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Autore: eppy    08/06/2015    1 recensioni
Ci sono passati tutti e lo so bene, ma viverlo sulla propria pelle fa tutto un altro effetto.
E non chiamatemi pazza, perchè se avete già superato lo scoglio della maturità ritroverete voi stessi, magari qualche anno più giovani, nelle mie sensazioni; e se invece siete nati un po' di più tardi e vi state già godendo l'estate, come non nego che vorrei fare anche io, state certi che prima o poi mi darete ragione.
Sapete una cosa?
Me lo hanno detto tutti che gli anni del liceo sono i migliori della nostra vita, eppure non ho mai preso nessuno sul serio, quando mi sentivo dire che per quanto potessi lamentarmi di quella routine quotidiana e di quei tomi da studiare (che più che libri mi parevano mattoni), una volta oltrepassato definitivamente quel portone che mi aveva visto entrare e uscire per ben cinque anni consecutivi e con i più disparati stati d'animo, mi sarebbe mancato tutto quello che avevo sempre giurato di odiare.
Non avevo preso sul serio quelle parole, quei consigli, e non avevo mai capito quanto potessi sbagliarmi.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Caro diario, oggi, sette giugno duemilaquindici, mancano esattamente dieci giorni all'inizio della maturità.

No, aspettate, non è questa l'introduzione che avevo in mente; quindi ripartiamo da capo.

Nessun 'caro diario', perchè io un diario segreto non ce l'ho mai avuto, nè comincerò ad averlo ora;  però mi piace un sacco scrivere e raccontare, della mia vita e di quella degli altri, pensando che un giorno lontano, a distanza di un anno o magari di venti, non mi basterà più ripercorrere con la mente questi giorni per viverli di nuovo. E allora avrò bisogno dell'ausilio di fotografie e testi scritti, come questo, per tornare un po' indietro nel tempo e provare a ricordare in ogni mimino e apparentemente benalissimo dettaglio l'estate della mia maturità.
Come dicevo, oggi, sette giugno duemilaquindici, mancano esattamente dieci giorni all'inizio degli esami. 
La prima prova è stata infatti fissata per mercoledì diciassette, e sebbene non sia quella che mi preoccupa maggiormente, un po' d'ansia mi è concessa, no?
Eppure, quelle dell'agitazione, del timore paralizzante, del nervosismo per l'incalzante approssimarsi di quella fatidica data, non sono le sole componenti che dimorano nel mio animo da un po' di giorni a questa parte.
Ricordo come se fosse ieri l'ultimo primo giorno di scuola trascorso con i miei compagni, ben nove mesi fa, e mi pare che in tutto questo apparentemente lunghissimo arco temporale, i prof non abbiano fatto altro che ripetere con un ritmo spaventosamente frenetico, caratterizzato da una frequenza di almeno tre volte al giorno, il solito e fastidioso " non dimenticate che quest'anno avrete gli esami!"
Sì..come se in quelle condizioni di costante pressione, potessimo sul serio dimenticarcene. 
L'anno scolastico, tra alti e bassi, è trascorso ugualmente, senza che noi potessimo far qualcosa per accelerare o rallentare il tempo. 

