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Autore: Zomi    03/06/2015    5 recensioni
Zoro sospirò, scuotendo il capo.
Chi glielo aveva fatto fare di fare quell’intervento alla scuola materna della città?
Chi?
Non era meglio mandare Rufy dei Vigili del Fuoco?
L’età mentale era uguale tra ospite e alunni, e di certo lui avrebbe impaurito meno i marmocchi con quella sua aria da tontolone ed eterno Peter Pan.
Oh cavolo: che situazione!!!
-Bhè…- tossicchiò, schiarendosi la voce –Mi-mi chiamo Zoro, Roronoa Zoro- lanciò un’occhiata di conferma a Nami, che sorrise annuendo spronandolo a continuare.
–E… e… bhè, sono un poliziotto-
**FanFiction partecipante alla Zonami Week indetta dal Midori Mikan**
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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** Fanfiction ideata da Andromaca14 e partecipante all’iniziativa
“Inventa la trama, noleggia l’autore” indetta dal Midori Mikan **




 
 
ARE YOU A REAL POLICEMAN?
 



-Su tranquilli: non vi farà nulla-
I bambini tentennarono nel cortile della scuola materna, aggrappandosi con timore al grembiulino della loro maestra, quasi fosse un’ancora di salvezza.
Con i loro grandi occhi curiosi, e appena velati di timore, squadrarono l’enorme individuo che la loro bella maestra aveva invitato nella loro scuola, nascondendosi timoroso dietro ad essa quando incrociarono quei suoi occhi severi e neri.
-Fa… fa paura…- piagnucolò Mocha, stringendo con forza le dita della maestra, aggrappandosi al suo grembiule giallo con la mano libera, infossando il visino circondato da riccioli neri contro la gamba della sua adorata istruttrice.
Nami sospirò appena, regalando una carezza al capo della piccola bambina, ruotando lo sguardo sui suoi bambini prima di puntarli, severa e autoritaria, contro il suo ospite.
-Bhè…- lo richiamò all’ordine, facendolo sobbalzare -… presentati no?-
Quello si grattò la nuca a disagio, muovendo il cappello nero della divisa e muovendo sgraziato le labbra.
-E che dovrei dire?- sbottò.
-Il tuo nome? Cognome? Codice fiscale?- lo imbeccò, spingendogli con morbidezza i suoi piccoli alunni vicino.
Zoro sospirò, scuotendo il capo.
Chi glielo aveva fatto fare di fare quell’intervento alla scuola materna della città?
Chi?
Non era meglio mandare Rufy dei Vigili del Fuoco?
L’età mentale era uguale tra ospite e alunni, e di certo lui avrebbe impaurito meno i marmocchi con quella sua aria da tontolone ed eterno Peter Pan.
Oh cavolo: che situazione!!!
-Bhè…- tossicchiò, schiarendosi la voce –Mi-mi chiamo Zoro, Roronoa Zoro- lanciò un’occhiata di conferma a Nami, che sorrise annuendo spronandolo a continuare.
–E… e… bhè, sono un poliziotto-
Ci fu un leggero mormorio tra i bambini che fissarono con interesse, e non più timore, l’agente in uniforme, analizzando i pantaloni neri, la camicia azzurra e quel strano giubbotto peno di tasche che indossava.
-Ma di quelli veri?- chiese a voce alta Momonosuke, premendo la schiena contro le gambe della sua maestra –Non come quelli dei film- chiarì, scrutandolo serio.
-Ovvio che sono un poliziotto vero- sbottò secco, infossando due dita nelle tasche dei pantaloni.
Il piccolo Momo si incupì per la risposta dura, abbassando il capo ai piedi e farfugliando sottovoce, pronto a un pianto disperato.
-Zoro!!!- sibilò Nami, accarezzando il capo di Momo e fulminando l’agente.
-Cioè…- si affettò a parlare -… si che sonno vero insomma… guarda- estrasse sicuro la radio per le comunicazioni, facendola dondolare davanti ai bambini –Questa è vera!!!-
Un “Oooh” di incredulità si alzò dal gruppetto di bambini, che avanzarono di un passo verso il poliziotto.
-E a cosa serve?- saltellò un bambino.
-Serve per comunicare con la stazione della polizia- rivolse un sorriso al mocciosetto -È un telefono speciale per noi poliziotti-
-E… e hai altre cose vere?- chiese una bimba dalle codine bionde, che abbracciava uno strano peluche a metà tra un gatto e un coniglio bluastro..
-Certo- ghignò, riponendo la radio al suo posto sulla cinta.
-Non mostragli la  pistola- bisbigliò Nami, fissandolo rovistare nelle sue innumerevoli tasche.
