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Autore: Medea Black    08/06/2015    3 recensioni
[Star Trek XI (2009) - reboot ]
Prequel ideale del film, incentrato sugli anni dell'Accademia.
Cosa forgia un eroe: l'universo o i banchi di scuola? Probabilmente entrambi, ma sono gli anni della formazione a gettare i semi di ciò che si diventerà. E l'università può essere peggio dei klingon...
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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A Ylianor.



James Tiberius Kirk.
J. T. Kirk.
Jim.


Se si fosse impegnato ancora un po’ forse ce l’avrebbe fatta a sparire del tutto.
Sbuffando, il cadetto Kirk cancellò con degli scarabocchi il suo nome scritto più volte sul quaderno che si ostinava a portare alle lezioni, non tanto per prendere appunti ma per annotare pensieri e qualsiasi cosa ritenesse utile dal momento che nella maggioranza dei casi trovava i corsi decisamente noiosi.
Quella si poteva definire una giornata storta: il docente di Protocolli legislativi comparati di cooperazione interstellare (un modulo minore di Operazioni di prevenzione guerra interspecie), esame noiosissimo che aveva intenzione di studiare per conto suo, aveva preteso la frequenza al corso.
Per essere precisi: aveva consigliato la frequenza, data la complessità della materia, e bla, bla, bla… di fatto, se Jim non avesse seguito temeva che il professore gliel’avrebbe fatta pagare all’esame, e lui non poteva perdere tempo. Stava letteralmente macinando esami, voleva a tutti i costi dimostrare al capitano Pike che poteva farcela nella metà del tempo.
La realtà dei fatti, dietro quello che poteva sembrare il capriccio di un ragazzo presuntuoso, era che si sentiva in ritardo. Aveva trascorso un brutto periodo dopo il diploma, e tornare al ranch dopo il college non gli aveva fatto bene: odiava “il caro zio” Frank e voleva andarsene, allo stesso tempo non sapeva cosa fare della sua vita, con il risultato che andava sbandandosi di qua e di là senza concludere niente.
Fino a quando Christopher Pike non lo aveva trovato e gli aveva dato uno scopo. Non credeva che si sarebbe arruolato, ma dal momento stesso in cui lo aveva deciso aveva saputo di stare aspettando solo quel momento, rimandato per una vita a causa del peso del suo cognome.
James Kirk non esisteva davvero, era solo il figlio di George Kirk, l’eroe. Non gli andava di dover ripercorrere le orme di suo padre con tutta l’accademia che lo guardava e si domandava: “Sarà all’altezza?” – oppure – “Lo immaginavo più alto”.
Il movimento in aula lo riscosse: si era perso nei suoi pensieri e non si era accorto che la lezione era terminata. Perfetto, doveva recuperare dei file e saltare la lezione successiva – Xenobiologia, che non aveva nessuna intenzione di seguire – poi sarebbe stato libero di andare a studiare per un paio d’ore prima dell’appuntamento con Gary. Ovviamente, prima avrebbe dovuto sviare Leo.
Raccolse le sue cose e si avviò a passo svelto verso l’uscita, salutando con un gran sorriso il professore che ricambiò con un cenno compiaciuto. Superò un gruppetto di ragazze che confabulavano di chissà cosa proprio davanti alla porta e volò letteralmente verso la biblioteca multimediale.
Seguire otto corsi in un semestre – senza contare le esercitazioni pratiche -  oltre ad essere umanamente impossibile, richiedeva un notevole incastro di ore di studio, file, caffeina e docenti disposti a concedere sedute straordinarie d’esame. Per fortuna la maggior parte di essi non aveva avuto obiezioni, ma i pochi che si erano messi di traverso erano già un rallentamento sufficiente a far spazientire Jim, ben consapevole che l’impegno da solo rischiava di non bastare se voleva rientrare nei tempi che si era dato.
Era così che aveva conosciuto Gary. Corso di Esochimica, materia che tra laboratori e provette lo entusiasmava pochissimo. Se proprio doveva perdere il senno dietro formule complesse e minuziosi incastri di componenti delicatissimi preferiva di gran lunga l’ingegneria, almeno aveva la sensazione di far funzionare qualcosa.
Fatto sta che il professore era un grande nome della sezione scientifica e non ammetteva che i “presuntuosi cadetti della sezione comando” snobbassero i suoi corsi. Id est, si era ritrovato costretto a seguire, togliendo tempo prezioso alle altre mille cose che doveva fare, per di più una materia che non lo interessava abbastanza.
