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Autore: udeis    04/06/2015    1 recensioni
L'ufficio alle relazioni babbane ha l'arduo compito di contattare i neo maghi e rivelargli l'esistenza del mondo magico. Non è un lavoro facile: ci vuole professionalità gentilezza e una grande conoscenza dei programmi tv.Tra genitori infuriati, convinti di avere davanti dei pazzi, genitori iper-protettivi che vorrebbero assicurarsi che Hogwarts rispetti le normative di sicurezza (Dove sono le scale antincendio, eh?), incantesimi sbagliati, incredulità e mazze da baseball, la vita di questi dipendenti ministeriali è davvero un inferno, ma loro non si perdono mai d'animo.
Genere: Azione, Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Ufficio alle relazioni babbane e le sue dis/avventure.'
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L’ufficio alle relazioni babbane al completo mi aveva raggiunto al Paiolo Magico in cui io mi ero rifugiato da circa un’ora. L’atmosfera non era delle più allegre.
“John, finalmente! Abbiamo dovuto chiedere a Davis di usare uno dei suoi trucchi per rintracciarti!” Disse Bill accomodandosi al mio tavolo.
“Non credevo che qualcuno sapesse davvero usare le sfere di cristallo.” Commentò Sean sedendosi accanto a me.
“È perché sei appena uscito da Hogwarts, piccolo.” Rispose Bill. “La vecchia pipistrella non è uno degli esempi migliori di veggente a quanto ne so…”
“Per poco non chiamavo tua sorella, John!” Intervenne Astoria.
La fissai spaventato. Interrompere Arabella durante i suoi esperimenti serali voleva dire morte certa.
“Eravamo preoccupati, John, sparisci senza dire niente nell’unico giorno che passi al Ministero! Pensavamo ti fossi sentito male.” Spiegò Lionel.
“Non l’abbiamo fatto.” Mi rassicurò Astoria, quando vide che il mio sguardo di terrore non era ancora sparito.
“Certo che non l’abbiamo fatto! Non ce n’era più bisogno. Avevamo saputo la notizia.” Disse Arthur, cupo come il rintocco di una campana funebre.
Io non dissi niente e mi ostinai a guardare il mio bicchiere. In quel momento lo vedevo inesorabilmente mezzo vuoto.
“Non è un nato babbano John, lo sai bene.“ Iniziò a consolarmi Astoria battendo con gentilezza una mano sulla mia spalla.
“Ma è come se lo fosse, Astoria, lo sanno tutti che ha vissuto con alcuni di loro fino ad adesso.” Intervenne Arthur a mio favore. “è la notizia del momento!”
“Erano i suoi zii materni, Arthur e qualcosa gli avranno raccontato per forza. Lily Evans, dopotutto, era una strega.” Specificò Astoria.
“Sì, ma sono babbani, Astoria, per quanto le due sorelle potessero essere legate, c’è un limite a quello che avrà saputo sulla guerra e sul mondo magico.” Le rispose Lionel.
“È vero! Pensa ai maghi che hanno qualche parente babbano, non per questo sanno di più sul quel mondo.” Lo appoggiò Sean, poi, arrossendo, aggiunse. “Io ho dovuto studiare un sacco.”
“Perfino i nati babbani, dopo sette anni ad Hogwarts, fanno fatica a comprendere il loro mondo d’origine! Prendi mia moglie: non credo si ricordi come si lavano i piatti senza una bacchetta magica.” Gli diede manforte Bill.
“Siete tutti contro di me, vedo.” Disse Astoria stringendo le labbra. “Comunque la situazione non cambia: non è un nato babbano e anche se non conosce il mondo magico a menadito, è sicuramente in possesso delle informazioni principali. Non ha bisogno di noi.” Sentenziò con decisione.
“Era un compito del nostro ufficio, invece!” Dissi rompendo il mio silenzio alcolico.
“Diciamo che volevi farlo tu.” Insinuò Bill con un sorriso.
