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Autore: disconnected    02/06/2015    3 recensioni
Kora era più concentrata sul foglio che aveva davanti. Ci aveva scribacchiato sopra delle frasi e poi le aveva cancellate con l’inchiostro nero della sua penna, facendo attenzione a non lasciare intravedere nulla di quello che aveva scritto.
Non volevo essere così.
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Potresti bruciarti, se giochi con il fuoco
Quelle parole rigiravano nella testa di Ashton e non trovavano pace. Ricominciò a guardare fuori dalla finestra e si perse ad osservare le persone che camminavano tranquille lungo la strada, ignare di quello che stava succedendo dentro di lui.
_________
Si era innamorato solo una volta, Isaac, e gli era bastato.
“Niente più cuori spezzati” era il suo motto.
_________
«Bene, Hayley, ti va di annoiarti con me?»
«Nemmeno nei tuoi sogni.» e così, silenziosa com’era arrivata, Hayley se ne andò.
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"I'm trying not to let it show, that I don't want to let this go.
Is there somewhere you can meet me?
'Cause I clutched your arms like stairway railings.

And you clutched my brain and eased my ailing."
- Halsey, Is There Somewhere.

 

Erano più o meno le sei di sera quando Kora sentì il cellulare suonare. Era con Ashton da quasi cinque ore ed era sicura di non aver mai passato una giornata così tranquilla e allo stesso tempo divertente. La faceva stare bene, in ogni modo possibile. Quando era con lui non aveva voglia di prendere in mano il cellulare o di cambiare attività: sarebbe stata ad ascoltarlo per ore, o anche solo guardare quegli occhioni verdi e quel bellissimo sorriso, se non avesse voluto parlare.

Si alzò dal divano, dove erano stati accoccolati tutto il pomeriggio, lei con la testa sulla sua spalla e lui con il braccio attorno alle sue spalle, e raggiunse il suo telefono, che era rimasto nella giacca.
Era sua madre.
«Ciao mamma, dimmi.»
«Dio, perché non mi hai risposto prima? Avrò chiamato cinque volte. Pensavo ti fosse successo qualcosa!» la voce di sua madre era sollevata, ma allo stesso tempo Kora sentiva che doveva dirle qualcosa.
«Scusa, ma avevo il silenzioso e non l'ho sentito. Che devi dirmi?»
«Sta sera non riesco a tornare a casa, abbiamo deciso che è meglio per tutti i dipendenti se restano nell'edificio.»
«Perché? Che succede?» Kora era scossa e la sua voce si era alzata di qualche tono. Che cosa poteva essere successo?
Ashton spuntò dalla porta del soggiorno, con un'espressione interrogativa in volto. Lei gli fece un segno con la mano che voleva dire “dopo”.
«Ma che hai fatto oggi pomeriggio? Dormito? Non hai notato che da tre ore c'è una tempesta di neve e a terra ci sono già più di trenta centimetri?»
La ragazza si affacciò alla finestra che dava sul vialetto d'ingresso e sulla strada principale e rimase a bocca aperta. Ormai qualsiasi cosa al di sotto dei trenta centimetri era indistinguibile.
Come aveva fatto a non accorgersi di nulla? Ashton se n'era accorto?
«Kora, ci sei ancora?»
«Sì, sì, ci sono. Quindi torni domani?»
«Spero di sì. Lo sai che il nostro è un piccolo paese e che vanno pulite dalla neve prima le grandi città e le grandi strade. Comunque ci sentiamo domani, stai attenta tesoro.»
«Sì, a domani.»
Avrebbe voluto dirle che le voleva bene e che era un bene che restasse là, perché mettersi alla guida era quasi impossibile e comunque molto pericoloso. Sentì una fitta all'altezza dello stomaco quando si accorse di quello che stava pensando: non posso perderti, ho già perso papà.
Appoggiò il cellulare sul bancone della cucina e guardò Ashton, che la guardò negli occhi e poi fuori dalla finestra.
«Che succede? - le chiese preoccupato – Qualcosa di grave?»
«No, ma mia madre non riesce a tornare sta sera, forse domattina sarà qui. Io non mi ero accorta di nulla, ma lei mi ha detto che sono quasi tre ore che fuori c'è la tempesta.»
«Nemmeno io mi ero accorto di nulla, forse è ora che io vada a casa, altrimenti rischio di non trovarla più.» fece una risata che smorzò un po' la tensione e posò di nuovo i suoi occhi su di lei.
Quando Ashton la guardava, Kora non riusciva né a reggere il suo sguardo né a scacciare quella sensazione che, in qualche modo, fosse in grado di leggerle dentro.
Non posso perdere nessuno, non posso perdere Ashton.
Le parole che uscirono dalla sua bocca negli istanti che seguirono la sorpresero di nuovo, e certamente più della tempesta.
«Vuoi restare?»

