Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: Ambaraba    09/06/2015    5 recensioni
"Ed era al suo fianco anche in quel momento, stabile e inamovibile con le sue domande dirette, con la calma intensa del mare piatto negli occhi, e nella voce la stessa profondità."
Dean e Benny, storia di un'amicizia bruciata sul nascere.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Benny, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
FANFIC SPN

«Da quanto tempo è che non ti prendi una pausa?»
   Era una di quelle domande che non chiedono nulla, una di quelle domande che già contengono la risposta.
Tanto.
Troppo.

   Era la faccia di Dean a dirlo, erano le sue sopracciglia aggrottate, la sua aria stanca e sempre tesa. Era quella vaga impressione di allerta che lo circondava sempre, come se i demoni che aveva cacciato per tutta la vita potessero saltar fuori all'improvviso, tutti insieme, per attaccarlo. Benny aveva faticato, per ottenere la sua fiducia. Dean era il risultato della vita che faceva: pochi punti fermi, ma saldi. Benny aveva intuito quasi subito che l'unico modo di riuscire a guadagnarsi la sua stima era smettere di ricercarla, e comportarsi in accordo con la propria natura. Non sapeva se Dean alla fine avrebbe messo da parte il suo pregiudizio per aiutarlo, ma il Purgatorio aveva dato una mano. Erano stati costretti a stare insieme per necessità e, con la complicità degli eventi, avevano dovuto per forza conoscersi, andare oltre la superficie.
   «Benvenuto nel Purgatorio... Qui non puoi fidarti di nessuno.»
   «
Ma se mi hai appena chiesto di fidarmi di te!»
   «
Visto? Hai già capito.»
   Il miracolo era avvenuto, ed erano diventati quasi amici – per quanto potessero mai essere amici un vampiro e un cacciatore. Ma il loro rapporto era, senza dubbio, molto al di sopra degli standard. Benny non aveva mai perso contatto con l'uomo che era stato prima della trasformazione, e forse era stato quel residuo di umanità ad attrarre Dean, a convincerlo che dopotutto, per un semplice calcolo delle probabilità, tra tutti i mostri che aveva cacciato poteva essercene uno meno mostro degli altri. Qualcuno di così simile a lui.
   Dean aveva apprezzato subito la congenita lealtà di Benny, il suo senso dell'onore, quella specie di codice etico che gli aveva impedito di dissanguarlo a morsi tutte le volte che si era trovato ferito di fronte a lui – zampillando allegramente come una gustosa fontanella di sciroppo dolciastro. E aveva considerato con crescente stima anche il suo coraggio, il suo senso pratico, la sua calma e la sua solidità. Benny era sempre stato un pari, un alleato insostituibile nel Purgatorio: uno che non camminava né un passo avanti, né un passo indietro rispetto a lui, ma che avanzava al suo fianco.
   Ed era al suo fianco anche in quel momento, stabile e inamovibile con le sue domande dirette, con la calma intensa del mare piatto negli occhi, e nella voce la stessa profondità. Dava l'impressione di poter resistere a qualsiasi tempesta, a qualsiasi stravolgimento, con i piedi ben piantati a terra come radici e le mani grandi e forti che avrebbero potuto spezzare l'acciaio. Dean si era sentito immediatamente più al sicuro, quando aveva capito che Benny era un amico e aveva scelto di stare dalla sua parte; ma a volte si era sorpreso anche a domandarsi quanto potesse essere feroce e distruttiva, quella sua solidità, se fosse stata distorta dalla furia. Non si era mai soffermato troppo a lungo, però, su questo tipo di pensieri. Perché gli bastava voltarsi per incrociare lo sguardo fermo di Benny, e tanto bastava a convincerlo che nulla avrebbe mai turbato il perfetto controllo di sé che il vampiro aveva sviluppato; e che, se fosse mai successo, Benny non avrebbe mai rivolto quella furia contro di lui. Semplicemente perché erano amici.

