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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    04/06/2015    1 recensioni
[Partecipante al Contest "Che Storia Sia!" indetto da 9dolina0 sul forum di EFP e classificatasi 12/22]
La cosiddetta “Tregua di Natale” è un episodio storico riconosciuto come spontaneo, nato improvvisamente nei giorni immediatamente precedenti al 25 Dicembre 1914 sul fronte occidentale, quando numerosi soldati – sia tedeschi che francesi – lasciarono le trincee per festeggiare assieme le festività natalizie, scambiandosi piccoli doni e improvvisando perfino partite a calcio nella terra di nessuno (lo spazio che si trova tra le trincee dei due schieramenti opposti). Non vi erano stati ordini dall’alto e, per questo motivo, i singoli comandi proibirono eventi similari negli anni seguenti. Trovo che sia una pagina toccante, il segno che la fratellanza tra uomini può nascere anche nei momenti più bui ed oscuri.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Nickname forum/nickname Efp: KungFuCharlie/SHUN DI ANDROMEDA (è veramente scritto tutto maiuscolo)
Nickname beta reader (eventuale): My Pride
Titolo e link: “Frohe Weihnachten.”, “Joyeux Noel.”
Rating: Verde
Epoca: Prima Guerra Mondiale, Giorno di Natale 1914
Ambientazione geografica: Fronte Franco-Tedesco della guerra (Fronte Occidentale)
Contesto storico: Prima Guerra Mondiale
Generi secondari: Malinconico
Avvertimenti: Nessuno
Introduzione: In quella mattina di Natale del 1914, l’umanità ritrova sé stessa, perduta nel fragore delle schermaglie al fronte.
Note dell’autore*: La cosiddetta “Tregua di Natale” è un episodio storico riconosciuto come spontaneo, nato improvvisamente nei giorni immediatamente precedenti al 25 Dicembre 1914 sul fronte occidentale, quando numerosi soldati – sia tedeschi che francesi – lasciarono le trincee per festeggiare assieme le festività natalizie, scambiandosi piccoli doni e improvvisando perfino partite a calcio nella terra di nessuno (lo spazio che si trova tra le trincee dei due schieramenti opposti). Non vi erano stati ordini dall’alto e, per questo motivo, i singoli comandi proibirono eventi similari negli anni seguenti. Trovo che sia una pagina toccante, il segno che la fratellanza tra uomini può nascere anche nei momenti più bui ed oscuri.

"Frohe Weihnachten.", "Joyeux Noel."

In quella mattina di Natale che minacciava neve, Samuel LaRue si unì al curioso gruppo di commilitoni che, sbucando da dietro le trincee sul far dell'alba, avevano notato per primi quell'insolito ammassarsi di soldati avversari nel bel mezzo della terra di nessuno: ciascuno col proprio pastrano nero, si erano sparsi per un'ampia area del terreno brullo e ingombro di neve - la causa era da ricercarsi nella tempesta del giorno precedente - e avevano cominciato a ripulire interi fazzoletti di terra, a disporre legna apparentemente asciutta e ad accendere allegri fuochi che risaltavano brillanti nell'aria nebbiosa di quel gelido mattino.

"Tenente LaRue, cosa significa tutto questo?" domandò agitato un soldatino, arrivato soltanto due settimane prima con l'ultimo convoglio di rifornimenti provenienti dal Comando.

Con il pesante giaccone spolverato di neve per la scomoda nottata passata di vedetta sulla collina, il tenente LaRue scrutò tra la nebbia - tanto comune sulla Somme in quella stagione-, aspirando a pieni polmoni il vago sentore di legna bruciata: il profumo gli riportò alla mente le festività natalizie in famiglia, il caminetto acceso, i dolci, le carole; la sorella che suonava allegra il pianoforte, la madre che lo baciava sulle guance...

Il moto di commozione che lo assalì fu violento e inaspettato, come una scarica di moschetto in pieno petto ma non recava seco dolore, anzi; ciò di cui sentì il petto ribollire era gioia, speranza... semplicemente calore.

Come ipnotizzato, il tenente arrancò al di là della trincea, sordo ai richiami dei propri commilitoni, e raggiunse quei ragazzi - giovanotti come lui, come i suoi compagni poco distanti -, chinandosi per aiutarli a ripulire il terreno: di cadaveri ce n'erano ancora pochi, quasi tutti tedeschi, qualcuno francese, giovani caduti solo poche ore prima durante l'ennesima schermaglia.