Ci sono stati giorni scanditi dal susseguirsi di orari caratterizzati da materie talmente pesanti (per farvi un solo esempio, il giovedì: matematica, italiano, classico latino, letteratura inglese e per concludere in bellezza, filosofia) che ci hanno fatto invocare a gran voce la fine della scuola e l'arrivo del tanto temuto e atteso mese di giugno; e poi ci sono stati altri giorni, intensificatisi con lo scorrere dei mesi, che ci hanno fatto riflettere, e quasi quasi, desiderare che quelle lancette si arrestassero per un po'.
Ho urlato a gran voce di non poterne più della scuola, dei prof, di quello che sembrava proprio il loro divertimento nel rabbonirci quasi sempre con la questione dell'esame, facendo cessare sul nascere tutte le lamentale derivate da un assegno che occupava un'intera pagina di diario;  ho persino maledetto più volte i miei compagni per il loro essere così spensieratamente scansafatiche e il mio conseguente ritrovarmi a fare da cavia per tutte le interrogazioni, e sono stata così tante volte disperata per un compito in classe o un'interrogazione che non mi sentivo pronta ad affrontare, che non c'era bisogno che arrivassi a scrivere sui muri, a lettere cubitali, di odiare il liceo con tutta me stessa.
E adesso, contro ogni logica e buonsenso, mi accorgo che tutto sommato, non è stato il male peggiore che mi potesse capitare.
Frequento (ancora per pochi giorni) un liceo scientifico, e ho il voto più basso proprio in matematica.
Non ho mai retto il latino con tutte quelle declinazioni e coniugazioni e sintassi dei casi e costrutti vari, e per un anno intero ho cercato escamotage più o meno prevedibili per saltare le interrogazioni di classico.
Ho spesso trascorso interi pomeriggi con la testa e le spalle chine sui libri per poi sentirmi porgere dalla prof di turno, l'unica domanda alla quale non avrei saputo rispondere efficacemente.
Ho provato istitnti omicida nei confronti di qualche compagno che finiva per far trovare tutti in difficoltà grazie alla sua spiccata incoerenza.
Ho desiderato così tante volte ridurre in mille pezzi quella sveglia che suonava sempre troppo presto la mattina, per potermi girare dall'alltro lato fingendo di nulla.
Ho persino più volte egoisticamente sperato e letteralmente pregato per una nevicata improvvisa che ci facesse saltare qualche giorno di scuola
E non nascondo nemmeno che qualche volta mi sarebbe piaciuto tappare la bocca di qualche professore con il nastro adesivo, per impedirgli di continuare a spiegare, a spiegare, a spiegare cose che in quell'aula non interessavano a nessuno.
E mi sono finta malata per non frequentare le lezioni, persino per saltare qualche compito; e ho esultato quando uno sciopero improvviso, un'assemblea sindacale, di classe o di istituto, ci ha salvato da altre ore di spiegazione, e ho odiato con tutte le mie forze quelle inteminabili pagine del libro di fisica, storia, chimica e filosofia, strapiene di nozioni sottolineate in grassetto che nonostante tutti gli sforzi non riuscivano a entrarmi in testa.  Persino l'ora di educazione fisica, per me è sempre stata una palla al piede.
Quindi a conti fatti, nonostante studiassi per senso del dovere, e nonostante i prof mi elogiassero sempre agli occhi di mio padre ai colloqui, andare a scuola per me è sempre stato qualcosa di molto simile a una tortura. Ed è per questo motivo che ora, proprio quando è definitivamente finita, ora che dovrei essere così felice da poter toccare il cielo con un dito solo alzandomi sulle punte, mi sento quasi...strana, nel provare ciò che provo.
Ci sono passati tutti e lo so bene, ma viverlo sulla propria pelle fa tutto un altro effetto.
E non chiamatemi pazza, perchè se avete già superato lo scoglio della maturità ritroverete voi stessi, magari qualche anno più giovani, nelle mie sensazioni; e se invece siete nati un po' di più tardi e vi state già godendo l'estate, come non nego che vorrei fare anche io, state certi che prima o poi mi darete ragione.
