Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Letizia25    04/06/2015    5 recensioni
«Com’è la vita?»
«La vita è bellissima già per il semplice fatto di esistere, per il fatto di poter dire: “Sono parte di qualcosa di meraviglioso”. Perché la vita è bellissima, nonostante tutti i problemi che possano presentarsi durante il cammino. La vita è un continuo cadere e rialzarsi, a volte da soli, a volte grazie agli altri. La vita è colore, è quell’unico arcobaleno che, qualche volta, comprende anche il nero. La vita è scoprire, emozionarsi, piangere, ridere, soffrire. La vita è originalità, è unica. La vita è pazzia pura.»
*
«Ti prego Ashton, insegnami a vivere!»
«Ma non so come si fa.»
«Allora lo capiremo insieme.»
*
Il destino si divertirà a far incontrare due mondi apparentemente diversi, ma accomunati da tante, troppe cose. Due ragazzi si si ritroveranno a lottare insieme contro qualcosa che all’apparenza sembra impossibile da affrontare. Ma poi l'amore si mette in mette in mezzo.
E sarà proprio l’amore ad aiutarli a superare qualsiasi cosa, insieme.
*
Una storia che parla di quanto sia importante vivere al massimo ogni singolo giorno che ci è dato da vivere, perché la vita è una sola e non va sprecata, mai.
*
Trailer: http://youtu.be/1rNyxp_yUAI
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

2.
... Siamo noi



Ashton non sapeva come era arrivato fin lì. Era uscito dalla classe con lo zaino sulle spalle, con l’intento di andare in mensa. Eppure si era ritrovato a percorrere quei corridoi ormai deserti, silenziosi, con la mente svuotata di qualsiasi cosa. Si era avviato in silenzio su quelle scale, senza ben capire perché stesse andando proprio verso il tetto della scuola. Dopotutto, non era permesso agli alunni accederci. Eppure lui era lì, come se una forza più grande di lui lo avesse attirato fino a quel posto.
Aveva notato la porta stranamente socchiusa e l’aveva aperta, sorprendendosi a vedere cosa c’era fuori.
Una ragazza mora era lì, ferma, in piedi sotto la pioggia. I capelli scuri ormai completamente zuppi come i vestiti e le scarpe. Gli occhiali lievemente appannati risaltavano su quel viso pallido, mettendo soprattutto in mostra le occhiaie che la ragazza aveva sotto gli occhi.
L’aveva osservata per un po’, curioso, senza ben rendersi conto del tempo che passava. Era come se l’aria stanca della mora lo avesse attirato in un modo tutto particolare, un modo che Ashton proprio non era riuscito a spiegarsi. Era semplicemente rimasto lì, poggiato allo stipite della porta, ad osservarla, mentre la pioggia continuava a cadere, lenta, provocando quel tintinnio che il ragazzo proprio non riusciva a sopportare.
Ad un tratto una goccia d’acqua lo aveva colpito sulla guancia, facendolo tornare con i pensieri per terra. Si era dato mentalmente dello stupido, perché chi si fermerebbe a osservare qualcuno in questo modo?
Senza pensarci due volte, aveva tirato fuori l’ombrellino dallo zaino e lo aveva aperto, per poi avvicinarsi alla mora per ripararla dalla pioggia. Subito lei si era voltata, e Ashton era rimasto completamente spiazzato da quei grandi occhi marroni, occhi tristi, spenti, non vivi, privi di quella luce che, bene o male, tutte le persone hanno dentro.
«Ne hai ancora per molto? Se continui a stare qui sotto ti bagnerai.» disse, stranamente preoccupato per lei.
Stranamente, sì, perché di solito Ashton se ne stava sempre sulle sue, in un angolo. Anche se amava stare in compagnia, alla fine era quello che si ritrovava sempre messo da parte, per qualsiasi cosa. E non aveva neppure amici veri con cui potersi confidare, almeno un po’. Era solo, e questo per adesso gli bastava, gli era sempre stato sufficiente. Ma quegli occhi… Non sapeva come spiegarselo, ma avevano un qualcosa che gli faceva sentire qualcosa di strano proprio dentro al petto, all’altezza del cuore.
Solo che non ci pensò poi molto, perché tanto non sarebbe servito. In fondo loro due non avrebbero mai condiviso niente. Era stato solo un caso essersi trovati lì, su quel tetto, sotto la pioggia che continuava a cadere incessantemente, senza dar alcun segno di volersi fermare.
