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Autore: Zomi    03/06/2015    7 recensioni
-…il più grande Colossal del ventunesimo secolo!!!- urlò iper eccitato Emporio, saltando a piè pari, con tutta la sua imponente e ambigua figura, sulla scrivania di mogano, gettando le braccia al soffitto del suo piccolo e sgargiante ufficio.
-Immaginate: lei, stoica imprenditrice dalle forme fatali e dagli occhi di cerbiatta che incontra lui…- si portò una mano alla fronte, reclinando all’indietro il capo sospirando in una overdose di inspiegabile emozione -… passionale e dallo sguardo freddo uomo d'affari che apre il suo cuore solamente a lei…- unì le mani sotto il mento sporgente e appuntito, fissando negli occhi i due attori -… e dopo innumerevoli, straordinarie, incredibili sfighe… SCOPPIA L’AMMMMOREE!!!!-
-BRAVA, SUPER BRAVA!!! E’ così… così… COMUOVENTE!!!!-
[...]
-Quindi…- sbottò, tamburellando le dita sul bracciolo della poltrona -… io e la strega dovremmo interpretare due idioti innamorati?-
-Oh non solo quello, tesoro…- gli fece l’occhiolino Ivan.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Emporio Ivankov, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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** Fanfiction ideata da Daga & Virgo e partecipante all’iniziativa
“Inventa la trama, noleggia l’autore” indetta dal Midori Mikan **


 
 
NON E’ UN FILM TESORO,
E’ IL DESTINO CHE GIOCA
 
 


 
-Fratello mi raccomando: alle nove nella Hall dell’Hotel Thousend Sunny. Mi raccomando: devi essere in super orario e non devi perderti. Ok? Zoro ti prego: sii super puntuale e davvero, ti supplico… non ti perdere!!!-
 
