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Autore: Myddr    08/06/2015    0 recensioni
Come sarebbe andata se Loki avesse subito capito come sbrogliare il filo del destino?
Cosa sarebbe successo se si fosse dimostrato meno arrendevole nei confronti di Hela?
Come sarebbe finita se, dopo tutto, Thor avesse ascoltato suo fratello?
"Oh, non crucciatevi... ha guadagnato un futuro migliore."
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Raiting: giallo
Coppie: ni



Loki&Thor: fratelli di sangue
Capitolo 6: Ciò che voglio veramente



Il tramonto stava calando su Jotunheim insieme a una luminosità biancastra. Tutto, pian piano, stava venendo immerso nell'ultimo bagliore abbacinante, prima che la notte arrivasse, e il ghiaccio e la roccia diventassero neri.
Anche nel gelido regno di Jotunheim le stelle brillavano nel cielo e una figura solitaria, avvolta in un'ampia cappa grigiastra e seduta fra le macerie di una vecchia torre di guardia, osservava i primi pallidi lucori rischiarare la volta celeste. Su quella cengia isolata non restava altro da fare, se non godere del piacere del silenzio.
La quiete venne rotta da un rumore di zoccoli. Un cavallo si era lanciato al galoppo lungo la cresta e, per ignorare il pericolo di scivolare nel crepaccio, il cavaliere doveva avere davvero molta fretta.
«Notizie... notizie da Asgard!» tuonò la voce cavernosa del messaggero. L'uomo spostò la lancia che stringeva e continuò a gridare a perdifiato «Loki Laufeyson ha deposto il Padre di Tutti...» la figura ammantata si voltò a fissare il corridore «...ora è Loki a regnare. Notizie da Asgard!» proseguì, superando la cengia e lanciandosi verso il tratto discendente di costone.
«Loki...» mormorò con un brivido la figura ammantata. Si alzò, iniziando a camminare con passi sicuri, avviandosi a ritroso lungo la strada percorsa dal cavaliere.


Anche ad Asgard il sole era ormai vicino all'orizzonte e la pietra del palazzo reale aveva assunto un tono rossastro, sanguigno.
«Mio signore... non mi aspettavo...» balbettò un corpulento mercenario affrettandosi a chinare il capo davanti a Loki.
«Le mie scuse, carceriere. È mio desiderio rendere visita a mio fratello.» ribatté il sovrano scendendo alcuni gradini. Il soldato lo fissò incerto, tentato dal dire qualcosa. Infine scrollò il capo e rivelò la botola che conduceva ai piani ancora inferiori.
«Come desidera il mio signore, ma temo che non vi offrirà gran compagnia.» l'uomo afferrò una torcia e iniziò a scendere «Non una parola è uscita da quelle labbra tumefatte da quando è stato condotto quaggiù. Mi auguro possa recuperare presto un po' di carattere o la sua esecuzione sarà uno spettacolo alquanto noioso.» si lasciò andare a una breve risata. Loki sbuffò.
«Esecuzione! Perché tutti quanti si aspettano da me la sua fine?»
«Chiedo perdono, mio signore. Non sono certo degno di indovinare la vostra volontà.» si affrettò ad aggiungere il mercenario.
Il soldato continuò a tenere alta la torcia. La luce si rifletteva sull'umidità delle pareti e più scendevano, più l'acqua si addensava sui gradini e negli anfratti della roccia, a volte scorrendo in rivoli, altre gocciolando dal soffitto. La scala era molto lunga, un'ennesima misura di sicurezza voluta dai primi costruttori del palazzo reale per ostacolare la fuga di quanti, rinchiusi nel livello più basso, fossero riusciti a liberarsi dai ceppi. Ma Thor, Loki lo sapeva bene, era troppo provato dalla sconfitta per poter riuscire a spezzare i vincoli. Da quella scala non sarebbe mai risalito da solo. Mai.
