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Autore: A lexie s    07/06/2015    5 recensioni
[Spoiler 4x22 - CaptainSwan]
Percorrendo lentamente con l’indice quella scritta incisa sulla lama continuava a chiedersi cosa fare. Aveva raccolto il pugnale subito dopo che lei fosse sparita ma si era rifiutato di usarlo perché avrebbe voluto che lei tornasse spontaneamente ma ciò non era successo e due giorni di attesa erano decisamente troppi da passare lontano dai suoi occhi verdi, caldi e profondi, dalle sue mani piccole ma forti e dal suo sorriso genuino.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Can I lay by your side?

Aveva quel pugnale da due giorni, lo stringeva forte nella sua unica mano sperando di trovare la forza per ordinarle di tornare. Bastava una semplice frase per costringerla a tornare da lui e probabilmente era la cosa giusta da fare perché doveva essere troppo preoccupata per farlo spontaneamente. Forse temeva di ferirli oppure aveva paura che la guardassero diversamente. Killian sapeva che c’erano tante grandi paure che riempivano il suo cuore, tante da minacciare di soffocarla ma non doveva necessariamente andare così. Era convinto che a riempirle il cuore fossero solo paure, non oscurità. Come poteva esserlo? Oscura? Lei che aveva illuminato la sua vita.
Percorrendo lentamente con l’indice quella scritta incisa sulla lama continuava a chiedersi cosa fare. Aveva raccolto il pugnale subito dopo che lei fosse sparita ma si era rifiutato di usarlo perché avrebbe voluto che lei tornasse spontaneamente ma ciò non era successo e due giorni di attesa erano decisamente troppi da passare lontano dai suoi occhi verdi, caldi e profondi, dalle sue mani piccole ma forti e dal suo sorriso genuino. Era semplicemente perché quando lei era nei paraggi lui si sentiva una persona migliore.
Appoggiò il pugnale sul legno color mogano del mobiletto che occupava una parte della sua cabina. Prese una piuma e la intinse nell’inchiostro, dopotutto le cose sulla Jolly Roger rimanevano sempre le stesse e lui aveva necessariamente bisogno di scrivere e si sentì pure stupido al principio. Più di duecento anni e mai una lettera, ma le parole scivolavano piano su quel foglio di pergamena macchiandolo negli angoli dove riusciva ad arrivare a malapena. La mano tremante ed una scrittura imperfetta, ma mentre scriveva quelle righe il cuore pulsava così forte da poterlo sentire nelle orecchie. Non era un grande scrittore nemmeno prima di perdere la mano, dopo non è che ne avesse avuto molte occasioni però forse quel semplice gesto avrebbe potuto alleggerire le sue pene nel corso degli anni. Con l’uncino che incastrava una parte del foglio al mobile per tenerlo fermo ed il piede che continuava a battere ritmicamente sulle assi di legno come a volersi dare un tempo che scandisse il tamburellare agitato del suo cuore, continuò.

 
Non voglio ordinarti di tornare da noi, da me. Mi rifiuto di usare questo pugnale per averti qui al mio fianco, ma ti voglio qui, voglio stringerti e rassicurarti. Vorrei poterti dire che risolveremo tutto perché lo faremo, davvero. Il mio compito era proteggere il tuo cuore e non voglio pensare di aver fallito perché non riesco a credere che possa essere oscuro quindi ti prego non aver paura, torna. 
Nessuna parola può spiegare il modo in cui mi manchi, voglio solo restare al tuo fianco e prendermi cura di te. Permettimelo, Emma.
 