Sapete una cosa?
Me lo hanno detto tutti che gli anni del liceo sono i migliori della nostra vita, eppure non ho mai preso nessuno sul serio, quando mi sentivo dire che per quanto potessi lamentarmi di quella routine quotidiana e di quei tomi da studiare (che più che libri mi parevano mattoni), una volta oltrepassato definitivamente  quel portone che mi aveva visto entrare e uscire per ben cinque anni consecutivi e con i più disparati stati d'animo, mi sarebbe mancato tutto quello che avevo sempre giurato di odiare. 
Lo so che è un controsenso, ma ve lo giuro, è così.
Da una settimana a questa parte  ho cominciato a far attenzione anche ai dettagli più banali: per la prima volta ho contato i gradini che separano l'ingresso dalla porta della mia classe. 
Ho fotografato col cuore la disposizione dei banchi, della cattedra, della lavagna interattiva e di quella tradizionale, e delle finestre, dei termosifoni perennemente guasti, e persino dell'attaccapanni. 
E poi ho trascorso l'intera ora di storia a leggere le dediche d'amicizia, le esclamazioni colorite, le barzellette spinte e le dolci dichiarazioni d'amore intagliate con le forbici nel legno dei banchi,  o semplicemente scritte con il bianchetto sulle spalliere delle sedie.
Mi sono ritrovata a sorridere al bidello che di tanto in tanto fa irruzione in classe con una 'circolare' in mano, che il prof  di turno legge ad alta voce dopo aver infrocato gli immancabli occhiali.
Addirittura, non ho battuto ciglio, e mi sono quasi interenita, all'ultima minaccia di nota di classe.
E mentre contavo le assenze sul registro, mi sono presa del tempo per sfogliarlo, per ripercorrere gli assegni, le firme dei prof, le annotazioni, le giustifiche, le immancabili entrate in ritardo per saltare la prima ora, le uscite in anticipo per saltare l'ultima, e infine, lo sterile e al tempo stesso vissuto, consumato elenco alfabetico dei nostri nomi, percorso così tante volte dal dito dei professori, in cerca dello sfortunato da interrogare.
L'ho imparato praticamente a memoria, e non voglio più dimenticarlo.
E poi mi sono goduta gli ultimi giorni come non avevo mai fatto prima...pensate che non ho nemmeno provato l'irrefrenabile voglia di distruggere la sveglia, il che è tutto dire.. e anche quando sono salita nel pullman che mi ha condotto a scuola per ben cinque anni, anche lì, mi sono messa a osservare tutto con curiosità quasi maniacale.
Ho occupato il solito posto con il sorriso stampato sulle labbra, ho infilato gli auricolari nelle orecchie, e oltre a guardare la strada come al solito, mi sono concentrata sulle persone. Sui miei compagni di sventura, se così li si può chiamare, e mi sono mentalmente appuntata le espressioni di chi dorme ogni mattina, di chi ne approfitta per ripetere, di chi sente la musica estraniandosi dal mondo per sognare a occhi aperti come me,di chi invece chiacchiera ad alta voce per tutta la durata del viaggio scatenando spesso commenti poco carini da parte di chi invece vuole bisbigliare in santa pace con il proprio vicino, o semplicemente pensare ai fatti suoi senza essere disturbato.
E una volta arrivata a destinazione, ho posato gli occhi sull'insegna dell'edicola situata proprio alla fermata dei pullman, quell'edicola che mi ha visto acquistare chissà quanti fogli protocollo, fotocopie rimpicciolite da nascondere nell'astuccio durante i compiti, quaderni, evidenziatori, calcolatrici, fogli da disegno, e libri che avevano poco a che vedere con quelli scolastici, il cui acquisto scatenava sempre l'ira di mia madre. Perchè devo ammettere che in cinque anni ne ho comprati veramente troppi...
Dopo ho ripercorso con la mente tutte le volte che siamo entrati alla seconda ora e ne abbiamo approfittato per fare colazione con un cornetto rigorosamente alla nutella, ordinato nel nostro cafè preferito, e tutte le volte che invece l'abbiamo usato come scusa solo per appropriarci di un tavolo per ripassare o scopiazzare, a seconda dei casi, i compiti del giorno.
