Un
leggero knock knock sulla porta della stanza la
destò, poi una voce
squillante dall'altra
parte del legno
chiese: -Chiara, stai dormendo?
Riconoscendo
la voce, la ragazza si tirò subito a sedere e, sbadigliando
sommessamente (che
splendida dormita aveva appena fatto!), rispose: -No, entra pure Angnis.
La
figura massiccia della donna oltrepassò la soglia e, con un
largo sorriso sul
volto gioviale, si avvicinò al letto: -Non immagini quale
gioia sia per questo
mio vecchio cuore rivederti sana e salva, mia cara.
-Lo
è anche per me, Angnis- rispose Chiara, ricambiando il
sorriso e andando a
scostare le tende dalle finestre, cosicché la luce di quel
giorno meraviglioso
riempisse la camera.
-Quale
buon vento ti porta da queste parti?- chiese poi, versando in due coppe
della
fresca acqua cristallina dalla brocca d'argento e porgendone una alla
donna.
-Oltre
che ritrovare una cara amica creduta perduta?- rise quella, bevendo a
grandi
sorsi dalla coppa -Grandi preparativi si stanno svolgendo ora per il
palazzo e
Odino mi ha ordinato di preparare anche te adeguatamente.
Ciò
detto estrasse da un cesto di vimini che portava sottobraccio un lungo
telo
rosso, che, quando lo spiegò per bene sulle lenzuola, si
rivelò essere un
meraviglioso abito color porpora, dai sottili e intricati ricami dorati
che
riproducevano dei boccioli di rosa.
-È
meraviglioso...- disse un soffio la ragazza, saggiando con la punta
delle dita
la morbidezza di quella seta leggera -Sei sicura che debba indossarlo
proprio
io? È troppo bello per potermi stare bene addosso!
-Odino
ha richiesto espressamente il tessuto più prezioso con
questi esatti colori: il
rosso e l'oro sono i colori di Asgard- spiegò Angnis.
-E
le rose?- chiese Chiara.
-Solo
un piccolo tocco femminile- ammiccò la sarta -Lo stemma di
Asgard riporta un
montone dorato su campo rosso e ho pensato che per una fanciulla
sarebbero
stati più appropriati dei fiori.
Lo
sguardo della ragazza si soffermò per qualche istante a
osservare quel
capolavoro della sartoria, sulle cui onde sinuose il sole disegnava
morbide
scie di luce, che rilucevano con particolare intensità nei
punti in cui
andavano a incontrare l'oro dei ricami. Sebbene il taglio della gonna
fosse
molto simile a quello pervinca della Festa d'Estate, il corpetto era
più
attillato e lasciava le spalle scoperte, mentre le braccia sarebbero
state
avvolte da uno scialle del medesimo colore, che doveva essere indossato
affinché passasse dietro la schiena e cadesse davanti
all'altezza dei gomiti.
Elegante,
sexy e al contempo dignitoso: Fandral avrebbe approvato di sicuro al
100%
questa volta.
Una
risatina sommessa sfuggì dalle labbra di Chiara,
immaginandosi già quali
commenti avrebbe sfoderato lo spadaccino vedendola camminare per le
sale del
castello con quel vestito addosso.
D'improvviso
la porta si aprì di nuovo e Madama Thyia fece i suo ingresso
nella stanza reale
accompagnata da un paio di servette di circa diciassette anni;
l'anziana donna
lanciò uno sguardo di disappunto alla ragazza e, senza
nemmeno salutare, disse
esasperata: -Non sei ancora pronta? Per le Norne, la cerimonia comincia
tra
meno di tre ore e la ragazza è ancora in queste condizioni!
Chiara
arrossì leggermente, accorgendosi di essere ancora in
maglietta e mutande, ma
Madama Thyia prontamente schiocco le dita e le servette si apprestarono
leste a
preparare il bagno per la terrestre, riempiendo la vasca principesca,
solitamente adoperata da Thor e collocata in una sezione separata della
stanza,
di acqua calda e unguenti dai profumi delicati.
In
un lampo la vasca fu colma e Chiara venne spogliata e "buttata" in
acqua dalle ancelle, che le frizionarono con cura la pelle e i capelli
con
spugne di mare.
Mentre
la ragazza si godeva quel trattamento, Madama Thyia aveva iniziato un
interminabile monologo esplicativo sul comportamento che avrebbe dovuto
tenere
durante la cerimonia in quanto ospite d'onore.
-Odino
è molto attento all'etichetta- diceva la donna,
supervisionando con piglio severo
le sue sottoposte, che mestamente compivano il loro lavoro -E non
tollera le
insubordinazioni, pertanto ricorda di rivolgerti agli ospiti con i
dovuti
titoli, non guardare direttamente negli occhi nessun invitato di sesso
maschile
di rango superiore al tuo (nella fattispecie, tutti); non camminare
come un
contadino nel campo: tieni le braccia adese al corpo o, eventualmente,
davanti
allo stomaco con le mani congiunte; mantieni la schiena dritta e
ricordati di
fare passi piccoli. Inchinati sempre quando incontri qualcuno e non
cominciare
mai una conversazione, ma aspetta che siano gli altri invitati a
rivolgerti la
parola per primi. Non sorridere in maniera troppo marcata e, per gli
Antichi,
non mostrare i denti: lasciamo che siano gli animali nel bosco a
ringhiare.
E
così continuò per tutto il tempo del bagno, ma
Chiara non ascoltò nemmeno uno
dei suoi consigli, troppo intenta a rilassarsi per prestare attenzione
a quelle
stupide regole del Galateo asgardiano. Si sarebbe comportata come
sempre e al
diavolo tutto il resto!
Finalmente
le abluzioni terminarono e le ancelle l'aiutarono ad emergere dalla
vasca e ad
asciugarsi, prestando, poi, particolare cura e tempo per i capelli, che
vennero
trattati con balsami, asciugati e intrecciati.
Fu
dunque il turno del vestito, da cui la ragazza si lasciò
avvolgere, mentre una
delle serve le abbottonava il corpetto dietro la schiena; a lavoro
terminato,
venne condotta davanti allo specchio, in maniera che potesse ammirare
il
risultato di quel lungo processo.
Chiara
rimase per qualche istante a contemplare l'immagine di quel
meraviglioso abito,
incantata dai riflessi che le piccole rose d'oro emanavano alla luce
del sole:
"Con questi colori sembro appena uscita dalla Sala Comune dei
Grifondoro"
si divertì a pensare, mentre si voltava per osservarsi anche
da dietro, dove il
vestito lasciava maliziosamente scoperta parte della schiena "E pensare
che ho sempre simpatizzato per Tassorosso!"
Madama
Thyia entrò inaspettatamente nel suo campo visivo,
interrompendo i suoi
pensieri, e le porse una piccola scatola di legno di ciliegio, il cui
coperchio
era stato inciso con un delicato motivo arboreo.
Interdetta,
Chiara allungò le mani e prese la scatola dalle dita di
Madama Thyia, che la
osservò severa mentre sollevava il coperchio, portando alla
luce un
meraviglioso fermaglio per capelli in madreperla rosa.