Tsk.
Per chi lo aveva preso il suo agente?
Per un moccioso che si perdeva non appena metteva piede in una città che non fosse la sua?
Grugnì, urtando con la spalla un passante, che rispose con altrettanta educazione, sibilando scontroso.
Mugugnò contrariato, riprendendo il filo dei suoi pensieri.
Solo perché, durante le riprese dell’ultimo film, si era accidentalmente  perso un paio di volte, e dagli Studios dove si tenevano le riprese si era ritrovato, per una serie di equivoche indicazioni stradali, dall’altra parte della città, ciò non voleva dire che si perdeva ogni volta che non veniva accompagnato da qualcuno.
Poteva capitare a chiunque di perdersi, e non solo a lui, attore, bello, al culmine della sua carriera lavorativa e che girava il mondo recitando in ogni set.
Il suo inesistente orientamento era una diceria, e quei isolati casi di smarrimento personale non facevano testo.
E non lo faceva nemmeno il fatto che quella sera, dopo aver lasciato l’aeroporto e Franky con le sue valigie per sgranchirsi le gambe lungo le vie di Dressrosa, dopo tredici ore di volo, si trovasse in un quartiere squallido e poco illuminato e che di certo non era quello in cui si ergeva l’Hotel Thousend Sunny, men che meno uno di quelli del centro città.
Lui non si era perso.
Roronoa Zoro non si perdeva mai, semplicemente aveva preso la scorciatoia sbagliata.
Tutta colpa di quei dannati cartelli mal illuminati…
Iniziava a odiare di già Dressrosa, non solo per essere la città dove avrebbe dovuto girare l’ennesimo film melenso e romantico, per il pubblico femminile che gli permetteva il suo stile di vita, ma soprattutto per la totale somiglianza tra le varie vie cittadine che lo avevano fatto perdere.
Stupide vie!!!
Si passò una mano tra i capelli verdi, sbuffando mentre avanzava sul marciapiede, osservando i locali notturni accendersi mentre i negozietti rintanavano le loro rassicuranti vetrine dietro spesse grate di ferro.
Era tardi, le undici e mezza passate e aveva voglia di una bella birra fredda, un posto dove potersi sedere e far riposare le gambe, ora dolenti per la lunga camminata, e possibilmente nessun paparazzo a rompere le scatole.
Infossò le mani nei jeans scuri, superando l’unta vetrina di un take away, il cui profumo di lardo fritto e cipolla dolciastra gli fece storcere il naso.
Avrebbe potuto tranquillamente accendere il cellulare e chiamare Franky, facendosi recuperare in un batter d’occhio, ma le luci ombrate di quel quartiere lo affascinavano, ricordandogli un po’ il suo paese natale, e il fatto che nessuno dei radi e chiassosi passeggiatori che lo circondavano non lo avesse ancora fermato per un autografo con isteriche urla da ragazzina in calore, lo rincuorava.
Nessuno lo conosceva lì.
Non era l’attore bello da morire e dal ghigno seducente, ma semplicemente un ragazzo in jeans e giacca leggera che girovagava in cerca di un pub che era riuscito a superare il test della sanità pubblica, e che garantiva birre fredde senza l’aggiunta del botulino.
Si aggirò per un po’ lungo le vie del quartiere che andava a scurirsi insieme alle tinte nere della notte, fermandosi in fine davanti a un bar illuminato semplicemente dalla sua stessa insegna, che lampeggiava pigramente tra un balzo di corrente e un altro.
-… Green Bit…- ghignò leggendone il nome, afferrando subito la spessa maniglia antipanico della porta, entrando con una fluida falcata all’interno del pub.
La prima cosa che notò, con sommo piacere, era l’abbondanza di birra che colmava i boccali che i clienti della bettola facevano cozzare tra loro, tra risate e fischi eccitati rivolti a una giovane ragazza che ballava sul bancone degli alcolici, ancheggiando e ammiccando maliziosa verso il suo pubblico improvvisato.
Il bar non era grandissimo, e i pochi arrendi che lo riempivano erano disposti quasi tutti attorno al bancone degli alcolici, su cui lampeggiava una Tv mal sintonizzata e pompava uno stereo ben piazzato sopra le mensole dei liquori, che traballavano per il volume eccessivo.
La musica riusciva a zigzagare da parete a parete del locale, rimbalzando sulla cartapesta sudicia e scusa e sotto le luci soffuse dei lampadari oscillanti del soffitto, che promettevano di sfracellarsi al suolo entro fine serata.
Ma nonostante l’ambiente per niente ospitale e accogliente, il locale era gremito di gente, forse più per la ballerina che dava spettacolo che per il servizio del posto, e che si facevano rimboccare i bicchieri a ogni giravolta della minigonna della ragazza, facendo risuonare allegra la cassa del pub.
Zoro ghignò, guardandosi attorno, soddisfatto che la sua entrata non avesse attirato nessuna attenzione da parte dei beoni, che avevano continuato ad incitare la ballerina improvvisata con urla e spintoni.
-Ti dico che è lei!!!- ululò un omaccione, gettando il pungo nell’aria, schivando di poco il mento del verde.
-Ma chi se ne frega se è lei o meno…- gli passò un braccio attorno al collo un suo compare, gettando anch’egli il suo bicchiere di birra vuoto in alto -… ha delle gambe da urlo: BALLA ANCORA BELLEZZA!!!!-
Le iridi nere di Zoro zigzagarono tra la folla, cerando lievemente curioso di distinguere il corpo della ballerina tra quelli ammassati al bancone dei vari ubriachi, ma non riuscendovi si fece spazio tra la folla riuscendo a sedersi a un basso tavolino tra quelli disseminati nel locale.
-Ehi!!!- alzò un braccio verso una cameriera dal caschetto verde e i grandi occhi marroni –Una birra-
-Eh si si certo… scusi…- arrancò tra i clienti quella, avvicinandosi con un vassoio stracolmo di bicchieri sporchi -… tra un po’ arrivo… stasera c’è ressa…- ridacchiò indaffarata.
-Si, ressa- sghignazzò Zoro, fissandola scomparire tra la folla, momentaneamente calmata per il cambio di canzone su cui ancheggiava la ragazza sopra al bancone.
Ci fu un chiassoso mormorio,  tra scambio di battute sconce sulla bella e ordinazioni urlate con voce già impastata dall’alcol, ma non appena le prime note di una nuova canzone riempirono nuovamente il locale, gli ululati eccitati dei beoni e uno scrosciare di bicchieri rotti si amplificò, facendo tremare le mura del pub.
 
