientranza in marmo che offriva la grande finestra nella loro camera, osservando con malcelata inquietudine il cielo puntellato di stelle. Non riusciva a capirne il motivo, ma prendere sonno le era diventato all'improvviso impossibile.

Spostò la sua attenzione sulla figura dormiente della sorella minore, sorridendo, mentre pensava ai discorsi che tutte le sere precedevano il momento di andare a letto. Si facevano la treccia a vicenda, discorrendo del più e del meno e ogni tanto Sakura la rimproverava scherzosamente per le sue sparizioni mattutine. Hinata dal canto suo, rideva con garbo e le faceva presente che era lei la dormigliona di casa e che non avrebbe dovuto preoccuparsi. Aveva però avvertito una singolare tensione nelle spalle della ragazza che l'aveva turbata e ora il suo cervello non faceva altro che correre impazzito, chiedendosi cosa avrebbe potuto far allontanare così la sorellina da lei.

Si alzò di scatto e, facendo piano per non svegliare nessuno, frugò lesta dietro la cassettiera dove, nascosto da occhi indiscreti, vi era riposto un piccolo quadernetto verde. Ritornò veloce alla finestra, l'unico luogo dove vi era un po' di luce, iniziando a scrivere con la bellissima penna stilografica che suo padre era riuscito a procurale in uno dei suoi viaggi. Continuò a narrare le sue vicende per una buona mezz'ora quando la stanchezza ebbe il sopravvento e lei si appisolò, lasciando che la luna spiasse il suo sonno. 





 

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Konbanwa!

Eccomi di ritorno anche su questa storia, dopo ben cinque mesi! Abbiate il buon cuore di perdonare questa sciagurata <3 Devo dire che questa storia sta prendendo delle strade inattese dall'idea originale e sì, ci sto prendendo gusto *ç* Spero che voi miei lettori vogliate seguirmi anche qui!

E chi di voi mi saprà dire quale citazione ho inserito nel testo e di quale libro di tratta? Vi sfido, miei cari! *^*  

Come primo capitolo finisce in maniera più misteriosa, lo ammetto, ma senza suspance non riesco a vivere, perdono xD  Ovviamente questa sarà prevalentemente una storia d'amore anche se però sul conto della nostra Hina-chan ci saranno un po' d'intrighi ** Non intendo prolungare questa storia all'infinito e per farvi avere un'idea, credo che questa fic si aggirerà sui venti capitoli. Fra poco entreranno in scena anche i nostri protagonisti maschili, vederete! 

Ringrazio le persone che hanno letto il precedente capitolo, che lo hanno recensito e che hanno aggiunto questa storia fra le seguite/ricordate/preferite. Grazie a tutti! <3 <3 

Un saluto speciale va alla cara Ophelia, musa ispiratrice di questa fic, alla quale l'ho dedicata <3 

Vi lascio con due link, se vi va fateci un salto! Kurama & You're my Salvation 

Un'ultima cosa prima di lasciarci! *3* D'ora in poi cercherò di aggiornare ogni due settimane, di Venerdì, quindi spero di riuscirci xD 



Alla prossima! *3* <3 


 

Chiunque voglia lasciare un segno del suo passaggio è ben accetto! <3

 

~ Maiko_chan ~

 
   
 
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