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Autore: Writer96    09/06/2015    14 recensioni
Hagrid regala ad Harry un album pieno di foto dei suoi genitori. Ma quale storia si cela dietro ogni foto?
#1
"-Signorina Evans, si avvicini al Signor Potter, la prego. La foto è di coppia...- disse Silente, sorridendo maliziosamente nel pronunciare l’ultima parola."
#2
- Io vado a mettere questa al sicuro. Diventerà una testimonianza storica e la vedremo presto nei libri di Storia della Magia, sotto la voce L’estinzione della guerra Potter-Evans... e la conseguente nascita della tribù Evans in Potter! -"
#3
"-Quale posto è più romantico del parco sotto la pioggia ed il gelo?- domandò, sarcasticamente, Sirius."
#4
"Insomma Lily, basta di usare il mio cognome come se fosse un insulto. Ci saranno dei problemi quando sarà il tuo, dopo..."
.
La domanda ora è: cosa ne verrà fuori?
-Writ
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Come si amano i pazzi'
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5038 caratteri non bastano a concludere quello che è stata e sempre sarà per me Click.
Non bastano ad esaurire l'amore per tutto questo e per voi, voi che l'avete reso ciò che è.
Sprecate ancora qualche secondo, a fine lettura, per leggere ciò che vi devo dire in fondo alla pagina. Buona Lettura.



#17 La felicità addosso a Lily Evans





Aprile 1978, Hogwarts
 
-James?- sussurrò Lily, la voce ancora impastata di sonno, emergendo dal petto del ragazzo, nel quale aveva seppellito il volto.
-Ehi...- disse lui, accarezzandole la testa e scostandole gentilmente alcune ciocche di capelli che le si erano infilati in bocca. Lei alzò gli occhi e gli rivolse un sorriso così dolce che James sentì che qualcosa gli si scioglieva nel petto, come se davvero non l’avesse mai vista sorridere in tutta la sua vita.
-Che ore sono?- mugolò lei, tornando a strofinare il viso contro il petto di James e respirandone il profumo a pieni polmoni. Voleva che quel profumo le entrasse ovunque, voleva svegliarsi e sentirlo sul cuscino accanto a sé, voleva poterlo associare a “casa” in ogni situazione e usarlo come sua bussola.
Arrossì al pensiero di ciò che James avrebbe potuto dirle se avesse sentito quei suoi pensieri e perciò si limitò a lasciargli un bacio leggero all’altezza del cuore.

-Sono le cinque, tra poco dovremo rientrare per la cena...- disse James, girando la testa per baciarla sulla testa e ridacchiando leggermente quando i suoi capelli sottili gli fecero solletico al naso.
-Mi sono addormentata?- chiese lei, alzando la testa e stringendogli le mani intorno al costato, avvicinandolo ancor di più a sé.
-Se ti sei addormentata? Lils, tesoro, ci mancava poco che russassi!- scoppiò a ridere lui e lei lo colpì pigramente sulla pancia, borbottando un “idiota” contro la sua maglietta.
-Non sei divertente, tu non sai come sia stare in Dormitorio con una Mary raffreddata che dorme in posizioni strane ed anticonvenzionali. Quello sì che è russare!- si lamentò Lily, in risposta, tornando ad accoccolarsi placidamente accanto a lui.

-Oh no, no, no, tu non sai come sia stare in Dormitorio con Frank, Sirius, Remus e Peter anche quando non sono raffreddati!- esclamò James, tirandosi su di scatto e facendo scivolare Lily quasi per terra. Lei scoppiò in una risata e si mise con la schiena dritta per guardarlo meglio negli occhi.
-Oh, capisco. Quindi tu non russi?- domandò, con finta curiosità.
-No, non russo. Mai fatto!- si difese James e non potè resistere a lungo sotto lo sguardo scettico di Lily senza scoppiare a ridere.
-E’ inutile che neghi, ti sento quando stiamo studiando e tu ti addormenti sul letto...- scherzò lei, e si avvicinò per mordergli la guancia. Le sue labbra grattarono contro la barba che stava ricrescendo e lei indugiò un secondo di più su quella pelle così morbida e invitante, chiedendosi perché, semplicemente, il mondo non potesse ridursi a quello, a quei brevi momenti di estrema felicità.

-Ahi!- esclamò James –Perché l’hai fatto?-
-Eri arrossito, volevo assaggiarti! Hai un ottimo sapore.- rispose, e lui si voltò verso di lei per baciarla in maniera appassionata e dolcissima. Lily sorrise contro le sue labbra e si strinse di più a lui, incastrando le loro gambe per creare un incrocio perfetto. Sembrava che tutti i loro angoli, le loro storture, le imperfezioni dei loro corpi fossero fatte per incastrarsi, per riempirsi perfettamente.