-Che
cos'è?- chiese perplessa, studiando l'oggetto alla luce del
sole.
-Questo
fermaglio- spiegò Madama Thyia -È un oggetto di
pregiatissima fattura,
realizzato dai migliori gioiellieri di Asgard. La regina Frigga era
solita
indossarlo durante le feste e i ricevimenti ufficiali e...
-Aspetta!-
la interruppe Chiara, riponendo l'oggetto nella sua custodia e
porgendolo di
nuovo all'anziana serva -Apparteneva alla regina, non posso metterlo.
-Non
ti verrebbe offerto se non fosse stato Odino in persona a ordinarlo-
ribatté
Madama Thyia, visibilmente contrariata e indispettita dall'interruzione
-E la
regina si sarebbe offesa in maniera indicibile se ti fossi rifiutata in
sua
presenza di indossarlo.
Rigirò
la scatola tra le mani, non sapendo come comportarsi: Loki voleva che
indossasse quel gioiello, ma l'appartenenza alla defunta regina le
impediva di
farlo con serenità, come se, sfoggiando quel meraviglioso
ornamento durante una
festa, mancasse di rispetto alla memoria di una sovrana tanto amata dal
suo
popolo.
Siccome
Madama Thyia non sembrava in alcun modo intenzionata a retrocedere,
Chiara si
arrese e appuntò il fermaglio all'acconciatura.
Non
appena l'ebbe fissato ai capelli, la ragazza notò, con la
coda dell'occhio, che
il lampo di un sorriso era passato veloce sull'austero volto di Madama
Thyia.
Se quello era l'effetto che quel gioiello avrebbe provocato alla
cerimonia,
allora sarebbe stata ben lieta di indossarlo.
-Molto
bene- esordì Angnis -Direi che sei pronta. Le scarpe sono
dentro il cesto. Ci
vediamo dopo.
Detto
ciò, le donne si avviarono verso la porta, ma Chiara, che
avrebbe gradito
ancora la loro compagnia, le fermò chiedendo: -Andate
già?
-Sì,
mia cara- disse Angnis sulla porta -Serve l’aiuto di tutta la
servitù per
completare i preparativi della cerimonia di stasera. Tu sei pronta,
perciò il
nostro lavoro è terminato. Cerca di passare il tempo che
resta senza rovinarti
vestito e capelli.
-Sai
già che non lo farò- ammiccò la
ragazza, mentre la donna, ridacchiando,
chiudeva la porta alle proprie spalle.
Si
ritrovò di nuova da sola, nel silenzio di quelle grandi
stanze vuote, a
guardare la città dalla finestra, a contarne le cicatrici e
ad udirne i canti
di speranza, che dalle strade salivano con il vento verso il cielo.
Era
tutto finito. Ancora non riusciva a rendersene pienamente conto:
Phoneus, la
guerra, la minaccia sui Nove Regni, la sua prigionia, la sua
morte… tutto era
finito e ora lei era lì, vestita come una regina, ad
osservare un regno pronto
a risorgere.
Già,
la sua morte. In quei mesi ad Asgard aveva rischiato più
volte la pelle, ma mai
come in quel momento, stretta tra le braccia di Loki, aveva creduto di
aver
raggiunto il punto di non ritorno: aveva sentito il veleno bruciarle il
sangue
e aveva visto negli occhi verdi del dio (non si era mai accorta prima
di quanto
verdi e brillanti fossero) la conferma che quello fosse il suo momento;
persino
il suo spirito era pronto: si era sacrificata per impedire a Phoneus di
realizzare le sue trame, non c’era ragione più
nobile per morire? Inoltre, in
quel momento non lo stava facendo da sola, ma Loki era lì
per sostenerla, per
alleviare con la sua presenza la paura che, inevitabilmente,
l’aveva colta.
Eppure,
quella mattina si era svegliata nel soffice letto di Thor, sana e
salva. Come
era stato possibile?
Istintivamente
il suo sguardo andò a posarsi sul palmo della mano e la
memoria volò alla sera
della Festa d’Estate, quando l’aveva stretta
intorno alle dita fresche e lunghe
del Dio degli Inganni. Che l’evento si fosse ripetuto, nelle
catacombe di Eitur
Myri?
“No,
dai” si disse la ragazza, ripensando a quello che le aveva
detto Loki riguardo
il Vincolo Sacro: chi lo eseguiva doveva esserne pienamente consapevole
e,
soprattutto, doveva desiderarlo più di ogni altra cosa.
Il
solo pensiero che Loki desiderasse fino a quel punto che lei vivesse la
fece
avvampare vistosamente; “No” si ripeté
“Non è possibile”.
Eppure
era viva.
Un
irrefrenabile desiderio di incontrare di nuovo quello sguardo color
dello
smeraldo la colse improvviso, conducendola attraverso la porta e i
corridoi del
palazzo, dove le capitò di incontrare qualcuno degli ospiti
che Asgard
accoglieva. Mentre camminava, chi la incontrava, che fosse un nano o un
elfo o
un asgardiano, la salutava rivolgendole un inchino, che la ragazza
maldestramente ricambiava, piena di imbarazzo.
"Questo
vestito deve proprio darmi un'aria nobile" pensò tra
sé quando l'ennesimo
straniero chinò il busto al suo passaggio.
Finalmente,
dopo essere stata costretta a passare per un corridoio secondario per
evitare
di essere vista dalla servitù, raggiunse l'ingresso delle
stanze del Dio
dell'Inganno.
"A
quest'ora dovrebbe aver finito di discutere con Jarosit" si disse
"Probabilmente sarà qua dentro". Portò,
così, la mano al collo, ma
quella toccò solo la pelle sopra le scapole, ricordando alla
ragazza che la
collana con il ciondolo a forma di chiave era andata perduta quando
l'aveva
adoperata la sera della Festa d'Estate.
"E
ora cosa faccio? Busso?"
Avvicinò
le nocche al legno liscio e scuro della porta, ma non fece nemmeno in
tempo a
sfiorarla che quella in uno scatto si aprì leggermente,
permettendole di
entrare in quell'ambiente divenuto oramai familiare.
Riluttante,
Chiara oltrepassò la soglia e, chiudendo la porta,
notò che Loki era proprio
lì, di spalle e affacciato alla finestra a contemplare il
paesaggio.
Davanti
a quella silhouette scura, delineata nella luce della sera che
avanzava, il
cuore della ragazza accelerò di colpo: era arrivata fin
lì e ora non aveva idea
di cosa dirgli. Che idiota era stata!
Sentì
le guance divenire bollenti e le mani bagnarsi di sudore, ma
fortunatamente fu
il dio a sollervarla dal gravoso compito di spezzare il silenzio: - Da
che ho
memoria- disse -Non ricordo di aver mai visto la mia città
ridotta ad un simile
cumulo di macerie, ma ora ho l'occasione di ricostruirla:
diverrà ancora più
potente e florida e le sue attività commerciali
rifioriranno, portando nuovo
benessere per il mio popolo.
