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Autore: Aries K    08/06/2015    2 recensioni
Doveva essere una giornata normale. Tranquilla. Ma per Bradley James e Colin Morgan si trasforma in un incubo. Per quale motivo? Ma ovvio, perché incontrano loro: un'armata di fangirls adoranti.
Dalla OS:
“Scrivi.”
L’ordine perentorio che udì gli fece distogliere lo sguardo dalla strada, accorgendosi che la ragazza dai corti e fulvi capelli rossi al suo fianco gli aveva rifilato un I-phone tra le mani.
“Vai su Twitter e scrivi un tweet. E’ da tre secoli che non posti niente.”
“Però blocchi la gente, togli Eoin dai following come successe qualche anno fa… Fai vedere che non bazzichi sui social network ma sei sempre con il naso lì. Scaltro come una volpe...”
“Alicia, per favore! E non fare riferimenti al naso che siamo tutte abbastanza provate”, tuonò un’altra.
“Cosa dovrei scrivere?”
“Io amo Colin Morgan.”
“Cosa? No, dai.”
“Io amo Colin Morgan.”
“Per favore…”, si lagnò Bradley.
Una ragazza sbuffò.
“Perché non uscite allo scoperto?”
“Ma di che cosa parli?”
“Alicia, in nome del Brolin e del Merthur! Lasciagli scrivere quello che vuole!”
Alicia schioccò la lingua e concesse quel piccolo privilegio a Bradley.
Questo scrisse e tweetò un’unica parola: aiutatemi
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bradley James, Colin Morgan, Eoin Macken
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenza: Care e cari, state per leggere la OS più demenziale, nosense, esasperante che abbia mai scritto.
In realtà, la iniziai due anni fa (quando Colin recitava in 'The tempest') ma non l'avevo mai terminata e fino a questa mattina aveva fatto polvere nella cartella dei documenti. Forse era meglio se rimaneva lì, ma tant'è, ho voluto concluderla apportando delle piccole modifiche. E' stata scritta senza nessuna pretesa, se non una, ossia strapparvi un sorriso.
Che altro dire? Buona lettura!




Motore di ricerca: Il naso di Bradley James. Effetti collaterali. Come riprendersi. Istruzioni per l’uso.


“Karen ti prego. Abbiamo superato quella fase di shock.”
“Parla per te, Sophie. Sembra che Kilgarrah gli sia planato in faccia, ma per favore!”
“Esagerata. Non è cambiato granché. Dammi il pc, avanti.”
A Londra impazzava una furiosa tempesta.
Le ante della finestra di Sophie Alcott sbatteva a ritmo di ‘You’re the voice’, mentre l’amica Karen Smith, cercava avidamente informazioni riguardanti i loro beniamini: Bradley James e Colin Morgan.
“Cerchiamo qualche fan fictions”, propose Sophie, sfilandole il pc dalle mani.