“Certo che volevo farlo io, sono quello con maggiore esperienza nel nostro ufficio, ma mi sarebbe andato bene se fosse stato uno di voi.”
“Non sottovalutare i tuoi colleghi, ti dispiace, John? Non è carino.” Mi rimproverò Astoria, indispettita.
“Non vi sto sottoval…. Sottovalutando! Stavo solo dicendo che…” Provai a spiegarle, ma Lionell mi interruppe con una domanda decisamente retorica: “Non l’hai presa per niente bene, eh?” Distribuì le bevande e si sedette accanto a me, attorno a noi ci fu un generale stringersi nelle spalle. Nessuno di noi l’aveva presa bene.
“Ha ragione: avrebbero dovuto lasciarci fare anche questo annuncio, visto che i suoi zii non rispondono alle lettere. È il nostro lavoro! Chi, meglio di noi?“ Esclamò Arthur irato.
Gli feci un ampio gesto d’assenso e mi tuffai in silenzio sul mio nuovo bicchiere.
“Tutta colpa di Silente.” Sospirò Lionel aggredendo il suo primo bicchiere di Wisky incendiario. “Se non si fosse messo in mezzo, ci scommetto che sarebbe toccato a noi. E a quest’ora staremmo festeggiando.”
“Maledetto Caramell! Sei un vigliacco!” Imprecai io con veemenza.
“Caramell non saprebbe nemmeno trovare il bagno senza Silente, lo sanno tutti. Figuriamoci se questa volta prendeva una posizione chiara.” Disse Bill con rabbia appropriandosi del suo bicchiere.
“Ma Silente avrà avuto le sue buone ragioni, non credete?” Chiese timidamente Sean, il traditore.
“Di sicuro è un modo per proteggere il bambino.” Annuì Astoria.
“Proteggerlo da chi? Da cosa?” Scattai io.” Se tutti quanti non vedono l’ora che vada ad Hogwarts per sapere se è un nuovo Signore Oscuro o un nuovo…. Un nuovo Silente!”
“Magari Silente pensa che qualcuno degli ex-Mangiamorte  abbia già un’opinione in merito e possa decidere di agire di conseguenza” Mi rispose Astoria accalorandosi.
“I Mangiamorte sono ad Azkabam, Astoria.” Le risposi.
“Non tutti.”
“Già, gli altri non sono così stupidi.” Sputai con cinismo e continuai la mia inoppugnabile argomentazione: “se fosse stato preoccupato della sua sicurezza avrebbe mandato degli Auror. Invece ha mandato quello stupido…ibr..mezzo-gigante che non può neanche usare la magia. Persino io avrei potuto gestire un paio di Mangiamorte meglio di quell’ idiota!”
“John!” Esclamò Astoria indignata.
“Non mi diventerai un razzista proprio adesso? Hai resistito così tanto…” Mi reguardì Bill, che non rinunciava mai all’occasione di fare del buon sarcasmo, se poteva, soprattutto se l’argomento erano le mie supposte inclinazioni per le arti oscure e la purezza di sangue.
“Il suo lato oscuro è finalmente uscito fuori! Dovresti esserne felice anche tu, Astoria, ce l’abbiamo fatta!” Rise Arthur. “È un vero Serpeverde, finalmente!”
Li ignorai: sapevo di aver ragione.
“Però, è stata una scelta strana” Ponderò Sean.
“Strana? Nessuno sano di mente affiderebbe il proprio figlio a uno sconosciuto alto due metri, con il cervello di un topo e la barba da Magiafuoco. Non puoi pretendere che un ibrido ignorante si presenti da dei babbani senza che niente vada storto! Aggredirà quei babbani e loro chiameranno la polizia, già lo so, e manderà al diavolo le norme di segretezza! È stata una scelta insensata! E folle! Solo che nessuno ha il coraggio di dirglielo, perché lui è un fottuto eroe e gran cervellone!”