Il verde le lanciò un’occhiata dura, grugnendo.
-Per chi mi hai preso…- fece scivolare le dita dalla fondina sul fianco alla tasca posteriore del pantaloni.
-Queste sono le manette- mostro i due anelli di ferro esibendoli dondolanti sul suo indice –E servono per tenere fermi i cattivi-
-Anche il mio papà Corco ha delle manette!!!- gridacchiò una bambina dai capelli azzurrini –Sono tutte pelose e le usa con papà Dofla quando fa il cattivo-
Nami accarezzò il capo della piccola, ridacchiando forzatamente.
-Credo che quelle siano altri tipi di manette, Sugar- rivolse un occhiata imbarazzata a Zoro.
Il poliziotto rise, riponendo le manette sulla cintura, afferrando deciso il suo distintivo.
-E questo…- lo mostrò con orgoglio ai bambini, facendolo luccicare davanti ai loro occhietti spalancati e increduli -… è un distintivo-
-Cos’è un dis-dis…- si ingarbuglio Mocha, sporgendosi con il volto verso Zoro -… dis…-
-Detersivo- l’aiuto Deelinger, ridacchiando e agitando il caschetto biondo.
-Distintivo- lo corresse amorevolmente Nami, accarezzando il visino di entrambi.
-Provate a dirlo bambini: dis-tin-ti-vo-
-De-ter-si-vo- risposero in coro i bambini, ridacchiando monelli e coprendosi la bocca con le manine, consci di aver fatto uno scherzo alla loro bella maestra.
Zoro si sarebbe aspettato che Nami li prendesse tutti a pugni sul cranio, conoscendola era il minimo, e per fortuna c’era lui e poteva già arrestarla per violenza su minori, ma invece la rossa sorrise bonaria e, fissati con sguardo solare e materno, riprovò.
-Bambini…- li richiamò dolcemente.
-Dis-tin-ti-vo- ripeterono in coro i marmocchietti, voltandosi verso l’agente in cerca di conferma.
-Bravi- ghignò –Serve per far sapere alle persone che siamo poliziotti-
-È come lo stemma delle classi- si additò il grembiulino Chopper, mostrando a Zoro il bel mandarino arancione cucito sul suo petto, brillante nell’indicare che apparteneva alla classe di Nami.
-Il mandarino indica che siamo i bambini del gruppo Mandarino con Nami- sorrise radioso alla maestra, che annuì sorridente, facendolo arrossire e molleggiare sulle gambe.
-Bravissimo Chopper- lo lodò –Ma ora bambini, avete altre domande per l’agente Zoro?-
I bambini esultarono, correndo verso il poliziotto accerchiandolo e aggrappandosi ai suoi pantaloni neri.
-Hai la pistola?-
-Hai mai sparato?-
-Mi fai provare il cappello?-
-Ma questo giubbotto te lo ha dato la tua mamma perché non prendi freddo?-
-Perché hai i capelli verdi?-
-Vieni a giocare con noi?-
-Ci mostri qualcos’altro? Per favore!!!!-
-La fai la cacca?-
-No ehi, calmi- sghignazzò il polizziotto, ritrovandosi accerchiato dai bambini, sentendosi mille manine addosso che cercavano di arrampicarsi su di lui, arrivando appena alle tasche dei pantaloni, strattonandolo e chiedendo attenzioni.
-Si ho la pistola e la uso, il cappello non posso... è un giubbotto anti proiettile… non lo so… non posso giocare con voi io… posso mostrarti il libretto delle multe e… MA CHE DOMANDE SONO?!? NAMII!!!-
Nami ridacchiò all’urlo disperato del verde e, battendo le mani, richiamò i suoi piccoli, che corsero verso di lei abbracciandola.
-Bambini ora dobbiamo andare in mensa, è l’ora del pranzo- sorrise –Da bravi, ringraziate l’agente Roronoa e salutatelo-
-Grazie agente Roronoa di essere venuto a trovarci: ciaoooo!!!!- si sbracciarono verso di lui, correndo per il piccolo cortile alberato, raggiungendo una porticciola a vetri che dalla su di esso e da cui, sorridente e allegra, li stava richiamando Kaya, la collega di Nami.
Il vociare infantile e urlacchiante del gruppo divenne un mormorio lontano, e Zoro si stupì del respiro che liberò, non capacitandosi del perché avesse trattenuto il fiato per tutto quel tempo.
Era stata la mattinata più dura della sua vita.
Quei marmocchi etti, con le loro domande, curiosità, le manine alzate a toccarlo ovunque: ma come facevano Nami e Kaya a sopportarli per ore tutti i giorni?!?
-Ah ah ah- lo destò la risata di Nami –Eri così buffo…-
-Buffo?- sbottò, incrociando le braccia al petto –Ti ricordo che io di solito me la vedo con i malviventi non con… con questi cosi piccoli e curiosi!!!- allargò le braccia sbruffando.