E poche cose erano più imprevedibilmente dannose di un Jim Kirk annoiato.
Gary Mitchell, un altro dei cadetti della sezione comando, lo aveva notato subito.
“Non ti piace la chimica?” – gli aveva chiesto con un sorriso sincero, da ragazzino, sul bel volto aperto.
Jim lo aveva già visto da qualche parte, era più giovane di lui ma seguivano almeno altri due corsi assieme. Prevedendo la sua domanda, Gary si era presentato spiegandogli di essere uno studente a programma speciale. La qual cosa, come lui sapeva bene, significava che il suo interlocutore era uno di quei ragazzini incredibilmente intelligenti che vengono allevati fin da piccoli per essere dei super - geni, ritrovandosi a terminare gli studi con anni di anticipo e magari poi vincere un Nobel, ma ciò che lo aveva colpito era la grande umiltà con cui aveva pronunciato quelle parole: semplicemente, senza nessuna enfasi, come se la cosa non avesse importanza. Non era l’atteggiamento che Kirk si sarebbe aspettato da un giovane genio abituato ad una vita di riconoscimenti, il che gli fece un’ottima impressione.
Parlarono per un po’ dopo la lezione e a quell’incontro ne seguirono molti altri: Gary era simpatico e piacevole, era bello conoscere qualcuno con cui poter discorrere veramente di tutto. Inoltre Jim non aveva avuto il tempo di farsi degli amici in quel primo anno e mezzo di accademia, fatta eccezione per Bones, con cui condivideva anche l’alloggio dal primo giorno in cui erano scesi assieme dalla navetta delle reclute.
Il burbero dottore gli era piaciuto subito, si erano fatti simpatia ed erano diventati in breve tempo, complici nottate di studio e liquori vari, grandi amici. Anche se, a dirla tutta, spesso Leo gli ricordava più sua madre, con quel continuo riprenderlo per ogni cosa e preoccuparsi per lui… Jim non era abituato ad avere qualcuno che si preoccupasse per lui. Probabilmente questo semplice fatto aveva reso Leonard McCoy una sorta di fratello maggiore, una persona in cui riponeva assoluta fiducia.
“Quando sarò capitano lo convocherò come ufficiale medico.”
Ridendo della sua stessa spacconeria finì di recuperare i file che gli servivano, sorrise gentilmente all’addetta alla biblioteca e si avviò a passo spedito verso i laboratori medici.
Trovò Bones che sbraitava contro un cadetto in merito a qualcosa che riguardava le glicoproteine e decise di congelarsi dietro la porta per evitare di essere travolto dalla sfuriata. Gli arrivarono chiaramente la voce alterata del suo amico e quella timorosa di un aspirante medico, probabilmente assegnato per sua sfortuna al team di Leo.
“Ora, o lei è impazzito del tutto oppure avrà una valida spiegazione del perché le glicoproteine si trovavano accanto ai sedativi, tenuto conto che se per caso dovessi sedare un paziente e gli iniettassi invece dei nutrienti i risultati sarebbero leggermente diversi, non trova?”
“Ehm – sì, signore, ma in realtà le proteine mi servivano per un esperimento in merito a quali nutrienti si possano somministrare indifferentemente ad umani e vulcaniani in caso di emergenza, per cui le avevo poggiate accanto ai sedativi per verificarne le interazioni. La prossima volta verificherò di aver rimesso tutto a posto, glielo assicuro.”
“Vulcaniani?!”
“Sì, signore, mi sto specializzando in medicina vulcaniana. Conduco gli esperimenti durante il tempo libero.”
“D’accordo, cadetto…?”
“M’Benga, signore.”
“Va bene, ma non lasciare mai più niente fuori posto nel mio laboratorio. Puoi andare.”
Guardando il terrorizzato quasi – medico M’Benga sfrecciare fuori dalla stanza a velocità warp, Kirk pensò sorridendo che finalmente anche Leo stava facendo amicizia.
Il sorriso gli morì sulle labbra quando sentì su di sé lo sguardo torvo di McCoy.
“Che c’è? Hai già finito i corsi?”
“Sì, volevo avvertirti che stasera non ci sarò, c’è un torneo di scacchi inter nos…” – rispose con un sorriso innocente.