Motore di ricerca: Colin Morgan Bradley James fan fiction’s

Loading…


“Ecco, lo sapevo!”, l’esclamazione di Karen fece sobbalzare l’amica sul posto,-“BrolinShippers90 non ha aggiornato, né postato nessuna one-shot. E adesso?”
“Aspetta…aspetta…c’è ne è una nuova sul ritorno di Arthur!”
“I miei fottuti feels.”
Sophie sospirò. –“Puoi dirlo forte.”
Mentre la ragazza si prodigava per aggiungere un cuscino sulle sue gambe per far assestare per bene il pc in modo che non scivolasse a terra, entrambi i loro cellulari cominciarono a squillare nel medesimo istante.
Dapprincipio fu uno squillo per ognuno ma poi i suoni si fecero sempre più insistenti e imperterriti, tanto che le ragazze furono costrette a staccare gli occhi dallo schermo e raggiungerli.
Sui loro display apparvero una serie di messaggi, e tutti riportavano la stessa identica notizia…
“Bradley e Colin sono di nuovo in città!” Karen risucchiò l’aria circostante, sbiancando istantaneamente.
“E sono insieme”, sottolineò Sophie, -“senza quella palla a piede.”
“A chi ti riferisci?”, l’amica aggrottò le sopracciglia corvine, con sincero smarrimento.
Sophie sbuffò fumo dal naso, sembrava dovesse incornare l’amica da un momento o l’altro…ma comunque non ce ne sarebbe stato bisogno poiché Sophie, illuminata da un colpo di genio, capì:
“Georgia King!”
“I MIEI FEELS!”, gridarono ad unisono, saltellando, roteando, avvitandosi in aria come acrobate professioniste.
“Bradley è tornato dall’America per riunirsi con Colin! Solo con Colin!”, urlarono mentre si libravano in aria.
Poi atterrarono sui talloni e si guardarono con un’improvvisa espressione seria e greve sul volto arrossato dall’eccitazione.
“Dobbiamo incontrarli, Karen, dobbiamo…dobbiamo.”
“Dobbiamo fare molto di più di questo”, propose l’altra, compiacendo l’amica che fece schizzare le sopracciglia fin sopra l’attaccatura dei capelli.
“Stai forse insinuando che…”
“L’armata delle fangirls. Dobbiamo riunirci tutte quante. E trovarli.”
Le due amiche si guardarono intensamente per una bella manciata di minuti; di certo non potevano sapere quale pomeriggio incredibile stavano per vivere.
Con questa inconsapevolezza Karen mandò un messaggio simultaneo all’armata e, mentre gli ultimi accordi di You’re the voice riempivano il silenzio sacrale della stanza, dalla coltre di nubi nere della città riemerse il sole.

Bradley James si sentiva osservato.
Non avrebbe saputo spiegare quella sensazione di oppressione alle spalle, come se qualcuno avesse puntato gli occhi sulla sua schiena senza smettere di fissarla. Si guardò intorno con circospezione ma tutti sembravano impegnati nei loro affari, non badando a loro due. Decise di darci un taglio con quelle sue paranoie e dedicò tutta la sua attenzione a Colin , seduto al suo fianco in un bar al centro di Londra, il quale straparlava su un suo nuovo progetto dalle tinte dark.
“E quindi te la farai sotto.”
“Scommetto mai quanto te sul set di ‘Damien’.”
“Io invece sto per svenire.”
Una vocina tremolante alle loro spalle s’intromise nella conversazione.
Quella risposta provenne dalle loro spalle. Furono parole, quelle, pronunciante con un tono di voce talmente spiritato e basso che i due squittirono, voltandosi, e facendo rigirare tutti i presenti nel piccolo bar.
Davanti a Colin e Bradley vi era una ragazza dai lunghi boccoli biondi, vestita di nero dalla testa ai piedi, una vera bambolina se non fosse stato per gli occhi sgranati e la bocca piegata in un sorriso a dir poco inquietante. Già. Inquietante come le righe scure ai lati delle guance, che a Bradley ricordarono quelle delle amazzoni o di una tribù indiana.
“Vi abbiamo trovato.”, sibilò la ragazza, porgendosi le mani tremanti sulla bocca, meravigliata della sua stessa fortuna.
Colin, impressionato e impaurito, perse di botto cinque kg e fece per alzarsi, ma…
“Fermo!”, gridò la biondina, smettendo di tremare.
“Come hai fatto? Sei istantaneamente dimagrito!”, domandò.
“Io…io…”
“E’ Bradley che ti ha sciupato? Ma vi siete incontrati da solo dieci minuti.”
“Io non ho fatto proprio un bel niente!”, tuonò il biondo scendendo dallo sgabello,-“un momento… e perché dovrei essere io la fonte della magrezza di Colin?”
La bionda si lasciò andare ad una sana risata e i due ragazzi, tra un risolino e l’altro, udirono le parole “i miei Brolin’s feels” e “tutto il fandom lo sa”.
Poi questa si riprese e un ghigno di chi la sa più lunga di quello che dice si presentò sulle sue labbra saputelle.
Bradley balzò giù dallo sgabello e, senza preavviso, afferrò Colin per l’avambraccio e se lo trascinò fuori dal locale, lanciando occhiate di puro panico alle proprie spalle.
“Armata! Prendeteli!”, ordinò la bionda, facendo scattare fuori una ciurma di merliniane, tutte con la medesima divisa nera e i segni da combattenti sulle guance. Spuntarono da ogni dove: cassonetti, cespugli, auto, negozi, tombini e persino dalle cabine telefoniche.
I ragazzi urlarono, percependosi miseramente esposti, miseramente in pericolo.
A quel punto Bradley alzò il capo e vide che alcune di loro erano appollaiate sugli alberi e sui tetti delle case, brandivano dei binocoli e sembravano in procinto di gettarsi su di loro.
“Dobbiamo dividerci, Colin!”, suggerì il biondo, senza rallentare la corsa. Alle loro spalle un vero e proprio esercito a rincorrerli.
“Ci prenderanno lo stesso!”, gridò l’altro, di rimando.
“Ma non eri tu quello ottimista?”
“Come posso essere ottimista in una situazione simile?”
Bradley non gli rispose ma si fermò, affannato, e diede un buffetto sulla guancia di Colin, sussurrandogli:
“Comunque vada, dobbiamo confonderle. Ci ritroveremo amico mio.”
E poi si dedicò ad una forsennata corsa solitaria, lasciando Colin inciampare ogni due per tre sui propri passi.
Nel frattempo, nella cittadina di Londra, le nubi tornarono ad oscurare il sole.


