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Autore: justaspark    01/06/2015    1 recensioni
'Hayley riaprì gli occhi. A cosa servivano i sogni se vivevano soltanto nella sua testa?'
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hayley Williams
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Living in a city of sleepless people 
Who all know the limits and won't go too far outside the lines 
'Cause they're out of their minds. 
I wanna get out and build my own home on a street 
Where reality is not much different from dreams I've had 
A dream is all I have.




Era appena mattina; fuori dalla finestra Franklin si stava svegliando e scorreva lenta e monotona sotto i suoi occhi. C'era da impazzire per quanto quella città fosse assurda, e la cosa più assurda era che tutti sembravano trovarla totalmente normale. Questo pensiero a volte le dava la sensazione di soffocare e allora doveva uscire per qualche minuto dall'aula per prendere una boccata d'aria pulita. Finse come al solito di non sentire i commenti pungenti dei suoi compagni. 'Quella è matta' pensavano tutti, e lei avrebbe voluto urlargli che in realtà i matti eran loro e che essere la nuova arrivata da un'altro stato non era affatto una colpa. Invece loro la pensavano proprio così, e gliela stavano facendo scontare abbastanza amaramente. Richiuse la porta dell'aula alle spalle, e si incamminò lentamente verso le vetrate in fondo al corridoio. Le aspettavano ancora altre quattro ore di lezione prima di poter tornare a casa e il solo pensiero le faceva pulsare fastidiosamente le tempie. Aprì per metà la finestra e una ventata gelida le sferzò il viso, i capelli rossicci si lasciarono trasportare nell'aria. Inspirò profondamente, osservando di soppiatto il suo riflesso nel vetro ed ancora una volta-l'ennesima-si chiese cosa ci fosse di sbagliato in lei. Le volte che se l'era chiesto erano decisamente troppe per la sua breve esistenza, a volte le sembrava di essere nata con quella domanda stampata nel cervello. Passava le ore di scuola a sognare di essere in qualsiasi altro luogo al mondo, in compagnia di una chitarra e della sua musica, sentendosi giusta, per una volta. Viva. Scriveva, scriveva tanto e ad ogni ora del giorno, fingeva che quelli fossero i testi delle sue nuove canzoni e tutto intorno immaginava le luci di un palcoscenico, come quelle del vecchio teatro di Meridian, quando i suoi erano ancora una famiglia e la portavano a guardare gli spettacoli della sera tenendosi per mano. Le voci dell'aula a fianco le riportarono bruscamente alla realtà. Non c'era nessun teatro da riempire e nessuna canzone da cantare. Rise amaramente del suo sognare ad occhi aperti, era così spaurita da non avere neanche il coraggio di far leggere a qualcuno le poche righe che scriveva, figurarsi di cantare di fronte ad un pubblico. Ripensò al ragazzo che aveva incontrato qualche giorno prima. Avevano parlato con naturalezza di musica, strumenti e bands e lui gli aveva raccontato di volerne metter su una con un po' di amici, ma di non essere riuscito ancora a trovare una voce adatta. 'Vieni a provare, se ti va'. Doveva avere ancora il suo numero nella tasca dei jeans. Lo tirò fuori, era totalmente spiegazzato: non aveva pensato neanche per un momento di conservarlo ed usarlo. Le cifre erano ancora leggibili. Si morse un labbro, incapace di far altro che fissare quei pochi tratti di penna. Era sempre stato così, c'erano sempre state due Hayley in lotta, una timidamente nascosta nell'angolo e l'altra che cercava con ogni sforzo di raggiungere il centro esatto della scena. Ancora una volta le sue fragilità fecero a pugni con la sua forza trascinante. Fu la seconda Hayley a vincere. 
Compose il numero senza pensarci più, con gli occhi socchiusi e il capo appoggiato alla parete. Due squilli. Tre.
'Pronto?'
Hayley riaprì gli occhi. A cosa servivano i sogni se vivevano soltanto nella sua testa?
'Sono Hayley, la ragazza dell'altro giorno. E' ancora valido l'invito a provare con voi?'




Hayley richiuse il diario di più di dieci anni prima, e nella mente rivide ancora la tredicenne spaurita nei corridoi della vecchia scuola di Franklin. Aveva bisogno di leggere proprio di lei, delle sue paure e dei suoi sogni, aveva bisogno di ricordarsi quell'amarezza mista alla voglia di farcela della ragazzina che era stata un tempo, e che ancora si nascondeva nello sguardo della donna riflessa allo specchio del suo camerino.
Prese il foglio stampato che aveva appoggiato accanto al diario: era il testo di una canzone, la prima del nuovo album ad essere stata completata. Tra pochi minuti l'avrebbe cantata di fronte al suo pubblico per la prima volta. Sorrise al pensiero. Si chiamava Daydreaming, e parlava di una ragazzina che dalle aule di una vecchia scuola sognava ad occhi aperti di salire su un palco e sentirsi totalmente viva.
'La protagonista di questa canzone sarebbe totalmente fiera della donna che sei diventata' sospirò una voce familiare alle sue spalle. Jeremy e Taylor erano sulla porta e l'aspettavano per salire sul palco. Li strinse lievemente a sè e  si sentì percorrere da un'indicibile energia positiva, mentre insieme si incamminavano verso il centro della scena.

'Questa canzone si chiama Daydreaming, e parla di sogni, a volte stupidi, a volte irragiungibili, a volte più grandi di noi. Così grandi da farci paura, ma che qualche volta valgono la pena e la vita. E smettono di essere sogni. E diventano la nostra realtà ad occhi aperti'.
Le sembrò di ritrovare gli occhi un po' persi di un'adolescente di molti anni prima, che la osservavano fra quelli del pubblico. Una lacrima le solcò il viso, mentre guardava l'ombra della Hayley che era stata posarsi in un angolo remoto di sè.
'Ce l'abbiamo fatta, piccola Hayley. Ce l'ho fatta'.

Daydreamer, we used to be half alive 
Now I'm alright


 
   
 
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