La rossa gli si avvicinò, posandogli una mano su una spalla.
-Sono bambini Zoro- lo prese in giro –Il massimo che possono farti è attaccarti il raffreddore-
-Ahh- infossò le mani nei pantaloni, voltando il capo.
-Dai, è stato divertente- ridacchiò.
-Divertente?- tornò a fissarla, fulminandola –Avevo paura che qualcuno palpandomi estraesse la pistola d’ordinanza e sparasse un colpo!!!-
-Ti riferisci ai bambini o a te stesso?- inarcò un sopracciglio irriverente.
-Mocciosa non è stato divertente- sbottò.
-Oh dai, ti adorano e si sono divertiti tantissimo. Certo…- si puntò un dito al mento, rivolgendo lo sguardo al cielo -… all’inizio erano spaventati, ma come potevano non esserlo davanti a un buzzurro musone?-
-Ha parlato la strega isterica!!!- ringhiò.
-Per loro sono una bellissima maestra- mosse i capelli con una mano, arricciando le labbra e chiudendo a mezza luna gli occhi.
-L’innocenza dei marmocchi!!! Aspetta quando diventeranno grandi: capiranno. Dagli tempo…-
Una vena pulsò sulla fronte di Nami che ringhiò prendo tra due dita il lobo sinistro di Zoro, strattonandolo dolorosamente.
-Stai forse insinuando che non sono bella?!?- digrignò i denti squalini.
-Ahi, ohi… mocciosa!!! Andiamo!!!- ringhiò, sentendosi il lobo in fiamme.
-Ammetti che sono bella o ti strappo l’orecchio e i tuoi stupidissimi orecchini!!!- sibilò.
-Ok ok…- ringhiò, riuscendo a trottarsi dalla presa della rossa –Sei bella… ok?-
Un sorriso dolce e gongolante sui aprì sul viso di Nami, che unì le mani al ventre ondeggiando.
-Hai detto che sono bella!!!- sghignazzò.
-Umpf, sai che novità…- si massaggiò l’orecchio paonazzo, storcendo le labbra in una smorfia -… mica sposo racchie io!!!-
Le braccia di Nami si mossero da sole, avvolgendo il collo del poliziotto, strattonandolo verso di lei e posando la fronte sulla sua.
-E io non sposo poliziotti finti- lo baciò sulla punta del naso, lasciandosi cullare dalle  grandi mani calde di Zoro, posate sui suoi fianchi scoscesi.
Le labbra del verde si incurvarono in un ghigno compiaciuto prima di posarsi delicate su quelle della maestra d’asilo, baciandola piano nel silenzio del giardino.
-A che ora torni stasera?- sussurrò piano la rossa, staccandosi da lui, riprendendo fiato.
-Alle sette stacco…- le accarezzò la schiena -… mi prepari gli onigiri?-
Nami annuì, tornando a baciarlo piano, mordicchiandogli leggermente il labbro inferiore. Il contatto iniziava ad intensificarsi, e la rossa stava già pensando alla comodità della stanza per le maestre nella scuola materna quando la radio gracchiò rudemente.
-Agente Roronoa ci sei? Passo- borbottò una voce impastata dalle onde radio.
Zoro sbuffò premendo il pulsante della radiolina, sporgendosi con il volto a rispondere.
-Ti ricevo Jonny, passo- rispose mal volentieri, massaggiando la schiena di Nami.
-C’è un’emergenza all’ospedale… credo che il dottor Rovinante si sia nuovamente chiuso da qualche parete… insomma è scomparso.!!!Serve qualcuno che lo cerchi…- trattenne le risate il collega.
-Ok ricevuto, vado io- spense la comunicazione, allentando l’abbraccio con la rossa.
-Ci vediamo stasera- la baciò per l’ultima volta, avviandosi verso il cancelletto del giardino.
-Ricordati gli onigiri- la salutò, sollevando un braccio e muovendolo mentre le dava le spalle.
–E tu ricordati la strada di casa- gli urlò, lanciandogli una linguaccia.
Lo vide salire in auto e sparire in direzione dell’ospedale, o almeno sperava fosse la direzione giusta, accingendosi anche lei a rientrare a scuola.
Chissà che avrebbero detto i bambini nel sapere che il poliziotto buffo era suo marito?




 
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O-ooooh! All’arrembaggio!
O-ooooooooh!
È un veliero di pirati, veramente disagiati, una ciurma irresistibile!
C’è un aitante spadaccino
che alle sette del mattino
si allena a torso nudo per te!
Spunta una navigatrice
che lo guarda assai felice
Chissà cosa ci combineran!
Fra spade, soldi e mandarini
Sakè e sorrisini
Mi sa che ci scappano anche due bambini!



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