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Autore: _EverAfter_    06/06/2015    2 recensioni
Bulma era andata via. Non vi erano altre sfumature per intendere la loro definitiva rottura, né Yamcha cercò di trovarle, consapevole di come fosse maledettamente debilitante ammettere di avere una buona dose di colpe. Lui era stato superficiale, troppo preso dalle altre donne per accorgersi della fortuna di avere una come Bulma al suo fianco. E adesso lei era con il sayan spietato e assetato di sangue che tanto aveva odiato, prima di strappargli dal petto la poca umanità che possedeva, facendogli scoprire che, in fondo, non è così sbagliato pensare di amare qualcuno.
Bulma si era innamorata di lui.
Vegeta, con tutti i possibili sbalzi d’umore tipici della sua indole, si era innamorato di lei.
E lui era rimasto solo.
[Partecipante al contest “L'amore, il laccio che unisce musica e parole” indetto da Erika8304 sul Forum di EFP].
Genere: Romantico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Yamcha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nickname: _Vintage_
Titolo: And I hope you’ll come back
Fandom: Dragon Ball
Personaggi e/o Pairing: Bulma, Yamcha
Titolo canzone: Someone like you - Adele
Rating: Verde
Genere: Romantico/Triste/Song-fic
Avvertimenti: Missing moments
Introduzione o note d'autore: Bulma era andata via. Non vi erano altre sfumature per intendere la loro definitiva rottura, né Yamcha cercò di trovarle, consapevole di come fosse maledettamente debilitante ammettere di avere una buona dose di colpe. Lui era stato superficiale, troppo preso dalle altre donne per accorgersi della fortuna di avere una come Bulma al suo fianco. E adesso lei era con il sayan spietato e assetato di sangue che tanto aveva odiato, prima di strappargli dal petto la poca umanità che possedeva, facendogli scoprire che, in fondo, non è così sbagliato pensare di amare qualcuno.
Bulma si era innamorata di lui.
Vegeta, con tutti i possibili sbalzi d’umore tipici della sua indole, si era innamorato di lei.
E lui era rimasto solo.
[Partecipante al contest “L'amore, il laccio che unisce musica e parole” indetto da Erika8304 sul Forum di EFP]











And I hope you'll come back










I hate to turn up out of the blue uninvited,
But I couldn't stay away, I couldn't fight it,
I had hoped you'd see my face,
And that you'd be reminded that for me it isn't over.



La vide ridere di gusto, mentre afferrava l’ennesimo biscotto dal vassoio di ceramica posto sopra al tavolino.
Indossava il vestito rosso, il suo preferito; quello che piaceva tanto a lui, seduto al suo fianco, freddo e impassibile come al solito. Si chiese come fosse possibile che il sayan non fosse contagiato dal calore esplosivo della giovane donna, che disinvolta si aggrappava al suo braccio per cercare un appoggio, mentre le sue guance si imporporavano di un invitante rosso scarlatto, l’effetto latente del troppo vino bevuto sotto al Sole cocente di Luglio.
Non posso credere che lo ami.
Il ragazzo li osservò dall’alto dell’edificio posto di fronte alla Capsule Corporation, scuro in volto. Non riusciva a concepire che Bulma, la sua piccola e innocente Bulma, potesse essersi innamorata di un uomo come Vegeta, l’essere meschino e disgustoso che aveva dato troppo spesso prova di essere inaffidabile, opportunista, plasmato secondo le rigide tradizioni sayan che non gli avrebbero mai permesso di amarla come lei si aspettava.
Yamcha conosceva fin troppo bene il sogno d’amore a cui la turchina tendeva le sue esili braccia.
Quale tipo di fiaba avrebbe mai potuto regalarle un essere così spregevole?
Bulma aveva veramente deciso di assecondare l’insano turbinio di emozioni che l’avrebbero strappata all’innocenza di un amore immacolato, spingendola tra le braccia di un egocentrico scimmione che non sarebbe mai stato in grado di capire quale fosse il confine capace di separare due cose così antinomiche come la lotta e l’amore?
Ti prego Bulma, apri gli occhi.
Yamcha non credeva di essere tanto diverso da Vegeta, in fondo. Era sempre stato un egoista, abituato ad avere tutto ciò che il suo animo viziato chiedeva.
Ma le attenzioni della ragazza non le aveva mai sollecitate: avevano bussato alla sua porta senza che si fosse preoccupato di aprire e lei era entrata nella sua vita, incurante di ciò che lui avrebbe potuto pensare.

