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Autore: blackdolphin    03/06/2015    11 recensioni
-Secchiona- ribattè sorriddendo ironicamente-.
-Scansafatiche- rispose lei con cipiglio severo.
-Ci sono cose più importanti della scuola- disse lui mettendosi le mani dietro la nuca e distendendosi sulle fredde tegole del tetto.
-Ah si! Per esempio?- chiese lei - Ovvio, le arti marziali!- continuò sarcastica anticipandolo.
-Beh allora? E che c’è di male! È ciò per cui mi sono sacrificato e continuerò a sacrificarmi!
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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TACHICARDIA
 
-Hai fame?
-Un po’ -  Rispose Akane guardando in basso mentre camminava lentamente lungo la via di casa.
Col pensiero ritornava ai fatti avvenuti pochi minuti prima: il grande salto dall’impalcatura, ranma che come sempre correva in suo aiuto e quell’ammissione: “ sei carina anche quando piangi, sento il cuore battere all’impazzata”. Lei sentiva ancora il suo battere freneticamente sotto la gabbia toracica. Di fronte alla realtà dei fatti tutte le barriere crollavano per poi essere  nuovamente innalzate nel nome dell’orgoglio e della timidezza.
La sua mente vagava talmente tanto che non si era accorta che tutta la famiglia era davanti alla porta di casa ad aspettarli.
-Ranma vergognati!
-Questo non si fa!
-Vi siete almeno divertiti?
E poi via alle punizioni: niente paghetta a lei e clausura forzata a lui.
Ranma sbottò come al solito colpevolizzando l’essenza femminile truffaldina e senza scrupoli. Lo show durò poco e lui stesso non era convinto al cento per cento.
Una volta finita la sfuriata se ne andò in camera per poi poter sgattaiolare sul tetto, il suo miglior confidente. Se quel tetto avesse potuto parlare….sarebbero cambiate sì le cose!
Se ne stava sdraiato come sempre, una leggera brezza spostava i capelli disordinati sulla fronte e le stelle del firmamento si specchiavano nei suoi occhi profondi.
Ancora non riusciva a levarsi quella sensazione. Non la sensazione di batticuore: ormai ci conviveva benissimo con quello. Tutte le volte che aveva temuto per la sua incolumità, o quelle volte che un altro pretendente le faceva la corte spudoratamente, o quando lei si mostrava gentile con tutti eccetto lui.
E poi quei momenti, responsabili di lunghe e frastornanti tachicardie, quando lei gli sorrideva, quando la teneva tra le braccia mentre la salvava oppure quando erano a un soffio l’uno dall’altra e puntuale come un orologio qualcuno o qualcosa interrompeva la magia che si era creata.
Quel batticuore lo conosceva bene. Ormai lo aveva accettato. Ma questa volta ragionava su altro.
L’esperienza del cerotto lo aveva portato a rompere gli argini, a svelare una parte di sé, una parte che nemmeno lui avrebbe pensato di avere, perché in realtà la prima a metterla a nudo era lei.
Mai si era sbilanciato nell’ammettere così apertamente le sue emozioni; considerava ciò roba da femminucce, non di certo una caratteristica per il lottatore di arti marziali. E lui la sua virilità, almeno intellettualmente, la voleva conservare.
La cosa che più lo spaventava nel suo pensiero era che ciò che aveva detto lo provava davvero: Akane è davvero carina anche quando piange. A dire il vero lo è sempre. E visto che si trovava con il suo confidente più fidato e nulla sarebbe trapelato, osava pure pensare che Akane era bellissima. Fuori e dentro. Pregi e difetti si incastravano alla perfezione, non c’era una sola cosa che non fosse perfetta in lei per lui.
 
Era talmente assorto nell’analizzare il bilancio della giornata, nel voler fare tesoro della sensazione di benessere di stringere a sé Akane, che non si era accorto che qualcuno era con lui.  E non qualcuno qualsiasi.
-Ehi, guarda che domani si va a scuola, se fai tardi ti addormenterai sul banco, anche se lo fai già ogni giorno!-
Akane lo stava osservando da alcuni minuti godendo di quella che era una vista solo a lei concessa.