Ecco perché, si disse, i puzzle piacciono sempre a tutti. Perché è solo attraverso le imperfezioni, le sporgenze e le rientranze che i pezzi, così sbagliati e incompleti se presi singolarmente, poi si incastrano a formare una piccola perfezione.

-Ti amo, James.- sussurrò Lily, il naso che ancora sfiorava quello del ragazzo. James sorrise e lo stomaco di Lily si contorse, creando in lei una piacevole sensazione di calore.
-Ti amo anche io, Evans. Da molto più tempo di quanto avrei il coraggio di ammettere.- mormorò lui di rimando, posandole un altro bacio sulle labbra.
 
Non appena Lily vacò la soglia del Castello si trovò davanti Alice ed Emmeline intente a parlottare tra di loro e ad indicare qualcosa in maniera entusiasta. Come si fu avvicinata poco di più le sentì esclamare qualcosa come “Oh Merlino, sono così carini!” e “Io ho sempre sostenuto che fossero perfetti insieme, guarda!” e sul suo viso apparve un’espressione corrucciata che stonava con il sorriso estatico che aveva  stampato in volto.
-Che sta succedendo? Che cosa vi rende così felici?- domandò e a quelle parole vide le amiche sobbalzare e guardarsi intorno imbarazzate.
-Noi? Felici? Merlino, Lily, usa un po’ di tatto, non vedi che siamo reduci da un pianto disperato?- disse Emmeline, con una risatina nervosa. Lily alzò gli occhi al cielo e si avvicinò, costringendo Alice a mostrarle cosa stavano nascondendo.
-Mi sento quasi una celebrità, accidenti. Devo preoccuparmi del fatto che sembra che abbiate messo su un agenzia di spionaggio con me e James come soggetti?- chiese, ridacchiando ed osservando con dolcezza inspiegabile la foto che ritraeva lei e James abbracciati in mezzo al Parco. Sorrise e Alice diede una gomitata ad Emmeline, indicando l’amica con estrema felicità.
-E’ che... siete davvero... belli. Siete una di quelle coppie che fanno sperare in un futuro migliore, se capisci cosa intendo!- spiegò Alice e Lily arrossì, guardandola e prendendo la foto senza dire niente.

Futuro.
Con James accanto, suonava così bene.
 
****
 

Gennaio 1978, Hogwarts
 
James scoppiò a ridere all’improvviso e Lily, per lo spavento, scivolò su una lastra di ghiaccio, con il risultato di tirarsi dietro sia il ragazzo sia una povera primina di Tassorosso che si trovava a passare lì per caso.
Il sorriso si era congelato sulle labbra di James, dal momento che ancora non era ben riuscito a realizzare cosa fosse successo, e il cappello gli era scivolato sulla fronte, con il risultato che anche gli occhiali erano finiti laddove non sarebbero dovuti stare, cioè sul suo mento. Lily gli tirò un pugno sul braccio e cercò di mantenere un’espressione contrariata mentre tentava di non ridere alla vista del suo ragazzo conciato in quella maniera, ma non riuscì a fare nessuna delle due cose, con il risultato che la ragazzina che aveva trascinato con sé nella caduta si girò a guardarla con gli occhi spaventati e si affrettò a rialzarsi e a scappare via, gettandosi di tanto in tanto un’occhiata preoccupata alle spalle.

-Merlino, se ti odio! Guarda quella povera ragazzina, ora sarà traumatizzata a vita per colpa tua!- esclamò Lily, tirandosi in piedi con un movimento goffo ed impacciato.
-Ehi, Evans, che c’entro io? E’ colpa tua, sei tu che sei scivolata!- ribattè James, ancora seduto a terra, mentre si tirava su il cappello e cercava di sistemarsi gli occhiali in modo che gli stessero ben dritti sul naso. Continuarono a pendere un po’ storti e Lily ebbe l’impulso di chinarsi e raddrizzarglieli, in un gesto che ormai era diventato familiare e quotidiano, ma si trattenne, continuando a fissarlo dall’alto con le braccia incrociate sul petto.
-Ora voglio che tu mi spieghi all’istante cosa diavolo ci fosse da ridere così tanto!- disse, con gli occhi severamente stretti e le dita delle mani che si contorcevano nervosamente sul gomito. James la conosceva abbastanza bene da sapere che non era davvero arrabbiata, ma sicuramente infastidita –e allo stesso tempo divertita, anche se non l’avrebbe ammesso mai, neanche sotto tortura- ed era davvero uno spasso guardarla da sotto in su come ai vecchi tempi, quando ancora trovarsi in un litigio era l’unico modo che aveva per guardarla quanto avrebbe voluto.