Quando Hayley uscì dalla doccia si accorse che la musica che sarebbe dovuta fuoriuscire dal suo telefono in realtà non c'era. Pensò che la batteria fosse morta, quindi, con calma, si avvolse un asciugamano attorno al corpo e si diresse verso il cellulare.
Chiamata da Isaac
Era così scioccata che per poco non lasciò squillare il telefono senza rispondere.
Quando rispose non sapeva cosa aspettarsi, e non sapeva se sarebbe stata in grado di trattenere le lacrime.
«Isaac» la voce uscì molto più flebile di quello che avrebbe voluto.
«Hayley» la sua voce, invece, era tesa.
«Dove.. dove sei? Mi manchi.»
«Ti ho chiamata per dirti che... che ho sentito tutti i messaggi che mi hai lasciato in segreteria, per dirti che quello che provo per te... Io... Non sai quanto mi manchi.»
«Allora torna, ti prego, torna. Torna o fatti trovare, perché io davvero non ce la faccio.»
«Non posso, mi dispiace»
Hayley sentì scendere una lacrima.
«Ti rendi conto di quello che stai dicendo? - ora stava quasi urlando dalla frustrazione – Dimmi un buon motivo per cui non dovresti tornare o dirmi dove sei.»
Sentì Isaac sospirare all'altro capo del telefono.
«Iris... lei...» Un rumore metallico, una parola urlata che la ragazza non riuscì a capire, altri rumori e poi nulla, soltanto un bip-bip vuoto. Riprovò a chiamare, ma il cellulare risultava spento o non raggiungibile. Che cosa poteva essere successo? Dov'era? Che cosa c'entrava Iris e che cos'erano quegli urli?
Hayley si appoggiò alla fredda parete del bagno e scivolò giù fino a terra.
Avrebbe voluto parlare con Kora o Ashton, ma anche se glielo avesse detto, per quella sera almeno, non si sarebbe potuto fare nulla: la neve impediva qualsiasi movimento e forse era meglio se la notte la passassero tranquilli, almeno loro.
«Tesoro, tutto bene lì dentro?» la voce di sua madre la risvegliò dai suoi pensieri. Si alzò velocemente da terra, si sistemò l'asciugamano e si asciugò le lacrime.
«Si, tutto okay.»
«Sicura? Pensavo di averti sentita urlare»
Hayley si affacciò alla porta e rivolse un sorriso alla madre.
«No, era soltanto la musica»
«Oh, okay» alzò le spalle e se ne andò.

Ashton rimase completamente sconvolto da quella domanda.
Negli occhi della ragazza leggeva insicurezza, paura e qualcosa che non riusciva a decifrare, un'emozione che nei suoi occhi non aveva mai visto.
«Non puoi uscire con questo tempo, non...» non voglio che tu te ne vada avrebbe voluto dire, ma preferì lasciare la frase in sospeso.
Gli occhi di Kora erano quasi imploranti.
«Okay, fammi solo avvisare i miei.»
Ashton si allontanò per parlare al telefono e Kora si accorse che stava tremando.
Dopo un paio di minuti il ragazzo tornò in cucina e acconsentì a guardare un altro film dato che, a detta di Kora, “Era meglio guardare film fino a che la corrente c'era ancora”. Prima però decisero di mangiare qualcosa. Optarono per una bistecca, anche perché in casa non c'era molto altro e chiaramente il ragazzo della pizza non poteva passare.
Quindi scelsero un film, spensero le luci e si sedettero sul divano. Fuori continuava a nevicare ed era già buio. Dopo un'ora Kora era accoccolata accanto ad Ashton. Aveva la testa sulla sua spalla, le lunghe gambe sopra le sue e lui le stringeva un braccio intorno alle spalle. Kora si rese conto della posizione in cui era soltanto dopo un po', ma non volle spostarsi. Con lui stava bene, si sentiva a suo agio e le veniva tutto naturale. Il ragazzo era pienamente consapevole del contatto tra i loro corpi, ma non si mosse. Stava bene e non poteva negarlo.
Pensò alla prima volta in cui aveva notato Kora davvero, quel giorno in classe. Da quel giorno aveva provato una sorta di ammirazione per la sua forza e la sua mancanza di paura, poi, conoscendola meglio, si rese conto che anche lei aveva le sue debolezze e imperfezioni. Le imperfezioni più belle che avesse mai visto.
Non poteva negare a se stesso quello che provava per quella ragazza.

Passò un'altra ora e Ashton guardò Kora per un attimo. Indossava dei leggings e un maglioncino grigio che si era leggermente alzato e le lasciava scoperto un angolo di pelle sul fianco sinistro. Gli venne voglia di sfiorarle la pelle. Allungò un mano e la sfiorò soltanto per abbassarle il maglione. In nessun modo l'avrebbe mai toccata se lei non avesse voluto. Sentii i brividi sulla pelle di Kora. Allontanò subito la mano, ma lei gliela prese e la posò di nuovo sul suo fianco, facendo salire di nuovo il maglione. Ashton la guardò molto intensamente, sorpreso da quella reazione. Lei ricambiò lo sguardo.
Paura e felicità.
Le dita del ragazzo erano a contatto con la pelle calda e morbida di lei. Percepiva sotto le dita la pelle d'oca.
Le iridi color cioccolato di Kora erano quasi indistinguibili dalle pupille a causa del buio della stanza. L'unica fonte di luce era la TV, a cui nessuno stava badando più.
«Kora...»

Lei non lo fece terminare la frase, allungò il collo fino ad arrivare alla sua altezza e gli diede un delicato bacio sulle labbra.
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Eccomi, finalmente. Sono tornata.
Vi chiedo di perdonarmi per la lunga assenza, lo so che non ho scusanti, ma non mi sentivo veramente in vena di scrivere e non volevo postare niente di cui non fossi convinta.
Passando al capitolo, vorrei che mi deste delle opinioni su cosa ne pensate (e mi scuso se questo non è tra i migliori che ho scritto, ne sono consapevole).
Detto questo, spero davvero di poter scrivere di più e più spesso, dato che l'estate è alle porte.
Grazie per essere arrivati fino a qui.
Baci,
Giulia.

 

  
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