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Autore: LadyRealgar    06/06/2015    9 recensioni
Chiara strinse i pugni, desiderando di essere più alta dei suoi 156 cm e di avere un qualunque oggetto da lanciare su quei mascalzoni, cancellando i sorrisi idioti dalle loro brutte facce. Sentiva la rabbia e la vergogna crescere nel cuore e salirle fino alla gola, finché non esplose in un grido: -Dove diavolo mi trovo?
-Ad Asgard!- rispose una voce maschile in lontananza, molto più calda e ferma di quelle delle due guardie, al cui suono erano balzate sull’attenti e (finalmente) si erano zittite.
Premetto che questo è il primo racconto steso di mio pugno che rendo pubblico e spero davvero che questa storia possa far vivere a chi la legge delle belle emozioni.
Attenzione: nel corso della narrazione vi saranno spoilers per coloro che non hanno visto Thor: the Dark World, dato che i fatti qui descritti sono ambientati dopo gli eventi illustrati dal film.
Vi auguro una buona lettura. Lady Realgar
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Odino, Thor, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un leggero knock knock sulla porta della stanza la destò, poi una voce squillante  dall'altra parte del legno chiese: -Chiara, stai dormendo?

Riconoscendo la voce, la ragazza si tirò subito a sedere e, sbadigliando sommessamente (che splendida dormita aveva appena fatto!), rispose: -No, entra pure Angnis.

La figura massiccia della donna oltrepassò la soglia e, con un largo sorriso sul volto gioviale, si avvicinò al letto: -Non immagini quale gioia sia per questo mio vecchio cuore rivederti sana e salva, mia cara.

-Lo è anche per me, Angnis- rispose Chiara, ricambiando il sorriso e andando a scostare le tende dalle finestre, cosicché la luce di quel giorno meraviglioso riempisse la camera.

-Quale buon vento ti porta da queste parti?- chiese poi, versando in due coppe della fresca acqua cristallina dalla brocca d'argento e porgendone una alla donna.

-Oltre che ritrovare una cara amica creduta perduta?- rise quella, bevendo a grandi sorsi dalla coppa -Grandi preparativi si stanno svolgendo ora per il palazzo e Odino mi ha ordinato di preparare anche te adeguatamente.

Ciò detto estrasse da un cesto di vimini che portava sottobraccio un lungo telo rosso, che, quando lo spiegò per bene sulle lenzuola, si rivelò essere un meraviglioso abito color porpora, dai sottili e intricati ricami dorati che riproducevano dei boccioli di rosa.

-È meraviglioso...- disse un soffio la ragazza, saggiando con la punta delle dita la morbidezza di quella seta leggera -Sei sicura che debba indossarlo proprio io? È troppo bello per potermi stare bene addosso!

-Odino ha richiesto espressamente il tessuto più prezioso con questi esatti colori: il rosso e l'oro sono i colori di Asgard- spiegò Angnis.

-E le rose?- chiese Chiara.

-Solo un piccolo tocco femminile- ammiccò la sarta -Lo stemma di Asgard riporta un montone dorato su campo rosso e ho pensato che per una fanciulla sarebbero stati più appropriati dei fiori.

Lo sguardo della ragazza si soffermò per qualche istante a osservare quel capolavoro della sartoria, sulle cui onde sinuose il sole disegnava morbide scie di luce, che rilucevano con particolare intensità nei punti in cui andavano a incontrare l'oro dei ricami. Sebbene il taglio della gonna fosse molto simile a quello pervinca della Festa d'Estate, il corpetto era più attillato e lasciava le spalle scoperte, mentre le braccia sarebbero state avvolte da uno scialle del medesimo colore, che doveva essere indossato affinché passasse dietro la schiena e cadesse davanti all'altezza dei gomiti.

Elegante, sexy e al contempo dignitoso: Fandral avrebbe approvato di sicuro al 100% questa volta.

Una risatina sommessa sfuggì dalle labbra di Chiara, immaginandosi già quali commenti avrebbe sfoderato lo spadaccino vedendola camminare per le sale del castello con quel vestito addosso.

D'improvviso la porta si aprì di nuovo e Madama Thyia fece i suo ingresso nella stanza reale accompagnata da un paio di servette di circa diciassette anni; l'anziana donna lanciò uno sguardo di disappunto alla ragazza e, senza nemmeno salutare, disse esasperata: -Non sei ancora pronta? Per le Norne, la cerimonia comincia tra meno di tre ore e la ragazza è ancora in queste condizioni!

Chiara arrossì leggermente, accorgendosi di essere ancora in maglietta e mutande, ma Madama Thyia prontamente schiocco le dita e le servette si apprestarono leste a preparare il bagno per la terrestre, riempiendo la vasca principesca, solitamente adoperata da Thor e collocata in una sezione separata della stanza, di acqua calda e unguenti dai profumi delicati.

In un lampo la vasca fu colma e Chiara venne spogliata e "buttata" in acqua dalle ancelle, che le frizionarono con cura la pelle e i capelli con spugne di mare.

Mentre la ragazza si godeva quel trattamento, Madama Thyia aveva iniziato un interminabile monologo esplicativo sul comportamento che avrebbe dovuto tenere durante la cerimonia in quanto ospite d'onore.

-Odino è molto attento all'etichetta- diceva la donna, supervisionando con piglio severo le sue sottoposte, che mestamente compivano il loro lavoro -E non tollera le insubordinazioni, pertanto ricorda di rivolgerti agli ospiti con i dovuti titoli, non guardare direttamente negli occhi nessun invitato di sesso maschile di rango superiore al tuo (nella fattispecie, tutti); non camminare come un contadino nel campo: tieni le braccia adese al corpo o, eventualmente, davanti allo stomaco con le mani congiunte; mantieni la schiena dritta e ricordati di fare passi piccoli. Inchinati sempre quando incontri qualcuno e non cominciare mai una conversazione, ma aspetta che siano gli altri invitati a rivolgerti la parola per primi. Non sorridere in maniera troppo marcata e, per gli Antichi, non mostrare i denti: lasciamo che siano gli animali nel bosco a ringhiare.

E così continuò per tutto il tempo del bagno, ma Chiara non ascoltò nemmeno uno dei suoi consigli, troppo intenta a rilassarsi per prestare attenzione a quelle stupide regole del Galateo asgardiano. Si sarebbe comportata come sempre e al diavolo tutto il resto!

Finalmente le abluzioni terminarono e le ancelle l'aiutarono ad emergere dalla vasca e ad asciugarsi, prestando, poi, particolare cura e tempo per i capelli, che vennero trattati con balsami, asciugati e intrecciati.

Fu dunque il turno del vestito, da cui la ragazza si lasciò avvolgere, mentre una delle serve le abbottonava il corpetto dietro la schiena; a lavoro terminato, venne condotta davanti allo specchio, in maniera che potesse ammirare il risultato di quel lungo processo.