-Ma Lily, non mi stavi ascoltando?- chiese, iniziando a ridacchiare sommessamente, e vide la ragazza sbuffare stizzita, mentre si voltava con un turbinio di capelli rossi.
-Benissimo. Vorrà dire, James, che continuerò a non farlo, allora!- rispose lei mentre iniziava ad avviarsi a passi lunghi verso il castello. In realtà, James sapeva perfettamente che quei passi non erano lunghi come sembravano e che in realtà lei lo avrebbe sicuramente aspettato dopo la prima curva, ma lanciò lo stesso un sospiro prima di schiarirsi la voce e urlare:- Dai, lo sai che sto scherzando e che sono un idiota, torna qui!-

Guardò Lily mentre si avvicinava scuotendo la testa e cercando di trattenere un sorriso e la trovò più affascinante che mai, in quel momento. Aveva un modo di muoversi, un modo di guardare le cose che era suo e solo suo, e che nessuno, nemmeno dopo anni e anni di conoscenza, sarebbe riuscito ad imitare. Era bella di una bellezza arcaica, che risaliva all’essenza stessa dell’amore, una di quelle bellezze che non potevano essere comprese da tutti. James sapeva di essere innamorato di Lily in quel momento e sapeva anche che era un qualcosa di vagamente sciocco e irresponsabile, perché quel momento era il momento più sbagliato per amare qualcuno, ma allo stesso tempo era proprio questa consapevolezza a spingerlo ad amarla sempre di più. Se il mondo conosciuto iniziava a finire, a sparire, se i confini tra Bene e male non esistevano più, se le persone non erano mai chi mostravano di essere, allora amare Lily era l’unico modo che James aveva di respirare aria pulita in quella caligine che sapeva di Dissennatori in tutto e per tutto.
Se tutto andava in un’unica, sbagliata, direzione, amare Lily equivaleva a volare fuori da ogni schema.

-Continuo ad odiarti, anche se mi hai chiesto scusa.- la voce di Lily interruppe il filo dei suoi pensieri  e lui le sorrise angelico mentre lei gli porgeva la mano per farlo rialzare.
Troppo angelico.

In men che non si dica, Lily si ritrovò di nuovo a terra, con l’osso sacro decisamente dolorante e un’espressione sconvolta sul volto. James scoppiò a ridere e all’improvviso un flash accecante contribuì a lacerare la retina di Lily, che ancora si guardava intorno sconvolta.
-E’ per questo che... tu... io ti... Potter!- Lily iniziò a colpire James mentre lui continuava a ridere a crepapelle e a lui si univa anche Sirius, appena spuntato da dietro alla macchinetta fotografica.
-Lily, dai, voleva essere una cosa carina, sai, una rievocazione del nostro primo appuntamento, ti ricordi? “E’ la terza volta che mi baci senza permesso” e cose così... Non te la prendere.- mormorò James, con lo sguardo basso e Lily cessò per un istante di colpirlo furiosamente, preferendo studiarlo con la fronte corrugata.
-Sarebbe... una cosa carina?!- domandò, scettica, e alle sue parole James Potter annuì vistosamente.
-Anche molto romantica, in realtà. Solo che tu sei goffa e trascini altra gente nella caduta e poi ti fai male, non è colpa mia!- esclamò James e la bocca di Lily si curvò in un principio di sorriso, che il ragazzo catturò con un bacio.
-Dovresti rivedere la tua concezione di romanticismo, ma... per stavolta passi. Continuo ad odiarti, però.- ribadì, con un’espressione a metà tra il divertito e il severo, mentre si rialzava cautamente e guardava il ragazzo fare lo stesso, senza osare aiutarlo.

Sirius, in tutto questo, era rimasto in silenzio e ogni tanto si lasciava andare ad una risatina divertita, guardando la foto appena stampata. Non appena Lily, dopo aver salutato James con un bacio frettoloso, si fu allontanata abbastanza, Sirius afferrò l’amico per il braccio e si lasciò andare ad una risata rumorosa.
-La scusa più geniale mai inventata.- sussurrò poi, ghignando.
-Ehi, le mie intenzioni romantiche c’erano davvero... solo che ho evitato di dire a Lily che la versione originale del piano prevedeva solo lei che cadeva rovinosamente a terra...- rise James, sentendosi solo vagamente in colpa. Guardò Lily che si spazzolava la divisa ancora sporca di neve e si lasciò andare ad un sorriso.
-Sai, Felpato? Dovrei davvero organizzarle qualcosa di veramente romantico fin dal principio. E’ bello saperla felice.- mormorò e si passò una mano tra i capelli.
-Allora la foto posso tenerla io?- ghignò Sirius, tirandogli una gomitata.
-Non ci provare, Felpato, posso ricattarcela a vita!-
 
****

 

Luglio 1975, Casa MacDonald
 
Emmeline era stesa sulle gambe di Lily e osservava il cielo sopra di sé, chiedendosi come facesse ad essere così dannatamente blu. Era troppo blu, troppo intenso, troppo compatto.
Era troppo vivo.
Sembrava così in contrasto con le notizie terribili che ogni giorno si sentivano alla radio o che uscivano sui giornali, e la ragazza faticava a credere che quel cielo potesse continuare a splendere in quel modo, noncurante di ogni cosa.

