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Autore: _Marta Gasparon_    05/06/2015    0 recensioni
Il ventottesimo compleanno di Amy è arrivato, ma non sembra esserne particolarmente entusiasta.
La giornata si rivelerà tuttavia ricca di sorprese e di singolari coincidenze: per la giovane sarà l'occasione di incontrare nuove persone e di rivolgere un dolce ricordo all'adorata madre, riuscendo a trovare la forza necessaria per rivedere ancora una volta, dopo tanto tempo, il video che registrò per dirle addio.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Jack McPhee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quel giorno Amy non aveva più avuto il coraggio di rivedere quel video: il solo pensiero di quegli occhi vivi, ma allo stesso tempo rassegnati alla triste consapevolezza di non poter più fare nulla, le provocavano una fitta allo stomaco indescrivibile. Le parole che aveva ascoltato quando era ancora un'adolescente le aveva tuttavia scolpite nel cuore e nella mente, tanto da essersi fatta guidare da esse nel corso della sua crescita. Aveva sempre ritenuto quell'eredità la più preziosa che si potesse ricevere ed era infinitamente grata a Jennifer di aver trovato la forza, in un momento tanto drammatico, di donarle un ultimo saluto.
   Dopo che Jack, Doug ed Amy ebbero fatto colazione insieme, la ragazza prese fra le mani la cornice ricevuta e la collocò sul comodino di camera sua, proprio accanto al letto. Si perse per qualche istante a osservare quella fotografia, in modo particolare lo sguardo fiero e sorridente della madre, probabilmente ancora ignara di molte cose.
Improvvisamente Amy sobbalzò: ebbe come l'impressione di aver percepito una carezza sulla guancia. Si voltò dunque di scatto credendo fossero stati i suoi zii ma, constatò sorpresa, che nella stanza c'era soltanto lei. Credendo di essersi semplicemente suggestionata, la giovane sfiorò con l'indice il volto della madre riprodotto sulla fotografia e si vestì, sentendo il bisogno di uscire a fare due passi.
   La giornata era davvero splendida: il sole brillava nel cielo e scaldava la pelle, mentre un venticello fresco si divertiva a scompigliare la bionda chioma di Amy. Non appena uscì di casa si distrasse nel rispondere a qualche messaggio d'auguri ricevuto, non prestando così troppa attenzione a dove i piedi la stessero conducendo. Dopo qualche minuto, terminato di digitare sulla tastiera del cellulare, alzò lo sguardo e si accorse di aver inconsapevolmente raggiunto il molo di Capeside.
Approfittando della poca gente, Amy andò a sedersi in fondo, proprio dove la lunga passerella in legno terminava. Si mise comoda e, inspirando l'aria a pieni polmoni, si perse ad ascoltare il rumore del mare che si infrangeva sulle barche ormeggiate, mentre i gabbiani volavano alti sopra la sua testa e ogni tanto qualche pesce guizzava fuori dall'acqua.
“Che spettacolo!” pensò con un sorriso, notando che una barca stava per prendere il largo: quanto le sarebbe piaciuto poter navigare il mare, anche fosse stato solo per poco.
- Splendida giornata per fare un giro, oggi... - Amy sentì una voce provenire alle sue spalle. Si voltò di scatto, notando un giovane sulla trentina che la fissava mentre teneva in mano degli strani accessori che non riuscì bene a identificare. La sua aria interrogativa dovette tradirla perché il giovane proseguì:- Mi piace pescare... Spero che questa sia la mia giornata fortunata -.
- Non me ne intendo molto. I miei zii mi hanno regalato una canna da pesca quando ero piccola, ma vedere quei poveri pesci attaccati all'amo mi ha sempre fatto una pena... - ammise Amy con una smorfia.
Il ragazzo rise divertito e, avvicinandosi, allungò la mano per presentarsi.
- Sono David, molto piacere - .
- Io sono Amy. Abiti da queste parti? -
- La vedi quella casa gialla vicino al parco? - disse David indicando con l'indice.
Amy socchiuse gli occhi per mettere meglio a fuoco e, seguendo la traiettoria del dito, riuscì a individuarla.
- Mi sono trasferito da poche settimane. Sai, mia nonna è di Capeside. Da quando è mancato mio nonno, un anno fa, non si è più ripresa, così ho pensato di venire a farle un po' di compagnia - .
- Devi esserle molto affezionato! La mia è morta quando avevo quattro anni. Di lei mi resta solo qualche fotografia di quando era più giovane - .
- Mi dispiace molto... - .
Amy mise una ciocca di capelli ribelle dietro l'orecchio, un po' imbarazzata.
- Forse non dovrei chiedertelo ma, ti andrebbe di fare un giro sulla mia barca? - propose David timidamente.
Amy si alzò in piedi, guardando intimorita quegli arnesi che il giovane teneva sotto al braccio; egli comprese subito che cosa la trattenesse.
- Non devi preoccuparti, cambio di programma: niente pesca per oggi! - la rincuorò dunque facendole l'occhiolino. - Allora, che dici? - .
Amy non se lo fece ripetere due volte:- Perché no... - .