Non si era innamorato di lei per la bellezza o per la briosa intelligenza che la caratterizzavano, ma perché era la cosa più semplice che potesse fare; eppure non era stato in grado di apprezzarla perché, col tempo, aveva imparato a farne a meno, spostando la propria attenzione su donne tremendamente più noiose. Comuni.
Com’era possibile che si fosse ridotto a questo? Come aveva potuto permetterlo?
Aveva sperato che, tornando sui suoi passi, Bulma avrebbe capito di essere ancora importante, la scintilla vitale che gli aveva permesso di tornare a esistere dopo tanto tempo passato da solo in compagnia di Pual e di se stesso, senza sapere cosa fosse l’amore.
Ma, come vittima di un insano inconscio recondito, Yamcha sapeva che non sarebbe tornata per ricominciare a percorrere quel mare d’incertezze a cui l’aveva esposta, tempestoso, caotico, che non l’avrebbe mai riportata nel placido porto che tanto sognava.
E, mentre lui rimaneva inchiodato all’incandescente cemento di quel palazzo, Bulma si allontanava sempre più inesorabilmente. Sempre più sollevata. Sempre più serena.



I heard
That you're settled down…

…And you're married now.



Stringeva tra le mani un biglietto. Semplice, pulito.
Non aveva avuto neanche il bisogno di aprirlo, un pezzo di carta come quello si poteva inviare per una sola occasione. Unica al mondo. Quella che lei aveva aspettato con troppa pazienza.
Rigirò la busta che lo conteneva, mettendo a fuoco le iniziali dei nomi e, per quanto consapevole di ciò che stava per leggere, la vista gli si annebbiò per qualche secondo.
Magari non avrebbe dovuto. Sarebbe stato più semplice far finta di niente, strappare quell’oscena presa di coscienza e continuare così, come aveva fatto per tutti quegli anni.
Ma, come sempre, era troppo tardi.
Vegeta & Bulma
«Si sposano…» sussurrò, sorridendo.
Un sorriso funesto, carico di dolore e disprezzo perché lei, ancora una volta, gli stava dimostrando quanto fosse semplice fare a meno di lui, quanto poco potesse contare la sua presenza su quel pianeta, così troppo pieno di opportunità perché lei potesse rinunciare a vivere solo per rimanere al suo fianco.
Si alzò dal divano, con le gambe terribilmente pesanti e il cuore trapanato da una spaccatura insanabile – l’abisso che l’avrebbe separato per sempre da ciò che era stato fino a quel momento.
Quando Bulma, per quanto lontana e incurante di come stesse andando la sua vita, poteva ancora appartenergli.
Ma quella promessa, scritta dozzinalmente su una banale partecipazione di nozze, era per sempre.
E il per sempre presupponeva solamente due persone. E lui non era previsto.



Old friend, why are you so shy?
It ain't like you to hold back or hide from the lie.