-Mel? Che guardi?- domandò Lily, sfiorandole la fronte per togliere alcune foglioline secche che le si erano impigliate nella frangia. Il sole le scaldava la pelle e la brezza estiva soffiava così leggera che le sollevava appena i ciuffi di capelli sfuggiti alla coda di cavallo.
-Il cielo. E’ troppo blu, Lils.- e non ci fu bisogno di aggiungere altro, perché Lily aveva capito esattamente ciò che Marlene voleva dire. Deglutì e annuì, socchiudendo gli occhi mentre le immagini delle ultime foto apparse sulla Gazzetta si susseguivano nella sua mente senza lasciarle tregua: foto di distruzioni, di Marchi Neri, di volti emaciati e di occhi spaventati.
-E’ estate, tesoro.- replicò e nel dirlo aprì gli occhi, sorridendo all’amica. Le loro conversazioni erano così, non necessitavano di parole superflue o di spiegazioni esagerate, erano essenziali e perfette.
-...E noi siamo a casa di Mary. E dobbiamo goderci questi momenti di spensieratezza prima dei M.A.G.O.- esclamò, alzandosi e sorridendo in maniera non del tutto aperta. Sentiva la malinconia precedente ancora incastrata da qualche parte in lei, ma decise di godersi davvero quel poco di innocenza che le era rimasta.
Lily le sorrise e le porse una mano, che Emmeline strinse con gratitudine. Rimasero in silenzio per qualche istante e non appena Lily aprì la bocca per dire qualcosa, un urlo la interruppe.

-MacDonald! Non vedevamo l’ora di rivederti!-

La voce di James Potter fece congelare il sorriso sul volto di Lily e fece esplodere in una risatina Emmeline, immobile al suo fianco.
-Non ci posso credere. Non dovevamo “goderci questi momenti di spensieratezza”?- esclamò Lily, scuotendo la testa con fare preoccupato.
La voce di Mary si unì a quella di Potter e ben presto Lily fu in grado di udire distintamente anche quelle di tutti gli altri Malandrini che ridevano e salutavano in maniera gioviale. Emmeline le mise un braccio intorno alle spalle e iniziò a camminare, portando a forza l’amica con sé.
-Mel non voglio...- tentò di lamentarsi Lily, ma l’amica la ignorò e continuò a camminare imperterrita.
-Non capisco perchè Mary li abbia invitati!- continuò, sentendosi ignorata e indignata per quel terribile affronto.
-Perché a Mary piace Sirius, ti ricordi? E poi lei e Potter sono amici, dai, tesoro, smettila di lamentarti. Sono qui per una partita di Quidditch amichevole, non c’è nessun doppio fine. E tira fuori il tuo animo Grifondoro, una volta tanto!- la rimproverò Emmeline, e Lily fu costretta a tacere, mentre le lanciava un’occhiata sdegnata e si rifiutava di guardare nella direzione dei ragazzi, anche quando si trovò a pochi metri di distanza da loro.

-Ehi, Evans! Sai che sei proprio bella, così? Non capisco, Sirius, c’è qualcosa di diverso in lei...- esclamò James Potter nel vederla e lei strinse i pugni e si appuntò mentalmente che era vietato fare magie fuori Hogwarts, quindi non avrebbe potuto schiantarlo.
-...Sì, hai ragione, James, ma non so bene che cosa. E’ come se... le mancasse un pezzo!- rispose Sirius, gioviale e falsamente innocente.
-Oh! Ho trovato! Finalmente ti sei scollata di dosso Mocciosus, eh, Evans? Devo ammettere che sei proprio meglio così!- rise Potter e a quelle parole Lily rispose con un gesto volgare che fece scoppiare a ridere Emmeline e Mary, che assistevano divertite e allo stesso tempo preoccupate alla scena.
-Tu invece resti brutto come sempre, Potter. Forse un po’ di cervello non ti starebbe affatto male.- replicò Lily, secca e caustica. Non poteva sopportare quelle continue offese rivolte a Severus, quegli insulti gratuiti alla sua amicizia. Potter era un tronfio idiota che si credeva superiore a tutti, che si sentiva speciale senza neanche avere una vera ragione per farlo. Sparava sentenze su tutti e tutto, ma lui, in realtà, non sapeva nulla e, cosa ancor peggiore, neanche era interessato ad informarsi di più.