I know a place where the grass is really greener
Warm, wet and wild, there must be something in the water
Sipping gin and juice, laying underneath the palm trees
The boys break their necks
trying to creep a little sneak peek at us

 
Drizzò il collo verso il bancone, notando un ragazzo dallo strano ciuffo biondo che, storcendo la faccia nel vano tentativo di lanciare un occhiolino alla ballerina, stava rantolando a terra colpito in pieno volto dal tacco della su detta ragazza.
Un ghigno divertito si allargò sul suo viso, ruotando le iridi a notare come, nonostante le movenze e le parole della canzone invitassero a sbirciare sotto la gonna della ragazza e a sfiorarla, i clienti si tenessero a debita distanza, non diminuendo però i decibel dei loro urli eccitati.
Era evidente che la ragazza si sapeva difendere, se era ancora vestita e in piedi sul bancone, e che quel biondo dall’occhiolino mal riuscito era solo l’ennesimo cliente che aveva provato a fare il furbo, meritando una giusta punizione tacco dodici in faccia.
 
California girls, we’re unforgettable
Daisy Dukes, bikinis on top
Sun-kissed skin, so hot will melt your popsicle
Oh, oh, oh, oh, oh, oh

California girls, we’re undeniable
Fine, fresh, fierce, we got it on lock
West coast represent, now put your hands up
Oh, oh, oh, oh, oh, oh
 
Sex on a beach
we don't mind sand in our stilettos
We freak in my jeep,
Snoop Doggy dog on the stereo

 
-Ecco qui la sua birra- fece tintinnare sul tavolino il boccale schiumoso la cameriera dal caschetto verde, attirando l’attenzione di Zoro, ancora ghignate nel veder il biondo rantolare a terra.
Annuì portandosi alle labbra la birra, ruotando gli occhi sul locale, fino a posarli proprio sul bancone, incuriosito dai latrati vogliosi della folla sempre più ammassata attorno alle sgambettanti cosce della ballerina, la cui chioma, solo ora riusciva a intravederla, era rossa come il fuoco e brillava sotto la pallida e giallastra luce al neon della zona bar.
Indossava un tubino nero, morbido sui fianchi accentuandoli come i seni, tondi e sodi che facevano capolino dal corpetto, mentre le braccia, chiare e invitanti, danzavano attorno al capo ramato della proprietaria.
La vide oscillare con le gambe, scendendo a piegarle fino a sfiorare con le ginocchia il ripiano del bancone, facendo sbavare i clienti che si ammassavano attorno a  lei vogliosi, risalendo poi di scatto e con un colpo di reni mettendo in mostra il sedere tondo e sodo, nascosto sotto la minigonna nera, mandando in estasi alcuni dei beoni.
 
California girls, we’re unforgettable
Daisy Dukes, bikinis on top
Sun-kissed skin, so hot will melt your popsicle
Oh, oh, oh, oh, oh, oh
California girls, we’re undeniable
Fine, fresh, fierce, we got it on lock
West coast represent, now put your hands up
Oh, oh, oh, oh, oh, oh

 
Ghignò coinvolto dalla danza della rossa, e si stupì di come il suo piede tenesse il tempo della canzone sotto il tavolino, mentre le dita tamburellavano contro il vetro del boccale ormai vuoto.
Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, ampliando sempre più il suo ghigno divertito.
I suoi boccoli rossi, gli occhi color marrone scuro simili al cioccolato fondente, le labbra carnose che si incurvavano maliziose nell’incrociare gli occhi allupati della folla che la incitava, le mani che graffiavano le rastrelliere delle luci al neon, le gambe affusolate che saltellavano prima di oscillare con tutto il formoso corpo, in una provocante onda.
Fece un giro su se stessa, oscillando i ricci di rame, portando le mani ai fianchi mantenendosi di spalle, ancheggiando e piroettando ricevendo l’ennesimo ululato di fischi e urli di eccitante approvazione.
Ci sapeva fare, lo doveva ammettete Zoro, ci sapeva decisamente fare.
 
