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Autore: _Diane_    08/01/2009    2 recensioni
[Personaggi: Lorenzo Bernini, Altro Personaggio]
Estate 1667, Roma. Uno dei maggiori artisti di tutti i tempi, ha un domanda.
“Il tempo sarebbe stato capace di mostrare al mondo la verità?”
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il tempo disvela la verità
[Personaggi: Lorenzo Bernini, Altro Personaggio]
[Categoria: Libri > La congiura di Bernini, Peter Prange]
Estate 1667, Roma. Uno dei maggiori artisti di tutti i tempi, ha un domanda.
“Il tempo sarebbe stato capace di mostrare al mondo la verità?”




Estate 1667, Roma.

Era l’alba.
Sottili nubi si tingevano leggermente d’arancio mentre il sole iniziava timido la lunga cavalcata nel grande cielo. La calda brezza estiva che aleggiava nei deserti vicoli della città di Roma si trasformava in un venticello fresco e gradevole, tuttavia incapace di infondere pace nella mente dell’uomo che camminava lento per quelle strade antiche. Si trattava del più importante artista che la Roma dell’epoca conosceva, quello che tutti ormai consideravano con orgoglio “l’erede naturale di Michelangelo”, se non addirittura un gradino sopra di esso…
Nonostante lui sapesse bene quando adorasse essere sulla bocca di tutti, ammirato e lodato… C’era una parte di Lorenzo Bernini, probabilmente molto nascosta nel suo animo, che aveva da sempre avuto paura di quegli ingombranti appellativi; quando lavorava ad un qualsiasi progetto, aveva sempre avuto il timore di non essere all’altezza, di non farcela. Aveva sempre nascosto questa paura dietro il velo della sua sfrontatezza e sicurezza… E quando qualche volta questo velo gli era scivolato dal volto, ad esempio per la costruzione dei campanili di S. Pietro, si era trovato solo al mondo.

Ah, quanto avrebbe preferito che la sua vita fosse stata una salita,
anziché una discesa piena d’ostacoli maledetti ad ogni angolo!

Con questi pensieri, Lorenzo percorse tutta via del Corso, per poi svoltare a sinistra. Sentiva il fragrante profumo del pane provenire dalle varie botteghe ed invadere le sue narici, mentre osservava distratto i primi artigiani uscire dalle loro abitazioni per recarsi nei vari cantieri romani. Gli sguardi di quelle poche persone venivano comunque attratti dalla sua figura, nonostante lui finse di non notarli.
Era strano che lui, primo artista di Roma, il quale aveva ricoperto una grande quantità di titoli e di altrettanti incarichi prestigiosi passeggiasse distratto per le strade di prima mattina, senza carrozza o alcuno al seguito.

Ah, quanto avrebbe preferito esser nessuno,
per poter passeggiare nelle strade di Roma confondendosi tra le genti,
senza pensieri per la testa!

Purtroppo Lorenzo era consapevole che Dio lo aveva scelto, aveva guidato la sua mano al fine di creare l’anticamera del paradiso, la nuova Roma. Era andato tutto secondo i piani dei vari Papi, di Lorenzo e di Dio. Ma proprio tutto sarebbe dovuto andare così?
Questa domanda s’insinuò nella mente dell’artista proprio nell’istante in cui si fermò davanti alla casetta in vicolo dell’Agnello. Che rimase immobile nella penombra mattutina, prima di provare a bussare. Non riuscì neanche ad avvicinare le nocche al legno della porta, perché questa si aprì da sola, sospinta all’interno da una folata di vento un poco più intensa delle precedenti.

Si guardò in giro, come un ladro quando entra in casa altrui prima di un furto.
Poi aprì la porta ed entrò.

La piccola cucina era trascurata da tempo, a Lorenzo non ci volle molto per capirlo. Da quella breve occhiata si rese conto che non c’era nessuno al piano inferiore. Suo nipote evidentemente non c’era…
Sì, ma lui?
Proprio per soddisfare questa curiosità, salì in punta di piedi gli scalini che portavano al piano superiore della casetta. Gli sembrava che il cuore si facesse più pesante ad ogni gradino, come se fosse trascinato verso il basso da un peso invisibile ma onnipresente. Lorenzo riuscì a sopportarlo, anche se sapeva benissimo a cosa era dovuto.
Almeno finché, giunto davanti alla porta della camera da letto, udì un rantolio ed un respiro affannoso, dovuto a quell’eccesso che conosceva bene ma che gli fece ugualmente provare la stessa emozione di anni prima.
Immensa pietà e grande… paura.

