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Autore: Lost In Donbass    03/06/2015    1 recensioni
I Tokio Hotel vengono invitati ai World Music Award, una grande premiazione per i più famosi musicisti pop del pianeta. Niente di strano, all'apparenza. Anzi, per i quattro danni ambulanti si rivela anche un'ottima occasione per divertirsi ai danni degli altri invitati, combinandone di tutti i colori. Ma qualcuno trama nell'ombra per trasformare questo "lieto evento" in un bagno di sangue e di terrore. Chi è l'assassino che si aggira a piede libero nell'albergo? Perché ha ucciso la cameriera?
Nonostante la paura serpeggi, i nostri eroi non si lasciano intimidire e, con tutto il loro coraggio, la loro follia e le loro inimitabili gaffe, porteranno alla luce molto più di quello che si sarebbero aspettati. E, questa volta, metteranno a rischio la loro stessa vita pur di scoprire la verità.
P.S. questa è il sequel di "Make some noise", comunque si può leggere anche senza aver letto la prima.
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il terrore vien per Hotel.'
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 BREATHLESS - COL FIATO SOSPESO

CAPITOLO PRIMO : SHAMELESS

Solitamente Herr Helmut, postino di terza categoria di Magdeburgo, si guardava bene dal bussare alla villetta n13 della Berlin Strasse. Lanciava al volo il giornale o le lettere sullo zerbino e poi fuggiva, pedalando il più velocemente possibile sulla sua bicicletta rosso fuoco che aveva conosciuto giorni migliori. Ma quel giorno, una calda mattinata di fine giugno, dovette fermare la bicicletta e avvicinarsi con circospezione al cancelletto verde della n13. Maledì mentalmente la raccomandata che stringeva sotto braccio, arrivata quella mattina e pronta per essere consegnata ai “Herr Kaulitz, n13 Berlin Strasse, Magdeburgo”. Non voleva bussare alla porta dei due, non voleva vedere le loro facce scanzonate e non voleva sentire la loro odiosa voce da prendi in giro. Era un anziano postino, lui. Non poteva accettare di essere dileggiato da due bambocci come quei due, dopo quarant’anni di onorata carriera.
Salì i tre gradini e suonò al campanello del portoncino rosso. Tossicchiò, e cercò di assumere un’aria il più marziale possibile, mentre da dentro sentiva degli strani rumori su cui non avrebbe indagato. “Giovinastri smidollati e senza nerbo!” pensò Herr Helmut, raddrizzandosi il cappellino blu di servizio.
-Chi rompe?!
Tom spalancò la porta, schizzando d’acqua il postino, che gli lanciò una lunga occhiata di rimprovero. Era disdicevole aprire la porta in accappatoio, e ancora più disdicevole era scrollare quelle oscenità che aveva in testa.
-Una raccomandata per voi due- disse, senza nascondere una nota acida nella voce.
-Davvero?
Tom gliela prese di mano senza tanti complimenti e se la rigirò tra le dita. Una lettera! Lui, sin da bambino, adorava le lettere, quelle missive misteriose che non sapevi mai cosa potrebbero contenere. E poi una raccomandata! Il mistero aumentava …
-Firmi qui- borbottò il postino, porgendogli un foglio e una penna.
Tom prese la penna e firmò. Uhm, no, non era una raccomandata di ritorno …
-Tooooom, ma chi è?!- l’urlo annoiato di Bill si ripercosse nella strada, assordando il povero Herr Helmut.
-Il postino con una lettera per noi!- urlò di rimando Tom.
-Ma dai! Wow!
Herr Helmut si vide piombare davanti anche l’altro essere osceno, rispondente al nome di Bill, avvolto in una specie di boa di piume rosso fuoco, con lo smalto in una mano e la bocca completamente impiastricciata di rossetto e marmellata.
-Chi è il mittente?- trillò Bill, strappando la lettera dalle mani del fratello.
-Un certo “Andrew Morrison”. Lo conosci?
-No, mai sentito nominare. Beh, ma lei che ci fa ancora qui? Vada, che il lavoro l’attende!
Il postino venne brutalmente cacciato dalla casa con il suo foglietto, e la porta gli venne sbattuta in faccia poco gentilmente. L’uomo lanciò qualche imprecazione colorita ai gemelli, chiuse il cancelletto verde e rimontò in bicicletta. Prima o poi l’avrebbe fatta pagare a quei due, sicuro come l’oro. Non l’avrebbero passata liscia, dileggiando il lavoro del postino. Suo padre aveva oltretutto servito il Reich! Come potevano quei due mostriciattoli insultarlo così?
Bill, intanto, ignaro delle maledizioni e dei pensieri vendicativi del postino, si era sdraiato sul divano stile odalisca mal riuscita e aveva strappato la busta, sfarfallando gli occhioni curiosi. Non capitava tutti i giorni di ricevere lettere a casa! Tom gli si sedette accanto, bagnando il divano come suo solito. Oramai si era scordato di essere appena uscito dalla doccia.
