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Autore: AurumLiddell    03/06/2015    0 recensioni
"Forse in fondo, se qualcuno o qualcosa ci ha fatte incontrare.. Potrebbe non essere un caso, forse lo ha fatto perché entrambe abbiamo bisogno l'una dell'altra." disse cercando di sorridere, io provai a fare altrettanto e le presi la mano "Io posso solo sperare che questo non sia un sogno, perché io ho davvero bisogno di te." quando lo dissi Alice sembrò sorridere un po' di più e per qualche strano motivo io mi sentii realizzata.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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“Alice.. Alice! Calmati! Sono io!” dissi urlando, la abbracciai da dietro cingendole con entrambe le braccia il bacino mentre lei continuava a dimenarsi come se non ci fosse stato un domani. La cosa che mi preoccupava di più era quello stupido coltello che teneva in mano, la lama vorpale, se continuava a muoversi in quel modo avrebbe potuto tranquillamente azzeccarmela in un occhio e il fatto era che io sarò all’incirca uno o due centimetri più alta di lei. Era inutile continuare a cercare di calmarla, mi staccai da lei e cercai di allontanarmi il più possibile, cercai di farmi vedere in faccia, forse in quel modo avrebbe funzionato. Mi resi conto solo in quel momento che era a terra, seduta, lo sguardo confuso e fisso nel vuoto fino a quando, finalmente, si accorse della mia presenza e mi guardò. All’improvviso il vestito non fu più bianco e nero e tornò ai suoi colori originari ed i suoi occhi pieni di sangue tornarono come prima, non più rossi ma del solito verde foglia che ti ipnotizzava se restavi a fissarlo troppo a lungo. Quando tornò completamente come prima abbassò la testa e io cercai di avvicinarmi il più lentamente possibile. Mi ritrovai ad un centimetro da lei e mi accovacciai, “Alice..” dissi piano, non ero molto sicura ma alzai una mano per accarezzarle la testa, mi aspettavo un movimento convulso (ma forse stavo solo esagerando) invece restò ferma. “E’ finita. Non ti daranno più fastidio.” Dissi, continuavo a fissarla, lei continuava a non vedermi e a non dire nulla. Non so perché l’ho fatto però mi venne d’istinto abbracciarla, lei non si oppose, al contrario fece qualcosa che mi stupì: non lo fece all’inizio ma dopo qualche secondo ricambiò l’abbraccio. Sentivo le sue braccia, un po’ esili, nella schiena. “Andiamo?” mi chiese, finalmente aveva parlato ed io mi sentivo più serena. Cercai di staccarmi da lei il più dolcemente possibile “Sì.” Risposi e mi alzai, le tesi la mano e si fece aiutare ad issarsi. Si ripulì un po’ il vestito con le mani, ma in fondo non c’era niente da pulire, il sangue era su quel vestito da anni e non si poteva togliere, ormai faceva parte dell’indumento. Mi voltai verso la piazza, vidi i resti delle rovine alla deriva, ovvero le macchie nere sul terreno e vidi le chiazze di sangue dei Mattoidi, alcune piccole altre enormi. C’erano anche un occhio rosso a terra, lo avrei riconosciuto ovunque: era di un Occhiere.. Ma il corpo metallico? Dove era finito? Beh, poco importava. Io mi occupai delle Vespe Daimyo e delle Vespe Samurai, in poche parole: il lavoro più pesante lo avevo fatto io. Ovviamente sotto il mio punto di vista. Le vespe del mondo umano, in confronto a quei mostri del Paese delle Meraviglie, non erano niente. Dio, perché le Daimyo dovevano avere delle armature così resistenti? Le ferite che mi procurarono quelle maledette vespe non voglio nemmeno descriverle, avevo sangue su tutta la faccia e le tempie mi pulsavano, restai in quello stato malconcio per almeno una settimana se non sbaglio. Ansimavo, le gambe mi tremavano. Alice mi mise un braccio dietro la schiena per sorreggermi e ce ne tornammo in quel bunker che ci faceva da base. Ero distesa sul lettino dell’infermeria quando Roberto entrò e mi porse il giornale. “Che c’è?” chiesi io “Pensavo solo che volessi qualcosa da leggere.” Rispose. Presi il giornale e sfogliai qualche pagina “Oh! Noto che il Freddy Fazbear Pizza è riaperto.” “Emh..” Roberto sembrava a disagio “A proposito di questo.. C’è una cosa che dovresti sapere.” “Sarebbe a dire?” chiesi mentre continuavo a leggere l’articolo “Non posso dirti chi, ma il tuo aiuto è stato richiesto per..” “ No!” lo interruppi “Non tornerò a fare la guardia a quella pizzeria, nemmeno se mi dessero lo stipendio necessario per comprarmi una spada nuova.” Ci fu qualche secondo di silenzio “Non era questo che dovevo dirti. Posso