-Io credo che... potremmo andare a giocare prima che faccia troppo caldo, non trovate, ragazzi?- si inserì nel discorso Mary, lanciando un’occhiataccia a Lily e sbuffando in direzione di James. Sirius annuì per primo e si potè chiaramente vedere il viso di Mary farsi orribilmente rosso per qualche istante.
-Andiamo a giocare, su, Sirius, che devo mostrare a Evans quanto sono bello e bravo quando gioco a Quidditch!- esclamò James, passandosi una mano tra i capelli e ammiccando in direzione della ragazza, che gli rispose con uno sguardo gelido, prima di voltare le spalle a lui e a tutto il gruppo e dirigersi in camera sua.
-Te lo giuro, Emmeline, prima della fine di questa giornata quell’essere sarà un essere morto. E ora, se non ti dispiace, vado a scrivere una lettera. A Severus. Che a quanto pare, vale mille James Potter.-
 

Un paio di ore dopo, due denti rotti e numerosi lividi, i quattro ragazzi, Mary, Emmeline e i fratelli di Mary riemersero dal campo dietro casa loro, ridendo così tanto da essere costretti a tenersi la pancia con le mani.
-Ehi Potter, stasera pensavamo di fare un falò. Potreste fermarvi con noi, sarebbe divertente!- esclamò Albert, il maggiore dei fratelli MacDonald. A quelle parole Lily, uscita in giardino dopo aver scritto una lunga e concitata lettera al suo migliore amico, si prese la testa fra le mani e borbottò qualcosa furiosamente.
-Abbiamo vinto, Lils! Siamo stati grandi! E... Potter è tra gli sconfitti, se vuoi saperlo!- annunciò Mary, sedendosi accanto a lei con un tonfo. Sorrideva in maniera sfacciata e aveva un segno di terra sulla guancia, ma tutto in lei sembrava urlare che era estremamente felice e divertita e per questo Lily decise di non continuare nelle sue tirate anti-Potter.
-Avete vinto solo perché loro avevano in squadra me e Peter, che valiamo come giocatori in negativo, questo devi specificarlo!- rispose Emmeline e Lily a quelle parole si lasciò andare ad una piccola risatina.

-Lily Evans ha appena riso? Cosa succede, la fama delle mie battute mi precede così tanto?-
La voce di James Potter fece ancora una volta congelare il sorriso di Lily e lei alzò gli occhi al cielo, mentre brontolava un “Potter, evapora” particolarmente freddo.
-Ehi, Mary, il tuo campo è davvero fico! Devi assolutamente permetterci di venire a giocare anche altre volte!- disse Sirius, sedendosi vicino a Lily, con sommo disappunto della ragazza. Remus e Peter erano seduti poco lontani, intenti a parlottare tra di loro tutti eccitati per qualcosa di sconosciuto, e Lily sarebbe davvero voluta scappare da loro per potersi sottrarre alla compagnia molesta di Potter e Black.
Mary nel frattempo era arrossita e aveva sorriso a Sirius, senza ben sapere cosa rispondergli e optando alla fine per un semplice “Quando vuoi, Sirius...”

-Amico, il campo di casa mia è bellissimo, non ti basta più?-
-Certo che mi basta, ma è sempre uguale! C’è bisogno di novità nella vita...-
-Dillo che pensi che il mio campo sia più brutto di questo.-
-No che non lo dico, James, perché non è mai stata mia intenzione dirlo!-
-Ma l’hai pensato. Merlino, come sono offeso!-

La risposta di Sirius fu bloccata sul nascere dalla voce di Albert, che si era avvicinato di soppiatto ai ragazzi e ora li guardava con una strana luce negli occhi.
-Sorridete, vi faccio una foto prima che cali la luce!- esclamò e si accostò al volto la macchina fotografica, che fino a quel momento aveva tenuto dietro la schiena. Gli piaceva quel gruppetto, gli piacevano gli amici di Mary, perché erano pieni di vita e di energia e non c’era nulla di più prezioso di quello in quei momenti. A settembre avrebbe iniziato il suo ultimo anno ad Hogwarts e sentiva già il peso della vita adulta scivolargli sulle spalle, per questo si aggrappava con le unghie e con i denti a quell’adolescenza ancora lontana da tutti i grandi problemi della vita.
Perché lui voleva vivere e voleva avere tutto il tempo di farlo.