Toned, tan, fit and ready
Turn it up cause its gettin’ heavy
Wild wild west coast
These are the girls I love the most
I mean the ones, I mean like she’s the one
Kiss her, touch her, squeeze her buns
aaah

 
The girls a freak, she drives a jeep
The men on the beach,
I’m okay, I won’t play, I love the bay
Just like I love LA
Venice Beach and Palm Springs
Summer time is everything

 
Sorridendo maliziosa la rossa roterò su se stessa ancora una volta, seguendo le parole della canzone.
Fece scivolare una mano dal seno al fianco, facendo l’occhiolino agli uomini che la circondavano, per poi inviare un bacio con un soffio, oscillando le spalle e facendo ricadere una cascata di riccioli rossi sul suo viso, celando per un attimo gli occhi colmi di furbizia e lussuria prima di risollevarsi con il busto e portarsi le mani sopra i seni, ancheggiando con falsa innocenza.
E poi, come se fosse un palco, scese dal bancone con naturalezza, continuando a ballare in mezzo alla folla, facendosi spazio e giocherellando con qualche ragazzo, stirando qua e là colletti e distribuendo pizzicotti sulle guance, quasi fosse in cerca di quello giusto.
Ancheggiò accanto a un biondo, sfregò il sedere su un altro prima di strattonare in una giravolta un terzo, allentandogli il nodo della cravatta, scivolando sempre via dalle loro mani non appena provavano ad allungarle su di lei. Doveva trovare quello giusto, quello che faceva al caso suo e che le avrebbe evitato quella orrenda scocciatura del suo lavoro.
Passò una mano tra la zazzera rossa di un ragazzo dagli occhi verdi, sorridendogli ammiccante, roteando sgambettando mentre si sventolava una mano sulla gola, allietandosi di un calore che molto probabilmente, e lei ben lo sapeva, attanagliava tutti i suoi fan di quella sera dalla vita in giù.
Sorrise malandrina, oscillando i seni prosperosi per poi notarlo, quasi per caso.
Seduto a un tavolo, immerso nel buio e circondato da ululanti ubriaconi, se ne stava ghignate a fissarle le gambe con quelle ametiste che aveva incastonate nelle iridi, battendo la pianta del piede sulla gamba del tavolino a tempo con la musica.
Carino, davvero carino, giovane e abbastanza sobrio rispetto al resto dei presenti in quella bettola, forse l’unico che la mattina seguente si sarebbe ricordato del suo spettacolino e in grado di raccontare alle persone giuste ciò che aveva in mentre di fargli.
Era lui.
 
California girls, we’re unforgettable
Daisy Dukes, bikinis on top
Sun-kissed skin, so hot will melt your popsicle
Oh, oh, oh, oh, oh, oh
California girls, we’re undeniable
Fine, fresh, fierce, we got it on lock
West coast represent, now put your hands up
Oh, oh, oh, oh, oh, oh
 
California girls, man
I really wish they all could be California girls
California girls, man
I really wish they all could be California girls

 
Roterò con grazia fino a raggiungere il suo tavolino, per poi sedersi con un lieve saltello su di esso, accavallando le gambe e posando, con naturale innocenza, un piedino  sul cavallo dei pantaloni del verde, ammiccandogli e lasciando che una ciocca di rame scivolasse da dietro l’orecchio fin sul volto, dondolando davanti ai suoi occhi di cioccolato fissi su quelli di lui.
Teatrale.
Perfettamente teatrale.
Lo vide ghignare con strafottenza, sicuro di sé e di aver fatto colpo forse, ignaro che fosse il contrario, ma certo che, il rigonfiamento dei suoi pantaloni, ben presto sarebbe stato libero dalla costrizioni dei vestiti.
E chi era lei per dargli torto?
 