Chiara rimase per qualche istante a contemplare l'immagine di quel meraviglioso abito, incantata dai riflessi che le piccole rose d'oro emanavano alla luce del sole: "Con questi colori sembro appena uscita dalla Sala Comune dei Grifondoro" si divertì a pensare, mentre si voltava per osservarsi anche da dietro, dove il vestito lasciava maliziosamente scoperta parte della schiena "E pensare che ho sempre simpatizzato per Tassorosso!"

Madama Thyia entrò inaspettatamente nel suo campo visivo, interrompendo i suoi pensieri, e le porse una piccola scatola di legno di ciliegio, il cui coperchio era stato inciso con un delicato motivo arboreo.

Interdetta, Chiara allungò le mani e prese la scatola dalle dita di Madama Thyia, che la osservò severa mentre sollevava il coperchio, portando alla luce un meraviglioso fermaglio per capelli in madreperla rosa.

-Che cos'è?- chiese perplessa, studiando l'oggetto alla luce del sole.

-Questo fermaglio- spiegò Madama Thyia -È un oggetto di pregiatissima fattura, realizzato dai migliori gioiellieri di Asgard. La regina Frigga era solita indossarlo durante le feste e i ricevimenti ufficiali e...

-Aspetta!- la interruppe Chiara, riponendo l'oggetto nella sua custodia e porgendolo di nuovo all'anziana serva -Apparteneva alla regina, non posso metterlo.

-Non ti verrebbe offerto se non fosse stato Odino in persona a ordinarlo- ribatté Madama Thyia, visibilmente contrariata e indispettita dall'interruzione -E la regina si sarebbe offesa in maniera indicibile se ti fossi rifiutata in sua presenza di indossarlo.

Rigirò la scatola tra le mani, non sapendo come comportarsi: Loki voleva che indossasse quel gioiello, ma l'appartenenza alla defunta regina le impediva di farlo con serenità, come se, sfoggiando quel meraviglioso ornamento durante una festa, mancasse di rispetto alla memoria di una sovrana tanto amata dal suo popolo.

Siccome Madama Thyia non sembrava in alcun modo intenzionata a retrocedere, Chiara si arrese e appuntò il fermaglio all'acconciatura.

Non appena l'ebbe fissato ai capelli, la ragazza notò, con la coda dell'occhio, che il lampo di un sorriso era passato veloce sull'austero volto di Madama Thyia. Se quello era l'effetto che quel gioiello avrebbe provocato alla cerimonia, allora sarebbe stata ben lieta di indossarlo.

-Molto bene- esordì Angnis -Direi che sei pronta. Le scarpe sono dentro il cesto. Ci vediamo dopo.

Detto ciò, le donne si avviarono verso la porta, ma Chiara, che avrebbe gradito ancora la loro compagnia, le fermò chiedendo: -Andate già?

-Sì, mia cara- disse Angnis sulla porta -Serve l’aiuto di tutta la servitù per completare i preparativi della cerimonia di stasera. Tu sei pronta, perciò il nostro lavoro è terminato. Cerca di passare il tempo che resta senza rovinarti vestito e capelli.

-Sai già che non lo farò- ammiccò la ragazza, mentre la donna, ridacchiando, chiudeva la porta alle proprie spalle.

Si ritrovò di nuova da sola, nel silenzio di quelle grandi stanze vuote, a guardare la città dalla finestra, a contarne le cicatrici e ad udirne i canti di speranza, che dalle strade salivano con il vento verso il cielo.

Era tutto finito. Ancora non riusciva a rendersene pienamente conto: Phoneus, la guerra, la minaccia sui Nove Regni, la sua prigionia, la sua morte… tutto era finito e ora lei era lì, vestita come una regina, ad osservare un regno pronto a risorgere.

Già, la sua morte. In quei mesi ad Asgard aveva rischiato più volte la pelle, ma mai come in quel momento, stretta tra le braccia di Loki, aveva creduto di aver raggiunto il punto di non ritorno: aveva sentito il veleno bruciarle il sangue e aveva visto negli occhi verdi del dio (non si era mai accorta prima di quanto verdi e brillanti fossero) la conferma che quello fosse il suo momento; persino il suo spirito era pronto: si era sacrificata per impedire a Phoneus di realizzare le sue trame, non c’era ragione più nobile per morire? Inoltre, in quel momento non lo stava facendo da sola, ma Loki era lì per sostenerla, per alleviare con la sua presenza la paura che, inevitabilmente, l’aveva colta.

Eppure, quella mattina si era svegliata nel soffice letto di Thor, sana e salva. Come era stato possibile?

Istintivamente il suo sguardo andò a posarsi sul palmo della mano e la memoria volò alla sera della Festa d’Estate, quando l’aveva stretta intorno alle dita fresche e lunghe del Dio degli Inganni. Che l’evento si fosse ripetuto, nelle catacombe di Eitur Myri?

“No, dai” si disse la ragazza, ripensando a quello che le aveva detto Loki riguardo il Vincolo Sacro: chi lo eseguiva doveva esserne pienamente consapevole e, soprattutto, doveva desiderarlo più di ogni altra cosa.

Il solo pensiero che Loki desiderasse fino a quel punto che lei vivesse la fece avvampare vistosamente; “No” si ripeté “Non è possibile”.

Eppure era viva.  

Un irrefrenabile desiderio di incontrare di nuovo quello sguardo color dello smeraldo la colse improvviso, conducendola attraverso la porta e i corridoi del palazzo, dove le capitò di incontrare qualcuno degli ospiti che Asgard accoglieva. Mentre camminava, chi la incontrava, che fosse un nano o un elfo o un asgardiano, la salutava rivolgendole un inchino, che la ragazza maldestramente ricambiava, piena di imbarazzo.

"Questo vestito deve proprio darmi un'aria nobile" pensò tra sé quando l'ennesimo straniero chinò il busto al suo passaggio.

Finalmente, dopo essere stata costretta a passare per un corridoio secondario per evitare di essere vista dalla servitù, raggiunse l'ingresso delle stanze del Dio dell'Inganno.

"A quest'ora dovrebbe aver finito di discutere con Jarosit" si disse "Probabilmente sarà qua dentro". Portò, così, la mano al collo, ma quella toccò solo la pelle sopra le scapole, ricordando alla ragazza che la collana con il ciondolo a forma di chiave era andata perduta quando l'aveva adoperata la sera della Festa d'Estate.

"E ora cosa faccio? Busso?"

Avvicinò le nocche al legno liscio e scuro della porta, ma non fece nemmeno in tempo a sfiorarla che quella in uno scatto si aprì leggermente, permettendole di entrare in quell'ambiente divenuto oramai familiare.