   Dean aveva aperto bocca per dire qualcosa - prima ancora di aver deciso cosa, - ma non era riuscito ad articolare nemmeno un suono. Non sapeva cosa rispondere.
Così aveva scelto il silenzio.
   Non era nel suo stile ammettere le proprie debolezze, ma non voleva neanche raccontare una falsità all'unica persona in grado di comprenderlo davvero. Con Sam che aveva ancora in mente il suo quadretto idilliaco con la temporaneamente-vedova di guerra, e con Cas che continuava a comportarsi in modo indecifrabile, si era trovato desolatamente solo.
Se non fosse stato per Benny.
Benny era lì, presente ad ogni chiamata. Anche se si trovava dall'altra parte degli Stati uniti, non si faceva problemi a partire immediatamente e raggiungerlo. Nonostante la distanza – necessaria, dal momento che in molti desideravano staccargli la testa, - Benny era più vicino a lui di chi, invece, gli era vicino davvero.
   Benny mosse ancora mezzo passo verso di lui e Dean non si oppose, quando sentì le sue mani stringerlo, appena al di sotto dei gomiti. Il suo corpo sembrava essersi arreso senza condizioni a quel contatto, averlo ricercato, desiderato, quasi implorato.
   La verità era che non ne poteva più di sentirsi solo. E Benny era l'unica persona con cui avrebbe mai potuto accettare di dividere il carico che portava sulle spalle, perché era in grado di reggerlo tanto quanto lui – se non di più. Condividevano molti punti di vista, lo stesso senso del dovere, lo stesso rispetto, la stessa lealtà. Ogni sguardo che si scambiavano era un patto silenzioso. Sarò al tuo fianco, finché tu sarai al mio. E sapevano benissimo entrambi che nessuno dei due avrebbe mai scaricato l'altro, perciò quella promessa si trasfigurava automaticamente in un giuramento di valore assoluto. Non era soltanto perché avevano combattuto spalla a spalla per un tempo indefinito nel Purgatorio, ma anche e soprattutto per l'istintiva affinità che avevano trovato l'uno nell'altro. Nello stesso momento in cui aveva concesso la propria fiducia a Benny, aveva anche capito quanto avesse bisogno di uno come lui. Di qualcuno su cui contare, di qualcuno che non gli chiedesse di assumere un ruolo, di qualcuno che non si aspettasse sempre che fosse lui a prendere tutte le decisioni. E, di conseguenza, Dean aveva capito anche quanto avesse necessità di lasciarsi andare, di staccare, di uscire dall'apnea in cui era stato per tutta la vita – praticamente da quando ancora faceva la pipì a letto. Demoni, battute di caccia, patti col diavolo, sangue, morti, tragedie, addii, alleanze, veglia su Sam, guerre, ferite. Aveva sopportato una quantità di sofferenza abnorme, durante ogni singolo giorno e ogni singola notte della propria esistenza, e ora che si ritrovava a fare i conti con la somma di tutti quei giorni – e di tutte quelle notti – si rendeva pienamente conto di essere esausto. Era così semplice, così logico.
   Solo un attimo di pace. Solo un attimo per riprendere a respirare. Solo un attimo, ti cedo il volante, ora guida tu. Solo un istante, perché sono stanco. Ma mi basta un secondo, e poi torno come prima... Lo giuro.
   Poteva lasciare il volante a Benny, almeno finché fosse stato in grado di combattere di nuovo. Lo aveva fatto senza fiatare da quando era nato, senza fermarsi mai. Doveva concedersi almeno una piccola pausa, una sola, lo stretto necessario. Poteva farlo, ora che Benny era lì.
   Si lasciò abbracciare senza dire nulla. Chiuse gli occhi, inspirando a fondo il profumo deciso e familiare dell'altro, rilassandosi nel fruscio di stoffa prodotto dal contatto. Percepì il prurito leggero, quasi un solletico, della barba di Benny che gli sfiorava la guancia e il collo; e, soprattutto, si concentrò sul tepore comodo e rassicurante della sua stretta. Benny era una roccia, in tutti i sensi del termine, e Dean non aveva esitato un attimo ad aggrapparsi a lui. Benny era la
sua roccia. Ed era stupido pensare qualcosa del genere – non doveva affezionarsi, perché tutti quelli a cui voleva bene prima o poi facevano una brutta fine, - ma la vicinanza di Benny era davvero una costante di cui non poteva fare a meno.
   L'abbraccio durò più a lungo del necessario. Dean sapeva benissimo che l'altro aveva compreso ciò che stava passando: d'altronde, non era mai riuscito a nascondergli niente. Quando si separarono – non del tutto, perch
é Benny continuò a tenere le mani sulle sue spalle con la solita presa, rilassata ma ferrea, - il cacciatore si sentì immediatamente più leggero. Lasciò andare un sospirò stanco – fanculo l'apnea, fanculo tutto, ho solo bisogno d'aria – prima di fronteggiare di nuovo il suo sguardo. Benny era il ritratto della serenità. Nessuna incertezza, nessuna esitazione nei suoi occhi.
   «Dividiamoci i compiti. Qui ci penso io, tu occupati di tuo fratello.»
Persino il suo tono di voce riusciva a infondergli tranquillità. Tutto, nell'atteggiamento e nell'espressione di Benny, trasmetteva sostegno e sicurezza. Dean si sentì investire da un'ondata di riconoscenza. Era così sollevato all'idea di averlo dalla propria parte...
   «Non ti ringrazierò mai abbastanza, lo sai, vero?»
La voce del cacciatore tradiva la sua stanchezza ma rivelava anche un certo calore, la scintilla di una ripresa.
   «Sono io ad essere in debito con te, se la memoria non mi inganna,» ribatté l'altro.

   «Non sto né con i vampiri, né con gli umani, Dean. Sono... Fuori posto.»
Dean vide il dolore nei suoi occhi, quel dolore che aveva nascosto così bene, fino ad allora.
   Non avrei mai dovuto mollarti, pensò.
Ma ormai era troppo tardi.

~ ~ ~


Note:
Piccola Dean&Benny, per rendere omaggio a un personaggio che è diventato uno dei miei preferiti nel giro di pochissime puntate e a quella che, in altre circostanze, poteva essere una grande amicizia.
Saluti dalla vostra
Ambaraba ;)



  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Ambaraba