 
***
 
 
La porta della toilette sbattè con forza contro la parete di mattonelle, mentre Zoro arrancava all’interno del sudicio bagno del Green Bit, trascinando con sé la rossa che lo aveva stregato, e che ora era incollata alle sue labbra.
La strinse al petto, passando le mani sulla schiena liscia di lei, strattonandole qualche riccio ribelle mentre avanzavano verso i gabinetti.
-A-aspetta…- ansimò lei, staccandosi riluttante dalle sue labbra.
La sentì incurvarsi verso la parete del bagno, allungando quel collo diafano e morbido su cui scese rapido baciandolo con foga, mentre lei tirava un pugno al distributore di preservativi, ridacchiando soddisfatta quando un condom ne scivolò fuori gratuitamente.
-… funziona sempre…- tornò a baciarlo, infilando le mani sotto la maglia rossastra che indossava, spingendolo decisa verso un gabinetto della toilette, che si aprì con un rugginoso crepitio, rivelando il water puzzolente e le pareti scarabocchiate che conteneva.
-Qui?- la trascinò dentro Zoro, indugiando appena.
Non era il massimo dell’igiene e, non che gliene importasse molto, del romanticismo.
-Qui- gli morse l’orecchio con i tre orecchini, spingendolo a sedersi sulla tazza, lanciandogli sul petto il preservativo.
Il ghigno di Zoro si accentuò nel vederla chinarsi per sfilarsi le mutandine e rapido si aprì la patta dei pantaloni, liberando la sua erezione e infilandosi il preservativo, eccitato come poche volte riusciva a ricordare di essere stato nella sua vita.
Si sistemò meglio sulla tazza del water, allargando le gambe e le braccia, accogliendo la rossa nel sedersi a cavalcioni su di lui, riprendendo a baciarlo con sfrenata passione.
Aveva un buon profumo quel ragazzo.
Sapeva di alcol, un po’ troppo forse, ma anche di un qualcosa che la tranquillizzava e la faceva sentire a suo agio nell’accarezzarlo e strusciarsi su di lui, gemendo piano quando i loro sessi si sfregavano tra loro accentuando l’eros che già le era in circolo nelle vene.
E poi baciava così bene.
Aveva delle labbra morbide, succose, e la sua lingua spaziava perfettamente nel suo palato, giocherellando con lei e facendola impazzire.
Si staccò riluttante, sistemandosi meglio su di lui e premendo le mani sulle sue spalle per trovare il giusto appoggio, mentre Zoro continuava a baciarla sui seni ancora vestiti, accarezzandole le cosce nude e morbide, la cui pelle si elettrizzava a ogni sua carezza.
Sapeva di mandarino quella rossa, di mandarino maturato al sole.
Era morbida, calda, seducente e maliziosa, tanto da fargli perdere il senno.
La sentì ansimare piano quando la penetrò con due dita, assicurandosi che fosse pronta, mordendole un capezzolo ancora vestito nel sentirla bagnata e morbida anche nella sua intimità.
Ghignò, afferrandole le natiche a mani piene e aiutandola a scendere su di lui, strozzandosi con un roco gemito nel sentirsi dentro di lei.
-Ahhh…-
La rossa reclinò il capo all’indietro, stringendo le mani sulle spalle poderose di Zoro, mentre iniziava a sollevarsi e abbassarsi su di lui, muovendosi a ritmo con le spinte del membro del ragazzo.
Indugiava a ogni spinta, godendosela fino in fondo e abituando la sua intimità all’intrusione fredda del preservativo in lei. Si sollevò dal bacino di Zoro, per poi discendere e mordersi il labbro inferiore scossa da un fremito di piacere, mentre le mani di lui l’accompagnavano con delicatezza, gemendo sulla sua gola a labbra spalancate, mordicchiandola a volte sulla pelle candida.
Ancora una spinta lenta, dolce, delicata, e poi iniziò a muoversi con maggior velocità su di lui, facendo cozzare i loro bacini e i seni sul suo petto, conficcando le mani nelle spalle del verde e lasciandosi condurre sempre più vicina al suo pube dalle sue mani grandi e calde, che le strizzavano le natiche, segnandole di rosso.
-… oh si…- ansimò acutamente, annaspando e muovendosi con lui, che rantolava e ansimava pesantemente sui suoi seni, bagnandoli di saliva e sudore.
La fibbia della cintura di Zoro tintinnava contro le piastrelle del pavimento, i tacchi della rossa cozzavano sulla tazza, scandendo il tempo del loro coito, sempre più veloce e passionale.
Le labbra si incontravano e scontravano, le bocche si mordevano, le lingue lambivano la pelle dell’altro fino a renderla paonazza.
L’orgasmo era ormai prossimo, il sudore univa le loro pelli e i gemiti rimbombavano contro la musica del locale, che giungeva attutita nel gabinetto.
-… oh si si si… ah ah ah ah…-
Si aggrappò con una mano alla nuca di Zoro, con l’altra alla sua maglia, graffiandogli un pettorale nonostante il tessuto, nascondendo la bocca spalancata per il piacere nella sua zazzera, mentre le pareti del suo sesso si stringevano all’asta dura di lui, esplodendo nell’amplesso.
Ansimò acutamente, stringendo le cosce sui fianchi di Zoro, che si liberò in un gemito basso e roco sui suoi seni, riempiendo la plastica del condom del suo seme, beandosi delle contrazioni calde del sesso della ragazza, immobile e ansimante su di lui.
-… ahhh…- annaspò, prendendo profondi respiri e beandosi del profumo della partner occasionale, a cui era ancora aggrappato alle natiche.
Si schiarì la voce, sollevando il volto dai seni, posando un bacio sulle labbra della rossa mentre questa si alzava da lui, incurvandosi a stirare alcune pieghe del vestito.
Se ne stette fermo, addossato alla parete dietro alla tazza, gustandosi la visione di quella ragazza dai capelli rossi e mossi che gli aveva appena fatto toccare il cielo con un dito.
Non aveva mai provato nulla di così passionale e travolgente, e lui di donne ne aveva avute tutte quelle che voleva.
Ma una come lei… wow.
-Tu… tu sei di qui?- ansimò, liberandosi del preservativo.
-No- ridacchiò lei –Non sono ne di qui ne di nessun’altra parte-
Si sporse a baciarlo ancora, posandogli le mutandine sul membro ora morbido, sollevandosi in fretta e rivolgendogli un occhiolino mentre si apprestava ad uscire dalla toilette.
-Come prova…- gli sorrise -… così tutti ti crederanno quando dirai che hai fatto sesso con Nami Cocoyashi-
Zoro sghignazzò, socchiudendo gli occhi e rilassandosi nel vederla sparire oltre la cigolante porta del gabinetto.
Nami Cocoyashi… bel nome, per una sconosciuta come quella rossa.
 










