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Autore: tempestadentroquietefuori    03/06/2015    5 recensioni
Si tratta di una piccola one shot che delle lettrici mi hanno chiesto, non volendo terminare così la storia " Insieme siamo l'inizio e la fine "
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Mamma! Mamma! >> esclama il piccoletto 
 
 
<< Tesoro non essere impaziente, siamo quasi arrivati! >> esclamo io
 
 
<< Ma dove mi stai portando ? >> 
 
 
 
<< A conoscere una persona. Su, vieni! >> 
 
 
 
Attraversiamo quel luogo in religioso silenzio mano nella mano. 
Mi ha sempre creato tristezza questo posto, ma è inevitabile non venirci.
Eravamo arrivati a destinazione, quando il piccoletto si ferma e alza il capo, guardandomi con occhi interrogativi. 
 
 
<< Mamma, questo signore ha il mio nome! >> 
 
 
<< Già, Aki... Questo signore è il tuo papà. >>
 
 
 
<< Il mio papà ha il mio nome? >>
 
 
 
<< Già, piccolino. Il tuo papà ha il tuo stesso nome. >>
 
 
 
<< E perché è scritto lì? Perché su questo pezzo di marmo? >>
 
 
 
<< Oh tesoro mio... Il tuo papà non c'è più, è volato in cielo circa qualche anno fa. >> 
 
 
<< Perché ? Ha fatto il cattivo? >>
 
 
 
<< No tesoro mio, no. Era il più buono di tutti. >>
 
 
<< E perché se ne è andato ? >>
 
 
 
<< Quando sei in un campo di fiori, quali raccogli? Quelli belli o quelli brutti ? >>
 
 
 
<< Quelli belli, ovvio! >>
 
 
 
<< Ecco, proprio così! Papà era uno dei fiori belli e il cielo ha deciso di portarlo con sè. >>
 
 
 
<< Ma mi vuole bene? >>
 
 
 
<< Ovvio che te ne vuole, lui è il tuo papà! >>
 
 
 
<< Allora anche io gliene voglio. Tanto, tanto!! >>
 
 
 
<< Oh amore mio! >> 
 
 
 
Una lacrima solca la mia guancia, mentre stringo forte Akito tra le mie braccia. 
Il mio piccolo Akii. 
Potreste esserne sorprese di questa notizia vero? Anche io lo sono stata, proprio come voi, circa due anni fa. 
Già, sono passati due anni dalla morte di Akito. 
Due anni di dolore, strazio, depressione. 
Due anni di sofferenza se non fosse per un piccolo raggio di sole entrato a far parte della mia vita: il mio Akito. 
 
Circa una settimana dopo la morte di Akito, ero in balia di nausea e forti dolori che comprendevano tutto il corpo, i quali erano associati anche ad un ritardo di settimane. 
All'inizio non ci facevo caso, essendo il mio ciclo abbastanza irregolare, ma poi, sotto consiglio di mia madre, ho deciso di fare un controllo per regolarizzare questo mio ciclo ed è così che ho scoperto tutto. 
Ero incinta di Akito di qualche settimana.
Vi ricordate la mia prima volta con Akito? Beh, l'eccitazione era tanta che non badammo alle precauzioni. 
Non ci diedi troppo peso, anche perché un bambino io? Non era nei miei piani. 
Ma poi, quando il ginecologo mi ha dato la notizia, sono rimasta senza parole.
Avevo sedici anni ed era molto prematuro avere un bambino alla mia età, cosa che ha pensato anche mia madre, però, riflettendo sulla sua stessa esperienza, non ha fatto tante storie, permettendomi così di tenere il bambino. 
A primo impatto ero un po' frastornata, perché sapevo che un bambino avrebbe poi rivoluzionato tutta la mia vita, ma poi un bambino è anche la cosa migliore che ti possa capitare, anche se non alla mia età. 
E così, durante l'arco dei nove mesi, mia madre mi è stata vicina assicurandomi tutte le cure e le attenzioni che avevo bisogno. Nell'arco di poco tempo la notizia raggiunse le orecchie di tutti: Ilaria e Chiara erano inizialmente frastornate come me, ma poi ne furono felici, restando al mio fianco tutto il tempo; la famiglia Hayama restò ugualmente al mio fianco, anche loro contentissimi di aver un piccolo Akito in giro, cosa che sicuramente colmerà un po' del dolore lasciato dalla morte del figlio e ricorderà un po' di lui, contribuendo poi anche alle spese per la mia gravidanza. 
Ho lasciato la scuola subito dopo venuta al corrente della gravidanza, sia perché non adoravo stare sotto i riflettori, sia perché non volevo essere trattata da "malata" solo perché a breve avrei avuto un bambino, sia perché sarebbe stato meglio per me continuare in privato per una questione di comodità. 
Di certo in quei mesi non è andato tutto liscio, sia perché il mio corpo non era abituato ad avere un bambino da far crescere, cosa piuttosto normale visto che non è cosa di tutti i giorni, sia perché le continue  strane voglie mettevano sempre in allarme chi mi era vicino, sia perché il percorso casa-ospedale ripetuto un migliaio di volte non era poi così una passeggiata, sia perché avevo bisogno di Akito al mio fianco, cosa che purtroppo non poteva succedere. 
Il giorno del mio parto, il 12 gennaio, non è stata proprio una passeggiata tra contrazioni, rottura delle acque e quello che poi ho passato in sala operatoria! È stato un parto cesareo, visto che non ero in grado di affrontarne uno naturale, dopo circa due o tre ore, giacevo beata nel letto dell'ospedale. 
Le urla di un neonato mi fracassarono i timpani, costringendomi ad aprire gli occhi ed eccolo lì: il mio bambino. 
Erano tutti nella mia stanza, mia madre, la signora Maria, la famiglia di Akito, le mie amiche. Erano tutti lì quando l'infermiera, oltrepassando la porta, veniva in mia direzione con il mio bambino tra le braccia. 
Delicatamente me lo portò in grembo, pulito di tutto quel sangue, con due occhioni ambra che mi fissavano curiosi e quella piccola bocca a cuoricino che urlava e urlava. 
 