Lo sguardo del dottore non si addolcì.
“Torneo di scacchi, eh? Come vuoi, Jimmy. Sai come la penso al riguardo, non mi ripeterò.”
Kirk sbuffò, sconfitto.
“Andiamo, Leo, non ti sei neanche preso la briga di conoscerlo, è un bravo ragazzo…”
“Basta così, Jim, sul serio. Non voglio litigare, ne abbiamo già parlato: non ti vedo bene, non credo ti faccia bene, ma è la tua vita e decidi tu. Bisogna sbagliare con la propria testa, io posso solo sperare che non ti faccia troppo male. L’unica cosa che ti chiedo è di non rallentare con gli studi: hai un programma, rispettalo. Ho finito, per me l’argomento è chiuso.”
“Ok. Sto studiando, comunque, sono nei tempi. Rispetterò il programma, e che tu ci creda o no Gary mi sta aiutando! Ora vado a studiare, ci vediamo.”
Jim si allontanò sentendosi un cane bastonato, gli occhi di Bones puntati sulla sua nuca fino alla fine del corridoio. Percepiva tutta la riprovazione del suo amico e quello sguardo accusatore lo faceva sentire colpevole. Era stato il primo e l’unico a sapere della sua relazione, visto che Gary non aveva voluto che si sapesse: diceva che quel genere di pubblicità non avrebbe fatto bene a nessuno dei due, e probabilmente aveva ragione, solo che Leo la pensava diversamente.
Ora il suo umore era definitivamente a terra, sicuramente non sarebbe riuscito a studiare. Sedette comunque alla scrivania del suo alloggio, dopo aver buttato a terra la borsa e sul letto il padd, fissò le pile di file arretrati e represse l’impulso di dar ragione a Bones: stava rallentando. Perché lo stava facendo se in teoria avrebbe dovuto procedere più spedito?
Si prese la testa fra le mani e si abbandonò ai ricordi, aveva bisogno di fare ordine in quella situazione. Quasi non riusciva a ricordare come fosse iniziata esattamente la sua storia con Gary: semplicemente all’improvviso si era trovato avvinto da quel ragazzo incredibilmente intelligente, che sembrava sapere ogni cosa e con il quale aveva tanti interessi in comune, a cominciare dagli scacchi.
Ecco, era durante una partita a scacchi che era incominciato tutto. Da quel momento la vita di Jim era cambiata, e ora non si raccapezzava più.


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Note: Ehm, sì, non sono morta. >.<
Ho iniziato a scrivere questa storia mesi fa, decisissima a pubblicarla e continuare a scrivere, quando ad un tratto... blocco dello scrittore. T_T
E del lettore, aggiungo, ma questa è un'altra storia... insomma, tra un avvicendamento e l'altro della vita reale, ho perso le parole (per citare qualcuno). Ora, a quanto sembra, le ho ritrovate, quindi vi sottopongo questo progetto, premettendo che nelle intenzioni sarà una storia lunga, sebbene non abbia ancora chiaro il numero di capitoli.
Passo alle note vere e proprie: dunque, avevo voglia di addentrarmi in qualcosa di inesplorato, pur senza abbandonare i nostri eroi, e dal momento che (non me ne vogliate) gli spunti di pairing alternativi Khanarthur, seppur divertenti da leggere, non mi hanno coinvolto da autrice, sono tornata indietro nel tempo. Visto che il reboot ha più buchi di un groviera è ormai quello il mio universo di "rimaneggiamento" preferito, quindi ho immaginato cosa potesse essere successo all'accademia a questi nuovi/vecchi personaggi, dati i non trascurabili cambiamenti.
Però premetto subito che, nonostante abbia seguito per molti aspetti le fonti Memory Alpha/Beta, ho inventato parecchio, da cui l'avviso OOC, valido soprattutto per alcuni personaggi esistenti ma mai approfonditi (e probabilmente anche per i protagonisti, dal momento che, pur cercando di essere fedele, li ho descritti da studenti). Volevo esaminare soprattutto l'aspetto psicologico - relazionale, arrivando gradualmente al punto in cui tutto ha inizio: la famigerata Kobayashi - Maru.
Insomma, un bel po' di carne a cuocere! XD
Mi auguro di riuscire a tenere tutto insieme, come sempre ringrazio chi avrà la pazienza di soffermarsi a leggere e recensire. ^_^
Alla via così!
  
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