Spalla a spalla, braccio con braccio, seppellirono gli ultimi corpi - nessuno aveva fatto troppo caso alla nazionalità, le preghiere erano preghiere malgrado la lingua con cui venivano pronunciate - poi si sparpagliarono nuovamente: qualcuno urlava, forse chiamava altri compagni?

Altri invece si avvicinarono alle trincee francesi, cominciando ad invitare - a gesti e a parole inframmezzate di tedesco - i soldati spaventati e stanchi ad uscire, ad unirsi a loro.

Alcuni erano titubanti, altri erano stati facili da convincere.

Quando però aveva cominciato a nevicare, tutti avevano abbandonato i rifugi: da ogni lato, non si vedevano altro che facce sorridenti e abbracci sinceri di fratelli separati troppo a lungo da bombe, paure e proiettili

Seduto davanti ad uno dei focolari improvvisati, Samuel si strinse nel suo pastrano: di tanto in tanto, scambiava qualche parola in tedesco - i ricordi della scuola sembravano così vividi in quei momenti - e condivideva un mozzicone di sigaretta con i due ragazzotti accampati come lui; non c'era tensione tra loro.

Uno di loro tirò fuori una fiaschetta, a gesti gliela offrì - brandy, a giudicare dall'odore pungente - e lo spinse a bere: il liquore gli scaldò lo stomaco, i canti stentorei in tedesco francesizzato e francese tedeschizzato all'unisono gli scaldarono il cuore.

La terra di nessuno in mezzo alle due trincee sembrava come ritornata a nuova vita; le sigarette scambiate emanavano il più dolce dei profumi.

Eppure - pur consapevole dell'effimerità di quella pace - Samuel LaRue ringraziò Dio per quell'attimo di semplice e umano calore: forse già il giorno seguente lui o quei ragazzi che gli sorridevano da dietro le sciarpe luride sarebbero andati a far compagnia ai compagni caduti ma la guerra era così lontana in quel momento... Così straniera in quel clima di festa.

"Frohe Weihnachten." mormorò tra sè e sè, senza pensarci.

Sorpresi, i due dinanzi a lui annuirono con un sorriso stanco ma sincero: "Joyeux Noel.".

Dodicesimo classificato – “Frohe Weihnachten.”, “JoyeuxNoel.”

Di KungFuCharlie


Sintassi, ortografia, punteggiatura
La tua storia ha una sintassi molto elaborata, pur essendo piuttosto breve; non per questo, però, è scorretta. Da questo punto di vista, anzi, non ho riscontrato errori.
A livello di ortografia, ti segnalo invece un’imprecisione:

"Frohe Weihnachten." mormorò tra sè e sè, senza pensarci.

Il pronome riflessivo si scrive obbligatoriamente con l’accento acuto, quello, cioè, inclinato dall’alto verso sinistra. Ciò dipende dalla pronuncia standard di tale parola – in alfabeto fonetico /’se/ –, con la vocale e chiusa. L’accento che hai utilizzato tu indica la pronuncia aperta della e – in alfabeto fonetico /ε/ –, quella che, nell’italiano standard, indica la terza persona singolare dell’indicativo presente del verbo essere – egli è.

Per quanto riguarda l’ortografia, ci sono alcuni errori, tra l’altro generalmente molto diffusi tra gli scrittori amatoriali:

[…] il tenente LaRue scrutò tra la nebbia - tanto comune sulla Somme in quella stagione-, aspirando a pieni polmoni il vago sentore di […]

Il moto di commozione che lo assalì fu violento e inaspettato, come una scarica di moschetto in pieno petto ma non recava seco dolore, anzi; ciò di cui sentì il petto ribollire era gioia, speranza... semplicemente calore.

[…] troppo a lungo da bombe, paure e proiettili

[…] forse già il giorno seguente lui o quei ragazzi che gli sorridevano da dietro le sciarpe luride sarebbero andati a far compagnia ai compagni caduti ma la guerra era così lontana in quel momento... Così straniera in quel clima di festa.