Lei era lì.
Bella. Triste.
Stringeva la mano di un aitante bambino dagli occhi azzurri, belli come quelli di sua madre, che gli sorrideva pur di celare quanto dolore potesse sopportare un corpo così minuto.
«Trunks?» lo chiamò, frenando un singhiozzo. «Perché non vai a giocare con Goten?»
Il bambino ubbidì a quel pacato comando celato da una sottile richiesta di non fare domande e di placare la curiosità che lo spingeva a chiedersi il perché sua madre fosse così angosciata.
Yamcha la osservava da lontano, rapito dalla forza di volontà con cui la donna s’imponeva di mostrare un certo contegno e, quasi per paura che potesse svanire come un miraggio della propria mente, le si avvicinò, timoroso, con le mani sudate.
«Bulma…» sussurrò, mentre le sue mani le stringevano la vita in un abbraccio timido, per paura che potesse spezzarsi.
«Yamcha» disse lei, coprendosi il volto con le mani, incapace di frenare le lacrime che silenziose scendevano a bagnarle il volto. «Non potrò dirglielo.»
«Devi farlo. Trunks è grande ormai.»
«Ma era… suo padre» biascicò, respirando a malapena. «Non posso farlo.»
Yamcha si impose di rimanere impassibile, mentre il suo cuore implorava di allontanarsi da quella situazione così infausta, dalla quale avrebbe ricavato solo del malsano dolore.
Sono un masochista, si disse, mentre Bulma si abbandonava sul suo petto, chiudendo gli occhi e aspettando che quella disperazione passasse, come se potesse bastare così poco per riportarle Vegeta.
«Bulma» la chiamò infine, inspirando profondamente. «Devi svegliarti. Non puoi rimanertene qui a commiserarti. Devi reagire, come hai sempre fatto. Devi farlo per te, per Trunks e soprattutto per Vegeta.»
Ci fu silenzio per qualche secondo, prima che la donna tirasse su col naso e si decidesse a rivolgergli la parola. «Cosa dovrei dirgli?»
«Potrai sempre raccontargli che…» Yamcha deglutì a fatica, serrando le mani in una vigorosa stretta attorno alla vita della giovane donna. «Vegeta ci ha salvati. E che è stato… un grande.»
La vide alzare la testa per incrociare il suo sguardo e, nel perdersi in quelle due pozze d’acqua azzurra, Yamcha non poté fare a meno di notare quanto riconoscimento potesse provare per lui, mentre si asciugava le lacrime col palmo della mano.
«Grazie» gli sussurrò, affondando il volto nella sua maglia.
Per una frazione di secondo, Yamcha credette di aver ritrovato una parte di sé.



You know how the time flies,
Only yesterday was the time of our lives,
We were born and raised in a summer haze,
Bound by the surprise of our glory days.