Riluttante, Chiara oltrepassò la soglia e, chiudendo la porta, notò che Loki era proprio lì, di spalle e affacciato alla finestra a contemplare il paesaggio.

Davanti a quella silhouette scura, delineata nella luce della sera che avanzava, il cuore della ragazza accelerò di colpo: era arrivata fin lì e ora non aveva idea di cosa dirgli. Che idiota era stata!

Sentì le guance divenire bollenti e le mani bagnarsi di sudore, ma fortunatamente fu il dio a sollervarla dal gravoso compito di spezzare il silenzio: - Da che ho memoria- disse -Non ricordo di aver mai visto la mia città ridotta ad un simile cumulo di macerie, ma ora ho l'occasione di ricostruirla: diverrà ancora più potente e florida e le sue attività commerciali rifioriranno, portando nuovo benessere per il mio popolo.

-Non dubito che sarà così- sorrise Chiara, poi, dopo un attimo di silenzio, aggiunse: -Non avresti dovuto darmi il gioiello di Frigga. Non ho il diritto di indossarlo.

-Tutto quello che indossi è finalizzato a uno scopo politico ben preciso, perciò non è per diritto che porti quel monile, né tantomeno per un mio capriccio. Sei venuta qui per dirmi questo?

-Non solo- ammise la ragazza -Volevo ringraziarti per avermi salvato la vita.

A quelle parole il dio si voltò, guardando negli occhi la sua interlocutrice (sì, aveva davvero degli stupendi occhi verdi!): -Non devi ringraziarmi, io ho lasciato che morissi.

-Nemmeno tu eri messo troppo bene, quando ti ho visto in quella grotta, eppure siamo entrambi qui a parlare- ribatté Chiara.

-Cosa ti fa pensare che sia stata opera mia?

-Perché eri il solo presente là sotto e l'unico in grado di eseguire un Vincolo Sacro: non dubito che Thor sia un bravo ragazzo, ma ho i miei dubbi che abbia le conoscenze e le capacità per fare una magia del genere.

Un sorriso increspò le labbra sottili del dio, che ammise: -Non posso darti tutti i torti, ma ciò non toglie il fatto che tu sia morta: lo sei stata il tempo necessario per uccidere anche il parassita dentro di te, altrimenti la sconfitta di Phoneus non avrebbe fatto alcuna differenza.

-Ma una volta morto lui, anche le uova avrebbero dovuto perdere il controllo sugli esseri ospitanti- ribatté la ragazza.

-Certamente- continuò Loki, avvicinandosi -Ma non quello che ti aveva impiantato nel collo: durante il nostro scontro mi ha riferito che quel particolare uovo racchiudeva al suo interno non solo la sua natura, ma anche la tua, il che l'avrebbe salvato anche dopo la sua dipartita. Eppure non capisco una cosa: stavi morendo e sapevi che avrei potuto salvarti, perché non me lo hai chiesto?

La ragazza rimase dapprima sorpresa da quella domanda, poi rispose semplicemente: -Se vuoi salvare qualcuno non aspetti che te lo chieda, lo fai e basta. E poi nemmeno tu me lo avevi chiesto alla Festa d'Estate. È successo e basta.

Calò di nuovo il silenzio tra loro due, mentre gli occhi indagatori del dio carpivano con avidità ogni dettaglio della ragazza, intenta, per l'imbarazzo, a fissarsi i piedi.

-Cosa farai ora?- chiesa alla fine Chiara, non riuscendo a sopportare ulteriormente quel silenzio -Come impegnerai il tuo tempo quando non ci sarà più una midgardiana da tormentare?

-Continuando a regnare su Asgard, mi sembra ovvio- rispose il dio -Ma mi resta sempre quello stupido di Thor da torturare, anche se non sarà divertente come infastidire te.

Chiara rise, ma quando si sentì di nuovo addosso lo sguardo del dio, sfuggì velocemente verso la finestra, fingendo di osservare il paesaggio.

-La mia presenza ti mette a disagio?- chiese calmo Loki, raggiungendola e appoggiandosi con la spalla sul muro accanto a lei.

-No, non è quello- rispose Chiara in un soffio -È che non riesco ad abituarmi all'idea che tu abbia visto tutto di me, mentre la mia conoscenza della tua vita rimane estremamente limitata. C'è un bello squilibrio tra noi due!

Dopo un attimo di esitazione, il dio chiese: -Vorresti davvero conoscere la mia storia?

Chiara non rispose subito, ma si concesse un momento per riflettere: -Non ne ho bisogno- disse infine -non mi è servito alla sera della Festa d'Estate, perciò non mi interessa quello che hai fatto prima di incontrarci. Sei la persona che mi ha salvato la vita e tanto mi basta; ma se sarai tu a volermene parlare, le tue parole troveranno tutto l'ascolto e l'attenzione di cui sono capace.

Dopo aver pronunciato quelle parole, la ragazza rimase in attesa di scoprirne l'effetto, piuttosto timorosa, in realtà, di aver sbagliato a pronunciarle: avrebbe potuto risuonare rude e maleducata, però era quello che sentiva in quel momento e mentirgli sarebbe stato inutile; sapeva che Loki aveva compiuto degli atti orribili, eppure si era dimostrato un sovrano saggio e premuroso nei confronti del suo popolo. Di qualunque crimine si fosse macchiato, nulla gli avrebbe tolto il pregio di essere un re eccellente, nonché colui che l'aveva strappata alla morte e alla soggiogazione di Phoneus.

Era divenuto il suo eroe e non era del suo passato che si preoccupava, ma del suo futuro.

Intanto Loki non smetteva di osservarla, un'espressione imperscrutabile si era dipinta sul suo volto e Chiara avrebbe pagato chissà cosa per scoprire quali pensieri gli stessero passando per la testa. Che le stesse leggendo di nuovo la mente? E perché il cuore le batteva così forte, come se volesse uscire dal suo petto?

Un forte rullo di tamburi nel cortile sotto la finestra la fece sobbalzare, provocando il riso del dio: -Sono solo i tamburi di inizio delle celebrazioni, è ora per me di andare alla sala del trono a fare gli onori di casa.

Ciò detto, prese le sembianze del Padre di Tutti, offrì il braccio alla ragazza e insieme uscirono dalla stanza per dirigersi verso la sala del trono.

Ora che erano così vicini, Chiara notò che Loki aveva davvero un buon odore.

Il dio l'accompagnò attraverso il castello, fino a raggiungere un ingresso secondario della sala reale, dove le disse di attendere lo squillo delle trombe prima di oltrepassare delle lunghe e pesanti tende di velluto rosso. Dall'altra parte del tessuto un forte brusio di centinaia di voci diverse rimbombava sulle pareti d'oro dell'ampia sala.

