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Autore: ignone    02/06/2015    0 recensioni
Ogni canzone dura esattamente quanto deve durare, ogni storia dura quanto la strada.
Piccoli racconti ispirati alle tracce di Morrison Hotel. Sono in ordine sparso, provvederò ai capitoli in seguito. Spero possano piacere. / sono in lavoro di revisione; modificherò alcune storie, sostituiró altre che non mi soddisfano più e via dicendo. Prometto che comincerò a pubblicare a ritmo regolare, appena finiti questi lavori.. elimineró questo avviso dall'introduzione.
Genere: Generale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Margareth ha due occhi grandi e grigi mentre gioca col pelo della gatta, seduta sul materasso spoglio, ed entrambe aspettano.

Margareth si dondola nell'acqua del lago e nonostante sia fredda, non ha trovato miglior posto per nascondersi.

Margareth trascina i piedini giù per la strada che porta a casa e già pregusta il sapore fastidioso della polvere sulla lingua, quando rimetterà a posto i cocci dei soprammobili e le bottiglie rotte e dovrà pulire le solite chiazze di vomito sul tappeto del salotto.

Margareth ha 16 anni.

È bella, dietro ai capelli nodosi, ma nessuno l'ha mai vista.

Suo padre torna a casa ogni notte o ogni giorno o dipende, posa un bacio unto sulle foto di sua moglie appesa in cucina e grida di voce tremante contro le pareti troppo sottili di casa, poi sviene in salotto o in camera. Quando sviene in camera è più comodo, perché Margareth non deve schivare il suo corpo per pulire.

Lui era un marinaio, poi l'avevano licenziato. Gli piaceva sparare. E non aveva mai preso in considerazione la musica, fino a quando non scoprì che sua moglie ne aveva la passione, e cominciò ad odiarla quando una certa rockstar drogata la mise incinta di due gemelli – Louis che poi era sparito. Non sapeva mica di essersi sposato con una groupie, dopotutto. Aveva anche le sue ragioni.

Quando lei schiattò per overdose lui si trovò da solo in una casa non sua con una figlia non sua e una gatta non sua, però nel frigo riconobbe subito il vino – quello lo conosceva bene.

 

Margareth chiude gli occhi davanti a quelli del padre, zitta, poi un gran fracasso di caduta attutito dal tappeto.



 

Lei corre giù dalla collina e le sue scarpette rotte volano sull'erba come libellule che aprono le ali per la prima volta – corre corre corre e non le importa dove sta correndo, nemmeno guarda, nemmeno aspetta il sole, questa volta le basta scappare – corre verso l'odore della città – corre zitta e veloce e la gatta la segue con le sue zampette grigie, grigie come le iridi della padrona, e nonostante non sia cambiato nulla, stavolta corrono.





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/Angolo autrice. 
Primo capitolo di questo esperimento. Grazie per aver letto.
 Non ho molto da dire. Dite voi! 

   
 
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