-Non
dubito che sarà così- sorrise Chiara, poi, dopo
un attimo di silenzio,
aggiunse: -Non avresti dovuto darmi il gioiello di Frigga. Non ho il
diritto di
indossarlo.
-Tutto
quello che indossi è finalizzato a uno scopo politico ben
preciso, perciò non è
per diritto che porti quel monile, né tantomeno per un mio
capriccio. Sei
venuta qui per dirmi questo?
-Non
solo- ammise la ragazza -Volevo ringraziarti per avermi salvato la vita.
A
quelle parole il dio si voltò, guardando negli occhi la sua
interlocutrice (sì,
aveva davvero degli stupendi occhi verdi!): -Non devi ringraziarmi, io
ho
lasciato che morissi.
-Nemmeno
tu eri messo troppo bene, quando ti ho visto in quella grotta, eppure
siamo
entrambi qui a parlare- ribatté Chiara.
-Cosa
ti fa pensare che sia stata opera mia?
-Perché
eri il solo presente là sotto e l'unico in grado di eseguire
un Vincolo Sacro:
non dubito che Thor sia un bravo ragazzo, ma ho i miei dubbi che abbia
le
conoscenze e le capacità per fare una magia del genere.
Un
sorriso increspò le labbra sottili del dio, che ammise: -Non
posso darti tutti
i torti, ma ciò non toglie il fatto che tu sia morta: lo sei
stata il tempo
necessario per uccidere anche il parassita dentro di te, altrimenti la
sconfitta di Phoneus non avrebbe fatto alcuna differenza.
-Ma
una volta morto lui, anche le uova avrebbero dovuto perdere il
controllo sugli
esseri ospitanti- ribatté la ragazza.
-Certamente-
continuò Loki, avvicinandosi -Ma non quello che ti aveva
impiantato nel collo:
durante il nostro scontro mi ha riferito che quel particolare uovo
racchiudeva
al suo interno non solo la sua natura, ma anche la tua, il che
l'avrebbe
salvato anche dopo la sua dipartita. Eppure non capisco una cosa: stavi
morendo
e sapevi che avrei potuto salvarti, perché non me lo hai
chiesto?
La
ragazza rimase dapprima sorpresa da quella domanda, poi rispose
semplicemente:
-Se vuoi salvare qualcuno non aspetti che te lo chieda, lo fai e basta.
E poi
nemmeno tu me lo avevi chiesto alla Festa d'Estate. È
successo e basta.
Calò
di nuovo il silenzio tra loro due, mentre gli occhi indagatori del dio
carpivano con avidità ogni dettaglio della ragazza, intenta,
per l'imbarazzo, a
fissarsi i piedi.
-Cosa
farai ora?- chiesa alla fine Chiara, non riuscendo a sopportare
ulteriormente
quel silenzio -Come impegnerai il tuo tempo quando non ci
sarà più una
midgardiana da tormentare?
-Continuando
a regnare su Asgard, mi sembra ovvio- rispose il dio -Ma mi resta
sempre quello
stupido di Thor da torturare, anche se non sarà divertente
come infastidire te.
Chiara
rise, ma quando si sentì di nuovo addosso lo sguardo del
dio, sfuggì
velocemente verso la finestra, fingendo di osservare il paesaggio.
-La
mia presenza ti mette a disagio?- chiese calmo Loki, raggiungendola e
appoggiandosi con la spalla sul muro accanto a lei.
-No,
non è quello- rispose Chiara in un soffio -È che
non riesco ad abituarmi
all'idea che tu abbia visto tutto di me, mentre la mia conoscenza della
tua
vita rimane estremamente limitata. C'è un bello squilibrio
tra noi due!
Dopo
un attimo di esitazione, il dio chiese: -Vorresti davvero conoscere la
mia
storia?
Chiara
non rispose subito, ma si concesse un momento per riflettere: -Non ne
ho
bisogno- disse infine -non mi è servito alla sera della
Festa d'Estate, perciò
non mi interessa quello che hai fatto prima di incontrarci. Sei la
persona che
mi ha salvato la vita e tanto mi basta; ma se sarai tu a volermene
parlare, le
tue parole troveranno tutto l'ascolto e l'attenzione di cui sono capace.
Dopo
aver pronunciato quelle parole, la ragazza rimase in attesa di
scoprirne
l'effetto, piuttosto timorosa, in realtà, di aver sbagliato
a pronunciarle:
avrebbe potuto risuonare rude e maleducata, però era quello
che sentiva in quel
momento e mentirgli sarebbe stato inutile; sapeva che Loki aveva
compiuto degli
atti orribili, eppure si era dimostrato un sovrano saggio e premuroso
nei
confronti del suo popolo. Di qualunque crimine si fosse macchiato,
nulla gli
avrebbe tolto il pregio di essere un re eccellente, nonché
colui che l'aveva
strappata alla morte e alla soggiogazione di Phoneus.
Era
divenuto il suo eroe e non era del suo passato che si preoccupava, ma
del suo
futuro.
Intanto
Loki non smetteva di osservarla, un'espressione imperscrutabile si era
dipinta
sul suo volto e Chiara avrebbe pagato chissà cosa per
scoprire quali pensieri
gli stessero passando per la testa. Che le stesse leggendo di nuovo la
mente? E
perché il cuore le batteva così forte, come se
volesse uscire dal suo petto?
Un
forte rullo di tamburi nel cortile sotto la finestra la fece
sobbalzare,
provocando il riso del dio: -Sono solo i tamburi di inizio delle
celebrazioni,
è ora per me di andare alla sala del trono a fare gli onori
di casa.
Ciò
detto, prese le sembianze del Padre di Tutti, offrì il
braccio alla ragazza e
insieme uscirono dalla stanza per dirigersi verso la sala del trono.
Ora
che erano così vicini, Chiara notò che Loki aveva
davvero un buon odore.
Il
dio l'accompagnò attraverso il castello, fino a raggiungere
un ingresso
secondario della sala reale, dove le disse di attendere lo squillo
delle trombe
prima di oltrepassare delle lunghe e pesanti tende di velluto rosso.
Dall'altra
parte del tessuto un forte brusio di centinaia di voci diverse
rimbombava sulle
pareti d'oro dell'ampia sala.
Non
le aveva spiegato con esattezza quello che l'avrebbe aspettata una
volta
oltrepassati i tendaggi, ma a Chiara parve quasi di ritrovarsi dietro
le quinte
di un palcoscenico, agitata come un'attrice alla sua prima esibizione.
Dopo
qualche minuto le voci si affievolirono e nell'aria rimbombò
il limpido suono
delle trombe, mentre le tende si scostavano leggermente mostrando agli
ospiti
la celebrità della serata.
A
Chiara partì quasi un colpo quando vide che la sala del
trono era gremita di
gente, non solo asgardiani, ma anche elfi, uomini e donne con le
fattezze
simili a quelle di Hogun e persino nani; tra questi ultimi la ragazza
ne notò
uno particolarmente grosso e coperto d'oro dalla testa ai piedi,
persino i
riccioli della sua folta barba sale e pepe erano ornati da svariati
anellini
del prezioso metallo.