Non le aveva spiegato con esattezza quello che l'avrebbe aspettata una volta oltrepassati i tendaggi, ma a Chiara parve quasi di ritrovarsi dietro le quinte di un palcoscenico, agitata come un'attrice alla sua prima esibizione.

Dopo qualche minuto le voci si affievolirono e nell'aria rimbombò il limpido suono delle trombe, mentre le tende si scostavano leggermente mostrando agli ospiti la celebrità della serata.

A Chiara partì quasi un colpo quando vide che la sala del trono era gremita di gente, non solo asgardiani, ma anche elfi, uomini e donne con le fattezze simili a quelle di Hogun e persino nani; tra questi ultimi la ragazza ne notò uno particolarmente grosso e coperto d'oro dalla testa ai piedi, persino i riccioli della sua folta barba sale e pepe erano ornati da svariati anellini del prezioso metallo.

La cosa peggiore di quella situazione, però, non era la spaventosa quantità di gente presente, ma il fatto che gli occhi di ogni singolo invitato erano rivolti verso di lei facendola irrigidire come un pezzo di granito.

"Mannaggia a me che non ho ascoltato una parola di quello che ha detto Madama Thyia!" si maledisse Chiara, cercando disperatamente con lo sguardo una faccia nota.

Finalmente la trovò: in fondo alla sala, infatti, nascosto dalla folla e seduto sul suo trono, il volto di Odino la fissava, come a volerla invitare a raggiungerlo.

Cominciò, così, ad avanzare lentamente, sorprendendosi molto nel vedere che la folla si ritirava al suo passaggio, aprendole progressivamente un varco verso il Padre di Tutti; man mano che camminava, Chiara tentò di concentrarsi nel mantenere la schiena dritta e il portamento solenne, anche quando per un attimo l'emozione le fece tremare il ginocchio, sbilanciandola a sinistra.

"Cavolo, che figura!"

Finalmente raggiunse lo scranno reale, ai cui lati Thor, i Tre Guerrieri, Sif, Jarosit e Ahzurit, vestiti di tutto punto, presenziavano orgogliosi e fieri, incrementando il senso di goffaggine della ragazza.

Vide Fandral farle maliziosamente l'occhiolino, strappandole così un sorriso imbarazzato: evidentemente il vestito gli piaceva. Anche Thor le stava sorridendo, ma quando notò il fermaglio di madreperla brillare tra la chioma castana di lei il suo viso si contrasse; non c’era rabbia in quell’espressione, nemmeno rimprovero. Solo malinconia.

Il sovrano batté Gungnir sul pavimento, richiamando così l’attenzione di tutti, e il silenzio scese sulla sala.

-In questo giorno di fine estate- iniziò il dio, spaziando con lo sguardo la moltitudine dei presenti -Asgard festeggia, in compagnia dei popoli suoi alleati, una nuova pace strappata dagli artigli di un mostro, famoso nella storia per la sua crudeltà e la sua efferatezza. Già una volta i nostri regni ne avevano affrontato la minaccia, pagando con il sangue dei loro soldati una pace durata per millenni, ma infranta in silenzio e nell’ombra a spese di innocenti. Ebbene, Chiara di Midgard- si rivolse alla ragazza -Oggi non staremmo festeggiando se non fosse stato per te. Sebbene Midgard sia recentemente tornata all’interno dello scenario dei Nove Regni, mai prima d’ora ha avuto un ruolo così importante. È giusto, dunque, riconoscere al Regno degli Uomini il merito delle azioni della sua rappresentante.

Si alzò in piedi e indicò con l’indice il pavimento: -In ginocchio- ordinò.

Confusa, Chiara obbedì, mentre il re riprendeva il suo discorso: -Sei giunta qua come schiava di Asgard, sei tornata come salvatrice dei Nove Regni. Oggi ti inginocchi come Chiara di Midgard, la ragazza che ha dimostrato fedeltà ai suoi princípi, ai suoi amici e al suo re. Rialzati, ora, come Sigyn, la Vittoriosa. Siederai al Consiglio dei Re come loro pari e Asgard sarà sempre la tua casa. Che il nome della Salvatrice dei Nove Regni possa risuonare in eterno nelle case e nelle strade di Asgard, Âlfheimr, Svartálfaheim e Vanaheim!

Ciò detto, depose delicatamente la cuspide di Gungnir sulle spalle della ragazza per sancire quella nomina, poi l'aiutò ad alzarsi, mentre un boato di applausi faceva tremare le pareti della sala del trono.

-Sigyn!- urlò a pieni polmoni Fandral, imitato poi da Volstagg, Hogun, Thor e, ben presto, anche dagli altri invitati, che scandirono a piedi polmoni il nuovo nome di Chiara, facendolo risuonare in tutto il palazzo.

Persino Lady Sif applaudì le gesta della ragazza, che, in preda all'emozione, non poteva impedirsi di arrossire e sorridere allo stesso tempo.

Ad un tratto la musica partì e la festa incominciò, mentre la servitù posava su lunghe tavolate ai lati della sala grossi piatti colmi di tutte le meravigliose leccornie che i cuochi asgardiani erano in grado di preparare.

Gli invitati cominciarono a distribuirsi intorno ai tavoli imbanditi, chiacchierando allegramente tra loro, così Loki porse il braccio alla ragazza e la condusse nella discesa dei gradini.

-Allora- sussurrò il dio alla sua accompagnatrice -Come è stato essere al centro della scena?

-Oserei dire illuminante- rispose Chiara -Dal momento che ho compreso il perché del mio attuale abbigliamento. Mi hai allestita come un cartellone pubblicitario per il tuo regno! Scommetto che tutto quel bel discorso su Sigyn e il resto sia servito solo a sottolineare come la distruzione di Phoneus sia stata dovuta ad Asgard.

-Molto bene- sorrise il dio -Noto con piacere che le tue capacità intellettive non hanno subito alcun danno.

-Nota anche questo, allora- riprese, fredda, Chiara -Io non sono il trofeo di nessuno.

Ciò detto, sciolse il braccio da quello del re e, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, si allontanò in direzione del banchetto: stava morendo di fame!

Gli occhi di tutti erano puntati su di lei, ma Chiara si impose di non farci caso o non sarebbe riuscita a mandar giù un solo boccone per l'imbarazzo.

Si diresse, dunque, verso un piatto colmo di una succulenta torta alla frutta e ne prese una generosa fetta che addentò con voluttà.

Stava per attaccare la seconda fetta, quando un leggero colpo di tosse attirò la sua attenzione dietro di sé, dove il nano particolarmente appariscente di prima le sorrideva.

Persino in bocca quel tipo nascondeva l'oro, infatti più di metà dei suoi denti erano fatti di metallo.