 
 
<< Ora vi lascio soli. >> disse l'infermiera 
 
 
<< Si, grazie. >> dissi io 
 
 
 
Tutti si radunarono in cerchio intorno al mio letto, ammirando quella creatura che era il mio bambino. 
Lo guardavo e riguardavo, con la paura di sciuparlo e lo accarezzavo dolcemente come se fosse una bambola di porcellana. 
Tutti ci guardavano, ci guardavano con aria sognante e amorevole. 
Tutti guardavano me e il mio bambino. 
 
 
<< Ho deciso. >> dissi io ad un tratto
 
 
 
<< Cosa? >> rispose mia madre 
 
 
 
<< Il nome del bambino. Lo chiamerò Akito,come il suo papà. >>
 
 
A tutti venne un colpo, positivamente parlando, sentendo quel nome uscire dalla mia bocca. In particolar modo per la famiglia Hayama, che, tra il ricordo del figlio morto e questa notizia, scoppiarono in lacrime. 
 
 
 
<< Non ci sono parole, Sana! Non ci sono parole per descrivere la tua bontà! Ti ringrazio mille, per me è un onore che il tuo bambino, mio nipote, abbia il nome di suo figlio! >> disse il padre di Akito
 
 
 
<< Glielo devo e poi qual nome più bello se non quello di suo padre? Se almeno non può vederlo almeno sarà felice lassù di sapere che suo figlio porterà il suo nome! >> rispondo io 
 
 
Alle mie parole segue un pianto, accompagnato poi ad un sorriso guardando il mio piccolo ometto. Il mio piccolo Akito. 
Il tempo passava e Akito compieva uno, due, tre mesi.
A decisione di tutti, non troppo mia, Akito avrebbe saputo di suo padre col passare del tempo, quando sarebbe stato più grandicello. 
 
Adesso Akito è un dolce bambino di tre anni, circondato dall'amore dei suoi nonni, dei suoi zii, ma soprattutto di sua madre, che fa da doppio genitore e che gli vuole un bene dell'anima. 
Non volevo aspettare ancora altro tempo, così stamattina, avvisando tutti, ho portato Akito con me al cimitero per presentargli suo padre. 
È stato buffo vedere la sua faccia quando il suo stesso nome stava scritto su di una lapide.
Mi ha fatto tante domande su suo padre, domande ovviamente a portata di un bambino di tre anni. E sapete la cosa più bella che mi ha detto quando abbiamo varcato la soglia di quel luogo? 
" Da grande voglio diventare un eroe come mio padre, voglio dare un valore al suo nome e voglio una principessa come lui l'ha avuta, perché per me mamma tu sei una principessa, non solo la sua però, sei anche la mia. "
  
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