Quando si vuole inserire un inciso, ovvero un frase, parola o espressione che non incida sulla correttezza sintattica del periodo principale, occorre utilizzare il trattino medio spaziato. Tu hai inserito quello breve (-). Il trattino breve serve per andare a capo o per creare composti, ma non può essere usato al posto di quello medio (–) negli incisi o nei discorsi diretti. Oltretutto, lo spazio tra l’ultima parola dell’inciso e il trattino è obbligatorio.
La seconda frase è piuttosto lunga, per cui sarebbe meglio inserire qualche virgola in più, come per esempio tra petto e ma. Non mi convince neanche molto il punto e virgola usato dopo anzi: piuttosto, meglio inserire il punto e virgola dopo dolore e la virgola dopo anzi.
Nella terza frase c’è un semplice refuso: hai dimenticato di inserire il punto fermo dopo proiettili.
L’ultima frase ha lo stesso problema della seconda che ti ho segnalato: è troppo lunga e manca di pause intermedie. Per esempio, io inserirei una virgola tra caduti e ma. Da notare, inoltre, i puntini di sospensione inseriti verso la fine. I puntini di sospensione svolgono una funzione ben precisa, che è quella di sospendere; tuttavia, spesso questo segno viene utilizzato in luogo di altri ben più appropriati. In questo caso, la semplice virgola sarebbe stata perfetta. Attenzione a non abusare dei puntini di sospensione o del punto esclamativo: so che tra gli scrittori amatoriali è molto comune dare enfasi alle proprie storie attraverso un uso della punteggiatura piuttosto libertino; però, ahimé, le regole esistono e vanno rispettate.
8/10

Appropriatezza lessicale e stile
La tua storia presenta una sintassi molto complessa, tanto che alcuni periodi sono lunghi anche più di tre righe. Basti guardare l’incipit del racconto:

In quella mattina di Natale che minacciava neve, Samuel LaRue si unì al curioso gruppo di commilitoni che, sbucando da dietro le trincee sul far dell'alba, avevano notato per primi quell'insolito ammassarsi di soldati avversari nel bel mezzo della terra di nessuno: ciascuno col proprio pastrano nero, si erano sparsi per un'ampia area del terreno brullo e ingombro di neve - la causa era da ricercarsi nella tempesta del giorno precedente - e avevano cominciato a ripulire interi fazzoletti di terra, a disporre legna apparentemente asciutta e ad accendere allegri fuochi che risaltavano brillanti nell'aria nebbiosa di quel gelido mattino.

Generalmente non mi dispiace questo tipo di sintassi; trovo, anzi, che un autore che sappia gestire con maestria dei periodi piuttosto complessi abbia delle buone probabilità di scrivere storie complete e dettagliate. La scelta dello stile, però, si basa anche sull’argomento trattato, sul genere e sulla lunghezza: trovo che, relativamente ai primi due parametri, una sintassi articolata, con prevalenza dell’ipotassi, sia perfettamente calzante; un po’ meno lo è dal punto di vista della lunghezza, poiché la tua storia è breve – ha un numero appena superiore di parole al minimo indispensabile per essere considerata una OS – e spesso, come nel caso sopra citato, interi periodi vanno a coincidere con un solo paragrafo. A prescindere da ciò, comunque, hai saputo governare bene la grammatica.
Dal punto di vista lessicale, non mi piace l’idea di utilizzare l’arcaismo seco al posto di con sé:

[…] come una scarica di moschetto in pieno petto ma non recava seco dolore […]

Non hai usato altri arcaismi evidenti nel racconto e la presenza di seco appare, a mio avviso, un po’ forzata. Si tratta ovviamente di un’opinione personale, però, in virtù anche della brevità del racconto, sarebbe stato più opportuno mantenersi su un lessico il più possibile omogeneo. A parte questo, non ho riscontrato termini fuori luogo o parole usate impropriamente: la storia scorre piuttosto bene e il lessico è appropriato, anche se avrei gradito qualche germanismo e francesismo in più.
7,5/10

Trama: originalità e sviluppo
La trama della tua storia è quasi commovente. È difficile, leggendo racconti tanto brevi, imbattersi in tematiche tanto sentimentali, soprattutto quando i protagonisti della vicenda non siano due innamorati. Attraverso il desiderio che hai espresso da parte dei soldati schierati sui due opposti fronti, hai messo in luce quanto i giovani chiamati alle armi fossero in parte insofferenti rispetto al conflitto bellico e covassero nell’animo meno rivalità di quanta non ce ne fosse nei cuori dei rispettivi capi di governo.
In fondo, il Natale è Natale per tutti, soprattutto in un’Europa divisa tra fronti avversari ma unita dalle medesime radici culturali.
L’idea che i soldati francesi e tedeschi, impegnati gli uni contro gli altri in una battaglia destinata a scrivere la storia, avessero optato per una tregua il giorno di Natale, mescolandosi addirittura tra loro, è quanto di più interessante si possa leggere volendo sostenere la bontà intrinseca della natura umana.
In realtà, credo semplicemente che molti di questi giovani spediti in guerra non avessero ben chiaro il perché di una tale atrocità, né il motivo per cui dovessero lottare contro altri ragazzi, solo perché appartenenti a un’altra nazione. La tua storia merita molto sia in quanto a originalità che in quanto a sviluppo degli eventi narrati: certo, ti sei ispirato a un fatto realmente accaduto; è pur vero, però, che quando si parla di ambientazioni belliche, difficilmente si sceglie di parlare di eventuali tregue.
10/10