Ripiegò il biglietto in due ed uscì dalla sua cabina percorrendo velocemente lo spazio che lo separava dalla terra ferma. Sapeva esattamente dove andare, doveva riporre quel biglietto in un luogo in cui sapeva lo avrebbe trovato e c’era un luogo particolare in cui Emma si recava quando aveva bisogno di riflettere o semplicemente che riuscisse a darle un po’ di conforto.
Camminò velocemente, i piedi si muovevano da soli come se conoscessero automaticamente la strada mentre la sua mente pensava soltanto alla possibilità di riabbracciarla sperando che quel suo gesto potesse servire a qualcosa.
Evitò di fermarsi a parlare con chiunque e non aveva importanza perché avrebbero sicuramente pensato che stesse troppo male per voler parlare, cosa che per inciso era anche vera. Quando arrivò vicino alla panchina, quella stessa panchina in cui le chiese di rimanere lì e di non andare a New York, sentì la delusione montare dentro di lui. Immaginava di vederla lì, seduta con le gambe incrociate ed i capelli sospinti dal vento ma sapeva che anche se fosse stata lì – e ci sperava davvero dato che voleva trovasse la sua lettera – non si sarebbe fatta vedere, perciò raccolse tutta la sua frustrazione e si chinò sul legno per lasciare quel pezzo di carta in modo che fosse abbastanza visibile. Andò via camminando lentamente a differenza di quando era arrivato.
Il resto del pomeriggio trascorse lento, mentre osservava i colori farsi più cupi come il suo umore. Ci aveva sperato davvero, aveva veramente creduto di poter arrivare a lei in quel modo ma a quanto pare non c’era riuscito. Si voltò a fissare il pugnale, era ancora nella posizione in cui l’aveva lasciato ore prima e poi tornò a guardare fuori dal suo oblò. Il cielo aveva quasi raggiunto lo stesso colore dell’acqua, la fine di un altro giorno. Il terzo senza di lei e, forse, senza se stesso.
Un piccolo rumore lo distrasse, era come uno scricchiolio d’assi, si alzò di fretta inciampando in un oggetto che si trovava sulla sua strada e non curandosi del dolore che gli provocò. Corse quasi per raggiungere la piccola porta e per spalancarla davanti a sé e quando l’aprì completamente riacquistò un battito. Lei era a pochi passi da lui, la mano protesa come se volesse bussare e l’espressione triste come se fosse cosciente di non doverlo fare.
“Emma..” Il suo nome sfiorò piano le sue labbra e suonò così dolce alle orecchie della bionda. Lei rispose con un piccolo sorriso che, tuttavia, non riuscì a conferire la solita luce ai suoi occhi che invece risultavano parecchio arrossati.
“Ho trovato il tuo biglietto. Io volevo venire prima, davvero, lo volevo ma non riuscivo a liberarmi di questa paura di poter far..” cominciò a boccheggiare, torcendosi le mani in modo agitato.
“Lo so” la zittì lui, non voleva che lei dovesse anche giustificarsi, e si avvicinò piano ma lei indietreggiò di un passo ed allora anche lui si arrestò per un attimo. “Sono felice che tu sia qui” la rassicurò spingendosi un po’ oltre per accarezzarle il braccio, piccoli passi. “Non voglio mai ordinarti nulla, Emma.”
“Posso stare accanto a te stanotte?” Sussurrò lei.
Lui sorrise e le porse la mano. Emma l’afferrò e nell’esatto momento in cui la loro pelle entrò in contatto lui se la tirò addosso, le strinse la vita portando l’uncino dietro la sua schiena mentre lasciò che la mano vagasse tra i suoi boccoli biondi. Lei incastrò il viso tra la spalla ed il collo di lui, inspirandone forte l’odore che tanto le era mancato in quei giorni.
“Sempre” rispose Killian, guardandola dolcemente per catturare le sue paure ed alleggerirle il carico. Chiuse le porta ed il mondo fu lasciato fuori, non c’era nessuno oscuro quella notte mentre lui la cullava lasciando che il suo battito le permettesse di prendere sonno come una ninna nanna regolare che prometteva di non abbandonarla mai.  


Note:
Buonasera! :)
Il finale di stagione ha colpito un po' tutti ed anche io ho sentito il bisogno di descrivere un ipotetico incontro che non si verificherà mai in questo modo, ma mi andava di scrivere una versione diversa da quella più plaubile. Inoltre le canzoni di Sam Smith ispirano sempre, ascoltate "Lay me down" che mi sembra adattissima per i nostri CaptainSwan. Speriamo di avere presto tante notizie fresche, l'inizio delle riprese è vicino! :) 


 
 
 
  
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