“È il nipote, John, non il figlio.” Precisò Astoria, piccata, interrompendo la mia filippica. “È un figlio.” Le risposi io, testardo, mentre sostenevo il suo sguardo infuriato con pari ardore. “L’hanno cresciuto loro, Astoria.” Aggiunsi.
“E Silente è un grande mago e il migliore preside che Hogwars abbia mai avuto.” Continuò lei pericolosamente vicina a perdere del tutto le staffe.
“Questo non lo rende infal... infallibile! E poi è vecchio.”
“E questo che significa?” Si inalberò lei, che era, effettivamente, la più anziana del gruppo.
“Comunque è sempre stato un tipo strano, Silente, non lo si può negare…” Intervenne Sean con la cautela di chi cammina su un campo minato e vuole evitare di saltare in aria.
“Oh sì, ricordo che quando ero ad Hogwars ha avuto un paio di trovate davvero strane. Come quel musical che aveva proposto per Natale…” Gli diede manforte Bill, allegramente.
Astoria ed io storcemmo le labbra in un’identica smorfia di disgusto: quel musical era la cosa peggiore che ci fosse capitata ad Hogwarts. Bill e Arthur scoppiarono a ridere di gusto. Arthur divenne nostalgico: “sì era stato molto divertente: soprattutto quando erano esplosi i fuochi d’artificio: mi ricordo che si erano bruciati i costumi di scena e poi…”
“Secondo me, non rispondono alle lettere perchè hanno paura di perdere un altro familiare.” Intervenne Lionel precipitosamente, prima che io o Astoria potessimo sotterrare l’ascia di guerra e lanciare un duplice incantesimo contro i nostri supposti amici. Certe faccende non vanno mai rinvangate e loro lo sapevano bene. “Insomma, prima Lily e James, morti in un modo così insensato, poi questa storia di Harry… Immagino che sarebbe terribile pensare di poter perdere anche il loro nipotino…” Continuò Lionell meditabondo.
“Effettivamente tutta la faccenda di Tu-Sai-Chi non è mai facile da spiegare…” Fu d’accordo Sean.
“Giusto, Giusto! Come può un ritardato del genere anche solo provare a spiegare cos’è Hog… Hogwa, la scuola di magia?” Intervenni io alterato.
“Hogwarts.” Mi corresse Arthur.
“E cos’ho detto?”
“Guarda che Hagrid ci ha passato la vita ad Hogwarts.” Precisò Astoria, nuovamente irritata.
“Ma non sa niente di magia. Io sì!” Poi aggiunsi magnanimo. “Noi sì!”
“Secondo me è meglio se smetti di urlare, John. Ci stanno fissando tutti e mi fai venire mal di testa.” Si intromise Lionel, serafico, al suo terzo bicchiere.
“Altrimenti dovremmo presenziare al tuo processo.” Aggiunse Bill, triste.
“Che processo?” chiese Sean, l’ingenuo.
“Quello per disturbo alla quiete pubblica.” Continuò Bill.
“È solo ubriaco. Nessuno ha mai denunciato un ubriaco.” Disse Arthur.
“Perché nessuno si ricordava cosa aveva fatto: erano tutti nelle stesse condizioni.” Lo azzittì Astoria, stizzita. “Ma questo non vuol dire che io me lo scorderò, mio caro John.” Aggiunse vendicativa.
“Parli per esperienza personale?” Si interessò Bill.
“Può darsi.” sorrise lei.
Li ignorai tutti: ero troppo concentrato sul mio dolore. E avevo capito la metà di quello che avevano detto.
“Dopo anni di onorato servizio.” Iniziai.
“Per noi sarai sempre il migliore, John!” Disse serenamente Sean. Quel ragazzino si stava prendendo decisamente troppe libertà nel ultimo periodo.
“L’ha proprio presa sul personale, non c’è niente da fare.” Disse Lionel scuotendo la testa.
“Lascialo sfogare, domani starà meglio. È un duro colpo per lui. Lo è per tutti noi.” Disse Arthur arrabbiato almeno quanto me.