Un vicolo sudicio e pieno di immondizia fu la risposta di Bradley a quelle fangirls impazzite. Si curvò su un sacco lurido e puzzolente, cercando di calmare il battito furioso del suo cuore.
“Sapevo che un giorno sarebbe successo. Alla faccia di Katie che ha detto che la Merlin Family era un gruppetto tranquillo. Aah!”
Si strofinò il viso con le mani, per poi alzarsi e continuare a procedere a passo deciso presso quel vicolo. Non faceva altro che guardarsi alle spalle ma ciò che non poteva sapere era che, davanti a lui, una ragazza si era appena posizionata in fase di attacco.
Bastò un battito di ciglia, il tempo di illudersi che nessuno l’aveva raggiunto e… e poi lui si voltò…
“AH! Ti prego non farmi del male, okay?”
“Ma io…cioè noi… non vogliamo fare del male a voi.” La voce della ragazza era melodica e ingannevole.
Troppo ingannevole, pensò Bradley, con rinnovato terrore.
“Lo sai che ho un tumblr dedicato a te e al Merthur?”
“Senti. Tu vai aiutata. Tu e le tue amiche avete bisogno di aiuto.”
Lo sventurato attore mosse un passo verso la ragazza che, tra le altre, sembrava proprio la più innocua.
Quanto si sbagliava.
“Non si può uscire da un fandom quando ne fai parte. Loro, loro mi capiscono. Ci capiamo tutte.”
Bradley le toccò una spalla.
La ragazza sussultò, e piegò il capo per mirare quella mano sorprendentemente grande.
“Tu…tu… mi hai toccata!?”, strillò questa, balzando all’indietro, infiammandosi.
“Scusa, non volevo di certo…ma che ti succede?”
La fangirl si era piegata su se stessa, gonfiando le guance come se stesse lottando contro dei conati; si coprì la bocca con una mano e poi lanciò un’occhiata sconvolta verso Bradley, che tremò, disorientato e impaurito.
“Ma che cos…”
La ragazza lasciò cadere la mano e dalla sua bocca uscì un getto di arcobaleni che investì Bradley come uno tsnunami. Questo gridò cadendo vittima della corrente colorata che non fece altro che trascinarlo verso la strada, indirizzandolo nientepopodimeno che all’interno di una macchina… occupata da quattro fangirls.
“Oh no! Fatemi scendere, subito!”
Una mano saettò di fronte al naso di Bradley e chiuse la portiera.
“Collabora e nessuno si farà male.”
“I CAN’T!”, fece la ragazza al volante, osservando l’ostaggio dallo specchietto retrovisore, in una valle di lacrime.
“E che dovrei far…?”
Bradley non riuscì a terminare la domanda poiché un qualcosa di indubbiamente grosso si abbatté sul tettuccio della macchina; poco dopo, dal vetro –e Bradley lo potrebbe mettere per iscritto- vide un unicorno rosa scendere dal cofano e trotterellare sulle strade della città, per poi innalzarsi in volo e nitrire.
Le leggende riguardo queste ragazze sono tutte vere, capì Brad, portandosi una mano sulla bocca per attutire un grido poco virile.
“Scrivi.”
L’ordine perentorio che udì gli fece distogliere lo sguardo dalla strada, accorgendosi che la ragazza dai corti e fulvi capelli rossi al suo fianco gli aveva rifilato un I-phone tra le mani.
“Vai su Twitter e scrivi un tweet. E’ da tre secoli che non posti niente.”
“Però blocchi la gente, togli Eoin dai following come successe qualche anno fa… Fai vedere che non bazzichi sui social network ma sei sempre con il naso lì. Scaltro come una volpe...”
“Alicia, per favore! E non fare riferimenti al naso che siamo tutte abbastanza provate”, tuonò un’altra.
“Cosa dovrei scrivere?”
“Io amo Colin Morgan.”
“Cosa? No, dai.”
“Io amo Colin Morgan.”
“Per favore…”, si lagnò Bradley.
Una ragazza sbuffò.
“Perché non uscite allo scoperto?”
“Ma di che cosa parli?”
“Alicia, in nome del Brolin e del Merthur! Lasciagli scrivere quello che vuole!”
Alicia schioccò la lingua e concesse quel piccolo privilegio a Bradley.
Questo scrisse e tweetò un’unica parola: 'aiutatemi'. Non trascorse nemmeno un minuto che dall’altra parte del quartiere si sentì un esplosione.
“Aah! Cos’è stato?”, si ritrovò, questa volta, a gridare il povero sventurato.
“La prima fangirl”, risposero le altre, in modo solenne.
“Cioè?”, continuò ad interrogarle Brad, sudando freddo.
“La prima fangirl che da casa ha letto il tuo tweet.”, spiegò Alicia, seria, per poi voltarsi verso Bradley,-“le sue ovaie sono esplose.”
Le ragazze scattarono fuori dalla macchina e s’inchinarono per omaggiare l’amica, poi rientrarono e diedero gas.