«Ecco la cella del figlio di Odino, mio signore.» la voce del carceriere spezzò le riflessioni del Mistificatore «Desiderate entrare? Vi assicuro che in lui non è rimasto nulla che possa rappresentare una minaccia per voi.»
«Anche se fosse non avrei certo esitato.» replicò il sovrano assottigliando lo sguardo. Faticava a controllare la rabbia, strinse la mano attorno alla lancia «Ti dimentichi, carceriere, che sono io ad aver sconfitto mio fratello, e non il contrario.»
«Ancora una volta vi chiedo perdono, mio signore.» l'uomo si inchinò.
«Concesso, e ora lasciami, per il momento desidero soltanto osservare, ma dammi quelle.» Loki strappò l'anello di chiavi dalle mani della guardia, congedandola con un'occhiata dura. Ascoltò i passi allontanarsi e fece scorrere il pannello dello spioncino. Appoggiò le mani sulla porta, osservando all'interno.
Buio, tanfo di umido e urina. L'acqua gocciolava insistente con un suono irregolare, soverchiando il più lieve cigolio proveniente dalle catene. Già, le catene. Dopo che aveva arrestato Thor con la magia, ci erano voluti una decina di mercenari per trattenerlo e legarlo ai ceppi con cui lo avevano trascinato nella cella e ora il Dio del Tuono era bloccato, costretto sulle ginocchia ferite.
Bloccato, sanguinante e incosciente, rifletté il Laufeyson. Non c'era niente in quella figura che potesse testimoniare la forza del guerriero che era stato. Ora era un prigioniero, un ostacolo per la corona e, a breve, sarebbe stato anche un morto. Il primo e l'ultimo, sperò.
Loki sentì di nuovo la rabbia crescere, con un grido sbatté le mani sulla porta. Solo la propria morte, o quella di Thor avrebbero spezzato il cerchio? Come poteva esserne sicuro?
Il Dio degli Inganni si voltò verso i gradini. Salì i primi, poi pestò a terra la punta del bastone. Il colpo rimbombò cupo. No, era sceso con l'intenzione di parlare a suo fratello, non con quella di scappare un'altra volta. Da quando la guerra era iniziata non si erano scambiati più che insulti, ma ora – ora che Hela pretendeva il proprio premio – aveva bisogno di capire.
Tornò indietro e infilò con foga le chiavi nella toppa. Quattro scatti metallici e la cella si aprì. Scostò la porta con lentezza, temendo quello che avrebbe trovato, ed entrò in silenzio, chiudendosela alle spalle.
«Fratello.» sussurrò incerto, abbassando lo sguardo. In un angolo non troppo recondito della sua anima, gli schiaccianti eventi che aveva messo in moto lo disorientavano. Nell'arco di poco era passato dalla sicura posizione di manipolatore all'ombra dell'amato Thor, a quella di osteggiato re di Asgard, un ruolo che si stava rivelando più fastidioso del previsto. Ma aveva ancora il controllo della situazione, questo pensiero gli rese il solito sorriso arrogante «Fratello!» chiamò con più forza.
«Acqua...» farfugliò il Dio del Tuono agitandosi nell'incoscienza.
«Stupido scimmione.» il sorriso divenne incolore. Loki impugnò la lancia di Odino con la mancina e lasciò che il potere di Jotunheim fluisse dentro di lui. Le dita della mano destra divennero blu e la mutazione si arrampicò pian piano lungo il braccio, la spalla, il collo, ricoprendo metà del suo viso. L'umidità dell'aria si condensò in brina, poi in cristalli di ghiaccio. Era tentato di scagliargli in faccia la massa solida, ma Thor aveva chiesto acqua. Li lasciò sciogliere di nuovo e mosse il braccio in un gesto rapido.
L'acqua investì il prigioniero con tutto il suo pungente gelo e il guerriero si riebbe con uno scatto. La sorpresa si mutò presto in furia quando incrociò gli occhi del Mistificatore, uno verde e l'altro rosso brillante.