-Lady Sigyn- esordì il nano, facendo un profondo inchino -Che incresciosa mancanza da parte mia non essermi ancora presentato! Permettetemi di rimediare: il mio nome è Regalrex e sono il sovrano di Svartálfaheim.

-Piacere di conoscervi- rispose Chiara, passandosi velocemente la mano intorno alla bocca per rimuovere le briciole del dolce.

-A nome del mio popolo- proseguì Regalrex -Vorrei porvi i più accorati ringraziamenti per il vostro eccelso lavoro. Chi mai si sarebbe immaginato che dietro l'apparenza di un'affascinante fanciulla si nascondesse un prode guerriero?

A Chiara non piacque il tono che il nano le rivolgeva, né tantomeno lo sguardo lascivo con cui la fissava, così, evitando magistralmente la mano del sovrano che tentava di carpire la sua, lanciò con lo sguardo una richiesta di aiuto a Fandral, che prontamente accorse in suo soccorso.

-Che splendida festa, non è vero Regalrex?- disse lo spadaccino.

-Per te sono Vostra Maestà, soldato- rispose il nano, visibilmente innervosito da quell'intromissione.

-Suvvia, Altezza!- continuò l'uomo, divertito dalla reazione del nano -Prendete un bicchiere di vino e brindate con me alla salute di questa splendida creatura!

Fandral spinse nella mano del re nanico un grosso calice e sollevò in direzione di Chiara il proprio, per poi berne il contenuto a grandi sorsi: -Molto bene!- riprese quando ebbe vuotato il bicchiere -Lady Sigyn è richiesta urgentemente dal principe; immagino dovranno concordare gli ultimi dettagli del loro matrimonio.

A quelle parole Regalrex (e anche Chiara) rimase di sale, facendo quasi cadere il suo calice, ancora colmo di vino scarlatto; approfittando di quel momento, Fandral prese Chiara per la vita e la condusse attraverso la folla dall'altra parte del salone.

-Ti prego, dimmi che stavi bluffando!- lo implorò la ragazza quando furono svaniti alla vista del nano.

-Ovviamente- rispose lo spadaccino, un largo sorriso disegnato sotto i baffi biondi -Ma questo Regalrex non lo sa! Quel nano ha la fama di essere un cacciatore di mogli: ne avrà almeno una decina nel suo palazzo. Hai fatto bene a chiamarmi! Stanne certa che ancora qualche minuto di conversazione e ti avrebbe chiesto di sposarlo!

-Mi disgusta anche solo l'idea!- rabbrividì la ragazza.

-Posso avere l'ardire di chiederti un ballo?- domandò lo spadaccino, sorridendole cordiale -Per farti dimenticare questa brutta esperienza!- aggiunse poi, quando notò che sul viso di Chiara si era dipinta un'espressione contrariata.

-Perdonami Fandral- rispose, ricambiando la gentilezza con il suo sorriso più dolce -Ma rischierei solo di pestarti i piedi.

Lo spadaccino non diede segno di essersela presa, ma al contrario, le avvolse la mano nella propria e la condusse presso l'angolo della sala dove si trovavano Thor e i suoi amici, raccontandole con enfasi alcuni aneddoti sulle loro avventure in giro per i Nove Regni.

Trascorsero insieme delle ore piacevoli, in cui i Tre Guerrieri narrarono, con un’enfasi che andava crescendo mano a mano che i loro bicchieri si svuotavano, mirabolanti storie di battaglie, mostri abbattuti e fanciulle salvate, suscitando l’ilarità del principe e della guerriera.

Giunse il tempo delle danze e i compagni si separarono, ognuno con un’incantevole fanciulla al braccio, lasciando Thor, Chiara e Sif da soli. Dopo qualche momento, anche Sif si allontanò, dicendo di volersi assicurare che il cambio della guardia fosse stato eseguito.

-Ho riconosciuto il fermaglio di mia madre- esordì alla fine il Dio del Tuono, che evidentemente non riusciva a tacere ulteriormente l’argomento, ma venne prontamente interrotto da Chiara: -Non avrei voluto indossarlo. È stato Odino a volerlo.

-Ti dona molto- concluse il principe; le sorrideva, ma Chiara riusciva a cogliere distintamente la sfumatura di tristezza che si celava dietro la piega dei suoi occhi blu cielo.

-Non ti dispiace che lo indossi?- chiese timidamente.

-No, affatto- la rassicurò il Dio del Tuono -È sempre stato sul capo di una donna meravigliosa, non riuscirei a immaginare nessun’altra degna di portarlo.

-Mi sarebbe piaciuto conoscerla- ammise Chiara, fingendo di concentrarsi sulle danze.

-Ti sarebbe piaciuta molto. E sono convinto che anche lei ti avrebbe apprezzata: ha sempre ammirato il coraggio e la bontà nelle persone.

Scese il silenzio tra i due, mentre nella sala rimbombava il suono delle risate e della musica.

Alla fine Chiara non riuscì a trattenersi: -Come fate?- chiese -Come riuscite voi Æsir a sopravvivere al dolore che si accumula nelle vostre vite eterne di divinità?

Si morse la lingua per essersi lasciata sfuggire quella curiosità nel bel mezzo di una simile conversazione, ma era da quando aveva iniziato a conoscere meglio Thor e Loki che se lo domandava: la vita di un dio, si dice, è eterna, ma con essa anche la sofferenza e il dolore delle perdite e delle sconfitte diventano bagagli che si è costretti a trascinare per sempre. Come si faceva a non impazzire?

-Noi non siamo propriamente delle divinità- rispose Thor pacatamente -Ma sì, la nostra vita può essere anche molto, molto lunga. Il dolore che proviamo molto spesso non viene mitigato dal tempo, sebbene a noi ce ne sia concesso di più rispetto a voi midgardiani; ma come la sofferenza può essere eterna, anche l’amore può conoscere la durata della vita di un Æsir. Perdere una persona non significa smettere di amarla ed è proprio il ricordo che si ha di lei che rende la sua mancanza meno gravosa. Le persone che ci circondano, che combattono e festeggiano al nostro fianco sono coloro che ameremo per sempre e il cui ricordo ci accompagnerà nelle notti in cui saremo soli. Sono i nostri amici, i nostri familiari e i nostri amanti che ci rendono divinità, non la vita lunga o le armi magiche.

Chiara rimase a bocca aperta: aveva davvero sentito quelle parole venire pronunciate da Thor? Probabilmente il Dio del Tuono comprese la sua perplessità, perché proseguì dicendo: -Sebbene la mia attività principale sia far roteare un martello, alcune cose sono arrivato anch’io a comprenderle e potrei sorprenderti se ti svelassi tutte le profonde riflessioni di cui sono capace.