La
cosa peggiore di quella situazione, però, non era la
spaventosa quantità di
gente presente, ma il fatto che gli occhi di ogni singolo invitato
erano
rivolti verso di lei facendola irrigidire come un pezzo di granito.
"Mannaggia
a me che non ho ascoltato una parola di quello che ha detto Madama
Thyia!"
si maledisse Chiara, cercando disperatamente con lo sguardo una faccia
nota.
Finalmente
la trovò: in fondo alla sala, infatti, nascosto dalla folla
e seduto sul suo
trono, il volto di Odino la fissava, come a volerla invitare a
raggiungerlo.
Cominciò,
così, ad avanzare lentamente, sorprendendosi molto nel
vedere che la folla si
ritirava al suo passaggio, aprendole progressivamente un varco verso il
Padre
di Tutti; man mano che camminava, Chiara tentò di
concentrarsi nel mantenere la
schiena dritta e il portamento solenne, anche quando per un attimo
l'emozione
le fece tremare il ginocchio, sbilanciandola a sinistra.
"Cavolo,
che figura!"
Finalmente
raggiunse lo scranno reale, ai cui lati Thor, i Tre Guerrieri, Sif,
Jarosit e
Ahzurit, vestiti di tutto punto, presenziavano orgogliosi e fieri,
incrementando
il senso di goffaggine della ragazza.
Vide
Fandral farle maliziosamente l'occhiolino, strappandole così
un sorriso
imbarazzato: evidentemente il vestito gli piaceva. Anche Thor le stava
sorridendo, ma quando notò il fermaglio di madreperla
brillare tra la chioma
castana di lei il suo viso si contrasse; non c’era rabbia in
quell’espressione,
nemmeno rimprovero. Solo malinconia.
Il
sovrano batté Gungnir sul pavimento, richiamando
così l’attenzione di tutti, e
il silenzio scese sulla sala.
-In
questo giorno di fine estate- iniziò il dio, spaziando con
lo sguardo la
moltitudine dei presenti -Asgard festeggia, in compagnia dei popoli
suoi
alleati, una nuova pace strappata dagli artigli di un mostro, famoso
nella
storia per la sua crudeltà e la sua efferatezza.
Già una volta i nostri regni
ne avevano affrontato la minaccia, pagando con il sangue dei loro
soldati una
pace durata per millenni, ma infranta in silenzio e
nell’ombra a spese di
innocenti. Ebbene, Chiara di Midgard- si rivolse alla ragazza -Oggi non
staremmo festeggiando se non fosse stato per te. Sebbene Midgard sia
recentemente tornata all’interno dello scenario dei Nove
Regni, mai prima d’ora
ha avuto un ruolo così importante. È giusto,
dunque, riconoscere al Regno degli
Uomini il merito delle azioni della sua rappresentante.
Si
alzò in piedi e indicò con l’indice il
pavimento: -In ginocchio- ordinò.
Confusa,
Chiara obbedì, mentre il re riprendeva il suo discorso: -Sei
giunta qua come
schiava di Asgard, sei tornata come salvatrice dei Nove Regni. Oggi ti
inginocchi come Chiara di Midgard, la ragazza che ha dimostrato
fedeltà ai suoi
princípi, ai suoi amici e al suo re. Rialzati, ora, come
Sigyn, la Vittoriosa. Siederai
al Consiglio dei Re come loro pari e Asgard sarà sempre la
tua casa. Che il
nome della Salvatrice dei Nove Regni possa risuonare in eterno nelle
case e
nelle strade di Asgard, Âlfheimr, Svartálfaheim e
Vanaheim!
Ciò
detto, depose delicatamente la cuspide di Gungnir sulle spalle della
ragazza
per sancire quella nomina, poi l'aiutò ad alzarsi, mentre un
boato di applausi
faceva tremare le pareti della sala del trono.
-Sigyn!-
urlò a pieni polmoni Fandral, imitato poi da Volstagg,
Hogun, Thor e, ben
presto, anche dagli altri invitati, che scandirono a piedi polmoni il
nuovo
nome di Chiara, facendolo risuonare in tutto il palazzo.
Persino
Lady Sif applaudì le gesta della ragazza, che, in preda
all'emozione, non
poteva impedirsi di arrossire e sorridere allo stesso tempo.
Ad
un tratto la musica partì e la festa incominciò,
mentre la servitù posava su
lunghe tavolate ai lati della sala grossi piatti colmi di tutte le
meravigliose
leccornie che i cuochi asgardiani erano in grado di preparare.
Gli
invitati cominciarono a distribuirsi intorno ai tavoli imbanditi,
chiacchierando allegramente tra loro, così Loki porse il
braccio alla ragazza e
la condusse nella discesa dei gradini.
-Allora-
sussurrò il dio alla sua accompagnatrice -Come è
stato essere al centro della
scena?
-Oserei
dire illuminante- rispose Chiara -Dal momento che ho compreso il
perché del mio
attuale abbigliamento. Mi hai allestita come un cartellone
pubblicitario per il
tuo regno! Scommetto che tutto quel bel discorso su Sigyn e il resto
sia
servito solo a sottolineare come la distruzione di Phoneus sia stata
dovuta ad
Asgard.
-Molto
bene- sorrise il dio -Noto con piacere che le tue capacità
intellettive non
hanno subito alcun danno.
-Nota
anche questo, allora- riprese, fredda, Chiara -Io non sono il trofeo di
nessuno.
Ciò
detto, sciolse il braccio da quello del re e, senza nemmeno degnarlo di
uno
sguardo, si allontanò in direzione del banchetto: stava
morendo di fame!
Gli
occhi di tutti erano puntati su di lei, ma Chiara si impose di non
farci caso o
non sarebbe riuscita a mandar giù un solo boccone per
l'imbarazzo.
Si
diresse, dunque, verso un piatto colmo di una succulenta torta alla
frutta e ne
prese una generosa fetta che addentò con voluttà.
Stava
per attaccare la seconda fetta, quando un leggero colpo di tosse
attirò la sua
attenzione dietro di sé, dove il nano particolarmente
appariscente di prima le
sorrideva.
Persino
in bocca quel tipo nascondeva l'oro, infatti più di
metà dei suoi denti erano
fatti di metallo.
-Lady
Sigyn- esordì il nano, facendo un profondo inchino -Che
incresciosa mancanza da
parte mia non essermi ancora presentato! Permettetemi di rimediare: il
mio nome
è Regalrex e sono il sovrano di Svartálfaheim.
-Piacere
di conoscervi- rispose Chiara, passandosi velocemente la mano intorno
alla
bocca per rimuovere le briciole del dolce.
-A
nome del mio popolo- proseguì Regalrex -Vorrei porvi i
più accorati
ringraziamenti per il vostro eccelso lavoro. Chi mai si sarebbe
immaginato che
dietro l'apparenza di un'affascinante fanciulla si nascondesse un prode
guerriero?
