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Autore: whitesatellite    04/06/2015    1 recensioni
"E dopo ci fu il silenzio. A volte i silenzi, per quella coppia, valevano più di mille parole. C’erano solo loro, il mare e i palazzi secenteschi che sovrastavano il Lungomare, custodi di mille segreti accumulati nei secoli."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Stanotte il buio si può navigare, la luna è solo un satellite."
Satellite - Colapesce


Ortigia riluceva come una perla, quel sabato sera di giugno.
Tutto sembrava far parte di una colonna sonora: i vocii della gente e le allegre canzonette popolari suonate dai musicisti di strada accompagnavano l’odore salmastro della brezza marina, che nei vicoli antichi e illuminati da pochi lampioni si mescolata al sentore polveroso della calce bianca dei palazzi barocchi. Se quella sera fosse stata un gusto, sarebbe stato quello della granita alla mandorla: dolce, rilassante come una gita in barca.
I due innamorati erano seduti su uno scoglio ripido e nero come la pece della spiaggia del Lungomare Alfeo. Erano abbracciati e lasciavano cullare i loro pensieri al rumore della fresca risacca notturna.
Poche cose erano certe, per quei due ragazzi. La prima era che niente e nessuno avrebbe potuto infrangere la magia di quel momento così perfetto, mentre la seconda era che sarebbero rimasti insieme per sempre e avrebbero affrontato tutto mano nella mano, sguardo su sguardo, ambra su zaffiro.
Il ragazzo passò la mano ruvida tra i capelli di grano della sua amata e si lasciò scappare un sorriso. Era sua. C’era voluto tanto per conquistarla e finalmente era lì fra le sue braccia. E quando lei gli rivolse lo sguardo, gli occhi azzurri illuminati dalla luna, quasi gli mancò un battito.
- Sei così bella – sussurrò lui, mentre le accarezzava le guance, che immediatamente si tinsero di rosso.
Lei finalmente si sentiva splendida. Quando stava con lui abbandonava le insicurezze e si lasciava cullare dalla sua voce suadente e vitale.
E dopo quel complimento ci fu il silenzio. A volte i silenzi, per quella coppia, valevano più di mille parole. C’erano solo loro, il mare e i palazzi secenteschi che sovrastavano il Lungomare, custodi di mille segreti accumulati nei secoli.
- Facciamo un bagno – disse lei.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, allibito da quella proposta, ma si lasciò andare e acconsentì.
Lui si tolse la maglietta a righe, lei la leggera veste a fiori bianca. Rimasero seminudi alla luce delle stelle, e si sentirono parte di un mito in quell’isola di luce.
L’acqua era fredda ma confortevole, i nervi si rilassarono e cominciarono le corse tra le onde del mare. La felicità era tale che a entrambi quasi venne da piangere.
E nuotarono. Nuotarono fino a dove poterono, fino a quando la luna non fu abbastanza vicina da sfiorarla con un dito.
Si abbracciarono sfidando le onde del mare, sfiniti ma ebbri di gioia. E poi si baciarono.
Le loro labbra erano violacee a causa del tempo passato in acqua, e sapevano di sale, di parole e silenzi, di gelsi, limone e voglia di vivere.
Rimasero in acqua per un po’, a contemplare la perfezione di quel momento e a immaginare un futuro insieme. Lui voleva proteggerla. Sarebbe stato come una conchiglia, e lei come la perla custodita in essa. Avrebbe affrontato qualsiasi ostacolo per farla stare bene, per averla sempre accanto.
Le carezze si fecero estenuanti, tanto si amavano. Tornarono a riva e decisero di amarsi ancora fino a quando la Terra non sarebbe scomparsa.
- Ti sposerò, amore mio, ti darò momenti ancora più belli di questo. E per vederti sorridere ancora come adesso arriverei in capo al mondo, persino sulla Luna –
Lui non seppe se quella gocciolina che aveva visto scendere dai suoi occhi fosse acqua di mare o lacrima, ma non gliene importò.
- A me basta avere te per sempre – disse lei, con toccante semplicità.
E continuavano a baciarsi e accarezzarsi, illuminati da luna e lampioni ad olio e accompagnati dalla musica di strada che continuava perpetuamente a suonare.
Quella notte diventarono una cosa sola, come Alfeo che divenne fiume per stare per sempre con la sua Aretusa. Era la notte delle promesse e dei desideri, che presto sarebbero divenuti reali.
Alla fine si rivestirono. La camicia e la veste bianca erano stropicciati e un po’ umidicci, ma che importa. Il vento avrebbe attenuato la magia, ma non l’avrebbe mai cancellata.
Salirono sulla Vespa bianca del ragazzo. Lo scirocco li colpiva dritti in faccia con il suo soffio afoso, quasi a ricordare che la magia era finita e che presto sarebbero cominciate le sofferenze.
L’anziana donna che guarda la scena dall’alto di un palazzo barocco lo sa bene, e i suoi occhi zaffiro si inumidiscono di acqua salata come il mare in una notte di giugno nel ricordare quell’immensa felicità che era volata sulla luna con l’amore.
 




Salve!
Posso dirmi molto orgogliosa di questa storia. Come avrete già capito, è ambientata a Ortigia, meraviglioso centro storico della mia città, Siracusa. L'ho scritta proprio un sabato sera alla spiaggia del Lungomare Alfeo, seduta su uno scoglio. È in questi momenti che mi lascio andare al fluff estremo, anche se questa storia finisce per essere malinconica.
Mi ha aiutato molto la canzone che ho citato prima, "Satellite" del siciliano Colapesce. A moltissimi non piace, mentre è una delle mie canzoni preferite. Già, ho gusti molto strani :')
Comunque, spero vi sia piaciuta, ci terrei davvero tanto a sapere cosa ne pensate!
A presto!

whitesatellite.


 

   
 
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