«Nessuno ti aveva chiesto un ombrello.» gli rispose la ragazza con tono duro, freddo. Tutte le volte che le si avvicinava qualcuno che non fossero i suoi amici o suoi familiari, lei reagiva sempre allo stesso modo: respingeva, ogni volta sempre più duramente. E questo solo per difendersi, per paura che quel blocco di vetro attorno al suo cuore potesse rompersi e peggiorare solo tutto quello schifo in qui si trovava.
Il ragazzo dai capelli castani rimase interdetto. Insomma, si era pure preso il disturbo di ripararla dalla pioggia e di essere gentile con lei, si era persino preoccupato di come stesse.
«Sai, molti la chiamano educazione.» le disse lui, a tono.
Lo sguardo della mora si indurì ancora di più. Senza rispondere, si voltò dall'altra parte, tornando ad osservare il grigio del cielo che proprio non voleva andarsene, come se avesse deciso di stanziarsi lì. 
Ashton sospirò. Era proprio strana quella ragazza. Non che si aspettasse chissà cosa, ma un minimo di gratitudine sarebbe stato ben accetto. 
«Entra dentro, dai.» proseguì, non riuscendo neppure a capire perché si stesse comportando in quel modo con una persona che nemmeno conosceva.
Kay si voltò di nuovo verso di lui, attenta questa volta a non far incontrare i loro occhi. Aveva paura che quel blocco di vetro dentro di lei potesse incrinarsi nuovamente. Senza aggiungere altro, si incamminò dentro. In fondo quel ragazzo aveva ragione: si sarebbe sicuramente ammalata a stare lì fuori sotto l’acqua. Ashton la seguì, senza ben capire quel che stava succedendo.
Scesero le scale in silenzio, entrambi immersi nei propri pensieri. I loro passi rimbombavano nell’androne, marcando la stranezza di quella situazione tutta particolare.
Il riccio non sapeva davvero che cosa pensare. Quella ragazza, nonostante tutto, lo incuriosiva e non poco, con quel modo di fare contraddittorio e con quegli occhi che lo avevano atterrito con niente. Ancora non sapeva a cosa tutto quello lo avrebbe portato. Eppure non voleva sottrarsi a quella novità. Voleva capire cosa ci fosse sotto, perché aveva la netta sensazione che quella ragazza avesse più cose dentro al cuore di quanto immaginasse. Lo sentiva dentro, anche se no riusciva a spiegarselo bene.
Kay invece stava ancora pensando al perché stesse agendo in quel modo. Era strano da parte sua aver dato retta ad una persona che non conosceva, ancor più strano era il fatto che quella persona fosse un ragazzo. Lasciò perdere e sospirò piano. Ormai aveva smesso da tempo di chiedersi perché la vita facesse accadere determinate cose.
Ashton intanto non aveva smesso di osservarla neppure per un secondo. I capelli scuri avevano già iniziato ad asciugarsi un po’, al contrario dei vestiti che erano ancora bagnati, per non parlare poi delle scarpe. Provò più volte a vederle nuovamente gli occhi, ma la ragazza continuava a tenere la testa bassa, senza parlare.
Il ragazzo non sapeva come mai, ma voleva accertarsi che quello sguardo non fosse vuoto e distante come aveva visto sul tetto. Voleva essere sicuro che quella ragazza stesse bene. Ed era questo ciò che maggiormente lo preoccupava: non si era mai preoccupato così per qualcuno fin dalla prima volta che l’aveva conosciuto. Eppure con quella ragazza mora era successo esattamente il contrario. E non riusciva a spiegarsi come mai.
Arrivarono alla fine delle scale, senza sapere né cosa dire né cosa fare. Rimasero semplicemente lì, in silenzio, con gli sguardi bassi, fissi sul pavimento di linoleum grigio, a torturarsi le punte delle scarpe.
«Perché eri lì?» le chiese ad un tratto Ashton, spezzando quel silenzio assordante, senza rendersi conto di aver appena dato voce ai suoi pensieri.
Kay alzò lo sguardo, trovandosi ad osservare il profilo del riccio. Non si sarebbe mai aspettata una domanda simile, specialmente da quel ragazzo di cui non conosceva neppure il nome.
«Avevo bisogno di rimettere in ordine le idee.» rispose lei, quasi senza pensarci. «Tu invece?»