Un sorriso nacque silenzioso sui loro volti, a riempire il vuoto che le parole non sarebbero state in grado di colmare, poi, dopo aver lasciato una carezza sul braccio ferito dell’amico, Chiara si allontanò, assicurandosi di non essere notata da nessuno, e uscì dalla sala del trono per intrufolarsi nel giardino; da un’aiuola colse alcuni fiori, per poi svanire in pochi passi nell’oscurità di un campo seminascosto dietro al fastoso palazzo.

Non un filo d’erba cresceva su quel suolo polveroso e l’unico legno che si innalzava era quello del patibolo, presso il quale i condannati a morte salutavano per l’ultima volta la luce del sole. In quel terreno, dopo la decapitazione, i corpi dei criminali venivano sotterrati senza che una scritta venisse apposta sulle loro tombe.

Quella notte, però, la luna brillò per la prima volta su una piccola e modesta lapide di marmo, appena uscita dalla bottega di uno scultore e ancora scintillante sotto i suoi pallidi raggi. Su di essa vi era stato inciso, molto semplicemente: “A memoria di Reicknar il Redento, che della pietà fece il suo valore”.

Fu lì che Chiara arrestò la sua passeggiata notturna, soffermandosi ad osservare quella piccola e fredda lastra di pietra; vi depose accanto i suoi fiori e, prestando attenzione a non sgualcire il vestito, si sedette sulla polvere, stringendo le ginocchia vicino al petto.

Sotto ai suoi piedi, il diverso colore che aveva la terra rivelava che fosse stata smossa da poche settimane per accogliere le spoglie del suo salvatore.

Si ritrovò a ricordare i visi di coloro che si erano spenti da quando era arrivata ad Asgad, chi sotto la scure del boia, chi per il veleno di Phoneus, chi per una freccia o una spada nemica. Si sforzò di ricordarli tutti, ma più si concentrava e più quelle flebili immagini sfuggivano alla sua memoria. Si sentì un’ingrata.

Di Reicknar, però, ricordava ogni lineamento, ogni tatuaggio e ogni cicatrice che il suo corpo muscoloso accoglieva e mostrava con orgoglio. Se non fosse stato per lui, la sua gola sarebbe stata trafitta dalla lancia del fratello di Kalista, Loki sarebbe morto avvelenato e Phoneus non sarebbe stato mai sconfitto; Reicknar, con il suo ultimo gesto, non aveva salvato solo una comune ragazza, ma tutti i Nove Regni e nessuno si sarebbe ricordato di lui. Nessuno avrebbe pianto la sua morte né avrebbe acclamato il suo nome.

Solo lei, Loki e Jarosit avrebbero saputo quanto importate fosse stato il suo ruolo in quella vicenda; Chiara non poté impedire ad una lacrima di scendere sulla sua guancia.

Un rumore di passi alle sue spalle la mise in allerta; si voltò di scatto e vide nell'oscurità la figura di un ragazzo della servitù. Cosa ci faceva lì? Che fosse venuto a richiamarla?

Un sospetto attraversò la sua mente e, titubante, chiese: -Sei Trinity?

Quello abbassò leggermente il capo in segno di assenso e rispose: -Sì.

Loki rimase in attesa per qualche secondo che la ragazza dicesse qualcosa, ma dato che Chiara non sembrava intenzionata a proferire verbo, si sedette accanto a lei e osservò la lapide.

-La pietà non è stata esattamente una virtù appartenuta a Reicknar il Crudele- disse vago il Dio degli Inganni.

-Io ho conosciuto questo suo aspetto- rispose indispettita la ragazza -Vorrei che venisse ricordato per il bene che ha fatto.

-Una buona azione non basta a redimere un uomo da un'intera vita di scelleratezze.

-Ma è pur sempre un atto di bontà in più.

Scese di nuovo il silenzio, inquinato appena dal frinire delle cicale in lontananza e dalla musica proveniente dall'interno del palazzo.

-Non sei un trofeo- disse Loki, fissando i bagliori bianchi che la lapide emanava -Un sovrano ha il dovere di promuovere il proprio regno e creare legami con gli altri territori, ma non fare l'errore di credere di essere il mezzo con cui questi legami verranno saldati. Ti è stata conferita quell'onorificenza non per un interesse politico, ma per il tuo merito. La fedeltà è una virtù rara da trovare.

-Credi che dovremmo tornare alla festa?- chiese la ragazza, sorridendo, mentre un calore avvolgente le attraversava il petto.

-Non c'è fretta: è la tua festa e puoi fare quello che vuoi. Nel frattempo, questo ti appartiene: non voglio avere inutili gingilli midgardiani.

Loki le prese la mano e vi fece cadere una catenina dorata, che Chiara riconobbe come la sua collana perduta; studiandola alla luce della luna, si accorse che non solo vi era ancora attaccato il ciondolo a forma di chiave, ma anche che l'aggancio, strappato per la disperazione alla Festa d'Estate, era stato aggiustato.

Chiara strinse nel pugno quel piccolo oggetto, carico, dopo quell'incredibile avventura, di nuovi ricordi e significati; il cuore colmo di una gioia nuova.

Inclinò il capo e lo appoggiò sulla spalla del dio, che, inaspettatamente, non si ritrasse, ma, al contrario, rimase immobile e, dopo un primo momento di rigidità, rilassò la schiena, inclinandosi appena per rendere alla ragazza più confortevole l'appoggio.

Per quella sera, si disse il Dio degli Inganni, avrebbe potuto tollerare il contatto con la midgardiana e non si sarebbe allontanato, ma non avrebbe mai ammesso, neppure a se stesso, che in fondo, in un angolo remoto e inascoltato del suo cuore, la sensazione che quella vicinanza gli dava era piacevole.

-Promettimi che verrai a trovarmi- sussurrò Chiara -Quando sarò tornata su Midgard, promettimi che verrai a farmi visita.

-Lo prometto- rispose il dio, chiudendo le palpebre e godendosi la fresca brezza di quella sera di fine estate, preludio silenzioso dell'autunno imminente.

Per quella sera poteva permettersi di fare promesse. Per quella sera soltanto.

-Scusa una domanda- sussurrò Chiara, interrompendo così i suoi pensieri -Quanto ti piacciono i cavalli da 1 a 10?

 

 

Il Dio degli Inganni fece ritorno dal Bifrost che oramai il sole stava nascendo sul nuovo giorno; il cielo pallido dell'alba era striato di sottili e stiracchiate nuvole rosa, immobili guardiane su Asgard che ancora dormiva.

Nel palazzo la festa si era conclusa da ore e i vari invitati erano progressivamente tornati nei loro regni, lasciando alle loro spalle il consueto disordine post-cerimonia che i servi si affaccendavano a ripulire.