-Senti qua, ciccio “I Tokio Hotel sono invitati ai World Music Award che si terranno quest’anno a Berlino. Vi saranno le premiazioni per il gruppo migliore, per la canzone più in voga eccetera; insieme a voi vi saranno altre celebrità della musica contemporanea, come gli One Direction, Taylor Swift, Ed Sheeran, Justin Bieber, Avril Lavigne e molti altri. Gli Award si terranno dal 23 giugno al 27 giugno. Siete pregati di partecipare.
Cordiali saluti”
-Cavolo! Andiamo a divertirci, fratello!- esclamò Tom.
-Assolutamente si! E poi, hai sentito? Ci sono tutta quelle persone a cui possiamo fare un mucchio di scherzi terribili- Bill fece una risata malefica, saltellando nel boa di piume.
-Tipo quella racchia della Swift … - Tom venne percorso da un brivido. Ricordava anche sin troppo bene quando, qualche mese prima, la cantante americana aveva allungato le sue manacce su di lui. Aveva tentato di fuggire, terrorizzato dal sorriso maniaco e dagli occhi assatanati che lo ghermivano ma solamente il tempestivo aiuto di Bill con il suo “Non toccare mio fratello, razza di vecchia gallina pervertita!” seguita da borsettata in testa, lo aveva tirato fuori dai pasticci. Decisamente, quando voleva, e quando il french alle unghie si rovinava, Bill diventava una vera macchina da guerra, e il pericolo aumentava ogniqualvolta brandiva la sua borsa. Allora bisognava girare al largo seriamente.
-Tranquillo Tommuccio, mi sono fatto insegnare dalla nonna tutti i trucchi per le borsettate e i colpi di ombrello per proteggerti da eventuali galline pervertite.
-Sei la guardia del corpo migliore che possa esistere, con le tue borse e gli stiletti Jimmy Choo. Comunque, c’è anche quel tacchino di Bieber e quel puffo rimbecillito di Sheeran da molestare, per non parlare di quei cinque pollastri degli One Direction. Lo dico e lo ripeto, ci sarà da divertirsi!
-Certo. Ora chiamo il manager per i ragguagli, tu dillo a quei due goblin poco stilosi che mi ostino a tenermi al fianco e informali.
Bill si alzò e ancheggiando si diresse al vecchio telefono fisso che sorgeva epico da una matassa di vestiti e mutande sporche. Beh, i gemelli non brillavano proprio per pulizia. Tom strisciò agilmente dal cellulare, in bilico sulla tv, e chiamò i due “goblin poco stilosi”. Così Bill denominava chiunque non si presentasse vestito come lui comandava, ovvero, tutti. Perché nessuno si sarebbe mai vestito come lui comandava.
-Manager delle mie unghie strafighe e stracurate, voglio in dettagli del Music Award, ora, subito, non mi interessa cosa tu stia facendo!- strillò il cantante nella cornetta, mentre si passava la spazzola delle principesse nei lunghi capelli neri che tanto amava.
-Ciao Bill, si grazie, sto bene, sono felice che tu ti sia interessato a me- sbuffò il manager. Si, era abituato alla solita gentilezza e al solito tatto da principessina mestruata di Bill, ma certo che a volte esagerava proprio. – Comunque, si, allora, il piano è questo : dopodomani, che sarà il 23, ci vedremo tutti davanti all’albergo “Bentley”, nella Mann Strasse. Lì ci saremo un po’ di noi ad accogliervi, ok? La sera stessa ci sarà un incontro in diretta mondiale in cui tutti gli invitati parleranno e suoneranno, come se fosse un gigantesco show cumulativo.
-Bene, perfetto, quindi dopodomani dobbiamo essere lì, eh?
-Bill, perché stai facendo quella voce da genio del male?
-Non ti interessa. Ci si vede, e guai se uno di voi mi fa sfigurare!- e buttò giù con un sorriso soddisfatto.
-I G&G sapevano già tutto- mormorò mortificato Tom – Devono averci battuto sul tempo.
-Uh, davvero? Va beh, senti qua ciccetto e vediamo se anche a te viene la geniale idea che è venuta a me, anche se ne dubito perché tu sei troppo scemo.
Bill si accoccolò sul divano, iniziando a ripulirsi finalmente il volto dal rossetto e dalla marmellata di fragole, e spiegò il piano al fratello.
-Beh, credo che dovremmo controllare la lista dei musicisti che si presentano prima all’albergo e quindi, se c’è la gente che ci interessa sabotare, andare lì anzitempo- concluse Tom.
-Esatto amore! Non sei così scemo come sembri!- strillò Bill abbracciandolo e insudiciandolo di rossetto rosso fuoco.
-Dio Buono, Bill! Che schifo! Non puoi mettere via sta specie di rossetto da t****?! E piantala di darmi stupidi soprannomi.
Bill lo ignorò e afferrò il computer. In quello era dannatamente bravo; cercare, trovare, sabotare cose via internet : la sua specialità dopo il cantare e il mettersi nei guai. Cominciò a pestare sui tasti semi scassati del piccolo portatile, con uno sguardo che non prometteva nulla di buono. Però su quello nessuno gli poteva dare torto : ci sapeva fare, con l’elettronica, che fosse rimettere a posto un cellulare, o hackerare qualche sito (rideva ancora al pensiero di quando aveva rovinato il profilo face book di Miley Cyrus, postando foto oscene e roba varia che l’avevano praticamente portata in tribunale. Suvvia, era solo un’innocente scherzetto dopo che lei gli aveva detto che la sua messa in piega faceva schifo. E, si sa, Bill Kaulitz è una persona molto vendicativa …).