«Lurida serpe.» ringhiò Thor strattonando le catene senza successo. Loki sospirò, lasciando che il potere da gigante del ghiaccio si disperdesse «Stirpe maledetta!» sbraitò mentre la pelle del fratellastro tornava del solito colore.
«Non sprecare fiato in ringraziamenti.» replicò atono, stringendo la mano all'asta della lancia.
«Avvicinati, così posso porgerteli i miei ringraziamenti! Vigliacco traditore.»
«Thor, sono qui per parlare con te, non per insultarci...»
«La tua esistenza è un insulto!» gridò il guerriero tirando le catene. I rostri entrarono nella carne, strappandogli un gemito di rabbia e dolore.
«Se tu stessi fermo...»
«Stai zitto!»
«Dove la trovi tutta questa energia? Stavi morendo fino a qualche istante fa e ora... ti faccio bene, quindi?» il Dio degli Inganni ricambiò con un'espressione spenta, lasciandosi andare all'ironia, l'unico scudo possibile contro le invettive di Thor.
«Dove sono gli altri? Cosa hai fatto loro? Sif? Dov'è Sif?»
«Sif.» Loki si pentì di non averlo colpito con il ghiaccio. Strinse le labbra, si aggirò per la cella e, dopo aver scelto un punto più pulito degli altri, materializzò uno scranno. Si sedette pesantemente, fissando il fratello «Non mi chiedi come sta il regno, né come stiano tuo padre e tua madre, ma mi domandi della nobile Sif.» sputò le parole con sprezzo. Il Dio del Tuono strinse lo sguardo «Cosa pensi le sia successo?»
«Lei è la guerriera più abile di Asgard, nel tuo piano malato sarà stata la prima da uccidere. Dimmi, serpe, ti sei fatto un cuscino con la sua chioma?»
«Sarebbe stato cattivo gusto sprecare una preziosa chioma nanica per farne un cuscino.» la stupidità del combattente gli strappò una lieve risata, ma non gli restituì la quiete «È ancora viva, ma cosa temi le sia stato fatto?»
«Loki.» ringhiò Thor agitandosi ancora, incurante delle ferite sempre più profonde. Aveva il cuore in tumulto. Sif era fondamentale per la sicurezza del regno almeno tanto quanto Heimdall il Guardiano, o forse di più. Se il Dio del Tuono fosse morto, ma lei fosse restata in vita, le truppe non avrebbero esitato a seguirla se avesse reclamato il comando per riprendersi il trono di Asgard. Se entrambi fossero morti, invece? Ed era la sua migliore amica, questo gli bruciava ancora di più. Di tutti i suoi compagni, chi era ancora vivo? Chi era stato ucciso? Chi stava venendo torturato od oltraggiato, mentre lui era lì, in quella cella, ridotto all'impotenza? «Dimmi cosa hai fatto a Sif, dimmi cosa hai fatto a tutti!»
«Cosa temi le sia stato fatto?» ripeté l'Ingannatore con tono subdolo.
«Loki!»
«Thor. Conosciamo i nostri nomi. Rispondimi, cosa temi le sia stato fatto?»
«Potresti averle fatto qualsiasi cosa... conoscendoti, non ti limiteresti mai a rinchiuderla.»
«Fratello, la mia domanda è specifica. Comprendo sia difficile per te capirlo, ma io vorrei sapere cosa hai paura che io le abbia già fatto o fatto fare. Non dimentichiamoci che alle mie dipendenze ci sono dei mercenari. E Amora.»
«Le hai rubato di nuovo la chioma...» biascicò con vergogna. Lui era lì, impotente. Quel pensiero era così forte da stordirlo.
«E poi?» incalzò Loki. Gli occhi verdi brillarono bramosi.
«L'hai posseduta...»
«Non offendermi!» sbottò il sovrano agitandosi nervoso sullo scranno «O almeno non offendere nostra madre.» Frigga, solo pensarne il nome gli faceva male. Prima o poi avrebbe dovuto confrontarsi anche con lei e temeva quel momento più di qualsiasi altro.