Le sue compagne di classe invidiavano la sua intimità con Ranma e lei ne faceva tesoro: poterlo osservare  quelle poche volte in cui era quieto, posato contemplando la sua perenne concentrazione, come se lo scontro marziale ci fosse sempre, anche a riposo. Questo la faceva sentire importante, come se avesse lei soltanto la chiave per aprire uno scrigno così prezioso.
Ranma si girò di scatto distolto dai suoi pensieri  -e tu che ci fai qui?- chiese stupito e un po’ contrariato.
-Volevo guardare le stelle, è una bella serata stasera e non ho sonno.
-Potresti addormentarti anche tu sul banco domani- replicò lui punto dalla predica precedente.
-Correrò il rischio. Del resto se non è capitato niente di preoccupante a te che sei un esperto in questo campo, non vedo cosa possa capitare a me-.
-Secchiona- ribattè sorriddendo ironicamente-.
-Scansafatiche- rispose lei con cipiglio severo.
-Ci sono cose più importanti della scuola- disse lui mettendosi le mani dietro la nuca e distendendosi sulle fredde tegole del tetto.
-Ah si! Per esempio?- chiese lei  - Ovvio, le arti marziali!- continuò sarcastica anticipandolo.
-Beh allora? E che c’è di male! È ciò per cui mi sono sacrificato e continuerò a sacrificarmi!
Akane si sedette accanto a lui, provocando uno leggero spostamento d’aria che per Ranma fu come una carezza. Gli venne la pelle d’oca. Si spaventò del livello a cui era arrivato.
-Si le arti marziali sono importanti. Anche per me sono una ragione di sacrificio ma non possono avere l’esclusiva. Anche la scuola è importante.
-Non mi dire che ti piacciono le lezioni di inglese della prof. Hinako oppure le piazzate di quello psicopatico del nostro preside!
-Certo che no!-  sospirò  -Mi piace conoscere le cose, curiosare, leggere  storie, imparare quello che hanno pensato i grandi filosofi del passato, e credo che questo abbia anche a che fare con le arti marziali. Tu quando combatti osservi un’etica, quando ti alleni hai delle regole, adotti la massima concentrazione, e questo deriva da un pensiero, da una tradizione. Non è solo tirare calci, pugni o imparare delle tecniche. Chissà da chi avrai preso ciò, da chi sei ispirato, perché tutti secondo me siamo ispirati da qualcuno o qualcosa-.
Ranma aveva smesso di pensare. Non poteva fargli questo. Già la trovava meravigliosa in ogni momento della giornata, ma quel mettersi a nudo e rivelare la sua natura così senza maschere era per lui un colpo basso e profondo nella sua corazza di orgoglio e insicurezza.
La guardava estasiato mentre lei fissando il cielo scopriva un altro tassello della sua personalità e di nuovo si soffermò sulle sensazioni della giornata: “sento il cuore che batte all’impazzata”.
-Che c’è?- Akane si girò verso di lui sentendosi osservata. Ranma era disteso sul fianco davanti a lei e la fissava con uno sguardo tra lo stupito e l’inebetito. Di certo si sarebbe messa a ridere vedendolo a scuola o per strada ma c’era qualcosa che la turbava: era dannatamente vicino.
Di certo non se n’era reso conto e ora si dava dello stupido. Rapito dalle sue parole, dal suo sguardo, dal sorriso spensierato e dai capelli che ondeggiavano sulle sue gote arrossate non si era accorto che, come una falena attratta dalla luce, si era avvicinato sempre di più verso di lei. Ora che però ne era consapevole la paura di bruciarsi fece capolino nella sua mente.
Akane dal canto suo era pietrificata: poteva vedere i suoi occhi riflessi nel mare tempestoso degli occhi di lui. Lo guardava come sotto ipnosi. In altre situazioni avrebbe gridato al maniaco, ma con la luna e le stelle come spettatori lo spettacolo era diverso.
Smise di pensare.
Smise di pensare perché Ranma aveva osato. Aveva osato annullare la distanza tra di loro sfiorando delicatamente le sue labbra per poi ritirarsi quasi scottassero come fiamme ardenti.
Ranma non sapeva che fare: contava i secondi che lo separavano da un calcio rotante pensando che però ne sarebbe valsa la pena.
Il calcione non arrivò. Akane lo guardava sbigottita e istintivamente si portò una mano sulla bocca.
-Scusami! Scusa! Scusa! Io non volevo!