A
Chiara non piacque il tono che il nano le rivolgeva, né
tantomeno lo sguardo
lascivo con cui la fissava, così, evitando magistralmente la
mano del sovrano
che tentava di carpire la sua, lanciò con lo sguardo una
richiesta di aiuto a
Fandral, che prontamente accorse in suo soccorso.
-Che
splendida festa, non è vero Regalrex?- disse lo spadaccino.
-Per
te sono Vostra Maestà,
soldato-
rispose il nano, visibilmente innervosito da quell'intromissione.
-Suvvia,
Altezza!- continuò l'uomo, divertito
dalla reazione del nano -Prendete
un bicchiere di vino e brindate con me alla salute di questa splendida
creatura!
Fandral
spinse nella mano del re nanico un grosso calice e sollevò
in direzione di Chiara
il proprio, per poi berne il contenuto a grandi sorsi: -Molto bene!-
riprese
quando ebbe vuotato il bicchiere -Lady Sigyn è richiesta
urgentemente dal
principe; immagino dovranno concordare gli ultimi dettagli del loro
matrimonio.
A
quelle parole Regalrex (e anche Chiara) rimase di sale, facendo quasi
cadere il
suo calice, ancora colmo di vino scarlatto; approfittando di quel
momento,
Fandral prese Chiara per la vita e la condusse attraverso la folla
dall'altra
parte del salone.
-Ti
prego, dimmi che stavi bluffando!- lo implorò la ragazza
quando furono svaniti
alla vista del nano.
-Ovviamente-
rispose lo spadaccino, un largo sorriso disegnato sotto i baffi biondi
-Ma
questo Regalrex non lo sa! Quel nano ha la fama di essere un cacciatore
di
mogli: ne avrà almeno una decina nel suo palazzo. Hai fatto
bene a chiamarmi!
Stanne certa che ancora qualche minuto di conversazione e ti avrebbe
chiesto di
sposarlo!
-Mi
disgusta anche solo l'idea!- rabbrividì la ragazza.
-Posso
avere l'ardire di chiederti un ballo?- domandò lo
spadaccino, sorridendole
cordiale -Per farti dimenticare questa brutta esperienza!- aggiunse
poi, quando
notò che sul viso di Chiara si era dipinta un'espressione
contrariata.
-Perdonami
Fandral- rispose, ricambiando la gentilezza con il suo sorriso
più dolce -Ma
rischierei solo di pestarti i piedi.
Lo
spadaccino non diede segno di essersela presa, ma al contrario, le
avvolse la
mano nella propria e la condusse presso l'angolo della sala dove si
trovavano
Thor e i suoi amici, raccontandole con enfasi alcuni aneddoti sulle
loro
avventure in giro per i Nove Regni.
Trascorsero
insieme delle ore piacevoli, in cui i Tre Guerrieri narrarono, con
un’enfasi
che andava crescendo mano a mano che i loro bicchieri si svuotavano,
mirabolanti storie di battaglie, mostri abbattuti e fanciulle salvate,
suscitando l’ilarità del principe e della
guerriera.
Giunse
il tempo delle danze e i compagni si separarono, ognuno con
un’incantevole
fanciulla al braccio, lasciando Thor, Chiara e Sif da soli. Dopo
qualche momento,
anche Sif si allontanò, dicendo di volersi assicurare che il
cambio della
guardia fosse stato eseguito.
-Ho
riconosciuto il fermaglio di mia madre- esordì alla fine il
Dio del Tuono, che
evidentemente non riusciva a tacere ulteriormente
l’argomento, ma venne
prontamente interrotto da Chiara: -Non avrei voluto indossarlo.
È stato Odino a
volerlo.
-Ti
dona molto- concluse il principe; le sorrideva, ma Chiara riusciva a
cogliere
distintamente la sfumatura di tristezza che si celava dietro la piega
dei suoi
occhi blu cielo.
-Non
ti dispiace che lo indossi?- chiese timidamente.
-No,
affatto- la rassicurò il Dio del Tuono -È sempre
stato sul capo di una donna
meravigliosa, non riuscirei a immaginare nessun’altra degna
di portarlo.
-Mi
sarebbe piaciuto conoscerla- ammise Chiara, fingendo di concentrarsi
sulle
danze.
-Ti
sarebbe piaciuta molto. E sono convinto che anche lei ti avrebbe
apprezzata: ha
sempre ammirato il coraggio e la bontà nelle persone.
Scese
il silenzio tra i due, mentre nella sala rimbombava il suono delle
risate e
della musica.
Alla
fine Chiara non riuscì a trattenersi: -Come fate?- chiese
-Come riuscite voi
Æsir a sopravvivere al dolore che si accumula nelle vostre
vite eterne di
divinità?
Si
morse la lingua per essersi lasciata sfuggire quella
curiosità nel bel mezzo di
una simile conversazione, ma era da quando aveva iniziato a conoscere
meglio
Thor e Loki che se lo domandava: la vita di un dio, si dice,
è eterna, ma con
essa anche la sofferenza e il dolore delle perdite e delle sconfitte
diventano
bagagli che si è costretti a trascinare per sempre. Come si
faceva a non
impazzire?
-Noi
non siamo propriamente delle divinità- rispose Thor
pacatamente -Ma sì, la
nostra vita può essere anche molto, molto lunga. Il dolore
che proviamo molto
spesso non viene mitigato dal tempo, sebbene a noi ce ne sia concesso
di più
rispetto a voi midgardiani; ma come la sofferenza può essere
eterna, anche
l’amore può conoscere la durata della vita di un
Æsir. Perdere una persona non
significa smettere di amarla ed è proprio il ricordo che si
ha di lei che rende
la sua mancanza meno gravosa. Le persone che ci circondano, che
combattono e
festeggiano al nostro fianco sono coloro che ameremo per sempre e il
cui
ricordo ci accompagnerà nelle notti in cui saremo soli. Sono
i nostri amici, i
nostri familiari e i nostri amanti che ci rendono divinità,
non la vita lunga o
le armi magiche.
Chiara
rimase a bocca aperta: aveva davvero sentito quelle parole venire
pronunciate
da Thor? Probabilmente il Dio del Tuono comprese la sua
perplessità, perché
proseguì dicendo: -Sebbene la mia attività
principale sia far roteare un
martello, alcune cose sono arrivato anch’io a comprenderle e
potrei
sorprenderti se ti svelassi tutte le profonde riflessioni di cui sono
capace.
Un
sorriso nacque silenzioso sui loro volti, a riempire il vuoto che le
parole non
sarebbero state in grado di colmare, poi, dopo aver lasciato una
carezza sul
braccio ferito dell’amico, Chiara si allontanò,
assicurandosi di non essere
notata da nessuno, e uscì dalla sala del trono per
intrufolarsi nel giardino;
da un’aiuola colse alcuni fiori, per poi svanire in pochi
passi nell’oscurità
di un campo seminascosto dietro al fastoso palazzo.
