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Autore: cartoonkeeper8    05/06/2015    6 recensioni
Una "favola" sull'amore.
Come? Già sentita? Oh, ma questa non è come le altre fiabe...
- Humanized -
Genere: Angst, Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: April O'Neil, Donatello Hamato
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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*Angolo autrice*

Ok, in questo momento è come se stessi pubblicando un pezzo del mio cuoricino sanguinolento e pulsante. Tengo tantissimo a questa storia, e sono felice di condividerla con tutti voi, sperando che vi piaccia :) La dedico a LaraPink... tutta per te, cara ;) E' divisa in capitoli abbastanza brevi, ed è ispirata ad una poesia di Gianni Rodari, di cui per ora non rivelerò il titolo, per non rovinarvi la sorpresa XD Nelle note dell'ultimo capitolo scoprirò l'arcano (wow che paroloni!). E niente, e questo. XD Buona lettura!

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Lo svegliarono i crampi allo stomaco e il vaffanculo ordinario del treno delle 06:00. Donatello dischiuse lentamente le palpebre, deglutendo a fatica, infastidito dalla gola secca e dal pessimo sapore che gli era rimasto attaccato alla lingua… era il gusto dell’aria fritta consumata durante la cena e il pranzo del giorno prima. Si alzò a fatica dal letto, frizionando le braccia e le gambe intirizzite dal freddo notturno, mentre dei riccioli neri ribelli gli cascavano sugli occhi. Si sciacquò il viso, lavando via gli ultimi sogni intrappolati nelle iridi castane, per poi bere dal rubinetto del bagno, per placare la sete. Col nuovo sapore di ossido di zolfo, rifece il letto e si guardò attorno, sconsolato. Niente di nuovo: stessa piccola sporca povera soffitta, stessi vestiti stracciati su una sedia sfondata, stesso bagno scalcagnato, col lavandino scrostato e arrugginito, col cesso… meglio lasciar perdere.

Si sedette sul letto, massaggiandosi il collo, cercando di mettere a fuoco al meglio la stanza. Avrebbe avuto bisogno di un paio di occhiali… ma non poteva permetterselo. A stento pagava l’affitto per quella stanza.

Chi voleva prendere in giro, erano mesi che non pagava. Anzi, forse non aveva mai pagato neanche un centesimo. Se aveva ancora un tetto sopra la testa, era solo per il buon cuore della padrona della locanda. Già…

Un bussare sommesso interruppe il sospiro romantriste che già prorompeva dalle sue labbra. Un brivido piacevole e tremendo percorse la sua spina dorsale. Era lei. Corse verso la porta, per poi tornare velocemente al lavandino, togliersi la camicia lilla sgualcita e darsi una sciacquata veloce senza sapone – e chi aveva i soldi per comprarlo? – schizzando ovunque per la fretta. Chiuse la porta del piccolo bagno e si precipitò ad aprire, col fiatone. Gli occhi stupiti e il sorriso che lo aspettavano sulla soglia lo fecero trasalire. Si passò una mano sulla faccia, maledicendosi ripetutamente. Aveva dimenticato di rimettersi la camicia. Di nuovo.

-          Buongiorno!

Quanta allegria sprigionava quel sorriso perlaceo! Donatello ci mise un po’ a rispondere al saluto, ipnotizzato com’era da quel volto candido, il cui pallore era esaltato dall’acceso arancione della sua chioma ribelle. Dopo qualche secondo di troppo, riuscì a ricordare la formula di rito da pronunciare in quelle situazioni.

-          Ciao… April.

  
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