Mi sono fermata persino davanti al supermercato, meta di incontri per discutere delle nostre indecisioni: " ci vediamo tutti davanti la 'sai' e poi decidiamo se entrare", e al 'boschetto', luogo all'aperto scelto dalla maggior parte dei miei compagni per fumare una sigaretta prima o dopo la scuola, e anche sede dei nostri picnik e 'pizzate' di gruppo, quando dovevamo ritornare in classe anche il pomeriggio per frequentare qualche corso intregrativo che ci avrebbe fatto guadagnare qualche credito da spendere a fine anno.
Mercoledì, che sarà l'ultimo giorno in assoluto, ho intenzione di fare un'ultima capatina in palestra, nel laboratorio linguistico, da noi esclusivamente utilizzato come sala informatica per via della presenza dei computer, e persino negli anonimi bagni. Anche se sono convinta che per un motivo o per un altro, ci ritornerò durante gli esami.
Già, gli esami. Non so cosa scrivere di quelli, visto che li devo ancora vivere, ma posso sicuramente accennare, come credo di aver già fatto, alle contrastanti e antitetiche emozioni che albergano il mio cuore.
Ho paura delle prove scritte, di quella di matematica e del quizzone in particolare, di certo non lo nego..e non sono nemmeno felice di dover ripetere dall'inizio alla fine tutti i programmi di tutte le materie per poter sostenere l'orale, e sto ancora impazzendo per decidere in che modo presentare il percorso, e non ho la minima idea di come sarà dover esprimere concetti che un minuto prima dell'inizio del colloquio crederò di aver dimenticato, sperando sempre che l'emozione non mi giochi brutti scherzi e non li dimentichi sul serio...e non voglio, non voglio assolutamente che a farmi domande impertinenti siano persone diverse da quelle che ho avuto di fronte per tutto l'anno, e questa cosa dei prof esterni nelle materie in cui sono più debole mi manda in bestia, ma paradossalmente, voglio godermi questi giorni che mi separano dalla maturità.
Prendo tutto il pacchetto, compresi i timori, le ansie, le maledizioni che lancio ai filosofi barra scienzati, barra matematici, barra fisici, barra storici, barra poeti, barra scrittori, barra artisti, barra tutti, per essersi presi la briga di pensare, ipotizzare, sperimentare, dimostrare, intuire, raccontare, esprimere le loro personalissime teorie, che spesso non stanno nè in cielo nè in terra.
E se da una parte desidero che finisca tutto in battito di ciglia e che arrivi preso luglio e con esso la mia meritata estate, non posso proprio fare a meno di desiderare di fermare il tempo per un po', per trascorrere qualche altro giorno con i miei compagni di classe e d'avventura.
Darei tutto per rivivere la gita a Berlino, che chiariamo, è stata disastrosa, ma proprio per questo motivo indimenticabile.
E darei tutto, soprattutto per avere la certezza che certi legami non si spezzeranno con lo scorrere dei mesi, degli anni.
Vorrei che il non essere più costretti a vederci tutte le mattine, vorrei che il non avere più argomenti in comune come compiti, interrogazioni e insulti ai prof ,non ci allontani; vorrei che il gruppo whatsapp di classe non si silenziasse di colpo ( nonostante ammetta che certe volte sia veramente fastidioso avvertire quel trillo continuo, segno della ricezione di un nuovo messaggio)...ma non mi importa, perchè mi piacerebbe che i ragazzi continuassero a commentare le partite in diretta, e a mandare discutibili registrazioni vocali, e a condividere lì sopra qualcunque cosa gli passi per la mente.
Ma ci pensate? Spesso tra  i banchi di scuola nascono amicizie che durano tutta la vita, tra persone che non si sono mai scelte spontaneamente, e che si sono ritrovate per puro caso a condividere gli stessi spazi e le stesse sorti..non è assurdamente bello il semplice fatto di avere dei compagni di classe? Ragazzi e ragazze, che vuoi o non vuoi, per cinque anni fanno parte di te?