Durante il banchetto Loki era riuscito persino a far firmare a Regalrex un patto commerciale che avrebbe assicurato ad Asgard una buona percentuale del metallo estratto annualmente nelle miniere dello Svartálfaheim e di lì a pochi giorni la figlia di Jarosit si sarebbe trasferita nel suo palazzo; si riteneva soddisfatto dei frutti raccolti durante quella serata, eppure dentro di sé non riusciva a gioire pienamente di quei successi.

Certo, la soddisfazione non faceva parte della sua natura, ma sentiva che c'era qualcosa di più di quello, una ragione ben precisa per cui non riusciva a godersi quella vittoria.

Per un attimo nella sua memoria emerse il volto di Chiara prima che il vortice del Bifrost la inghiottisse per rimandarla sulla Terra: aveva assunto una sfumatura insolita, composta da gioia e malinconia miscelate tra gli occhi scuri e la bocca aperta in un sorriso.

Li aveva salutati uno ad uno i suoi compagni di avventure, distribuendo abbracci e parole cariche di speranza in un nuovo incontro. Un piccolo crampo allo stomaco colse il dio al ricordo del bacio che Fandral aveva lasciato sulla guancia rosea della fanciulla, quand'ella si era avvicinata per salutarlo.

Attraversò i cancelli di ingresso al palazzo da solo: non appena il Bifrost aveva smesso di girare e Heimdall aveva estratto la spada dal meccanismo, lui era stato il primo ad andarsene, lasciando Thor, i Tre Guerrieri e Sif ai loro soliti e monotoni discorsi di cui non si era mai interessato.

I passi veloci sulla liscia superficie del pavimento di marmo rimbombarono negli alti corridoi, accompagnando i pensieri del re, mentre dalle stanze provenivano i rumori della servitù all'opera.

Nelle orecchie ancora sentiva risuonare le parole udite quando, ad Eitur Myri, le aveva applicato il Vincolo Sacro e la sua memoria volò a quell'evento.

Attese che il respiro della ragazza si fosse fermato e che il suo cuore avesse taciuto definitivamente i suoi battiti, poi iniziò a contare mentalmente "Dieci...nove...otto", mentre ne deponeva il corpo al suolo "Sette...sei...cinque" e avvolgeva la sua piccola mano immobile con la propria "Quattro...tre...due".

Pronunciò le parole magiche e lasciò che i due tubicini argentati si unissero tra loro.

"Uno"

"Non era mai capitato che due persone si scambiassero il Vincolo Sacro" disse la voce nelle sue orecchie.

"Lo so" rispose calmo.

"Sai anche cosa implica un fenomeno del genere?"

"Sì"

"E sei disposto ad accettarlo?"

"Io ho un debito da pagare"

"Lo estingueresti completamente, ma ne vale la pena, mi chiedo? Vale la pena vincolare la propria anima ad una comune mortale?"

"Lei non ha esitato a farlo"

"Lei non sapeva di farlo: per eseguire il Vincolo basta desiderarlo più di ogni altra cosa, non è necessario conoscere tutte le clausole"

"Era l'unico modo per salvarmi la vita e lei lo ha fatto; ora questo è l'unico modo che conosco per salvare la sua"

"Ascolta bene le mie parole, figlio di Laufey: questa è la sua ora, così come è scritto nella trama dei Nove Regni, se oggi accetti di salvare la vita di questa mortale, il destino di molti subirà un grande mutamento, il tuo prima di tutti. La tua storia verrà riscritta a partire da questo momento, cancellando quello che le Norne avevano predisposto per te. Sei disposto a rinunciarvi?"

A quelle parole il volto di Loki si contrasse: che cosa significavano?

"Tu esiti, figlio di Laufey... forse dopotutto non ci si può aspettare un simile sacrificio dal Dio degli Inganni. Tu sai come chiudere la faccenda: basta allentare la presa, lasciare che il contatto si spezzi e raccontare a tutti quanto i tuoi sforzi non siano serviti a salvarla. Una semplice bugia e lei sarà soltanto una delle tante vittime del cui sangue ti sei macchiato da quando prendesti possesso del Tesseract"

Il dio strinse la mano con rabbia e sibilò tra i denti: -Non sottovalutarmi.

Ora Chiara era sana e salva, al sicuro tra le mura domestiche in compagnia della sua famiglia, mentre lui, dopo aver deviato dal percorso per raggiungere le sue stanze, stava scendendo a passi veloci e silenziosi una ripida scalinata di pietra grigia.

Al progredire della discesa la luce dell'ambiente si affievoliva, sostituita dalla silenziosa penombra della sala delle reliquie; là era dove le spie Jotun si erano intrufolate, su suo suggerimento, per carpire lo scrigno magico.

Lo sguardo del dio si soffermò per qualche istante sul piedistallo vuoto, rivivendo dentro di sé la conversazione che aveva avuto con Odino in quelle sale il giorno in cui aveva scoperto la propria identità.

Ma non era sceso là sotto per cadere nello stagno dei ricordi: il suo interesse era rivolto alla griglia di ferro dietro il piedistallo, dalla cui trama filtrava una limpida luce bianca.

Quella gabbia era stata un tempo la tana del Distruttore, creato dai nani su commissione di Odino per proteggere i tesori custoditi nella stanza delle reliquie; quella creatura di metallo era stata abbattuta tempo addietro da Thor sulla Terra e Odino non si era più preoccupato di farne costruire uno nuovo, ora che il suo figlio prediletto si era dimostrato degno di Mjolnir, così quella gabbia era rimasta vuota. O almeno, così credevano i più.

Loki batté Gungnir sul pavimento, facendone risuonare l'asta della metallica vibrazione, e la griglia di ferro davanti a lui scomparve, permettendogli di attraversare la soglia.

Là, avvolto da una lattiginosa luce diffusa e densa come la nebbia, un sarcofago dorato si ergeva dal pavimento. Al suo interno,  il vero Odino giaceva, completamente immerso nel suo Riposo.

Da quando lo aveva vincolato a quel sarcofago, imprimendogli un incantesimo di impenetrabilità, Loki non era mai sceso fin là sotto per andare a trovare il suo prigioniero, troppo sicuro della buona riuscita del suo piano; ma le parole di Phoneus avevano lasciato un marchio indelebile nella sua mente, insinuandogli un dubbio spaventoso.

Quando Chiara era fuggita, il mostro aveva sentito la voce del vecchio e Loki, conoscendo l'acuta intelligenza di Phoneus, sapeva che non poteva essersi sbagliato.

Quello che gli premeva comprendere, a questo punto, era il come. Come era stato possibile che la voce di quel maledetto vecchio fosse stata udita ad Âlfheimr?

Si avvicinò ancora di qualche passo e comprese: attorno al Padre di Tutti, che dal primo giorno del Riposo di Odino aveva iniziato ad accumulare energia, riusciva a percepire distintamente una forte aura magica, talmente potente che il suo incantesimo di impenetrabilità riusciva a mala pena a contenerla.