“Non è un buon motivo per comportarsi così. Ci sono anche i miei di anni di onorato servizio che vengono gettati alle ortiche!” Gli rispose Astoria irritata.
“E i miei no?” Si aggiunse Bill.
“E Minerva non si è neanche degnata di dirmelo di persona.” Continuai io, ignorando il loro fastidioso battibecco.
“È un periodo pieno per tutti questo. Lei è la vice preside, sarà impegnata.” Disse Astoria con il tono di chi non crede a una singola parola di quello che ha appena finito di dire.
Minerva era anche una sua cara amica e nemmeno lei aveva ricevuto spiegazioni.
“Magari non lo sapeva.” Si intromise Sean
“O non aveva il coraggio di affrontarci.” Aggiunse Arthur.
“L’ho dovuto sapere da Malfoy!” Mi disperai.
“Utili, certe vecchie conoscenze!” esclamò Bill
“Ted ti sembra meglio?” Disse Arthur mesto. “Scommetto che lo sa che sono stato io a farlo trasferire.”
“Io invece l’ho saputo dalla Umbridge,” mormorò Astoria depressa e aggiunse “Quella vacca.”
“Se non me l’aveste detto voi, invece, io non avrei saputo niente.” Si intromise Sean interrompendo la nostra personale fiera del patetico.
“E perché sei nuovo: nessuno ti odia ancora abbastanza per farti sapere cose del genere.” Gli spiegò Bill, caustico.
“Tu da chi l’hai saputo?” Gli chiese Sean.
“Non vuoi veramente saperlo.” Gli disse Bill.
“Io ho sentito un gruppetto di maghi che ne parlava in ascensore.” Disse Lionel fuori tempo massimo, tornando per un attimo tra noi e interrompendo Bill appena prima di una delle sue fulminanti battute.
“Era la mia grande occasione.”
Sospirammo: avrebbe potuto esserlo per ognuno di noi.
“Sarei passato alla storia.”
Passammo il resto della serata in vari stadi di ubriachezza ad insultare il mondo magico, il Ministero, Caramell, Silente e Tu Sai Chi. Cercammo, cioè, di farci passare l’irritazione, riuscendo solo ad ubriacarci sempre di più e lanciandoci in conversazioni assurde come la seguente. (L’unica che effettivamente mi ricordi).
 
“Oh adesso basta!” Urlai sbattendo il boccale sul tavolo
“Che c’è John? da quando sei diventato amico di Caramell?” Mi aggredì Bill.
“Io non sono suo amico! È… è un coso, sì, di quelli che strisciano!” Gli risposi, cercando di spiegargli il mio punto di vista.
“Un basilisco?” Chiese Lionel
“Cosa?”
“I basilischi lo fanno, strisciano! Li ho visti io!”
“Se ne avessi visto uno saresti morto Lionel.” Gli rispose Bill appoggiando una mano sul suo braccio con circospezione.
“Caramell non è assolutamente uno di quei cosi. Quei cosi hanno i denti.” Intervenni cercando di mantenere il filo logico del discorso. Perché continuavano tutti ad interrompermi?
“Perché, Caramell non li ha?” Chiese Arthur.
“Sì, ma lui li usa per mangiare il pollo, non... tutti gli altri.”
“è un verme.” Disse Sean, trionfante.
“Chi? Il basilisco?” Domandò Arthur.
“Al limite è un serpente, Sean, è troppo grosso per essere un verme, sai secondo il terzo principio di Adalbert Incant…” Intervenne Lionell, didascalico.
“No, John voleva dire che lui è un verme.” Specificò il ragazzino.
“È ubriaco, ma non è mai stato il tipo con una bassa autostima, Sean. John non si darebbe mai del verme.” Lo corresse Astoria, mentre Lionell e Arthur annuivano solennemente.
“No, Caramell è un verme!”