Colin Morgan perdeva kg a vista d’occhio.
Era legato ad una sedia in un edificio abbandonato e aveva paura.
Sembrava un cucciolo di Bambi impigliato in una morsa fatale, faceva tanta tenerezza alle fangirls disposte in cerchio e sedute accanto a lui, in stato di adorazione.
“Diamogli qualcosa da mangiare”, decise Karen, alzandosi in piedi, porgendo una fetta di formaggio a Colin.
“S-sono allergico”, fece il ragazzo, con una smorfia.
“Okay. Tieni, abbiamo un paio di wrustel. Ti faremo un hot dog.”
“Non mangio carne.”
Karen sospirò.
“Giusto. Tieni, abbiamo una bruschetta.”
“Sono allergico ai pomodori.”
“WTF!?”, gridò Karen, andando a sbattere la testa contro il muro. Ripetutamente.
“Non è vero! Bugiardo!”
Una merlinian si alzò in piedi, puntando un dito accusatorio verso l’ostaggio.
“Annabelle, come ti permetti?”, sbraitò Karen, con la fronte arrossata,-“come ti permetti di rivolgerti in questo modo all’essere più puro, imperituro e perfetto di questo pianeta?”
“No, no!”, s’animò quella, accedendo al suo tumblr dal cellulare,-“guarda. C’è un post che riporta una vecchia rivista di Colin: dice che non erano vere le voci della sua intolleranza ai pomodori!”
Karen lesse il post, e poi si voltò con espressione tradita verso Mr Morgan:
“Ci hai appena trollato”, sussurrò con il cuore spezzato,-“hai mentito a me che ho creato oltre mille account per farti vincere agli NTA. Ingrato!”
“Bastava solo Kilgarrah come troll”, singhiozzò una fangirl in preda ad una violenta crisi di Feels, tanta l’agitazione.
L’atmosfera sembrava destinata a precipitare per il colpo basso appena inferto da Colin, sennonché le porte dell’edificio si aprirono di colpo, andando a sbattere con violenza contro le pareti scrostate. Fu a quel punto che il resto dell’armata fece il suo ingresso, con uno sbuffante Bradley al seguito.
Non appena questo vide il compagno legato ad una sedia s’immobilizzò, per poi prodigarsi in una corsa per raggiungerlo; una corsa che, agli occhi delle fangirls, apparve a rallentatore, almeno fin quando le sue mani non si unirono a quelle protese e legate di Colin.
“Colin!”
“Bradley!”
E’ così romantico!”, sospirarono due ragazze prendendosi per mano, un rivolo arcobaleno che le scendeva dagli angoli della bocca.
“Zitte un po’, che sto’ a scrive na fan fiction”
“E tu chi sei?”, chiesero quelle ragazze ad una che era in disparte, intenta a scribacchiare su un taccuino.
“Vengo da Roma. Ho avuto ‘na soffiata. Fate come se non ci fossi.”
“Perché ci avete preso in ostaggio?”
Fu la volta di Bradley a domandare, lasciandosi scivolare sulla sedia, sull’orlo di una crisi di nervi.
“Non penso che tutto questo sia solo per un autografo”, ipotizzò Colin, in preda ad una risata isterica.
Oh, era così carino.
“No. Perché vogliamo informarvi degli effetti che avete sulle persone. Non potete più essere così illegalmente adorabili senza conoscere le conseguenze sui nostri ormoni”, disse tutto d’un fiato Karen,-“Bradley ti presentò Christine. Ha da dirti una cosa.”
Christine fece un passo avanti: aveva una disordinata coda di cavallo, senza ombra di dubbio messa a dura prova dalla corsa che l’ha vista protagonista, le mani intrecciate sul grembo… sul grembo rigonfio.
“Sì, Christine è incinta di te, Bradley James.”
“Che cosa?!”, gridò questo, alternando un colorito rossastro ad uno bianco e verde.
“E’ successo nella terza puntata della quinta serie, quando soffi dentro quel corno per rispedire indietro Uther, e quindi salvare Merlin.”