Non
un filo d’erba cresceva su quel suolo polveroso e
l’unico legno che si innalzava
era quello del patibolo, presso il quale i condannati a morte
salutavano per
l’ultima volta la luce del sole. In quel terreno, dopo la
decapitazione, i
corpi dei criminali venivano sotterrati senza che una scritta venisse
apposta
sulle loro tombe.
Quella
notte, però, la luna brillò per la prima volta su
una piccola e modesta lapide
di marmo, appena uscita dalla bottega di uno scultore e ancora
scintillante
sotto i suoi pallidi raggi. Su di essa vi era stato inciso, molto
semplicemente: “A memoria di
Reicknar il
Redento, che della pietà fece il suo valore”.
Fu
lì che Chiara arrestò la sua passeggiata
notturna, soffermandosi ad osservare
quella piccola e fredda lastra di pietra; vi depose accanto i suoi
fiori e,
prestando attenzione a non sgualcire il vestito, si sedette sulla
polvere,
stringendo le ginocchia vicino al petto.
Sotto
ai suoi piedi, il diverso colore che aveva la terra rivelava che fosse
stata
smossa da poche settimane per accogliere le spoglie del suo salvatore.
Si
ritrovò a ricordare i visi di coloro che si erano spenti da
quando era arrivata
ad Asgad, chi sotto la scure del boia, chi per il veleno di Phoneus,
chi per
una freccia o una spada nemica. Si sforzò di ricordarli
tutti, ma più si
concentrava e più quelle flebili immagini sfuggivano alla
sua memoria. Si sentì
un’ingrata.
Di
Reicknar, però, ricordava ogni lineamento, ogni tatuaggio e
ogni cicatrice che
il suo corpo muscoloso accoglieva e mostrava con orgoglio. Se non fosse
stato
per lui, la sua gola sarebbe stata trafitta dalla lancia del fratello
di
Kalista, Loki sarebbe morto avvelenato e Phoneus non sarebbe stato mai
sconfitto; Reicknar, con il suo ultimo gesto, non aveva salvato solo
una comune
ragazza, ma tutti i Nove Regni e nessuno si sarebbe ricordato di lui.
Nessuno
avrebbe pianto la sua morte né avrebbe acclamato il suo nome.
Solo
lei, Loki e Jarosit avrebbero saputo quanto importate fosse stato il
suo ruolo
in quella vicenda; Chiara non poté impedire ad una lacrima
di scendere sulla
sua guancia.
Un
rumore di passi alle sue spalle la mise in allerta; si voltò
di scatto e vide
nell'oscurità la figura di un ragazzo della
servitù. Cosa ci faceva lì? Che
fosse venuto a richiamarla?
Un
sospetto attraversò la sua mente e, titubante, chiese: -Sei
Trinity?
Quello
abbassò leggermente il capo in segno di assenso e rispose:
-Sì.
Loki
rimase in attesa per qualche secondo che la ragazza dicesse qualcosa,
ma dato
che Chiara non sembrava intenzionata a proferire verbo, si sedette
accanto a
lei e osservò la lapide.
-La
pietà non è stata esattamente una
virtù appartenuta a Reicknar il Crudele-
disse vago il Dio degli Inganni.
-Io
ho conosciuto questo suo aspetto- rispose indispettita la ragazza
-Vorrei che
venisse ricordato per il bene che ha fatto.
-Una
buona azione non basta a redimere un uomo da
un'intera vita di scelleratezze.
-Ma
è pur sempre un atto di bontà in più.
Scese
di nuovo il silenzio, inquinato appena dal frinire delle cicale in
lontananza e
dalla musica proveniente dall'interno del palazzo.
-Non
sei un trofeo- disse Loki, fissando i bagliori bianchi che la lapide
emanava
-Un sovrano ha il dovere di promuovere il proprio regno e creare legami
con gli
altri territori, ma non fare l'errore di credere di essere il mezzo con
cui
questi legami verranno saldati. Ti è stata conferita
quell'onorificenza non per
un interesse politico, ma per il tuo merito. La fedeltà
è una virtù rara da
trovare.
-Credi
che dovremmo tornare alla festa?- chiese la ragazza, sorridendo, mentre
un
calore avvolgente le attraversava il petto.
-Non
c'è fretta: è la tua festa e puoi fare quello che
vuoi. Nel frattempo, questo
ti appartiene: non voglio avere inutili gingilli midgardiani.
Loki
le prese la mano e vi fece cadere una catenina dorata, che Chiara
riconobbe
come la sua collana perduta; studiandola alla luce della luna, si
accorse che
non solo vi era ancora attaccato il ciondolo a forma di chiave, ma
anche che
l'aggancio, strappato per la disperazione alla Festa d'Estate, era
stato
aggiustato.
Chiara
strinse nel pugno quel piccolo oggetto, carico, dopo quell'incredibile
avventura, di nuovi ricordi e significati; il cuore colmo di una gioia
nuova.
Inclinò
il capo e lo appoggiò sulla spalla del dio, che,
inaspettatamente, non si
ritrasse, ma, al contrario, rimase immobile e, dopo un primo momento di
rigidità, rilassò la schiena, inclinandosi appena
per rendere alla ragazza più
confortevole l'appoggio.
Per
quella sera, si disse il Dio degli Inganni, avrebbe potuto tollerare il
contatto con la midgardiana e non si sarebbe allontanato, ma non
avrebbe mai
ammesso, neppure a se stesso, che in fondo, in un angolo remoto e
inascoltato
del suo cuore, la sensazione che quella vicinanza gli dava era
piacevole.
-Promettimi
che verrai a trovarmi- sussurrò Chiara -Quando
sarò tornata su Midgard,
promettimi che verrai a farmi visita.
-Lo
prometto- rispose il dio, chiudendo le palpebre e godendosi la fresca
brezza di
quella sera di fine estate, preludio silenzioso dell'autunno imminente.
Per
quella sera poteva permettersi di fare promesse. Per quella sera
soltanto.
-Scusa
una domanda-
sussurrò Chiara, interrompendo così i suoi
pensieri -Quanto ti piacciono i
cavalli da 1 a 10?
Il
Dio degli Inganni fece ritorno dal Bifrost che oramai il sole stava
nascendo
sul nuovo giorno; il cielo pallido dell'alba era striato di sottili e
stiracchiate
nuvole rosa, immobili guardiane su Asgard che ancora dormiva.
Nel
palazzo la festa si era conclusa da ore e i vari invitati erano
progressivamente tornati nei loro regni, lasciando alle loro spalle il
consueto
disordine post-cerimonia che i servi si affaccendavano a ripulire.
Durante
il banchetto Loki era riuscito persino a far firmare a Regalrex un
patto
commerciale che avrebbe assicurato ad Asgard una buona percentuale del
metallo
estratto annualmente nelle miniere dello Svartálfaheim e di
lì a pochi giorni
la figlia di Jarosit si sarebbe trasferita nel suo palazzo; si riteneva
soddisfatto dei frutti raccolti durante quella serata, eppure dentro di
sé non
riusciva a gioire pienamente di quei successi.