«Ma non ti faresti scrupoli a darla in pasto ai tuoi soldati.» Thor sputò contro il fratellastro. Il Dio degli Inganni mosse una mano per pararsi con la magia, ma lasciò perdere. Sangue e saliva lo colpirono sugli stivali.
«Ottimi consigli.» sorrise pallido il Mistificatore «Visto che mi sento a disagio al solo pensiero di farlo io, bisognerà pur trovare qualcuno in grado di chiuderle quella bocca.» a Thor sembrò mancare il fiato.
«Tu non...»
«Oh, sì. Pensavo di disarmarla, farla picchiare un po' e regalarla ad Amora. Lei la odia da... beh, da sempre, in particolare da quando la hai preferita a lei. Dovrò deludere l'Incantatrice, temo.»
«Loki...» il tono del Dio del Tuono era stentato «Ti prego, Sif è...»
«La peggiore?»
«Cosa?»
«La peggiore fra i tuoi amici, quella che si è sempre sentita in dovere di allontanarci. Quella che ci ha fatto arrivare a questo.» la rabbia, eccola di nuovo. Strinse le dita al bracciolo dello scranno, fissando il fratello con durezza. Sembrava stupito, frastornato, confuso almeno quanto lui.
«Tu ci hai fatto arrivare a questo punto!» esplose Thor «I tuoi inganni, le tue insinuazioni, il tuo odio! Quelli ci hanno portato a questo! Per cosa? Per governare un regno che non ti rispetterà mai?»
«Io.» sibilò il Dio degli Inganni. Rise gelido «Io, vero? Io ero felice. Avevo un padre, una madre che mi adorava, un fratello che mi amava. Come non essere felici? Tu parli di inganni, ti lamenti di aver subito i miei inganni... e non ti sei mai chiesto chi è stato il primo a essere ingannato.»
«Nostro padre...»
«No, tuo padre!» urlò Loki alzandosi di scatto. Coprì rapido la distanza che lo separava dal fratello e puntò la lancia contro la sua gola «Nostra madre, tuo padre.» sussurrò freddo «Sai chi è stato il primo a venire ingannato? Io.»
«Odino non te lo ha detto per proteggerti.» scandì Thor. Da secoli litigavano sempre sullo stesso dettaglio e, di nuovo, nonostante Asgard fosse ormai soggiogata da un usurpatore, si riproponeva la stessa discussione. Era questo che voleva Loki? «Nostra madre non è l'unica che ti ha sempre voluto bene, anche Odino era affezionato a entrambi. A entrambi! Eravamo principi a cui prima o poi sarebbe spettato il trono e, per quel che mi interessa, sarebbe stato tuo. Anche Frigga sarebbe stata contenta, e pure Odino. Finalmente un non guerriero sul trono, ma qualcuno che avrebbe governato con acume. Ma ti sei lasciato mangiare dalla gelosia, dall'odio... sei... io non lo so cosa sei diventato, un cancro per Asgard.» non giunse nessuna risposta e Thor riprese parola «Tutti ti amavamo. Anche Odino.»
«Avrei potuto accettarlo.» mormorò Loki «Odino non me lo ha detto perché voleva usarmi e tu lo sai, ma lo avrei accettato se solo tu non te ne fossi andato in guerra da un giorno all'altro, lasciandomi indietro.»
«Avevi altre incombenze.» bofonchiò a denti stretti.
«Tu mi hai lasciato indietro.»
«Dovevi visitare il Regno delle Norne...»
«Tu mi hai lasciato indietro!» scandì l'Ingannatore. Il Dio del Tuono continuò a riservargli espressioni confuse «Mi hai lasciato da solo. Tu sei andato a imparare la guerra, e io a imparare la magia e quando ci siamo rivisti, tu mi hai lasciato da solo.»
«Ogni volta che festeggiavamo ero io a invitarti...»
«E a prenderti gioco di me insieme ai tuoi amici. Dimmi, fratello, quante volte mi hai difeso dallo scherno della tua adorata Sif?»
«Scherzava, scherzavamo...»