“Bravo, ragazzo! Fai bene a prendere posizione, non come John che lo difende.” Disse Bill.
“Io non volevo difenderlo. Io volevo solo dire… Dire che non è colpa sua.”
“Vedi che lo stai difendendo?” Mi attaccò Bill.
“Non vorrai dare la colpa a Silente, eh!? Tu Brutto idiota! Pezzente figlio di una strega malata di spruzzolosi…”
Era impressionante come Astoria riuscisse a dire la parola “spruzzolosi” anche da ubriaca.
“È tutta colpa di Tu sai Chi!” Urlai per cercare di zittirla.
Cadde il silenzio. Un silenzio molto pesante e decisamente confuso. E io ne approfittai per continuare in pace il mio discorso, piuttosto soddisfatto dell’effetto delle mie parole.
”Se lui non avesse iniziato la sua stupida guerra tutto questo non sarebbe successo.”
La mia dichiarazione fu accolta da sguardi vacui e incomprensione.
“Pensateci: non ci sarebbe nessun ragazzo che è sopravvissuto e noi non avremmo potuto avere l’onore di parlargli”
“Eh?”
“Per colpa sua noi facciamo la figura degli idioti davanti a tutto il Ministero.” Semplificai.
La mia dichiarazione fu seguita da un coro di: “giusto!”, “Che stronzo! Non gli bastava tutto quello che aveva fatto.”, “Ma che muoia!”
Purtroppo circa cinque minuti dopo eravamo passati da una giusta e irrazionale ira verso Tu-Sai-Chi, Caramell, il Ministero e i basilischi a un momento di profonda depressione seguito al pensiero: “Colui che non deve essere nominato ha ucciso i miei famigliari, i miei amici e mi ha terrorizzato per anni.” Fu un momento penoso.
Poi Bill ruppe il silenzio affermando che Caramell avesse una cotta segreta per Silente. Badate bene, non usò proprio queste esatte parole, ma il concetto fu ugualmente chiaro.
“Come lo sai?” Chiedemmo, sconvolti.
“Bè, ci sono tutti i segni no?” Ci rispose.
“Intendi dire i succhiotti?” Indagò Lionell.
“Cosa?” Chiesi io scandalizzato.
“Ma che shifo!” Si indignò Astoria.
“Albus Silente non è così sciocco da lasciare indizi così evidenti.” Ci spiegò Bill, seccato dalla nostra mancanza di intelligenza, ma grato di essere al centro dell’attenzione.
“Ma voi avevate detto che lo era!” Si difese Lionell, sperduto.
“Certo che no, ma come ti permetti!” Astoria si lanciò subito in difesa del suo eroe.
“Lo avete detto voi, lo abbiamo detto tutti per tutta la sera, perfino John!” Continuò Lionell sempre più confuso.
“Io non ho mai detto niente del genere, certo ho affermato che ormai avesse una certa età, ma non avrei certo mai detto che…” Mi difesi.
“Una certa età? Non è molto più vecchio di te!” Sogghignò Arthur.
“Come ti permetti io sono molto più giovane! Lui era il mio professore!” Protestai.
“Caramell era un professore?” Chiese Sean, riemergendo dalle complicate e serissime riflessioni che a quanto pareva riguardavano il suo tovagliolo e il modo corretto di usarlo.
“Certo che no! Non sa neanche dove ha la bacchetta quell’idiota!” Proruppe Astoria ancora sul piede di guerra.
“Perché non ce l’ha in tasca?” Chiese Lionel.
“Ma allora chi…?” Chiese Sean sconcertato.
“Insomma lui continua ad inviargli lettere vuole sempre parlare con lui, fa sempre quegli incontri per discutere di politica…” Continuò a spiegare Bill come se non avesse subito nessuna interruzione.
“Figurati se Silente si mette con un idiota come Caramell. Lui ha bisogno di una persona alla sua altezza!” Lo difese ancora Astoria, la paladina.
“Per questo non è sposato!” Conclusi io, soddisfatto.