Lorenzo si stupì lui stesso quando, aprendo la porta ed entrando in quella camera, si tolse il leggero cappello e giunse le mani, mentre sentiva il suo respiro diventare affannoso. Fu come se riuscisse a condividere ciò che Francesco, disteso e tremante nel letto, stava provando.
Stava dormendo. Ma di un sonno tormentato e rabbioso nel quale nessun uomo vorrebbe mai cadere vittima.
Dopo aver sostato per un attimo davanti al letto, riprese a respirare normalmente e fece due passi per la stanza, avvicinandosi al letto e poggiando lì appena dietro il suo elegante cappello. Sempre evitando il più lieve rumore, spostò una sedia e la posizionò vicino al letto, prima di sedersi sopra di essa, lo sguardo sempre attratto dall’uomo che giaceva inerme al suo fianco. L’uomo che aveva da sempre considerato il suo più acceso rivale ora era lì accanto a lui, come una statua di marmo incapace di fare i movimenti che avrebbe voluto. Come uno spirito incapace di liberarsi delle sue ingombranti spoglie mortali.
Lorenzo rabbrividì a quel pensiero.
Aveva sempre e ovunque cercato di evitare la morte, di non pensare a nient’altro che ai beni terreni… Ora invece sembrava di averla così vicina. Con una lentezza infinita, prese una mano di Francesco e la poggiò tra le sue. Era fredda e insensibile, ma poteva sentirne ancora lo spirito vigoroso e forte che scorreva dentro di esse, lo spirito che aveva dato vita ai più bei capolavori di tutta l’arte esistente…

Gli occhi di Lorenzo s‘inondarono di lacrime.

Lacrime amare e profonde, che sgorgarono dai suoi occhi come prima non ricordava di aver mai fatto, le quali andarono proprio a cadere su quella mano, che Lorenzo stringeva forte nella penombra. Pensò a tutto ciò che li aveva così avvicinati… e così facilmente separati per sempre. Come due fratelli uniti dalle stesse incontrollabili passioni, governate in maniera differente e perciò sempre in contrasto: così erano Lorenzo Bernini e Francesco Borromini.
Uniti e separati da qualcosa di incomprensibile.

Aveva invidiato tutto di lui; il suo comportamento chiuso e riservato, la sua indole irascibile e testarda, la sua incapacità di darsi pace, il suo tormento interiore che lo rendevano diverso da chiunque altro, lo rendevano un vero artista. Capace di vedere oltre la realtà, oltre le apparenze, di ingannare tutti con l’illusione di un umile porticato o di un maestoso colonnato, di creare chiese che parevano palchi teatrali, di risolvere i più difficili problemi di ingegneria…

Lorenzo non seppe dire quanto restò in quella posizione, stringendo solamente la mano di Francesco con il capo chino e gli occhi in lacrime. Secondi, minuti, ore: cos’è il tempo in confronto all’eternità di Dio?

”Il tempo disvela la verità”.

Questa frase, pronunciata da Lorenzo stesso tempo addietro, gli parve attuale quanto disperata mentre lasciava nuovamente scivolare la mano di Francesco sul letto. Il tempo avrebbe davvero svelato la verità? Avrebbe dato a Francesco Castelli, detto il Borromini, la gloria e l’onore che non aveva mai raggiunto con pienezza?

Lorenzo recuperò il cappello che stava per indossare prima di uscire dalla stanza, quando gli parve di sentire Francesco parlare.
-Una freccia penetrava… sempre più a fondo nel mio cuore… Era un dolore di una dolcezza… infinta...-
A Lorenzo sembrò quasi che Francesco stesse proprio parlando a lui da sveglio, nonostante i rantolii e gli affanni del suo respiro si facevano sempre più frequenti mentre parlava, a bassa voce. Rimase comunque impietrito, sentendolo pronunciare quelle parole legate a Santa Teresa… Che stesse provando la sua stessa sensazione?
Ma Lorenzo non poteva saperlo. Nessun altro poteva.
Così lasciò la stanza, indossando il suo cappello.
In cuor suo, era consapevole che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto Francesco in vita…

Francesco Borromini.
Scalpellino. Ingegnere. Artista.
Architetto.
Eterno rivale e… carissimo amico.
   
 
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