Tom, nel frattempo, saltellò in camera sua a cercare alcuni scherzi che gli sarebbero potuti essere utili una volta arrivati a Berlino. Tipo, dov’era finito quella formidabile crema che faceva macchiare la pelle? L’aveva sperimentata sulla vicina di casa e gli effetti erano stati devastanti. Poi sicuramente si sarebbe portato dietro il piccolo marchingegno che faceva prendere la scossa e altri ammennicoli vari. Se voleva divertirsi, doveva farlo con stile e con un pizzico di sadismo.
-Tooooom, allora, se domani partiamo troveremo già lì gli One Direction, Avril Lavigne e quell’idiota che io non posso vedere di Justin Bieber. Quindi …
-Ci conviene partire domani- concluse il rasta affacciandosi dalla porta del salotto – Detto ciò, fai le valigie splendore, che da domani inizia l’Armageddon.
Bill fece un sorrisino malvagio e poi seguì il fratello in camera, stringendo in una mano il cellulare con cui si sarebbe premurato di avvisare i G&G del loro piano, e nell’altra il nuovo smalto nero che aveva occasionalmente ripescato sotto una pila di libri Harmony.
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La mattina dopo, alle undici (perché, insomma, i gemelli avevano bisogno delle loro ore di sonno), una Porsche nera ruggiva per le stradine strette e umide di Magdeburgo. A bordo della suddetta Porsche, oltre a una marea di bagagli stipati a forza nel piccolo bagagliaio, c’erano un buffo tizio con i dreadlocks impegnato a guidare come un indemoniato, superando il limite di velocità consentito di almeno 30 km/h buoni e, vicino a lui, un giulivo coso con un paio di occhiali da sole rigati nonostante le nuvole da pioggia e un foulard con i teschi avvolto attorno alle fluenti chiome. Dietro, ansimava una Ferrari con sopra uno con i capelli lunghi e lisci e la faccia del tipo “chi me l’ha fatto fare?” e una palla di lardo bionda che ogni tanto ululava “Georg, che c****, accelera che Tom ci sta seminando”. Ora, qui ci vorrebbe una precisazione. Ovvero, solitamente, i Tokio Hotel utilizzavano la povera Ferrari di Georg, che ne aveva vissute di cotte e di crude dopo che Tom era andato a sbattere ventimila volte contro il municipio. Quella volta però, Georg si era fermamente opposto allo sfruttamento della sua macchina e aveva deciso che lui e Gustav sarebbero andati con lei, belli tranquilli, senza infrangere le leggi della strada e i due disastri del volante sulla loro macchina che giaceva intoccata da un secolo e mezzo. Anche perché Georg si era stufato di vedersi recapitare multe di tutti i generi perché Tom passava perennemente col rosso e Bill voleva fare i testacoda alla James Bond.

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Ave popolo di Alien! Eccomi qui con una nuova storia,  sottospecie di sequel di Make Some Noise. Come primo capitolo fa piuttosto pena, ma vi prometto che migliorerà tutto andando avanti. Abbiate fede, fanciulle o fanciulli che siate! Siccome i personaggi insistevano, anche loro vi lasciano qualche noticina post-capitolo:
B: Ciao splendori! Oddio, com'è bello poter far nuovamente parte di una fanfiction, anche se, detto tra noi, l'Autrice Suprema è veramente volgare ... non vi dico come va vestita! Che orrore O_O
T: E Bill, falla finita che tu ti conci peggio che andar di notte! Ehi, ciao Alien, siamo tornati ancora, più indomiti e avventurosi che mai per la vostra felicità. Ditemi, come suona Tom Bond?
G1: Buonasera gente! Cavolo, non ci credo di essere per la terza volta sulla cresta dell'onda con voi ... anche se la scena per la macchina te la potevi risparmiare. Insomma, ce l'avete tutti con me per la povera Winnie
G2: Heil Volks! Uhm ... sento odore di cioccolato .... Autrice, dammene un boccone che in questo capitolo sono apparso pochino, quindi riscattati!
A: Giù le mani villico, il cioccolato è mio! Ehi, Tom delle mie ciabatte lascia stare il mio cellulare, e tu, Georg, non ti azzardare a toccare i miei mappamondi, sai? Bill, dov'è finito, si può sapere?!
T: Dove vuoi che sia? Al cesso a mettersi a posto, no? *scuote la testa avvilito*
A: *si mette le mani nei capelli* Bill giù le mani dalla mia spuma per capelli!!!!!!!!
G1: Ok, come al solito questa sera botte da orbi ... in sta casa non si queta mai. Va beh, buonanotte a tutte/i! Ehm, Autrice Suprema, lo sai che Gus ti ha fottuto la cioccolata, vero? Bah, non mi sente, tropo impegnata a pestare Bill. Ciao!
  
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