parlare?” “Sì.” “Il tuo aiuto, è stato richiesto per indagare sull’omicidio dei bambini uccisi.” “Mi chiedete questo nonostante abbiate visto la mia reazione quando sono stati scoperti i corpi?” “Non ho detto al proprietario che aiuterai la.. Polizia, se così la vogliamo chiamare. Gli ho detto che in caso gli avresti dato tu una risposta.” Ci furono un paio di secondi di silenzio “Il tuo tacere mette ansia. Ci tenevo a fartelo sapere.” Disse Roberto “Posso pensarci?” chiesi io “Hai una settimana per pensarci a partire da oggi. Ma non ti assicuro che per indagare non ti chiedano nuovamente di fare da guardia a quel posto. Perché non vai a Storybrooke e chiedi a Regina se ha un incantesimo di protezione adatto a te?” “Di protezione.. Contro degli animatronics?” Roberto sembrava colto un po’ alla sprovvista “Beh.. Sì, non vedo perché no. Potrebbe funzionare. Forse non sarà facile perché Regina non ha esattamente il migliore dei caratteri ma..” “Taci, ha un carattere splendido. Va bene, più tardi ci farò un salto.” Attraversare o no il confine per me non era un problema dato che Storybrooke non era il mio posto originario ed io non uscivo da una fiaba. O almeno, non da una fiaba a lieto fine. Alice camminava accanto a me, solo dopo qualche passo mi accorsi che apparentemente si stava rannicchiando contro di me. “Angela..” “Sì?” continuavo a guardare avanti “Non mi sento molto sicura..” “Perché?” “Non lo so, sento che qualcosa non va in questo posto.” Non l’avevo mai vista assumere quell’atteggiamento, mi sembrava leggermente infantile, ma aveva un qualcosa di fragile “Tienimi la mano.” Dissi e lei lo fece quasi subito, in effetti sembrava che qualcosa non andasse, sì c’era qualcuno in strada ma non molta gente, per fortuna vidi sbucare una figura familiare mentre camminavo: Belle che vedendomi mi venne in contro “Ehy!” io mi sorrisi, in fondo ero felice di vederla. Mi abbracciò “Come va? E’ da tanto che non venivi a farci visita.” Spostò lo sguardo su Alice che era messa dietro di me cercando di non farsi vedere “Piacere.” Le tese la mano e Alice molto timidamente gliela strinse, vidi il sorriso di Belle incupirsi un po’ quando notò il sangue sul vestito. “Dove stavate andando?” mi chiese “Da Regina, devo chiederle una cosa.” Belle come al solito non si mostrò entusiasta della mia idea ma alla fine ci andai lo stesso. Bussai. Nessuna risposta, bussai di nuovo. Finalmente aprì, “Ciao Regina.” Dissi abbozzando un sorriso, Regina mi squadrò dall’alto in basso “Possiamo entrare?” “Che cosa vuoi?” “Non trattarmi come se fossi venuta qui per litigare, ho bisogno del tuo aiuto.” “Ribadisco, che cosa vuoi?” “Ho bisogno di sapere se potresti… Farmi un incantesimo di protezione..” “Mi chiedi questo nonostante il fatto che la magia abbia un prezzo? Dovresti saperlo.” Stavo leggermente iniziando a perdere la pazienza e non avevo la minima intenzione di discutere in quel momento “Sai che ti dico? Hai ragione. Non è importante, grazie lo stesso.” Dissi, girai sui tacchi e me ne andai, non mi accorsi subito che Alice però non era dietro di me, dopo un paio di passi mi girai e vidi qualcosa che mi incuriosì parecchio: Alice e Regina si stavano guardando, effettivamente non si erano mai incontrate prima ma c’era come una sorta di stupore che non so descrivere nel modo in cui si fissavano. Alla fine vidi Regina chiuderle la porta in faccia. Tornai indietro e le andai in contro “Tutto bene?” chiesi, stava ancora fissando la porta “Alice, c’è qualcosa che non va?” continuava a non risponderti, all’improvviso si girò e se ne andò con me che la inseguivo “Potresti camminare un po’ più piano?” “Sei un mezzo vampiro, non credo che, in questo caso, quella delle gambe corte sia una scusa onestamente.” Improvvisamente, mentre camminavamo sentii una voce "Sto chiedendo troppo? Voglio quello che voleva lei." riconobbi quella voce senza pensarci nemmeno un secondo: Bumby. Mi fermai, Alice si accorse che non stavo più camminando "Tutto bene?" "Lo hai sentito anche tu?" chiesi "Cosa?" "Bumby." quando lo dissi mi guardò sbalordita "Angela.. Bumby è morto, cosa stai dicendo?" ci pensai su, forse si trattava solo di una innocente allucinazione, perché dargli tanto peso? Mi sforzai parecchio di sorridere e ripresi a camminare "Tranquilla, non è niente." dissi, prima di ricominciare a camminare restò a fissarmi qualche secondo "Forse non avrei dovuto dirlo." pensai tra me e me. Continua...
   
 
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