“Non ci sono tante persone così alte, effettivamente” Ammise Arthur, dandomi ragione.
“Magari preferisce le donne.” Disse timidamente Sean.
“La Umbridge, di sicuro, ha una cotta per lui!” Rivelò Bill.
“Si può sapere come lo sai?” chiese Arthur.
“L’amore non è bello se non è litigarello.” Commentò Lionel allegramente, rigirando piano il contenuto del suo bicchiere.
“Ma se Silente la ignora!” Intervenne Astoria.
“Non ha detto che è ricambiata!” Ribattei io.
“Però chi disprezza compra.” Rispose Lionell, rispolverando l’ennesimo proverbio.
“Oppure scommetto che la Umbridge è gelosa di Silente perché ama Caramell!” Disse Bill. “Gli sguardi di fuoco, l’insistenza con cui lo vuole vedere da solo: questi sono indizi chiarissimi!”
“Davvero?” Chiese Sean.
“Non ci credo.” Disse Lionel.
“Che schifo!” Esclamai io.
“Poverino ci credo che è stressato. Quei due non sono facili da gestire.” Commentò Astoria comprensiva.
“Certo che con un paio di pozioni di bellezza, la Umbridge non sarebbe così male.” Meditò Arthur.
“Un paio? Ma quanto hai bevuto!? Quella donna sembra un rospo, gli ci vuole un intero paiolo….” Disse Bill, sconvolto e scandalizzato.
“E ancora non basterebbe!” Aggiunsi io. Quella di Arthur era una seria offesa al buon gusto che non poteva essere tollerata.
“Potrebbe provare con una pozione lisciante.” Suggerì Astoria.
“Perché?” Chiesi, proprio non capivo come quel genere di pozione potesse essere di qualche aiuto. Astoria lanciò uno sguardo d’intesa a Bill e fece una smorfia disgustata.
“Per i capelli, John, sono così… Orrendi…”
“Si potrebbe chiedere a Lucius Malfoy.” Propose Lionel.
“Per i capelli? O per la pozione?” Chiese Sean.
“Entrambi! Non hai visto quanto sono perfetti?”
“Dici che usa una pozione?”
“ Sicuro.”
“No, non è vero.” Li interruppi io. Non ricordavo di aver mai visto girare Malfoy con nessuna pozione quando eravamo ancora ad Hogwarts, ma i suoi capelli erano perfetti anche allora.
“Però devi ammetterlo, John, quei capelli sono sospetti.” S’inserì Arthur. “Così lisci, così brillanti, sempre in perfetto ordine. Non è umano!”
“Magari è magia oscura.” Meditò Astoria.
“Un’incantesimo tramandato di generazione, in generazione nella sua famiglia.” Continuò Bill. “Anche il figlio, in effetti,  ha gli stessi capelli…”
“Quella si chiama ereditarietà, Sean. Comunque non ricordo niente del genere.”
“Perché sei ubriaco!” Esclamò Lionel, suscitando le risate dell’intera tavolata.
“Chissà su Hagrid, che effetto farebbe la pozione…” Si chiese Bill.
“Probabilmente lo scambierebbero per cugino It” Gli risposi.
“Chi?”
“Quello della famiglia Addams, avete presente?”
“Sono tuoi parenti?” domandò Sean.
“No, cioè… loro sono… Lasciate perdere.” Mi arresi, a volte dimenticavo che non tutti avevano la mia cultura babbana, nel mondo magico.
“Si potrebbe provare con un filtro d’amore.” Disse Astoria con il tono di chi, dopo averci pensato a lungo è arrivata a una soluzione geniale.
“Vuoi provarlo su Hagrid?” Mi informai io.
“Vuoi fare innamorare Hagrid di Malfoy?” Chiese Bill improvvisamente molto interessato.
“Cosa? No, per la faccenda dei capelli e tutto il resto.” Spiegò Astoria confusamente.
“Hagrid ama i capelli di Malfoy?” Domandò Lionell.