Caratterizzazione dei personaggi
Il protagonista, Samuel LaRue, schieranto sul fronte francese, è colui attraverso il quale racconti il desiderio dei giovani soldati impegnati in guerra di voler festeggiare il Natale. A dire il vero, non hai approfondito molto la sua personalità, concentrandoti esclusivamente sull’aneddoto da te descritto; però, quel poco che dici nel breve racconto che hai pubblicato mette in risalto una personalità molto umana, tutt’altro che incline a guerreggiare in qualunque circostanza e a qualunque costo.
L’atmosfera natalizia, a dire il vero, trascina con sé un po’ tutti i personaggi che si muovono sulla scena: non è una caso che la tregua riesca ad avere un tale successo. Dopotutto, i ragazzi sul fronte sono accomunati dalle medesime radici culturali e trovano giusto e sacrosanto mettere da parte le armi per poter festeggiare il Natale in comunione e in fratellanza.
Purtroppo, la scarsa lunghezza della storia non ti ha permesso di analizzare nel dettaglio cosa passi per la testa del protagonista e degli altri soldati. Questo è, almeno in parte, un peccato, perché sarebbero potute venire fuori interessanti opinioni dei giovani relativamente all’utilità del conflitto cui stavano partecipando.
Ai fini della trama, però, questa lacuna narrativa non è poi così grave.
8/10

Sviluppo del contesto storico, attinenza, ambientazione
In maniera assolutamente semplice, ma attraverso la scelta di una tematica tutt’altro che banale, hai messo in risalto uno dei contesti storici più drammatici della storia recente. Le descrizioni relative all’mbiente in cui si muovono i personaggi non sono particolarmente approfondite; tuttavia, i dettagli inseriti sono sufficienti a far respirare il clima della così detta Grande Guerra.
Come ho già avuto modo di dire, apprezzo particolarmente il fatto che tu abbia deciso di parlare di un evento storico tanto tragico attraverso uno degli episodi che più dovrebbero indurre a riflettere. Il Natale diventa la scusa per mettere da parte le armi e riconoscere il proprio diritto a vivere in serenità e in tranquillità. Oltretutto, l’iniziativa è partita spontaneamente dai ragazzi impegnati sul fronte – ottima la precisazione che, negli anni successivi, furono esplicitamente proibiti episodi simili – e ciò determina quanto, in realtà, in fondo al proprio cuore, forse non avevano proprio chissà quale interesse nell’uccidere altri esseri umani in nome di non si sa bene che cosa.
Episodi del genere dovrebbero far riflettere sull’utilità dei coflitti bellici e di alcuni in particolare: alle volte, un gesto di fratellanza nato spontaneamente, come quello che hai narrato tu, può risultare più minaccioso di un omicidio efferato.
Perché, altrimenti, vietare i festeggiamenti nei successivi Natali?
Il rischio che i soldati perdessero di vista le ragioni dei propri governi era, evidentemente, troppo alto.
9,5/10

Gradimento personale
Parto immediatamente col ribadirti che la tua storia è molto originale e che mi piace tantissimo l’idea di trattare la prima guerra mondiale attraverso un episodio tanto significativo dal punto di vista umano.
La tua scelta, decisamente in controtendenza, ha reso gli argomenti da te affrontati ben più chiari e interessanti dei soliti racconti circa i drammi dei conflitti bellici. In fondo, la guerra è anche questo: se vengono chiamati alle armi giovani solo in parte informati sulle ragioni che hanno spinto il proprio Paese a combattere contro gli altri, non è detto che i ragazzi in questione non possano avere un moto di fratellanza reciprica. Non è detto e, nel caso di questa storia, non avviene.
Se posso permettermi un suggerimento, io inserirei qualche spezzone introspettivo in cui si parli delle opinioni di questi ragazzi circa il conflitto in cui stanno combattendo: in fondo, dici chiaramente che già ci sono state delle vittime e che altre ce ne saranno; perché non far riflettere i personaggi anche su questo aspetto?
A parte ciò, comunque, la tua storia merita ogni considerazione.
Tot.: 43/50
   
 
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