«Da
quanto tempo è che non ti prendi una pausa?»
Era una di
quelle domande che non chiedono nulla, una di quelle domande che già
contengono la risposta.
Tanto.
Troppo.
Era
la faccia di Dean a dirlo, erano le sue sopracciglia aggrottate, la
sua aria stanca e sempre tesa. Era quella vaga impressione di allerta
che lo circondava sempre, come se i demoni che aveva cacciato per
tutta la vita potessero saltar fuori all'improvviso, tutti insieme,
per attaccarlo. Benny aveva faticato, per ottenere la sua fiducia.
Dean era il risultato della vita che faceva: pochi punti fermi, ma
saldi. Benny aveva intuito quasi subito che l'unico modo di riuscire
a guadagnarsi la sua stima era smettere di ricercarla, e comportarsi
in accordo con la propria natura. Non sapeva se Dean alla fine
avrebbe messo da parte il suo pregiudizio per aiutarlo, ma il
Purgatorio aveva dato una mano. Erano stati costretti a stare insieme
per necessità e, con la complicità degli eventi, avevano dovuto per
forza conoscersi, andare oltre la superficie.
«Benvenuto
nel Purgatorio... Qui non puoi fidarti di nessuno.»
«Ma se
mi hai appena chiesto di fidarmi di te!»
«Visto?
Hai già capito.»
Il miracolo era avvenuto, ed erano diventati quasi amici – per
quanto potessero mai essere amici un vampiro e un cacciatore. Ma il
loro rapporto era, senza dubbio, molto al di sopra degli standard.
Benny non aveva mai perso contatto con l'uomo che era stato prima
della trasformazione, e forse era stato quel residuo di umanità ad
attrarre Dean, a convincerlo che dopotutto, per un semplice calcolo
delle probabilità, tra tutti i mostri che aveva cacciato poteva
essercene uno meno mostro degli altri. Qualcuno di così
simile a lui.
Dean aveva apprezzato subito la congenita lealtà
di Benny, il suo senso dell'onore, quella specie di codice etico che
gli aveva impedito di dissanguarlo a morsi tutte le volte che si era
trovato ferito di fronte a lui – zampillando allegramente come una
gustosa fontanella di sciroppo dolciastro. E aveva considerato con
crescente stima anche il suo coraggio, il suo senso pratico, la sua
calma e la sua solidità. Benny era sempre stato un pari, un alleato
insostituibile nel Purgatorio: uno che non camminava né
un passo avanti, né un passo indietro rispetto a lui, ma che
avanzava al suo fianco.
Ed era al suo fianco anche in quel
momento, stabile e inamovibile con le sue domande dirette, con la
calma intensa del mare piatto negli occhi, e nella voce la stessa
profondità. Dava l'impressione di poter resistere a qualsiasi
tempesta, a qualsiasi stravolgimento, con i piedi ben piantati a
terra come radici e le mani grandi e forti che avrebbero potuto
spezzare l'acciaio. Dean si era sentito immediatamente più al
sicuro, quando aveva capito che Benny era un amico e aveva scelto di
stare dalla sua parte; ma a volte si era sorpreso anche a domandarsi
quanto potesse essere feroce e distruttiva, quella sua solidità, se
fosse stata distorta dalla furia. Non si era mai soffermato troppo a
lungo, però, su questo tipo di pensieri. Perché gli bastava
voltarsi per incrociare lo sguardo fermo di Benny, e tanto bastava a
convincerlo che nulla avrebbe mai turbato il perfetto controllo di sé
che il vampiro aveva sviluppato; e che, se fosse mai successo, Benny
non avrebbe mai rivolto quella furia contro di lui. Semplicemente
perché erano amici.
Dean aveva aperto bocca per dire
qualcosa - prima ancora di aver deciso cosa, - ma non era riuscito ad
articolare nemmeno un suono. Non sapeva cosa rispondere.
Così
aveva scelto il silenzio.
Non era nel suo stile ammettere le
proprie debolezze, ma non voleva neanche raccontare una falsità
all'unica persona in grado di comprenderlo davvero. Con Sam che aveva
ancora in mente il suo quadretto idilliaco con la
temporaneamente-vedova di guerra, e con Cas che continuava a
comportarsi in modo indecifrabile, si era trovato desolatamente solo.
Se non fosse stato per Benny.
Benny
era lì, presente ad ogni chiamata. Anche se si trovava dall'altra
parte degli Stati uniti, non si faceva problemi a partire
immediatamente e raggiungerlo. Nonostante la distanza – necessaria,
dal momento che in molti desideravano staccargli la testa, - Benny
era più vicino a lui di chi, invece, gli era vicino davvero.
Benny
mosse ancora mezzo passo verso di lui e Dean non si oppose, quando
sentì le sue mani stringerlo, appena al di sotto dei gomiti. Il suo
corpo sembrava essersi arreso senza condizioni a quel contatto,
averlo ricercato, desiderato, quasi implorato.