«Credi che io non sappia come ti ha sempre messo in guardia nei miei confronti? Credi che non ho visto il tuo atteggiamento mutare inesorabile, facendosi sempre più sospettoso e distaccato? Solo perché quella biondona tutta muscoli ti diceva che avevo qualcosa che non andava, che la mia stirpe è maledetta e presto io sarei stato un pericolo. Prima mi hai insultato rinfacciando queste stesse cose, o mi sbaglio?» Loki scostò la lancia dal collo di Thor «Tornavi solo per chiedere il mio consiglio o aiuto per un'impresa che voi da soli, senza magia, non sareste mai stati in grado di compiere. E poi ti lamentavi insieme a Sif e ai tuoi amici che io non stavo facendo niente per Asgard, ignorando quanto invece mi stessi impegnando a tessere intrighi a favore del nostro regno e di tuo padre.» la delusione era cocente, i secoli non erano mai riusciti a smorzarla. Nella mente si era ripetuto molte volte quel discorso, ma esprimerlo ad alta voce generava più vergogna in lui di quanta, ne era certo, avrebbe generato ai responsabili. Non aveva fatto abbastanza, non aveva mai fatto abbastanza per incontrare l'approvazione di Odino e di suo fratello.
«Eravamo giovani.» mormorò Thor.
«Ora mi prenderò ciò che mi è dovuto.»
«Ti sei già impossessato del trono.»
«Che me ne importa del trono? È solo una sedia più scomoda di altre.» sogghignò il Laufeyson lasciando andare la lancia di Odino. L'arma, lo scettro regio, cadde con fragore, come il più inutile e insignificante degli oggetti.
«Allora cosa...? Cosa il Dio degli Inganni vuole più del trono di Asgard?» cercò di fingere scherno, ma dalle sue parole trapelò solo agitazione.
«Thor.» Loki scrollò il capo compatendo la sua ingenuità.
«Che vuoi?»
Il sovrano roteò lo sguardo e tolse la pelliccia, appoggiandola sullo schienale dello scranno. Aveva sperato davvero che quello scimmione di suo fratello riuscisse a capire che aveva già risposto alla sua domanda.
«Come molte altre volte, il tuo cervello non ci arriva, eh? Come molte altre volte.» ripeté Loki con amarezza. Diede un calcio all'asta della lancia, mandandola lontano e si avvicinò al prigioniero.
«Di cosa stai parlando? Basta con i tuoi giochetti, con i giri di parole e... e tutto quello che fai di solito.»
«Con te le parole sono proprio sprecate.» l'Ingannatore gli afferrò la gola. Lo costrinse a sollevare il viso. L'espressione del guerriero era stanca, rabbiosa, confusa. Ora Thor condivideva gli stessi sentimenti che lui provava da secoli. Non poteva permetterseli, si disse il Dio degli Inganni. Non poteva permetterseli, non dopo essere stato l'amato e incredibile Dio del Tuono che tutti avevano riverito per secoli. No, non poteva permetterseli.
Serrò la presa sulla gola, le unghie incisero la pelle, e premette con forza le labbra su quelle del fratello, coinvolgendolo in un bacio rabbioso.
“Cosa sta facendo?” si chiese Thor impietrito, senza la forza di respingerlo o almeno impedire alla lingua di Loki di farsi strada nella sua bocca. Non aveva mai preso in considerazione un'eventualità simile. Fratelli, fratellastri, nemici. Ora la stessa persona che si era alleata con la feccia dei Nove Regni per rovesciare Odino, lo stava baciando.
La situazione era tanto folle da togliergli le forze come mai gli era accaduto e, quando Loki finalmente si ritrasse, non riuscì a fare altro che fissarlo ammutolito, con ancora più confusione.
«Lo ho detto, con te le parole sono sprecate.» il sovrano gli lasciò la gola e tornò dritto. Tolse la tunica verde e nera, la appallottolò e la gettò sullo scranno.
«Fratello...»
«Ti garantisco che capirai appieno ciò che voglio.»
   
 
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