Si affrettò, dunque, ad applicarne un altro, ma la battaglia e l’uso prolungato dell’immagine di Odino avevano prosciugato le sue energie e l’incantesimo non riuscì.

-Sei sempre stato tu- sibilò il dio, osservandosi furente le mani -L’hai portata su Asgard perché capissimo la minaccia che incombeva; molto bravo, ma non credere che ti basterà startene qui in panciolle per riuscire a infrangere il mio incantesimo! Sono sicuro che tu abbia visto la mia forza e la mia abilità; non vorrai metterti contro di me! Tutto il tuo potere non sarà mai sufficiente per sconfiggere il vero re di Asgard.

Girò sui tacchi e riattraversò la sala, mentre alle sue spalle la gabbia si chiudeva, nascondendo nuovamente alla vista il capezzale del Padre di Tutti.

Da quando aveva concluso gli studi non gli era mai capitato di non riuscire ad eseguire un incantesimo e questa cosa, oltre far fremere Loki di rabbia, lo preoccupava profondamente: gli ultimi eventi lo avevano provato parecchio e ad ogni passo che faceva gli sembrava di rivivere il momento in cui Phoneus lo aveva colpito. Era stanco, dolorante e provato, ma allo stesso tempo vigile e la sua mente pesava accuratamente la gravità della situazione: se non si fosse ripreso al più presto, Odino, fresco e riposato, avrebbe potuto spezzare l’incantesimo che lo vincolava al suo Sonno e riprendere possesso del trono e, a quel punto, nulla l’avrebbe salvato da una condanna a morte.

D’altro canto, non c’era più nessuno in grado di parlare al cuore di Odino e mitigarne la furia.

Raggiunse con il fiato corto le sue stanze e, riprendendo la sua forma originaria, si lasciò cadere a peso morto sulle lenzuola.

-Temo che non ci rivedremo tanto presto- sussurrò Loki nel silenzio della stanza -Mi dispiace.

 

When the days are cold

And the cards all fall

And the saints we see

 Are all made of gold

When your dreams all fail

And the ones we hail

Are the worst of all

And the blood runs stail.

I want to hide the truth

I want to shelter you,

But with the beast inside

There's no where we can hide.

No matter what we breed,

We still are made of greed.

This is my kingdom, come!

This is my kingdom, come!

When you feel my heat

 Look into my eyes

It's where my demons hide

It's where my demons hide

Don't get too close, it's dark inside

It's where my demons hide

It's where my demons hide

At the courtain's call

 It's the last of all

When the lights fade out

All the sinners crawl

So they dug tour grave

And the masquerade

Will come calling out

At mess you made

Don't want to let you down

But I am hell bound

Though  this is all for you

Don't want to hide the truth

No matter what we breed

We still are made of  greed

This is my kingdom, come!

This is my kingdom, come!

When you feel my heat

 Look into my eyes

It's where my demons hide

It's where my demons hide

Don't get too close, it's dark inside

It's where my demons hide

It's where my demons hide

They say it's what you make

I say it's up to fade

It's woven in my soul

I need to let you go

Your eyes they shine so bright

I want to save that light

I can't escape this now

Unless you show me show

When you feel my heat

 Look into my eyes

It's where my demons hide

It's where my demons hide

Don't get too close, it's dark inside

It's where my demons hide

It's where my demons hide

Demons, Imagine Dragons

https://www.youtube.com/watch?v=LqI78S14Wgg

 

Angolo dell’autrice: ebbene, eccoci qui. Siamo giunte alla fine di quest’avventura, mie care, e io per prima sono sorpresa di esserci arrivata e di non aver mollato prima. Se non fosse stato per voi, per il vostro interesse, il vostro affetto e il vostro incoraggiamento non sarei riuscita a scrivere fino all’ultimo capitolo, perciò grazie.

Grazie di avermi accompagnata in questa bella esperienza e di avermi dato il coraggio di andare avanti a scrivere. Grazie di cuore, davvero!

Dunque, arrivate a questo punto diventa necessario dare delle piccole spiegazioni: quando ho iniziato a scrivere La sua paura, l’idea era quella di concludere con la separazione dei protagonisti e attendere che la Marvel (che è l’unico possessore dei personaggi adoperati nella storia, ad eccezione, ovviamente, di quelli inventati da me) girasse e distribuisse il terzo capitolo della saga di Thor. Questa l’idea di partenza, ma poi, andando avanti a scrivere, mi sono affezionata ai personaggi e alle loro vicende e davanti ai miei occhi si è dipinta una storia più ampia e complessa.

È per questa ragione che vorrei chiedervi lo sforzo di sopportare un piccolo prequel, che introdurrà il seguito de La sua paura e permetterà di addentrarci di più (nei limiti della mia capacità) all’interno dei personaggi, anche quelli secondari a cui ho lasciato poco spazio in questa storia.

Spero vogliate accompagnarmi lungo questo cammino che, se si riuscirà a raggiungerne la fine, comprenderà (almeno) tre parti e, come sempre, mi auguro di riuscire a trasmettervi delle belle emozioni e di regalarvi un po’ di tempo libero trascorso piacevolmente.

Vorrei ringraziare, nello specifico:

Alice_Lea, Ally I Holmes, c16b, Calliope82, Chiara_BarianForce, Darknesslight, DarthGreta92, dracarys_, emanuela_20, esi_chan, gaerel92, Isis_Ithil_Morwen, itsMegiPary, jess chan, Just another writer, kiki820, LoreleydeWinter, MARS88, Mars_, orihime02, sefoev, Silvermoon00, Sofy_Candy, Sweetnesss, Valar_Morghulis, wings1873 per aver seguito questa storia;

AlessiaOUAT96, Angel27, annina_76, Black Firework, Brina89, Chandra1620, Elisaneth Dragneel, Feds_95, fera_JD, JackieSleaze, MamW, Piccola Me, quen_under_mountain, Ragdoll_Cat, UntilTheVeryEnd1998, _Rachel Elisabeth Dare_  per averla preferita;

Clio93 e KaterinaVipera per averla ricordata.

Un grosso abbraccio a tutte voi e a coloro che sono passate solo per dare un’occhiata, non sono in grado di esprimere a parole quanto sono vi grata per il vostro supporto, in ogni modo esso sia stato espresso, perciò cercherò di ripagarvi dando il massimo per realizzare una storia che possa risultare piacevole e che possa essere all’altezza dell’attenzione che avete donato al mio lavoro.

Ci rivediamo presto con il prequel dal titolo Giochiamo insieme?

Grazie ancora di cuore! :)

Lady Realgar

Ps. Altra piccola citazione nascosta, giusto per concludere in bellezza ;) besos!

   
 
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