-Evans, ma non sei emozionata per il fatto che avremo una foto insieme?- urlò James, un secondo prima che il flash scattasse. Lily si voltò verso di lui con un’espressione allibita e allo stesso tempo furiosa, mentre Emmeline, sorridendo, le posava una mano sul braccio per calmarla, e James rideva divertito, una mano che già era salita a scompigliargli i capelli.
-Questa foto è meravigliosa, non c’è che dire. Sono un fotografo nato.- asserì Albert, complimentandosi con se stesso mentre si allontanava per andare ad aiutare il fratello con il fuoco.
Ascoltò i battibecchi dei ragazzi alle sue spalle e si concesse un sorriso lieve nel sentirli mentre si infuriavano per cose dannatamente futili.
Mentre il cielo sopra la sua testa iniziava a scurirsi, Albert MacDonald si ritrovò a desiderare ardentemente che quegli ultimi attimi di luce, quel tramonto della giovinezza non finissero mai.
 
****
 

Settembre 1975, Hogwarts
 
-...Ci hanno pure fatto una foto a tradimento. Come se si dovesse testimoniare in eterno la mia sofferenza per la presenza di Potter e Black nel mio piccolo momento di paradiso estivo. Li odio.- si lamentò Lily, mostrando a Severus una copia della foto che Mary le aveva regalato a forza.
Che ti frega, al massimo li tagli via, Potter e Black” aveva detto, ma Lily aveva pensato che anche solo tagliarli avrebbe attribuito loro più importanza di quanta realmente ne meritassero.
Severus rimase in silenzio, studiando la foto con la fronte corrugata e l’espressione piena di disappunto.

-Sev? Non dici niente?- si lamentò Lily, colpendolo giocosamente su un braccio:- Andiamo, ti rendi conto di quanto io possa aver sofferto?-
-Stai guardando Potter, in questa foto. Sei proprio... rivolta tutta verso di lui.- commentò dopo un po’ Severus e Lily si rizzò all’improvviso, infastidita da quelle parole.
-Io sto guardando Potter perché la mia intenzione è insultarlo, in quella foto. Guarda che faccia furiosa!- rispose lei, indicando furiosamente il proprio volto arrabbiato. Severus si lasciò sfuggire un sorriso triste e sospirò, passandole la foto con un gesto secco.
-Sarai pure furiosa, ma vedi solo lui, Lily.- replicò, con la bocca improvvisamente secca. Lei lo guardò interrogativa e gli posò una mano sul braccio, scuotendolo leggermente.
-Non capisco, Sev. Certo che guardo solo lui, sto insultando solo lui, mica gli altri! Anche se Black...-

Lily continuò a parlare, ma Severus già non l’ascoltava più. Non era ancora giunto il momento, ma un giorno Lily si sarebbe accorta che lei non guardava, ma vedeva solo Potter, che lui era il centro di tutto, nel bene o nel male, e allora si sarebbe dimenticata di lui, del Severus che con una fedeltà immancabile la seguiva in ogni cosa e la sosteneva in ogni momento.
Un giorno, si disse, lei avrebbe spostato definitivamente il perno della propria vita in un’altra persona e lui si sarebbe ritrovato solo a dover combattere contro i propri mostri e contro la sua assenza. Si sarebbe trovato, all’improvviso, decentrato. E questo lo terrorizzava terribilmente.

-Beh, mi ascolti?- esclamò Lily e Severus si voltò verso di lei, scontrandosi con il suo sorriso dolce e indispettito. Annuì e pensò che nulla avrebbe mai potuto soppiantare Lily Evans dal ruolo di perno e centro assoluto della sua vita.
Nella foto, James Potter sorrideva arrogante, mentre Lily guardava e vedeva solo lui, e Severus provò l’improvviso desiderio di vomitare la colazione.
 
****

 

Gennaio 1978, Hogwarts
Uno scoppio di risa fin troppo conosciuto risuonò nelle orecchie di Severus, che non si preoccupò a reprimere una smorfia di disgusto.
Quanto odiava quel suono.

Il ragazzo continuò a camminare vicino al muro, ma fu solo quando sentì una voce particolarmente alta che diceva “Merlino, se ti odio!” che si gelò sul posto. Conosceva quella voce ancor meglio della risata di poco prima, la conosceva così bene che avrebbe anche saputo descrivere alla perfezione l’espressione di chi l’aveva pronunciata –le sopracciglia inarcate, gli occhi sollevati al cielo, le labbra piene appena socchiuse.
C’era, però, qualcosa che stonava terribilmente in quella frase appena udita, una frase familiare quanto la voce, soprattutto se associata alla risata precedente, qualcosa che andava oltre il solito “Merlino, se ti odio!” che Lily Evans era solita rivolgere a James Potter.
Mancava quell’odio, quell’ira e persino quel disprezzo arrogante che l’aveva caratterizzata fino ad allora.

Mancava la verità, in quel “ti odio”.