“Ma… è scientificamente impossibile!”, si difese il biondo, guardando Colin in cerca di conforto. Quest’ultimo si strinse nelle spalle, balbettando non si sa cosa.
“C’ero io come testimone!”, tuonò Karen,-“dopo la puntata si è trovata subito al settimo mese!”
Bradley fece per rispondere ma sentì il suo compagno emettere una specie di gridolino; spostando lo sguardo su di lui vide che era circondato da una ragazza dai capelli ricci e scuri.
“Posso strizzare le tue cheekbones?” “Ehm…”
“Colin, pls
“Okay.”
“Ma che cosa fai?” Bradley era stupito, per non dire meravigliato della poca resistenza di Colin.
“Colin è troppo adorabile e disponibile. Dovresti prenderlo come esempio.”
Una ragazza, arrancante dal fondo della stanza, domandò a Bradley di recitare le ultime battute del telefilm. Bradley serrò la mascella, alzando il mento; un’espressione di sfida ad invadergli il volto.
“Dai, fallo. Tra mezz’ora ho un’intervista”, sussurrò Colin.
“Professionale fino al midollo!” Bradley roteò gli occhi al cielo,-“e va bene… Just….Just…Hold me, please.
Successero molte cose insieme: una massa indecifrabile di ragazze cadde- come effetto domino- a terra, prive di pensi; le altre che erano riuscite a resistere impazzirono; dall’altra parte della stanza una ragazza si rovesciò sul davanzale della finestra recitando le parole “Thank you, thank you, thank you, thank you” come un robot impazzito. La stessa ragazza venne travolta dall’arrivo di un mini pony fucsia, che la fece svenire in seduta stante.
Questo iniziò a volare da una parte e l’altra.
“Se recitiamo le battute di ‘Merlin’ loro…loro impazziscono e noi possiamo scappare!”, dedusse Bradley, balzando in piedi. Colin lo imitò, le mani ancora intrappolate.
“C’è una cosa che non ti ho mai detto, Merlin…”, iniziò a recitare Bradley, voltandosi verso Colin con un’espressione intensa, struggente. Sembrò che il mondo intero si fosse ammutolito e arrestato per ascoltare quell’ultima, decisiva battuta, tanto che l’unico suono predominante era il robotico “thank you, thank you, thank you” della ragazza.
Bradley si avvicinò verso Colin, prese un respiro profondo e “o la va o la spacca”.
“Io ti ringrazio.”
Le ultime stoiche fangirls gridarono in coro, prima di svenire a terra in una pozza di arcobaleni. Completamente vinte, atterrite.
“E ora scappiamo!”
Bradley afferrò Colin per il polsi ed entrambi saltarono sui corpi privi di sensi delle ragazze, raggiungendo la porta, quindi, ritrovandosi in un corridoio che si divideva in due direzioni.
“Da che parte, Bradley?”
Il biondo cercò di ricordare la strada labirintica che aveva attraversato poco prima ma, non riuscendo a ragionare lucidamente, andò a caso.
Corsero, corsero a perdifiato per un tempo che sembrava infinito quando, raggiunto un vicolo cieco, sentirono distintamente alle loro spalle un rumore metallico. Continuo. Stridulo.
E che si stava avvicinando.
“Lo senti anche tu?”, mormorò Colin, fissando con orrore il termine del corridoio. Bradley, appoggiato alla parete, annuì.
Il rumore si fece sempre più vicino. Un’ombra lunga anticipò l’entrata in scena di quello che sembrava un uomo.
Era solo questione di secondi e…
“COSA?!” Colin e Bradley non potettero che gridare all’unisono.
Eoin Macken li aveva appena raggiunti, in smoking, in sella a un triciclo.
“Ciao amici. Voglio fare un gioco con voi.”
Bradley gridò.