E questa volta, fu Ashton a rimanere sorpreso per quella domanda. Non sapeva cosa stesse succedendo, eppure quella stana situazione stava cominciando a piacergli, in qualche modo.
«Non lo so.» rispose lui, dopo alcuni minuti. Ed era vero: non sapeva come mai fosse arrivato lì. Aveva solo seguito quella strana sensazione dentro al cuore. E ancora non sapeva se era stata una buona idea oppure no.
Kay annuì, per non sembrare scortese, dato che il ragazzo le aveva dato poco prima della maleducata. Stava iniziando a non sopportare quello strano silenzio tra loro due, solo che non sapeva come continuare la conversazione. Era da così tanto tempo che non parlava con qualcuno al di fuori dei suoi amici e non voleva commettere passi falsi, anche se non capiva ancora bene perché. Sentiva che c'era qualcosa di diverso nell'aria, un qualcosa che la faceva rabbrividire, e non solo per il fatto che avesse i vestiti completamente fradici. 
Fece per parlare, ma proprio in quel momento la campanella suonò, dando la fine alla pausa pranzo. 
I due si lanciarono un'occhiata veloce, senza sapere cosa fare di preciso. 
«Beh, forse è meglio che vada.» disse la mora avviandosi. Infondo non aveva nient'altro da fare lì, specialmente con quel ragazzo che neppure conosceva. Ma non fece neppure tre metri, che una mano la prese piano per il polso e la fece fermare in mezzo al corridoio. 
«Aspetta. Non vorrai mica andare a casa in queste condizioni?» le chiese il riccio, sorprendendo entrambi ancora una volta con il tono preoccupato che avevo usato. 
Lei si voltò appena, sempre evitando che i loro occhi si incontrassero. «Sai, non ho tutto il mio guardaroba nel mio armadietto.» rispose, tornando ad usare quel tono duro e freddo di pochi minuti prima. 
Il ragazzo sospirò. Ma chi glielo faceva fare di comportarsi così con quello ragazza? Scosse la testa, tanto non avrebbe trovato una risposta, e cominciò a camminare verso la parte opposta, trascinando con sé la mora.
«E ora cosa vuoi da me?» chiese la ragazza, esasperata.
A quelle parole, il riccio strinse un po’ di più la presa sul polso della ragazza, continuando a camminare.
«Cerco di evitare che tu ti ammali, stupida.» rispose, esasperato allo stesso modo.
A quelle parole, entrambi rimasero in silenzio, senza riuscire ad aggiungere altro. Nessuno dei due riusciva a capire qualcosa di quella situazione, ma non si facevano domande. Tanto la vita non avrebbe mai risposto.
Kay si lasciò guidare da quel ragazzo che non conosceva. Si lasciò tenere da quella mano grande dalle dita lunghe e affusolate. Lasciò che lui la portasse dove voleva, per i corridoi ancora vuoti, facendo rimbombare i loro passi. Non sapeva proprio cosa pensare. Non riusciva neppure a capire come mai entrambi si fossero ritrovati in quella situazione. Sapeva solo che doveva stare attenta. Quelle piccole crepe sul quel suo blocco di vetro erano ancora lì e, nonostante lei cercasse di non pensarci, facevano male, ogni secondo sempre più di prima, come a ricordarle che il suo cuore era intrappolato, si era rinchiuso lì per non dover sanguinare mai più. E lei sapeva bene che non doveva permettere a niente e a nessuno di maltrattare quel poco che ne restava.
Svoltarono a destra e poco dopo il riccio si fermò davanti ad un armadietto. Una volta aperto, ne tirò fuori una felpa grigia e la porse alla mora, che lo guardò con aria interrogativa.
«Mettila. Non puoi stare tutto il giorno con i vestiti bagnati.» le disse serio, riuscendo finalmente a vedere ancora una volta quei grandi occhi scuri. Sentì un brivido corrergli lentamente lungo la schiena. Perché quegli occhi non avevano quella luce che lui aveva sperato di vederci non c’era.
Kay invece si immobilizzò. Perché non solo quegli occhi verdi screziati da qualche venatura castana erano nuovamente davanti ai suoi, non solo perché lui le aveva appena prestato la sua felpa. Aveva sentito che un’altra piccola crepa si era aggiunta a quel cubo di vetro. E questa volta aveva fatto male, peggio delle precedenti. Le mancava il respiro e la stanza aveva preso lentamente a girare attorno a lei, mentre un senso di vuoto, di freddo, si impossessava di lei, arrivando a toccare ogni più piccola cellula.