Certo,
la soddisfazione non faceva parte della sua natura, ma sentiva che
c'era
qualcosa di più di quello, una ragione ben precisa per cui
non riusciva a
godersi quella vittoria.
Per
un attimo nella sua memoria emerse il volto di Chiara prima che il
vortice del
Bifrost la inghiottisse per rimandarla sulla Terra: aveva assunto una
sfumatura
insolita, composta da gioia e malinconia miscelate tra gli occhi scuri
e la
bocca aperta in un sorriso.
Li
aveva salutati uno ad uno i suoi compagni di avventure, distribuendo
abbracci e
parole cariche di speranza in un nuovo incontro. Un piccolo crampo allo
stomaco
colse il dio al ricordo del bacio che Fandral aveva lasciato sulla
guancia
rosea della fanciulla, quand'ella si era avvicinata per salutarlo.
Attraversò
i cancelli di ingresso al palazzo da solo: non appena il Bifrost aveva
smesso
di girare e Heimdall aveva estratto la spada dal meccanismo, lui era
stato il
primo ad andarsene, lasciando Thor, i Tre Guerrieri e Sif ai loro
soliti e
monotoni discorsi di cui non si era mai interessato.
I
passi veloci sulla liscia superficie del pavimento di marmo
rimbombarono negli
alti corridoi, accompagnando i pensieri del re, mentre dalle stanze
provenivano
i rumori della servitù all'opera.
Nelle
orecchie ancora sentiva risuonare le parole udite quando, ad Eitur
Myri, le
aveva applicato il Vincolo Sacro e la sua memoria volò a
quell'evento.
Attese
che il respiro della ragazza si fosse fermato e che il suo cuore avesse
taciuto
definitivamente i suoi battiti, poi iniziò a contare
mentalmente
"Dieci...nove...otto", mentre ne deponeva il corpo al suolo
"Sette...sei...cinque" e avvolgeva la sua piccola mano immobile con
la propria "Quattro...tre...due".
Pronunciò
le parole magiche e lasciò che i due tubicini argentati si
unissero tra loro.
"Uno"
"Non
era mai capitato che due persone si scambiassero il Vincolo Sacro"
disse
la voce nelle sue orecchie.
"Lo
so" rispose calmo.
"Sai
anche cosa implica un fenomeno del genere?"
"Sì"
"E
sei disposto ad accettarlo?"
"Io
ho un debito da pagare"
"Lo
estingueresti completamente, ma ne vale la pena, mi chiedo? Vale la
pena
vincolare la propria anima ad una comune mortale?"
"Lei
non ha esitato a farlo"
"Lei
non sapeva di farlo: per eseguire il Vincolo basta desiderarlo
più di ogni
altra cosa, non è necessario conoscere tutte le clausole"
"Era
l'unico modo per salvarmi la vita e lei lo ha fatto; ora questo
è l'unico modo
che conosco per salvare la sua"
"Ascolta
bene le mie parole, figlio di Laufey: questa è la sua ora,
così come è scritto
nella trama dei Nove Regni, se oggi accetti di salvare la vita di
questa
mortale, il destino di molti subirà un grande mutamento, il
tuo prima di tutti.
La tua storia verrà riscritta a partire da questo momento,
cancellando quello
che le Norne avevano predisposto per te. Sei disposto a rinunciarvi?"
A
quelle parole il volto di Loki si contrasse: che cosa significavano?
"Tu
esiti, figlio di Laufey... forse dopotutto non ci si può
aspettare un simile
sacrificio dal Dio degli Inganni. Tu sai come chiudere la faccenda:
basta
allentare la presa, lasciare che il contatto si spezzi e raccontare a
tutti
quanto i tuoi sforzi non siano serviti a salvarla. Una semplice bugia e
lei
sarà soltanto una delle tante vittime del cui sangue ti sei
macchiato da quando
prendesti possesso del Tesseract"
Il
dio strinse la mano con rabbia e sibilò tra i denti: -Non
sottovalutarmi.
Ora
Chiara era sana e salva, al sicuro tra le mura
domestiche in compagnia della sua famiglia, mentre lui, dopo aver
deviato dal
percorso per raggiungere le sue stanze, stava scendendo a passi veloci
e
silenziosi una ripida scalinata di pietra grigia.
Al
progredire della discesa la luce dell'ambiente
si affievoliva, sostituita dalla silenziosa penombra della sala delle
reliquie;
là era dove le spie Jotun si erano intrufolate, su suo
suggerimento, per
carpire lo scrigno magico.
Lo
sguardo del dio si soffermò per qualche istante
sul piedistallo vuoto, rivivendo dentro di sé la
conversazione che aveva avuto
con Odino in quelle sale il giorno in cui aveva scoperto la propria
identità.
Ma
non era sceso là sotto per cadere nello stagno
dei ricordi: il suo interesse era rivolto alla griglia di ferro dietro
il
piedistallo, dalla cui trama filtrava una limpida luce bianca.
Quella
gabbia era stata un tempo la tana del
Distruttore, creato dai nani su commissione di Odino per proteggere i
tesori
custoditi nella stanza delle reliquie; quella creatura di metallo era
stata
abbattuta tempo addietro da Thor sulla Terra e Odino non si era
più preoccupato
di farne costruire uno nuovo, ora che il suo figlio prediletto si era
dimostrato degno di Mjolnir, così quella gabbia era rimasta
vuota. O almeno,
così credevano i più.
Loki
batté Gungnir sul pavimento, facendone
risuonare l'asta della metallica vibrazione, e la griglia di ferro
davanti a
lui scomparve, permettendogli di attraversare la soglia.
Là,
avvolto da una lattiginosa luce diffusa e densa
come la nebbia, un sarcofago dorato si ergeva dal pavimento. Al suo
interno, il vero
Odino giaceva,
completamente immerso nel suo Riposo.
Da
quando lo aveva vincolato a quel sarcofago,
imprimendogli un incantesimo di impenetrabilità, Loki non
era mai sceso fin là
sotto per andare a trovare il suo prigioniero, troppo sicuro della
buona
riuscita del suo piano; ma le parole di Phoneus avevano lasciato un
marchio
indelebile nella sua mente, insinuandogli un dubbio spaventoso.
Quando
Chiara era fuggita, il mostro aveva sentito
la voce del vecchio e Loki, conoscendo l'acuta intelligenza di Phoneus,
sapeva
che non poteva essersi sbagliato.
Quello
che gli premeva comprendere, a questo punto,
era il come. Come era stato possibile che la voce di quel maledetto
vecchio
fosse stata udita ad Âlfheimr?
Si
avvicinò ancora di qualche passo e comprese:
attorno al Padre di Tutti, che dal primo giorno del Riposo di Odino
aveva
iniziato ad accumulare energia, riusciva a percepire distintamente una
forte
aura magica, talmente potente che il suo incantesimo di
impenetrabilità riusciva
a mala pena a contenerla.
Si
affrettò, dunque, ad applicarne un altro, ma la
battaglia e l’uso prolungato dell’immagine di Odino
avevano prosciugato le sue
energie e l’incantesimo non riuscì.