Mi mancheranno, lo so che mi mancheranno da morire.
Mi mancherà il vivace e talvolta fastidioso chiacchiericcio proveniente dagli ultimi banchi centrali, che per mesi è stato oggetto di note disciplinari.
Mi mancheranno le inopportune chiamate e vibrazioni di cellulari che di tanto in tanto interrompono le lezioni, scatenando occhiate omicide da parte dei professori.
Mi mancheranno le esilaranti espressioni dei miei compagni di classe, il loro guardarsi intorno a una domanda inaspettata del prof, in cerca di qualche suggerimento.
Mi mancheranno le battute quasi sempre fuori luogo e quasi sempre stupide del simpaticone della classe, che troppo spesso mi hanno fatto sganasciare dalle risate, proprio perchè insensate.
Mi mancheranno le canzoni sparate a palla durante l'ora di religione o di arte, e sempre, puntualmente, bruscamente interrotte sul più bello.
Mi mancherà il silenzio composto di quel compagno seduto al primo banco, la cui presenza non verrebbe minimamente notata, se non fosse per la sua possente stazza.
Mi mancherà quel bisbiglìo sempre presente durante i compiti in classe, e tutte le volte in cui ho suggerito con labiale oppure  ho semplicemente spostato il foglio da compilare, in modo tale che chi mi stava accanto potesse chiaramente leggere cosa ci fosse scritto, allungando un po' il collo.
Mi macherà pure quell'odioso odore di fumo perennemente appiccicato addosso a qualcuno.
Mi mancheranno le colorite imprecazioni che almeno una volta tutti abbiamo utilizzato.
Mi mancheranno le preghiere silenziose e spudoratamente opportuniste di chi proprio non si sente pronto ad affrontare un' interrogazione.
Forse non mi mancherà quella sensazione di smarrimento totale che ho spesso provato di fronte a una lavagna scarabocchiata di incomprensibili formule matematiche, ma la pazienza e l'affetto della prof sicuramente sì.
E di sicuro mi mancheranno le coinvolgenti spiegazioni della professoressa di italiano che assomigliano tanto a lezioni di vita, più che lezioni di scuola.
Mi mancherà la severità di quella di scienze, l'esasperazione di quella di storia e filosofia, la dizione non propriamente corretta di quella di arte, le parolacce e le critiche di quella d'inglese, l'assenza di quello di religione, e la svogliatezza di quella di educazione fisica.  Mi mancherà praticamente tutto: ogni singolo pezzo di quel puzzle che abbiamo costruito in cinque anni, insieme, alunni, professori, bidelli, segretari, custodi di laborati mai utilizzati, e persino quella rompiscatole di prima categoria che è la preside.
Fa decisamente uno strano effetto ammetterlo, ma mi sono resa conto che mi mancherà la scuola, in tutto e per tutto..mi mancherà terribilmente la nostra quotidianità. ...Anche se in questo preciso istante mi sparerei dritto in fronte pur di non essere costretta a ripetere tutto per gli esami.
Un in bocca al lupo? Me lo fate?






BUONSALVE!
Grazie se avete letto questo mio racconto-sfogo...non so neppure come chiamarlo. So soltanto che ieri sera, dopo aver ripetuto il programma di filosofia e dopo aver trovato per caso una foto che mi ritrae insieme alla mia classe, ho pensato di dove scrivere qualcosa su come mi sentissi. Sulle contrastanti sensazioni che sto provando in questi giorni e che, devo ammetterlo, mi fanno sentire terribilmente disperata, euforica, felice, nostalgica..e in una sola parola: viva. 
Spero che vi abbia fatto piacere leggerlo  e che vogliate lasciarmi qualche commento :))
Ne sarei immensamente felice! Un bacione, e alla prossimaaaaaa <3<3

Anzi, ne approfitto per pubblicizzare le mie storie, in particolare l'ultima, che non ho ancora finito di scrivere. Si chiama 'Old London' e la trovate sul mio profilo!
Grazie in anticipo, ciaaaaaaaaao <3


 
    


















 

 
  
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