-Davvero?- chiese con una punta di tristezza nei suoi occhi.
-Beh..ecco……- l’imbarazzo si impossessò nuovamente di lui
-Allora perché l’hai fatto?- stavolta era lei a essersi sbilanciata.
Ranma stette un po’ in silenzio. Si accorse che entrambi non si erano mossi dalle loro posizioni. Lui ancora semi sdraiato stava a un palmo da lei.  Sapeva qual era la risposta ma non era pronto per dirla così apertamente. Abbassò nuovamente lo sguardo sulle sue labbra scoprendo che la voglia di scottarsi non era per niente sparita dal suo corpo. Come ipnotizzato con un dito le accarezzò il labbro inferiore.
Akane al solo tocco tremò per lo stupore e l’emozione.
La stessa sensazione che avevano vissuto in quel cantiere. Il cuore che batte all’impazzata, i gesti e le parole che escono senza controllo.
Ranma indugiò un poco, ancora intento a esaminare le sue labbra per poi spostare la mano sulla guancia. Il tocco era lieve, come se lei fosse stata di cristallo.
Poi con grande sorpresa si ritrovò a essere lui la preda:  Akane si era chinata baciandolo per prima e ritraendosi con quasi la stessa velocità del bacio precedente.
Si guardarono negli occhi per interminabili istanti. Erano tante le informazioni da elaborare, come quando si assaggia del cibo. La consistenza, se  è dolce o salato, se si scioglie in bocca, se fa venire la pelle d’oca, se causa dipendenza.
E la conclusione fu la stessa per entrambi: era necessario un  nuovo assaggio, magari anche più approfondito. Si avvicinarono lentamente chiudendo gli occhi.  E di nuovo le loro labbra si incontrarono.
Ranma si mise seduto per poter prendere il viso di Akane tra le sue mani mentre lei con una mano accarezzava la sua schiena e con l’altra i  suoi capelli. I primi baci furono brevi, intervallati da sguardi di analisi per poi sfociare in un bacio più lungo e passionale.
Nemmeno nei suoi sogni Akane aveva potuto immaginare una cosa del genere, era una sensazione indescrivibile trovarsi tra le braccia di Ranma, stupirsi della propria pelle che tremava a ogni tocco e scoprirsi bramosa di quella piacevole e dolorosa morsa allo stomaco che si impossessava di lei.
Ranma era quasi ebbro. Solo il suo pensiero distorto dall’orgoglio poteva insinuare che Akane fosse rozza, violenta e senza sex appeal. Era solo un modo per sfuggire a se stesso, all’ammissione dei suoi veri sentimenti. E in quel momento tale insinuazione si sgretolava al cospetto della dolcezza e passionalità di Akane. Il modo in cui gli sfiorava i capelli, come se volesse proteggerlo, oppure la morbidezza delle sue labbra e lo sguardo che gli rivolgeva ogni volta che si fissavano dopo ogni bacio, tutto sembrava confermare quello che già albergava nell’io più profondo del ragazzo: era innamorato di lei.
Si fermarono  stremati, senza fiato. Si guardarono per alcuni istanti, poi Akane si appoggiò al petto di Ranma rivolgendo gli occhi al cielo per ammirare nuovamente le stelle, spettatrici di quel miracolo d’amore appena consumatosi.
Il respiro di Ranma era irregolare così come il suo battito, ma lei se ne curò poco presa com’era dalle carezze che lui le faceva sul capo mentre era stretta a sé.
Rimasero in silenzio a lungo. Per lui era già stato uno sbilanciamento pericoloso avvicinarsi così a lei. Dirle la verità anche con le parole sarebbe stato impossibile in quel momento.
-Ranma?-chiese lei titubante- Non è che sei ancora sotto l’effetto di quel cerotto?
-Ma ti ha dato di volta il cervello? – rispose lui con foga –Guarda che non c’è nessun effetto! Tutto quello che ho fatto l’ho fatto con la mia testa!-  disse tutto d’un fiato non accorgendosi dell’implicita ammissione che stava facendo.
Akane sorrise accoccolandosi maggiormente al suo petto. -Per una volta…dovrò ringraziare Happosai-
Ranma interdetto continuò a fissare il cielo mentre il suo corpo diventava della consistenza di una statua di pietra.
 
  
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