“No, no, no. Ragazzi Intedeva dire che in realtà Hagrid ama Umbridge.” Fece chiarezza Sean con una strana autorità.
“Ma lei odia gli ibridi!” Esclamai. “E dai Astoria non mi guardare così, è vero!” Aggiunsi vedendo che la mia collega si stava di nuovo irritando.
 “Questo non significa che tu debba usare il suo stesso linguaggio!” obbiettò lei.
“Una storia tormentata, ottimo! Sono le più romantiche!” Disse Bill interrompendo l’inizio del nostro ennesimo litigio.
“Da quando ti piacciono le storie d’amore?” Si informo Sean.
“Dai tempi di Mirtilla Malcontenta.” Rispose.
“Amavi Mirtilla?”
“No, ma lei si era presa una cotta per Pix.”
“E comunque io volevo dire, la pozione insomma, per la Umbridge e coso! Dai, il ministro.” Disse Astoria riprendendo il discorso e rischiando di rovesciare tutti i bicchieri per l’enfasi.
“ Vuoi che Silente si innamori di entrambi?” Chiese Arthur.
“No voglio dire che…”
La discussione andò avanti ancora a lungo. So per certo che la concludemmo solo dopo una serie di ragionamenti oscuri e contorti, affermando che se non potevamo essere noi ad annunciare il suo futuro ad Harry Potter, tanto valeva che fosse Hagrid, o un Avvincino, -“Sono entrambe creature magiche no?” “Che cavolo dici gli avvincini non sanno parlare, John!” “Ma questo non vuol dire che non abbiano un’anima.”- e non qualcun altro del Ministero. Quello che non ricordo è se alla fine decidemmo di spedire davvero quella pozione lisciante alla Umbridge e consigliandole di puntare su Caramell, invece che su Silente, perché il Ministro era senza dubbio una preda più facile.
In qualche modo riuscimmo anche a tornare a casa senza grandi incidenti: a parte la secchiata d’acqua gelida che raggiunse me e Astoria mentre cantavamo “il vecchio mago Odd” lungo la strada per il ritorno e il fatto che Bill sbagliò camino e si risvegliò su un divano sconosciuto da qualche parte in Scozia.
 
Il giorno in cui Il Bambino Che Era Sopravvissuto venne a Diagon Alley, noi fummo tra quelli che gli stringemmo la mano.
 
 
                                     
                                     
 
                         
Ciao a tutti e innanzitutto grazie di aver letto. Questa raccolta come già detto parlerà di qui momenti in cui l’ufficio delle realazioni babbane entra in gioco con tutta la sua magnifica competenza, anche se, in questo caso, non si può proprio dire che abbia fatto molto. Questa raccolta appartiene alla serie “L’ufficio alle relazioni babbane e le sue disavventure.” che spero vi farà piacere leggere, se ancora non la conoscete. Le recensioni sono sempre ben gradite.
E ora passiamo alla storia.

Probabilmente i miei ubriachi non sono molto credibili, visto che dicono frasi per lo più compiute e sensate, ma non avevo voglia di soffermarmi più di tanto sull’aspetto linguistico della faccenda. Ogni tanto ho fatto qualche prova, ma per lo più mi sono limitata ad abbassare i freni inibitori dei miei personaggi e a fargli fare discorsi strani. (poi considerate che all’inizio della vicenda l’unico un po’ ubriaco è John Tokai, gli altri sono per lo più sobri.)
Ogni suggerimento su come rendere gli ubriachi e i loro discorsi è più che gradito.
Ah, lo so che Sean e Lionel parlano di meno, ma per come la vedo io gli altri quattro sono amici e colleghi da più tempo quindi, ovviamente sono più a loro agio. Se volete conoscere altro dei colleghi dell’ufficio alle relazioni babbane vi rimando a questa storia, dove affrontano un problema molto simile. Ovviamente spero che andrete a leggerle e che vi fermiate a commentare.
  
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