 

Il mare era calmo e la piccola imbarcazione a vela di David correva veloce, spinta dalla delicata brezza che soffiava con costanza. Amy era emozionata: si trovava su una barca, in mezzo al mare, in compagnia di un ragazzo che non conosceva affatto ma che a pelle le piaceva.
   I due giovani parlarono molto: lei gli raccontò del suo bisogno di viaggiare, di conoscere il mondo circostante, di quanto volesse bene a Jack e a Doug e di come fosse in attesa di un qualche segno che le indicasse la strada futura da intraprendere. Lui le raccontò invece delle sue passioni, della proposta di lavoro che stava valutando se accettare o meno, del bisogno di vivere la vita che voleva, a prescindere dall'approvazione o meno dei suoi.
   Amy si sentiva in pace e in armonia con se stessa. Amava il mare, il luccicare dell'acqua al sole, il suo colorarsi di arancione al tramonto, l'assaporarne quell'inconfondibile odore di salsedine.
Molte volte, proprio come Jen, sentiva il bisogno di recarsi al molo per fare ordine nella sua mente spesso confusa: osservare il mare infatti la tranquillizzava, la aiutava a schiarirsi le idee e le faceva sentire la madre più vicina che mai. Le capitava di versare qualche lacrima al pensiero del destino crudele che gliel'aveva portata via, ma era certa che Jennifer, seppur silenziosa, in fondo le era sempre accanto.
   Amy si rese conto che quel ragazzo dagli occhi verdi la metteva a suo agio, la sapeva prendere. Magari l'aveva già capita, pensò, di certo molto più di quell'imbecille – come era solito definirlo lo zio Doug – che l'aveva tradita con la sua migliore amica qualche mese prima.
   Fecero ritorno a Capeside dopo un paio di ore di navigazione. Amy ringraziò il suo nuovo amico per il meraviglioso giro e, prima di salutarsi, lui le prese il viso tra le mani e la baciò dolcemente sulla guancia.
- Spero di rivederti presto, - disse David in un sussurro.
- Contaci, - rispose lei allargando la bocca in un sorriso. Stava per abbandonare il molo quando la sua attenzione venne attirata da una scritta sulla poppa che non aveva notato prima: era in corsivo, non troppo grande, colorata in oro. Il cuore di Amy ebbe un sussulto: Jennifer.
   Avrebbe voluto domandare a David come mai avesse scelto proprio quel nome per la sua imbarcazione, quando il telefono squillò, impedendoglielo: una chiamata da parte di Pacey. Per l'ennesima volta nell'arco della mattinata, la giovane pensò a quanto detestasse compiere gli anni.

 

Tornata a casa, Amy sentì il bisogno di rivedere l'immagine di sua madre.
   Si fece coraggio e, scovato nel cassetto il filmato girato da Dawson, fece un lungo respiro e infilò il disco nel lettore del suo computer. Esitò qualche istante prima di premere sul tasto play: il cuore le martellava nel petto come fosse impazzito e le mani le tremavano.
   Eccola lì, Jennifer, ancora più bella di come se la ricordava: i lunghi capelli mossi le cadevano sulle spalle e un leggero strato di trucco le dava quella luce che i suoi occhi faticavano oramai a emanare.
Ciao Amy, sono la mamma. Quando tu vedrai questo video io purtroppo non ci sarò più e so che questo sarà penoso, penoso per entrambe; così, visto che non sarò in giro ad annoiarti continuamente, pensavo di darti una piccola lista di quello che vorrei per te...”.
Nonostante le lacrime, Amy si sentiva serena perché era riuscita finalmente a trovare la forza necessaria per compiere un passo importante che, da troppo tempo, aveva rimandato.
Fece ripartire il video per ben tre volte di seguito finché non comprese di doversi recare in un posto.

 

Mamma, eccomi qui. So che non vengo a trovarti spesso ma credimi, per me non è facile. Oggi compio ventott'anni e vorrei tanto che tu fossi qui a dirmi di non avere paura, che troverò la mia strada, che incontrerò presto l'amore della mia vita, che un giorno formerò una famiglia tutta mia, che vivrò della mia più grande passione, la pittura. So che lo stai pensando eppure, sentirlo dire dalla tua voce, mi aiuterebbe a crederci un po' di più. Sai, oggi è successa una cosa curiosa... Ho conosciuto un ragazzo che possiede una barca con il tuo nome. Dici sia un buon segno? A proposito di segni, mamma, quanto vorrei che me ne inviassi uno proprio in questo momento. Fai con comodo, non ho alcuna fretta... Mi manchi”.
   
Amy poggiò un mazzo di margherite sulla tomba di Jennifer: gli zii le avevano sempre raccontato che erano i suoi fiori preferiti. Chiuse gli occhi, cercando di figurarsi con la mente sua madre che l'abbracciava. Quando li riaprì, notò Jack, in piedi proprio accanto a lei, mentre le sorrideva con tenerezza infinita:- Sai, avevo bisogno di ringraziarla... Sei ciò che di più prezioso Jen potesse lasciarci - .
Amy e l'adorato zio Jack si strinsero a lungo commossi, quando una soffice piuma bianca si posò sulla spalla della ragazza. La fermò con le dita e, istintivamente, alzò gli occhi verso il cielo: il segno che stava aspettando – pensò felice – in realtà forse già il terzo della giornata.

- Ciao mamma, - Amy prese Jack sotto braccio.
- Torniamo a casa? - disse lui stampandole un bacio sulla fronte.

- Sì, ho un sacco di cose da raccontarti... - .

  
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