Erano passati 4 anni da quando lo aveva incontrato.

Da quando ci aveva giocato per la prima.

Era stato proprio lui a farle scoprire quanto potesse essere divertente il karuta.

Era lui che le aveva fatto scoprire la sua passione.

Aveva sempre pensato che, in fondo, le persone intorno a lei avessero ragione nel dire che non vedeva altro che il karuta.

Taichi la prendeva spesso in giro per questo.

Era vero.

Il karuta era la sua vita, tutto il suo mondo girava intorno a quel gioco.

Ci aveva dedicato anima e corpo da quando, quel compagno di classe in sesta elementare, aveva giocato con lei quella fatidica prima partita.

Considerava il karuta non solo un gioco, ma uno sport.

Uno stile di vita.

Da quando era riuscita a formare il club un anno prima, aveva filmante trovato qualcuno disposto a praticare quello sport con lei, qualcuno con cui avesse potuto ricostruire una squadra.

Anche Taichi era lė.

Non sarebbe stata la stessa cosa, lo sapeva.

Non era la squadra originaria, probabilmente quella squadra non sarebbe pių esistita, ma era la sua squadra e ne andava fiera.

Avevano fatto dei grandi passi avanti insieme.

Amava il karuta e lo avrebbe sempre amato.

Eppure se ne accorse solo in quel momento.

Mentre guardava fuori dalla finestra dell'ospedale dove sarebbe stata operata, con il cellulare nella mano sana, si accorse di qualcosa che non aveva notato prima.

L'aveva notata, ma non le aveva dato importanza per via della situazione.

Se le avesse dato il peso che meritava avrebbe solo fatto male.

Furono quelle parole a sbloccarla.

No, non le parole ma lui.

Arata.

Ogni volta torno lė. Al momento in cui sono stato pių felice, in cui mi sono divertito di pių.

Con te, in quella vecchia stanza.

Sapeva che in quelle parole c'era un significato molto pių profondo di quello che mostravano.

Solo lei poteva notarlo, le aveva detto quella frase perchč sapeva che solo lei avrebbe capito.

E lo fece.

Chihaya capė.

Capė i sentimenti che nutriva Arata per lei, ma anche quelli che lei provava per lui.

Sorrise, mentre una lacrima solitaria le solcava una guancia.

Una lacrima di gioia e sollievo che aveva aspettato 4 anni per uscire.

In quel momento lo ammise.

Lei amava il karuta e lo avrebbe sempre amato.

E avrebbe sempre amato Arata.