«Grazie. Ci vediamo.» riuscì a dire questo a malapena, con la voce che sembrava un soffio, rotta, prima di allontanarsi da lì il più velocemente possibile, per quanto le vertigini potessero permetterglielo.
Ashton non fece in tempo a fermarla, che lei quella volta era riuscita ad andarsene, senza che lui potesse almeno sapere come si chiamasse.
«Ci vediamo, ragazza della pioggia.» disse all’aria, sentendo le labbra che si curvavano in un debole sorriso, a cui il riccio non era particolarmente abituato.
Sospirò e chiuse l’armadietto, prima di avviarsi in classe, con la mente completamente da un’altra parte. Riusciva solo a pensare a quei occhi grandi, di un nocciola molto intenso, scuro. Ricordava ogni singola venatura più chiara che era riuscito a notare di sfuggita in quello sinistro. Ricordava ancora quell’ombra su quegli occhi, quell’ombra che li rendeva vuoti, spenti. Un’ombra che rendeva spenta anche lei.
A quel pensiero, si fermò un istante, non curandosi affatto di trovarsi in mezzo al corridoio, senza che gli insulti ed i commenti degli altri ragazzi gli arrivassero alle orecchie. Ogni sua singola cellula era ancorata a quel pensiero, come se fosse quella la soluzione, come se il fatto che quella ragazza fosse così potesse mettere a posto tante altre cose che fino ad allora erano rimaste in sospeso.
Una spallata di un ragazzo che correva veloce lo fece tornare con la testa per terra. Sospirò di nuovo e scosse il capo. Ma cosa diamine andava a pensare? Lui e quella ragazza non avevano punti in comune, lei non poteva essere… No, impossibile, non si conoscevano neppure! Eppure… Si era ritrovato a fare quelle cose per lei senza una spiegazione logica. Le aveva fatte e basta, solo perché lo aveva sentito dentro, come se ci fosse stato qualcosa nel suo cuore che lo aveva guidato passo dopo passo.
Scosse la testa. Era stato solo un caso, uno stupido caso.
Si sistemò meglio lo zaino sulle spalle ed entrò in classe, prendendo posto al solito banco in fondo all’aula, lontano come al solito da tutto e tutti.






Letizia
Ciao a tutti signori miei! Oggi è giovedì e, come promesso, eccovi anche il secondo capitolo della storia su Ashton *^*.
Beh, un capitolo alquanto interessante per quello che succede. Insomma, ASHTON CHE PRESTA LA SUA FELPA A KAY!!!!!!!! Cioè, ma ci rendiamo conto di quanto sia dolce questo ragazzo?! Io boh, credo che se lo trovassi nella realtà me lo sposerei (tranquillo Calum, che tanto tu rimani sempre il mio amore immenso, grandissimo e bellissimo *^* <3).
Poi, che altro dirvi? Beh, cosa pensate riguardo al carattere di Ashton e Kay? E di quello che sentono nei confronti e/o a causa dell'altro? Dai dai, fatevi sentire che sono curiosissima! *^*
detto questo, credo che non ci sia altro da aggiungere, per oggi. Spero solo che il capitolo vi sia piaciuto *^* <3.
E, come la scorsa volta, vi lascio con il solito promemoria per tutti gli aggiornamenti ;).
- ogni lunedì e giovedì (aka, DUE VOLTE A SETTIMANA) aggiornerò Insegnami a vivere.
- ogni mercoledì aggiornerò Links (finalmente online!!!).

- ogni giovedì aggiorno pure Inatteso.
- ogni sabato aggiornerò The only reason e Give me love and fill me in, tanto manca poco alla fine di entrambe queste storie u.u
Ripeto, se avete consigli, critiche da fare, pareri da condividere, non esitate a scriverli! A me fa davvero piacere sapere cosa pensate della storia! E state tranquilli, che non ho mai morso nessuno in vita mia, quindi non preoccupatevi ;).
Bene, adesso chiudo davvero qui, sperando in tanti la prossima volta. Grazie di tutto, sul serio, siete meravigliosi! <3
Ci sentiamo presto e scusate per le note chilometriche :'). Un bacione, Letizia <3
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Letizia25