-Sei
sempre stato tu- sibilò il dio, osservandosi
furente le mani -L’hai portata su Asgard perché
capissimo la minaccia che incombeva;
molto bravo, ma non credere che ti basterà startene qui in
panciolle per riuscire
a infrangere il mio incantesimo! Sono sicuro che tu abbia visto la mia
forza e
la mia abilità; non vorrai metterti contro di me! Tutto il
tuo potere non sarà
mai sufficiente per sconfiggere il vero re di
Asgard.
Girò
sui tacchi e riattraversò la sala, mentre alle
sue spalle la gabbia si chiudeva, nascondendo nuovamente alla vista il
capezzale del Padre di Tutti.
Da
quando aveva concluso gli studi non gli era mai
capitato di non riuscire ad eseguire un incantesimo e questa cosa,
oltre far
fremere Loki di rabbia, lo preoccupava profondamente: gli ultimi eventi
lo
avevano provato parecchio e ad ogni passo che faceva gli sembrava di
rivivere
il momento in cui Phoneus lo aveva colpito. Era stanco, dolorante e
provato, ma
allo stesso tempo vigile e la sua mente pesava accuratamente la
gravità della
situazione: se non si fosse ripreso al più presto, Odino,
fresco e riposato,
avrebbe potuto spezzare l’incantesimo che lo vincolava al suo
Sonno e
riprendere possesso del trono e, a quel punto, nulla
l’avrebbe salvato da una
condanna a morte.
D’altro
canto, non c’era più nessuno in grado di
parlare al cuore di Odino e mitigarne la furia.
Raggiunse
con il fiato corto le sue stanze e,
riprendendo la sua forma originaria, si lasciò cadere a peso
morto sulle
lenzuola.
-Temo
che non ci rivedremo tanto presto- sussurrò
Loki nel silenzio della stanza -Mi dispiace.
When
the days
are cold
And
the cards
all fall
And
the saints
we see
Are all made of gold
When
your dreams
all fail
And
the ones we
hail
Are
the worst of
all
And
the blood
runs stail.
I
want to hide
the truth
I
want to
shelter you,
But
with the
beast inside
There's
no where
we can hide.
No
matter what
we breed,
We
still are
made of greed.
This
is my
kingdom, come!
This
is my
kingdom, come!
When
you feel my
heat
Look into my eyes
It's
where my
demons hide
It's
where my
demons hide
Don't
get too
close, it's dark inside
It's
where my
demons hide
It's
where my
demons hide
At
the
courtain's call
It's the last of all
When
the lights
fade out
All
the sinners
crawl
So
they dug tour
grave
And
the
masquerade
Will
come
calling out
At
mess you made
Don't
want to
let you down
But
I am hell
bound
Though this is all for you
Don't
want to
hide the truth
No
matter what
we breed
We
still are
made of greed
This
is my kingdom,
come!
This
is my
kingdom, come!
When
you feel my
heat
Look into my eyes
It's
where my
demons hide
It's
where my
demons hide
Don't
get too
close, it's dark inside
It's
where my
demons hide
It's
where my
demons hide
They
say it's
what you make
I
say it's up to
fade
It's
woven in my
soul
I
need to let
you go
Your
eyes they
shine so bright
I
want to save
that light
I
can't escape
this now
Unless
you show
me show
When
you feel my
heat
Look into my eyes
It's
where my
demons hide
It's
where my
demons hide
Don't
get too
close, it's dark inside
It's
where my
demons hide
It's
where my
demons hide
Demons, Imagine Dragons
https://www.youtube.com/watch?v=LqI78S14Wgg
Angolo
dell’autrice:
ebbene, eccoci qui. Siamo giunte alla fine di
quest’avventura, mie care, e io
per prima sono sorpresa di esserci arrivata e di non aver mollato
prima. Se non
fosse stato per voi, per il vostro interesse, il vostro affetto e il
vostro
incoraggiamento non sarei riuscita a scrivere fino all’ultimo
capitolo, perciò
grazie.
Grazie
di avermi accompagnata in questa bella esperienza e di avermi dato il
coraggio
di andare avanti a scrivere. Grazie di cuore, davvero!
Dunque,
arrivate a questo punto diventa necessario dare delle piccole
spiegazioni:
quando ho iniziato a scrivere La sua
paura, l’idea era quella di concludere con la
separazione dei protagonisti
e attendere che la Marvel (che è l’unico
possessore dei personaggi adoperati
nella storia, ad eccezione, ovviamente, di quelli inventati da me)
girasse e
distribuisse il terzo capitolo della saga di Thor.
Questa l’idea di partenza, ma poi, andando avanti a scrivere,
mi sono affezionata ai personaggi e alle loro vicende e davanti ai miei
occhi
si è dipinta una storia più ampia e complessa.
È
per questa ragione che vorrei chiedervi lo sforzo di sopportare un
piccolo
prequel, che introdurrà il seguito de La
sua
paura e permetterà di addentrarci di
più (nei limiti della mia capacità)
all’interno dei personaggi, anche quelli secondari a cui ho
lasciato poco
spazio in questa storia.
Spero
vogliate accompagnarmi lungo questo cammino che, se si
riuscirà a raggiungerne
la fine, comprenderà (almeno) tre parti e, come sempre, mi
auguro di riuscire a
trasmettervi delle belle emozioni e di regalarvi un po’ di
tempo libero
trascorso piacevolmente.
Vorrei
ringraziare, nello specifico:
Alice_Lea,
Ally I Holmes, c16b, Calliope82, Chiara_BarianForce, Darknesslight,
DarthGreta92,
dracarys_, emanuela_20, esi_chan, gaerel92, Isis_Ithil_Morwen,
itsMegiPary,
jess chan, Just another writer, kiki820, LoreleydeWinter, MARS88,
Mars_,
orihime02, sefoev, Silvermoon00, Sofy_Candy, Sweetnesss,
Valar_Morghulis,
wings1873 per aver seguito questa storia;
AlessiaOUAT96,
Angel27, annina_76, Black Firework, Brina89, Chandra1620, Elisaneth
Dragneel, Feds_95,
fera_JD, JackieSleaze, MamW, Piccola Me, quen_under_mountain,
Ragdoll_Cat, UntilTheVeryEnd1998,
_Rachel Elisabeth Dare_ per
averla preferita;
Clio93
e KaterinaVipera per averla ricordata.
Un
grosso abbraccio a tutte voi e a coloro che sono passate solo per dare
un’occhiata,
non sono in grado di esprimere a parole quanto sono vi grata per il
vostro supporto,
in ogni modo esso sia stato espresso, perciò
cercherò di ripagarvi dando il massimo
per realizzare una storia che possa risultare piacevole e che possa
essere all’altezza
dell’attenzione che avete donato al mio lavoro.
Ci
rivediamo presto con il prequel dal titolo Giochiamo
insieme?
Grazie
ancora di cuore! :)
Lady
Realgar
Ps.
Altra piccola citazione nascosta, giusto per concludere in bellezza ;)
besos!