ANGOLO DELL'AUTORE SCRITERIATO:
Della serie "ho quindiciunomila FF in corso, ma aggiungiamone ancora" ecco una nuova Long, che spero vi piaccia. L'idea è adattata alla richiesta (in origine i protagonisti erano cantanti, non attori) e si protrarrà -spero- per più o meno 11-12 capitoli. Buona lettura e Buona Zonami Week ^^... si ora potete fucilarmi <3
Zomi




INFIERMIERA1: Dottore, la paziente è grave!!!
DOTTORE: quali sono i sintomi?
INFERMIERA1: epistassi nasale, tachicardia e delirio!!!
DOTTORE: Un’altra?!? Cosa farnetica la paziente?
INFERMIERA1: parla di quarte spade, mandarini rubati, mocciose e buzzurri allupati e… oh dottore, non posso credere a quanto sto per dirle: farnetica di un luogo dove tutto ciò avviene veramente!!!
DOTTORE: dannazione!!! Dev’essere un epidemia!!! È la decima ragazza in poche ore che arriva con li stessi sintomi… che sarà mai?!?
INFERMIERA2: forse lo so…
DOTTORE: su parli allora… cosa causa tutto ciò?!?
INFERMIERA2: semplice: la settimana Zonami indetta dal Midori Mikan

 
   
 
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