La verità era che
non ne poteva più di sentirsi solo. E Benny era l'unica persona con
cui avrebbe mai potuto accettare di dividere il carico che portava
sulle spalle, perché
era in grado di reggerlo tanto quanto lui – se non di più.
Condividevano molti punti di vista, lo stesso senso del dovere, lo
stesso rispetto, la stessa lealtà. Ogni sguardo che si scambiavano
era un patto silenzioso. Sarò al tuo fianco, finché
tu sarai al mio. E sapevano
benissimo entrambi che nessuno dei due avrebbe mai scaricato l'altro,
perciò quella promessa si trasfigurava automaticamente in un
giuramento di valore assoluto. Non era soltanto perché
avevano combattuto spalla a spalla per un tempo indefinito nel
Purgatorio, ma anche e soprattutto per l'istintiva affinità che
avevano trovato l'uno nell'altro. Nello stesso momento in cui aveva
concesso la propria fiducia a Benny, aveva anche capito quanto avesse
bisogno di uno come lui. Di qualcuno su cui contare, di qualcuno che
non gli chiedesse di assumere un ruolo, di qualcuno che non si
aspettasse sempre che fosse lui a prendere tutte le decisioni. E, di
conseguenza, Dean aveva capito anche quanto avesse necessità di
lasciarsi andare, di staccare, di uscire dall'apnea in cui era stato
per tutta la vita – praticamente da quando ancora faceva la pipì a
letto. Demoni, battute di caccia, patti col diavolo, sangue, morti,
tragedie, addii, alleanze, veglia su Sam, guerre, ferite. Aveva
sopportato una quantità di sofferenza abnorme, durante ogni singolo
giorno e ogni singola notte della propria esistenza, e ora che si
ritrovava a fare i conti con la somma di tutti quei giorni – e di
tutte quelle notti – si rendeva pienamente conto di essere esausto.
Era così semplice, così logico.
Solo un attimo di
pace. Solo un attimo per riprendere a respirare. Solo un attimo, ti
cedo il volante, ora guida tu. Solo un istante, perché
sono stanco. Ma mi basta un secondo, e poi torno come prima... Lo
giuro.
Poteva lasciare il
volante a Benny, almeno finché
fosse stato in grado di combattere di nuovo. Lo aveva fatto senza
fiatare da quando era nato, senza fermarsi mai. Doveva concedersi
almeno una piccola pausa, una sola, lo stretto necessario. Poteva
farlo, ora che Benny era lì.
Si lasciò abbracciare senza dire
nulla. Chiuse gli occhi, inspirando a fondo il profumo deciso e
familiare dell'altro, rilassandosi nel fruscio di stoffa prodotto dal
contatto. Percepì il prurito leggero, quasi un solletico, della
barba di Benny che gli sfiorava la guancia e il collo; e,
soprattutto, si concentrò sul tepore comodo e rassicurante della sua
stretta. Benny era una roccia, in tutti i sensi del termine, e Dean
non aveva esitato un attimo ad aggrapparsi a lui. Benny era la sua
roccia. Ed era stupido pensare
qualcosa del genere – non doveva affezionarsi, perché
tutti quelli a cui voleva bene prima o poi facevano una brutta fine,
- ma la vicinanza di Benny era davvero una costante di cui non poteva
fare a meno.
L'abbraccio durò più a lungo del necessario.
Dean sapeva benissimo che l'altro aveva compreso ciò che stava
passando: d'altronde, non era mai riuscito a nascondergli niente.
Quando si separarono – non del tutto, perché
Benny continuò a tenere le mani sulle sue spalle con la solita
presa, rilassata ma ferrea, - il cacciatore si sentì immediatamente
più leggero. Lasciò andare un sospirò stanco – fanculo
l'apnea, fanculo tutto, ho solo bisogno d'aria – prima
di fronteggiare di nuovo il suo sguardo. Benny era il ritratto della
serenità. Nessuna incertezza, nessuna esitazione nei suoi occhi.
«Dividiamoci
i compiti. Qui ci penso io, tu occupati di tuo fratello.»
Persino
il suo tono di voce riusciva a infondergli tranquillità. Tutto,
nell'atteggiamento e nell'espressione di Benny, trasmetteva sostegno
e sicurezza. Dean si sentì investire da un'ondata di riconoscenza.
Era così sollevato all'idea di averlo dalla propria parte...
«Non ti ringrazierò mai abbastanza, lo sai, vero?»
La voce del
cacciatore tradiva la sua stanchezza ma rivelava anche un certo
calore, la scintilla di una ripresa.
«Sono io ad essere in
debito con te, se la memoria non mi inganna,» ribatté l'altro.
Dean vide il dolore nei suoi occhi, quel dolore che aveva nascosto così bene, fino ad allora.
Non avrei mai dovuto mollarti, pensò.
Ma ormai era troppo tardi.
~ ~ ~
Note:
Piccola Dean&Benny, per rendere omaggio a un personaggio che
è diventato uno dei miei preferiti nel giro di pochissime puntate e
a quella che, in altre circostanze, poteva essere una grande
amicizia.
Saluti
dalla vostra
Ambaraba ;)