Gridò.

Gridò.



E gridò.


“Bradley, per l’amor del cielo!”
Il ragazzone aprì gli occhi di colpo, e subito una luce accecante lo costrinse a richiudere per un attimo gli occhi. Se li strizzò con i polpastrelli, prima di ritentare.
“Ma dove…”
Si trovava in un letto, in stanza dalle tinte color panna. Dalla lunga vetrata davanti a sé vedeva il mare scintillare sotto il tocco del sole. E ricordò: era in Australia, di nuovo, per una Convention. Allora guardò Eoin sopra di lui, sinceramente preoccupato.
“Cosa stavi sognando di così terribile?”
“Oh, io…niente. E’ stato solo un incubo.”
“Si è svegliata la principessina?”
Tom Hopper entrò in stanza coperto solo da un misero asciugamano allacciato intorno alla vita; lanciò una mela a Eoin, il quale l’afferrò al volo.
“Dice che ha fatto un incubo. Sembra Katie alle prove”, sghignazzò quest’ultimo, “si può andare in doccia adesso?”
“Vai amico”, concesse Tom.
Bradley si tirò su a sedere, ancora frastornato. Gli era sembrato tutto così reale, tanto che ricordava ancora le scene del sogno con straordinaria nitidezza. Colin…Colin era in attesa di fare un’intervista, si ricordò, e li avrebbe raggiunti nel pomeriggio. Tuttavia, egli sentì un palpitante bisogno di sentire la sua voce.
Afferrò il cellulare e si alzò, scalciando via le lenzuola.
“Pronto?”
“Colin! Come stai?”
“Io bene, ho appena finito. E’ successo qualcosa? Hai una voce strana.”
Bradley storse il nasino nuovo.
“N-no…no. Tutto apposto, mi sono appena svegliato. Ascoltami, ti è successo qualcosa di strano, che so’, oggi…questa notte…”
“No. Cioè, a parte trovare un mazzo di rose rosse fuori alla porta del mio camerino, no”, ridacchiò, “ Bradley, sei sicuro che va tutto bene? C’entra Eoin?”
Eoin e un triciclo alla Saw, vorrai dire. “Eoin c’entra sempre. Anche quando non succede niente. A ogni modo, va tutto bene. Ti lascio, vado a vestirmi, tanto ci vediamo tra poco.”
Prima ancora che potesse appoggiare il cellulare, qualcuno bussò alla porta della stanza. Eoin era sotto la doccia e Tom era scomparso nella sua stanza, mezzo nudo. Bradley si sistemò alla bell’e meglio i suoi bruni capelli e andò ad aprire.
Non c’era nessuno.
Fece un passo in avanti, interdetto, schiacciando inavvertitamente qualcosa.
Un mazzo di rose rosse.
Bradley impallidì.
Aspettò che il ritmo del suo cuore tornasse normale prima di chinarsi per raccoglierle e leggere il biglietto che, bianco come la neve, spiccava in tutto quel rosso.

“A Bradley James.
Buona permanenza in Australia! Non vediamo l’ora di incontrarti alla Convention.

Firmato
L’armata delle fangirls”



Nel silenzio irreale di quell’albergo, Bradley James gridò.
   
 
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