Erano fuori la terrazza della Capsule Corporation, sommersi dalla vastità di quel firmamento trafitto da miliardi di punti di luce, stanchi e assonnati a causa della lunga giornata.
Bulma posò su un tavolino un vassoio di dolci, mentre si abbandonava su una sedia, al suo fianco.
«Ne mancano solamente due. Poi tutto questo sarà finito» disse, con un sorriso dipinto sul volto.
Presto Vegeta sarebbe tornato, ricoprendo il posto che gli spettava in quanto marito. In quanto padre.
«Trunks dorme?» le chiese, massaggiandosi le tempie con la punta delle dita.
«Come un ghiro. È crollato.»
«Sono contento.»
Non era vero. Yamcha non era affatto felice di quella situazione. Presto tutto sarebbe finito e Bulma sarebbe tornata ad ignorarlo, Trunks avrebbe smesso di ricercare la sua presenza e Vegeta non gli avrebbe permesso di avvicinarsi ai membri della sua famiglia, consapevole di come il sayan fosse geloso, ossessivamente possessivo verso le cose che credeva appartenergli.
«Yamcha?» lo chiamò la donna, mentre rideva. «Ma mi ascolti?»
«Scusa. Ero sovrappensiero.»
«A cosa pensavi?» gli chiese, poggiando il mento sui palmi delle mani.
«A niente di particolare… a noi» disse infine, non riuscendo a frenare in tempo la lingua. «A quanto siamo invecchiati.»
La vide sorridere e voltare lo sguardo verso l’empireo stellato, persa in chissà quali pensieri.
«Abbiamo fatto tanta strada. È incredibile essere giunti a questo punto» sussurrò, socchiudendo gli occhi. «Prima era tutto più semplice, vero?»
L’uomo annuì, incrociando le braccia al petto. «La vita era meno impegnata.»
«Era frenetica, eppure non ricordo un solo giorno in cui io mi sia sentita triste o afflitta» continuò la turchina. «Bastava poco per essere felici.»
Yamcha la fissava come se fosse l’esatta copia della Bulma vista la prima volta, tanti anni prima. Non fece caso alle prime rughe intorno alla bocca o alla fronte leggermente corrugata; lei era sempre la stessa di sempre, sportiva e sguaiata, incurante di ciò che avrebbe potuto pensare la gente. Non le era mai importato niente delle conseguenze o delle responsabilità che sarebbero potute derivare dalle sue azioni. Aveva sempre ragionato per intuito e si era lasciata guidare da esso fino a quel punto.
«Bulma» la chiamò, frenando l’impeto che lo spingeva a buttare giù quella corazza d’indifferenza e ad ammettere di essere ancora innamorato di lei. «Tu… sei felice?»
La donna lo fissò per degli istanti interminabili, fino a quando non gli sorrise timidamente, posando una mano sopra la sua. «Sì.»
Amava Vegeta. E non era certo un amore sbocciato per caso perché, per quanto paranoico ed egoista, il sayan aveva sempre considerato Bulma la sua donna, senza mezzi termini. La sua indole non gli avrebbe mai permesso di regalarle fiori o cioccolatini, ma a lei andava bene così. Sapeva che non c’era bisogno di quelle formalità per capire quanto tenesse a lei, al punto di farsi ammazzare pur di salvare la sua vita e quella di Trunks.
La morte era il gesto estremo per un amore sempiterno, che avrebbe precluso per sempre il tentativo di Yamcha di poter tornare insieme a lei.
E questo lui l’aveva capito perfettamente.
«Ti ricorderò per sempre Bulma» disse infine, distogliendo lo sguardo da lei e rimanendo a fissare i pini del giardino sottostante.
«Che vuoi dire?»
«Guardaci. Tu hai una famiglia, un marito che presto tornerà da te. Un bambino. Una casa. Io non ho nulla di tutto questo, perché ho scelto di non volerti regalare questa favola. Lui invece l’ha fatto. Ed è per questo che sei stata per una settimana in giro per il mondo nella speranza di ritrovare le sfere del drago, perché non ti accontenti di una storia finita a metà. Tu vuoi il “per sempre felici e contenti” e non ti aspetti che sia la vita a dartelo. Te lo prendi, di prepotenza. Come sempre.»
Yamcha le afferrò una mano, stringendola. «Sei sempre la stessa, dopotutto. La stessa che mi ha imposto l’amore, la stessa che ha fatto in modo che tutta questa storia delle sfere del drago potesse creare una nuova famiglia, più grande, più irragionevole… Io, Goku, Chichi, Tenshinhan, Crilin… non saremmo mai stati niente senza di te. Testarda, illogica, istintiva. È questa la forza che ti ha spinto a cercare qualcosa di meglio nella vita, senza accontentarti. E, per quanto tu possa cambiare, essere più matura, più meditabonda, beh… per me rimarrai sempre la stessa ragazzina di sempre, quella che ha incrociato il mio sguardo e che ha pensato di trascinarmi con sé per il mondo, sotto il caldo cocente del deserto. Quella sarà sempre la mia Bulma.»
Rimase in silenzio, a fissarlo come non aveva mai fatto prima di allora. Poteva avvertire la sua tensione, il disagio persistente che non le permetteva di poter proferire frasi di senso compiuto.
«Yamcha» sussurrò, reprimendo le lacrime.
Non c’era bisogno che proseguisse, la verità aleggiava palese davanti ai loro occhi.
Lenta. Placida.
Lui non avrebbe mai potuto fare a meno di lei, ma quella donna che gli stava di fronte non gli apparteneva più. In nessun modo.
E, quel giorno, dirle addio era stata la cosa più giusta che potesse fare.



I wish nothing but the best for you, too,
Don't forget me, I beg.



«A volte dura, l'amore, ma a volte, invece, fa male.»
«Cosa vuol dire?»
Bulma lo fissò, corrugando la fronte. «Ma allora sei proprio tonto!»
Il giovane rise, stringendole la vita per avvicinarla a sé. «E allora smettila di filosofeggiare.»
«E cosa dovrei fare, secondo te?» gli chiese, corrucciata.
Senza che ci fosse più il bisogno di parlare, le afferrò il volto con le mani, premendo dolcemente le proprie labbra contro le sue mentre le carezzava folti capelli azzurri.
«Ti amo, Yamcha» sussurrò lei, mentre l’eco di quelle parole si perdeva nell'attimo di quel bacio rubato.















Lo so, molti di voi sono ancora sconvolti per un pairing talmente obsoleto da risultare stomachevole, eppure mi sono sempre chiesta come potesse essere finita la storia di questi due volponi, dato che Toriyama si è divertito a nascondere il perché Bulma abbia deciso di mettersi insieme a Vegeta - magari dava per scontato che fosse troppo figo per passare inosservato :D.
Ad ogni modo, spero che vi sia piaciuta, come sempre mi sono dilettata nel scrivere qualcosa d'insolito per mettermi alla prova e spero di esserci riuscita in maniera decente!
Besos :-*

_Vintage_
  
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