Questa consapevolezza bruciò in Severus così tanto che gli mancò il fiato e fu costretto ad appoggiarsi al muro, come stordito. Non che non lo sapesse da prima, certo –persino un idiota sarebbe stato in grado di notare il modo in cui Lily e Potter si guardavano e si comportavano- ma in quel momento sentì che aveva definitivamente perso tutto.
Aveva perso Lily, che ora diceva “ti odio” a Potter solo per scherzare, che ora tornava indietro cercando di trattenere un sorrisetto –Severus non aveva resistito a seguirla con lo sguardo dopo averla vista avvicinarsi a passo di marcia-, che ora si lasciava baciare senza riuscire a smettere di sorridere, nonostante Potter le avesse giocato proprio un brutto tiro.

Il flash della macchina fotografica di Black accecò anche lui, che si ritrasse ferito –perché ora Potter aveva una patetica foto divertente con Lily, di quelle che sarebbero rimaste sempre e pateticamente a ricordare l’inizio del loro patetico amore-, sentendo le lacrime che minacciavano di uscirgli dagli occhi.
L’aveva persa, pensò di nuovo.

Aveva perso Lily, che ora gli passava accanto senza vederlo, la testa persa da un’altra parte, le labbra ancora curvate verso l’alto, una mano che ogni tanto se le toccava, inconsapevole.
Severus prese un profondo respiro, chinò il volto e iniziò a camminare nella stessa direzione di Lily senza guardarla, fissando semplicemente il terreno.
E pensando a lei ogni volta che portava il proprio piede accanto all’impronta del suo, in modo da poter, in qualche modo, poter camminare ancora vicini.
 
****

 
Aprile 1978, Hogwarts
 
-Come sono carini! Come sono carini, Alice, guarda, si stanno facendo le coccole sul prato! Non sono... perfetti?-
Severus tentò di ignorare la frase di Emmeline Vance –era la quarta volta che stava ripetendo la stessa cosa e lui davvero non ne poteva più- e si concentrò sul suo libro, invano.

Erano Lily e Potter, ovviamente, i soggetti di quella frase. Severus lo sapeva perché anche lui li aveva visti, lei che dormiva appoggiata al petto di lui e lui che le carezzava i capelli e la guardava, felice e innamorato, stesi sotto la quercia che un tempo era stata rifugio di Potter e della sua banda di spostati.
-Devo far loro una foto!- urlò Vance, e Severus sentì il proprio stomaco che si stringeva pericolosamente.
-Shh! Mel, dannazione, vuoi farci scoprire? Non urlare!- bisbigliò Alice Prewett in risposta, abbastanza forte da permettere a Severus di sentire chiaramente ogni parola.
Lily odiava farsi fare le foto, Severus lo sapeva benissimo, e questa violenza delle sue amiche, farle una foto mentre lei non ne sapeva nulla, gli sembrò crudeltà pura.
Represse una smorfia quando si rese conto che in realtà, Lily poteva benissimo non essere più la sua Lily.

Era la Lily di Potter, ormai.

Si alzò in piedi silenziosamente e senza farsi notare da nessuno si incamminò verso il Castello.
Pensava ancora a Lily e alle foto.
Lui, pensò, le avrebbe sicuramente fatto ritratti, non scattato foto.
 
****

 
Severus Piton scivolò piano nella capanna di Hagrid e si diresse spedito verso il suo tavolo, dove una serie di fotografie ingombrava tutta la superficie disponibile. Severus sentì lo stomaco contrarsi nel vedere tutte quelle Lily davanti a lui, che salutavano sorridenti e ballavano e ridevano e abbracciavano persone e stringevano gatti e...
Ed erano con Potter.

Era tutta una vita di Lily con Potter, si rese conto, sfiorando le sedici foto che si trovava davanti con la punta delle dita, quasi temendo di far loro del male. Ogni tanto spuntava anche Harry nelle foto e Severus sentiva il terrore crescere in sé, perché quelli erano gli occhi di Lily, dannazione, erano loro e non c’erano dubbi. Lì Harry Potter era ancora piccolo, ancora non era la copia sputata di suo padre. Represse un moto di disgusto e alzò gli occhi verso il soffitto, per non vedere quel
maiale accanto alla sua dolce Lily.
Ricordò la promessa fatta a Silente e si chinò a guardare di nuovo tutte quelle foto, concentrandosi solo sul volto bellissimo di Lily.


Lui avrebbe voluto vederla invecchiare accanto a sé, ma lei era morta giovane accanto a James Potter, ed era perduta. Una lacrima gli colò lungo il naso e si posò sul tavolo di legno, appena sotto una delle tante foto. Lily ballava radiosa insieme a Potter sotto una cascata di foglie e sembrava davvero felice.
La felicità stava così bene a Lily Evans,pensò Severus, la rendeva di uno splendore mai visto, e in quel momento lui sentì di amarla di nuovo, come mai era successo prima, come se nulla fosse accaduto, perché Lily felice era –anche se solo in una foto- una Lily per la quale valeva la pena vivere.

Senza fare rumore, Severus posò tre foto insieme alle altre e si voltò, per uscire da quella baracca il prima possibile.

Erano foto che aveva portato via, senza un motivo apparente, dalla casa di Lily la notte in cui era morta ed ora erano, finalmente, utili a qualcosa.
Si ripetè che lui le aveva portate lì non per commemorare l’amore di Lily e Potter – perché, se quello non ci fosse stato, lei sarebbe stata ancora viva e felice e perché Potter no aveva meritato neanche un braccio di lei e Severus
lo sapeva- ma perché nessuno si scordasse di quanto fosse incredibile la Lily che lui stesso aveva avuto modo di conoscere.

Sospirò, stringendo tra le dita un piccolo foglio su cui campeggiava il ritratto di Lily a diciott’anni, impegnata a pensare a chissà cosa durante una lezione.
Severus non aveva foto di lei, ma questo, questo lo conservava come la migliore delle reliquie.
Strinse il foglio tra le dita, ancora una volta, e pensò che, in un modo o nell’altro, sarebbe andato avanti senza Lily, ma
con Lily.
Perché davvero non v’è nulla di più vitale di un amore immortale.

 
****
 
[...] Sembrava un bel libro rilegato in cuoio. Harry lo aprì, curioso. Era pieno di foto magiche: da ogni pagina, suo padre e sua madre gli sorridevano salutandolo con la mano.
-Ho mandato gufi e civette a tutti i vecchi compagni di scuola dei tuoi genitori, chiedendogli delle foto... Sapevo che tu non ne avevi. Ti piace?-
Harry non riusciva a parlare, ma Hagrid capì ugualmente. (1)

 
FINE

 
(1) Tratto da Harry Potter e La Pietra Filosofale, tutti i diritti riservati a JKRowling

Writ's Corner
Ed eccoci qui. L'ultimo Writ's Corner della storia. Di questa raccolta che ha trovato i suoi natali il 29/08/2011. E' passata una vita, davvero, quasi quattro anni ed io ho dei momenti in cui non mi riconosco quasi più in ciò che ho scritto all'inizio, o meglio, mi riconosco nel graduale passaggio, nell'evoluzione impercettibile ma evidente (almeno spero). Questa storia è stata la storia della mia vita, non smetterò mai di dirlo. E' stata la storia che è finita tra le più recensite, quella che ha spinto tanta gente a seguirmi, ma anche quella che mi ha costretta, dopo due anni di non pubblicazione in cui -diciamocelo- molti si erano dimenticati di lei a tornare sui miei passi e a dedicarle un degno finale, perchè è Click e io senza Click non sarei comunque mai riuscita a stare.

Non posso fare a meno di ringraziare chi è arrivato fino a qua, nonostante ritardi, sospensioni, nonostante disastri di vario genere. Non posso fare a meno di ringraziare le persone che hanno lasciato le 371 recensioni, i 147 che l'hanno preferita, i 47 che l'hanno ricordata e i 227 che l'hanno seguita (ecco, il 7 è davvero il numero della mia vita), ma anche chi l'ha solo letta in maniera silenziosa ed invisibile.

Perchè 17 capitoli? Un motivo c'è. Diciassette è il numero della sfortuna, e questa invece, è stata una fortuna immensa; perchè diciassette contiene il sette, che è davvero il mio numero preferito, perchè diciassette è il numero che aprirà un nuovo, piccolo ponte per chi mi volesse seguire.
Cosa sto dicendo?
Che non sono riuscita a staccarmi del tutto da questo mondo di personaggi meravigliosi, nè dalle mie amate raccolte, e così ne ho iniziata una nuova.
Non è un sequel di Click, ma è, in un certo senso, sullo stesso stile. C'è tanto, troppo?, amore, ci sono tantissimi Lily e James.
Se vorrete, io vi aspetto qui: L'Amore ai tempi del Primo Bacio

Sono quasi giunta alla fine, non temete. Per chi volesse contattarmi, non esitate a scrivermi qui, o su facebook  cercate Preferirei Uscire con la Piovra Gigante, Potter o, insomma, fate come volete. Io sono qui e amo davvero chi mi legge.

Ecco, sto rimandando lo strappo, ma ormai siamo giunti alla vera fine.
Grazie, grazie davvero. Ho pianto, se volete saperlo. Oggi chiudo Click, domani la mia vita da liceale. Di certo, non chiudo con la scrittura.
Grazie per avermi resa chi sono

Always Yours, 
Writ
   
 
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